Le segnalazioni dei cittadini

Il campo sportivo di Lucugnano non lascia scampo, tra amianto e trascuratezza totale.

di Pino Greco

La struttura sportiva nella piccola frazione di Tricase,circa 1.750 anime, è in pessime condizioni.

E’ brutta e inservibile

Sul vano esterno ci sono sopra lastre di eternit, sugli spalti risulta la presenza di un lastrone di amianto abbandonato ,il terreno di gioco è un concentrato di erbacce e detriti mentre gli spogliatoi sono poco raccomandabili.

Di certo, in queste condizioni non si può fare attività sportiva ne giocare a calcio.

Non sono poche a Tricase le strutture sportive che versano in condizioni insoddisfacenti.

Altro campo sportivo è quello di Depressa, dove l’assessore allo sport di Tricase, Lino Peluso dichiara:

quello di Depressa non sta meglio. Affidato in gestione da più di un anno e ancora in attesa che il CONI dia il parere favorevole per iniziare i lavori.

Per quanto riguarda il campo di Lucugnano, essendo giunta al Comune una richiesta di gestione da parte di una associazione sportiva del luogo , è stata già deliberata per iniziare la procedura di assegnazione tramite un bando pubblico.

In attesa però la struttura è stata comunque utilizzata da una scuola calcio e da una squadra di amatori calcio che hanno collaborato tra di loro per le spese di gestione. Naturalmente se le immagini vengono scattate nel periodo estivo quando la struttura non viene utilizzata dagli stessi è come pretendere di avere la spiaggetta pulita anche nei mesi invernali”.

…è il caso di rimboccarsi le maniche tutti insieme a far funzionare tutto l’anno il campo e i campi sportivi per far tornare ad essere lo sport anche un punto di riferimento estivo ?

 

 

 

 

di Alessandro Distante

A Depressa, dopo la chiusura della Scuola media e della Scuola Elementare, chiude anche la Scuola Materna.

Crisi delle nascite, politiche di razionalizzazione, centralità di Tricase, tutti fattori che hanno portato ad una morte annunciata da tempo.

“Scuola Materna Risa Bramato” si legge ancora sulla facciata dell’edificio sito in Via Vittorio Emanuele Orlando, in ricordo della donazione fatta dalla famiglia di don Lao Bramato per la perdita precoce della figlia.

La Scuola Materna fu, per molti anni, un’istituzione privata dove operavano maestre mitiche come le signorine De Risi, LA SIG.NA Rosetta e la signorina Dora Genga, tutte signorine con una missione speciale da svolgere: essere maestre e non solo di scuola materna.

L’Asilo –così veniva chiamato- visse momenti di gloria: è ancora vivo, nei più grandi, il ricordo di una mattina soleggiata quando, a metà degli anni Sessanta, giunse il fratello del Papa;

era il senatore Lodovico Montini fratello di Papa Paolo VI che, presidente dell’AAI (Amministrazione per le attività assistenziali italiane e internazionali nonché componente dell’UNICEF), attestò pubblicamente che a Depressa, sì proprio a Depressa, era in attività un Asilo modello, un modello, udite udite, per l’Italia intera.

Come non ricordare l’attività del personale che collaborava con le Maestre; ricordo tra tutte la Lucia e la Maria che cucinavano piatti poveri ma genuini e poi Luigia e tante altre.

Era l’Asilo del Paese; un aiuto alle famiglie, soprattutto alle mamme ma anche un momento di socializzazione e di prima scolarizzazione. L’asilo era anche una palestra di educazione e di rieducazione: io, ad esempio, ero mancino e fu proprio la sig.na Dora a rieducarmi all’uso della mano “dritta”, secondo un vecchio e superato concetto educativo; eppure, in quel modo, ebbi il primo duro contatto con le regole del “vivere civile”.

I bambini, nei primi decenni, venivano accompagnati a piedi dalle mamme; passarono gli anni e alle passeggiate si sostituirono le automobili, prima poche e poi sempre di più ed anche i papà cominciarono ad accompagnare e a riprendere i figli. Segnali di un mondo che cambiava, anche a Depressa.

L’Asilo, intanto, era diventato pubblico; seguirono, come dappertutto, i colpi della decrescita infelice: meno nascite e soprattutto meno famiglie giovani a Depressa.

Una emigrazione più grave e pesante di quella del Dopoguerra. Prima molti bambini rimanevano al paese, con la madre oppure con i nonni mentre il papà o entrambi i genitori andavano in Svizzera o in Belgio; negli ultimi decenni, per via di una diversa emigrazione, le famiglie si sono trasferite in misura sempre maggiore, specialmente al Nord o all’estero.

Oggi, di coppie giovani con figli piccoli a Depressa ce ne sono davvero poche.

E’ stato così che quest’anno non è stato possibile mantenere aperto l’Asilo. Niente da fare.

La Scuola Materna Risa Bramato quest’anno non riapre.

Rimane un edificio ben messo e di recente ristrutturato- segno di una grande e bella avventura; una iniziativa nata per ricordare una persona morta precocemente; l’augurio è che non rimanga solo un ricordo.

Di ricordi Depressa ne ha tanti ma ha bisogno di credere nel futuro e i bambini, è noto,

sono il futuro, anche a Depressa.

Cambiamenti Estivi

di Nunzio Dell’Abate

Per l’estate tricasina l’Amministrazione Chiuri ha speso circa 70.000 euro, interamente a carico del bilancio comunale.

 

70 MILA EURO…

 

SUL PROSSIMO NUMERO TUTTI I DETTAGLI

DEI COSTI PER OGNI SINGOLO EVENTO

 

DELL’ESTATE TRICASINA

 

Nella somma sono compresi i costi accessori per la gestione dei servizi palchi, transenne, bagni pubblici e piani di sicurezza, e per la SIAE.

A parte, ma ad oggi non ancora quantificabili, ci sono i consumi -sicuramente non di poco conto- per la fornitura di energia elettrica e per lo straordinario effettuato dal personale comunale impiegato.

Tali risorse sono state distribuite fra le associazioni, le attività commerciali ed i privati che hanno ideato ed organizzato lodevoli eventi, rappresentazioni, premi e mostre.

Ora, non intendo entrare nel merito dei criteri e delle modalità con cui sono state assegnate queste somme, né sul pregio delle singole iniziative.

Piuttosto vorrei comprendere quale sia il filo conduttore delle politiche culturali di questa Amministrazione, il tratto identitario che si vuol dare alla Città perché si contraddistingua da tutte le altre e con cui venga veicolata nel tempo e nello spazio.

Quel quid simbolo di appartenenza a Tricase e risorsa saliente per la promozione del territorio e delle sue eccellenze.

Proprio come accade in Comuni vicini, si pensi al “Mercatino del Gusto” di Maglie, alla “Notte Verde” di Castiglione, per non parlare della “Notte della Taranta”.

Iniziative che crescono a dismisura d’occhio e costituiscono ormai una ricchezza in ogni senso per le rispettive comunità che ci credono e ci mettono del proprio.

Iniziative che, nelle più variegate forme ed esperienze, vivono nel corso di tutto l’anno ed anche fuori dai confini comunali.

Iniziative che il più delle volte sfociano in Fondazioni o in altre forme giuridiche in grado di intercettare misure di finanziamento e sponsorizzazioni considerevoli, non pesando più sul bilancio comunale.

Percorsi che certamente chiedono impegno, creatività e passione, ma che alla lunga pagano.

LA PASSIONE DI EDUCARE E LA FOLLIA DI SOGNARE

di Ercole Morciano

Due sono i messaggi inviati da mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-S.M. di Leuca, per l’inizio dell’anno scolastico: uno agli studenti e l’altro agli educatori (presidi, docenti e genitori).

Con gli studenti egli vuole «intavolare un dialogo fraterno» nello stile tenuto da papa Francesco a Roma, nel Circo Massimo, lo scorso 11 agosto. Un dialogo sui problemi delle giovani generazioni che parta dall’ascolto delle domande dei giovani e si svolga nella reciproca franchezza . Realistica, in premessa, l’analisi del vescovo ugentino sulla condizione dei giovani d’oggi secondo gli analisti più accreditati.

Egli, citando i nomi degli studiosi, ne riassume le posizioni con immagini di grande effetto, evocative di gravi difficoltà: giovani “nomadi”, “lattanti psichici”, “sdraiati”, “muti”, “nati liquidi”, “ammalati di nichilismo”. Ne esce un quadro «sconfortante», scrive il vescovo, poi continua chiedendosi «ma le cose stanno proprio cosi?». Senza minimizzare la complessità del fenomeno «che richiede una presa di coscienza di tutti, giovani e adulti», il vescovo Vito propone ai giovani di essere e diventare sempre di più «cercatori curiosi e sognatori folli».

Presa dai discorsi di Steve Jobs, il cofondatore di Apple, e di papa Francesco, «due figure differenti ma accomunate dal fatto che la loro vita e le loro parole contengono messaggi significativi ed efficaci», l’espressione invita a «non perdere la curiosità, l’ambizione di cambiare il mondo con un pizzico di sana follia – non nel senso dello sballo ma di «andare controcorrente», verso una «meravigliosa avventura… facendo tesoro anche degli insuccessi e di scelte che potrebbero sembrare sbagliate, ma che poi si rivelano apportatrici di novità».

L’invito di sognare in grande, rivolto da papa Francesco, viene riproposto ai nostri giovani studenti dal vescovo Vito: «i sogni grandi includono, coinvolgono e per restare tali hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, di un infinito che soffia dentro e si dilata».

Bella la conclusione del messaggio, con la strofa di una recente canzone di Renato Zero, che invita a non abbandonare i sogni e dare loro forza e consistenza.

Altrettanto ricca di spunti concreti, la lettera del vescovo Vito agli educatori. Premesso il rafforzamento dell’alleanza educativa tra scuola, famiglia e comunità ecclesiale, egli si sofferma sui cambiamenti in atto. Considerati dei veri «terremoti» anche per le istituzioni educative, essi richiedono discernimento e «saper stare nel cambiamento mantenendo saldi alcuni punti di riferimento come bussola» per orientarsi.

Di fronte a tre cambiamenti epocali: passaggio “dalla comunità alla identità”, dalla “collettività alla connettività” e dalla “disoccupazione all’esubero” e ad un «mondo “liquido” e in fuga» –concetti tutti ben argomentati nel testo – il vescovo adopera per l’educazione l’immagine del parto che porta con sé un carico di sofferenze ma è generatore di vita e di gioia.

Educare pertanto è “un’arte difficile” ma è anche “un’arte possibile” ed è un’arte “generativa” in quanto «processo vitale, uno stimolo a creare qualcosa di nuovo, di buono e di bello».

In questa prospettiva il primo compito dell’educatore è «mettersi in ascolto dei giovani»; l’ascolto, poi, deve «essere sostenuto dall’accompagnamento», dal farsi compagno di viaggio; segue il «sapiente discernimento» in cui l’educatore con passione pedagogica «deve saper trovare la chiave giusta per entrare nello scrigno della interiorità confusa e disorientata dei giovani per aiutarli ad entrare nell’intimità più profonda» allo scopo di scoprire se stessi e maturare fino alla capacità di fare scelte pienamente libere e responsabili.

Infine, scrive il vescovo, servono “testimoni credibili”: «il vero educatore parla per diretta esperienza e insegna con verità ciò che ha vissuto personalmente». Mons. Angiuli conclude la lettera con una preghiera di protezione e promozione di tutti gli studenti nella scuola e nella vita e di aiuto alla comunità ecclesiale affinché dia «un valido contributo alla costruzione della civiltà e dell’amore».

L’invito nostro è per la lettura integrale dei due messaggi da parte dei destinatari: solo così si potrà pienamente apprezzare la profondità di pensiero, la concretezza dei propositi, unitamente alla delicatezza pastorale del cuore che li ha pensati e donati.

Le due lettere sono disponibili nelle scuole e sul sito: www.diocesiugento.org

Giudice di Pace nel caos. Avvocati dai carabinieri:

“ Manca il cancelliere”. Il sindaco Carlo Chiuri “ costretto” immediatamente a porre rimedio.

E’ accaduto lo scorso lunedì 10 settembre. Diversi Avvocati non hanno potuto depositare i propri atti presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Tricase ed espletare la normale attività professionale a causa della nota mancanza del Cancelliere, Fernando Melcarne,dipendente del Comune di Tiggiano, figura indispensabile per il funzionamento dell’ufficio di giudiziario, perchè in pensione.

Esasperati, si sono recati presso la locale Stazione dei Carabinieri per denunziare il disservizio.

Dopo un po' i militari hanno raggiunto l’Ufficio Giudiziario per i dovuti accertamenti. Intorno alle ore 13:00 la fumata bianca: Chiuri e la sua Giunta, informati dell’accaduto, hanno deliberato seduta stante di assegnare all’Ufficio del Giudice di Pace nelle vesti di Cancelliere l’Economo del Comune Rag. Giuseppe Surano.

Ora, secondo il Gruppo Consiliare Misto, con Nunzio Dell’Abate e Vito Zocco gli interrogativi sono tanti:

“Era proprio necessario che intervenissero i Carabinieri perché Chiuri si attivasse fattivamente?

Si doveva proprio compromettere l’immagine di una Città come Tricase?

Perché non si è dato ascolto e riscontro alle innumerevoli sollecitazioni che da mesi il nostro Gruppo Consiliare ha formulato all’attenzione del Primo Cittadino?

Siamo certi, poi, che la scelta frettolosamente assunta sia la più opportuna?

Perché si sottrae alla macchina amministrativa l’unità che ricopriva da anni e proficuamente la figura di Economo comunale, piuttosto che attingere dall’intasato settore dei Servizi Sociali ove sono presenti fra gli altri ben 4 dipendenti di superiore fascia D, una delle quali proveniente di recente per mobilità dal Tribunale di Lecce e quindi istruita in ambito giudiziario?

Personale certamente in sovrannumero per la tipologia delle mansioni demandate, visto che ormai progettazione, programmazione e conseguente distribuzione di risorse nel settore servizi sociali si decidono nell’Ambito Territoriale di Gagliano e quindi a livello comunale residua la sola fase esecutiva.

Perché il Sindaco non ha aperto un tavolo di confronto, magari coinvolgendo la sesta Commissione Consiliare competente in materia di personale, per individuare la soluzione più adeguata?

Tutto questo è l’ennesimo frutto della navigazione a vista di piena autosufficienza, ma di pari incompetenza, con cui Chiuri sta amministrando la Città di Tricase

 

 

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