di Nunzio Dell’Abate
E’ vero tutto passa, anche gli scuolabus comunali.
In vendita il parco pulmini al miglior offerente, così ha deciso la Giunta Comunale.
Se da una parte la scelta appare irrazionale, visto che non saranno più messi a disposizione della ditta aggiudicatrice del servizio di trasporto scolastico con conseguente spropositata lievitazione del costo del servizio stesso che peserà non poco sulle tasche dei cittadini.
Basti pensare che si è passati dalle 550 euro al giorno con l’utilizzo di mezzi comunali del precedente appalto, a 1.060 euro al giorno della nuova azienda aggiudicataria senza utilizzo di mezzi comunali.
Con l’ulteriore vantaggio dei costi (carburante, personale e manutenzione) di cui si faceva carico l’azienda di trasporto.
Dall’altra ci si chiede dove andrà a finire il ricavato della loro vendita.
Ci si augura che saranno investiti in mobilità, magari attivando e dando lustro alle stazioni di bike sharing (servizio pubblico di biciclette elettriche) che versano in condizioni precarie di stato e di immagine nei punti nevralgici della Città.
Vito Zocco Consigliere Comunale
Il Presidente del Consiglio esca pubblicamente sulla S.S. 275
Visto che il Sindaco sembra nuovamente frenare, invito pubblicamente il Presidente Dario Martina a convocare a brevissimo il Consiglio affinchè si adotti la delibera sul tracciato della SS 275 ad est di Tricase da trasmettere in Regione.
Tutti i gruppi consiliari, ad esclusione del movimento 5 stelle, si sono già espressi in tal senso in seno alle commissioni congiunte, condividendo altresì una mitigazione dell’intervento da concordare con i rispettivi tecnici comunali e di ANAS, con il contributo delle associazioni ed esperti locali.
La linea di indirizzo è chiara: la SS 275 dovrà passare dalla Cosimina. Attendere ancora significherebbe alimentare ulteriori dubbi e polemiche e ciò non fa bene alla Città ed all’intera opera di ammodernamento della statale.
Lo invito altresì, nella sua veste di rappresentante dell’organo consiliare, a farsi portavoce della volontà espressa da noi capogruppo e a precisare tempi e modi della decisione assembleare.
Poi una volta deliberato, sarà necessario in sede di progettazione da parte di ANAS un lavoro di cesello al fine di trovare la migliore soluzione possibile per mitigare il passaggio dalla Cosimina, tenendo come punti fermi la sicurezza e l’ecosostenibilità dell’intervento.
Dario Martina Presidente del Consiglio Comunale
Rispondo alle dichiarazioni del collega consigliere Vito Zocco, da anni costantemente presente in Consiglio Comunale e, pertanto, profondo conoscitore dei modi e tempi dei lavori consiliari. Mi meravigliano le sue affermazioni, e l’invito/monito lanciato al Presidente del Consiglio, a convocare l’Assise cittadina.
Il Consigliere Zocco sa, perché membro della Commissione Congiunta per la 275, che la stessa si riunirà a breve per adottare una proposta di delibera che solo dopo sarà presentata al sottoscritto. Sarà allora e con immediatezza, e su questo il Consigliere può stare tranquillo, che la presenterò, nel rispetto del Regolamento, alla Commissione dei Presidenti di Gruppo prima e al Consiglio Comunale dopo, per gli atti dovuti.
Ed è per questo che lo invito ad attenersi al lavoro della Commissione e ancora, nella mia qualità di garante, ad una correzione delle sue dichiarazioni circa “la totalità dei gruppi consiliari, ad esclusione del M5S, sulla scelta ad est del tracciato”. Credo che su un tema così importante ognuno dovrà farsi carico delle proprie responsabilità decisionali davanti alla città.
Mi permetta, l’amico e collega Zocco, ma non riesco a capire le sue attestazioni quando propone “un lavoro di cesello da parte di Anas al fine di trovare la migliore soluzione possibile per mitigare il passaggio ad est, una volta che il Consiglio avrà deliberato”.
Non riesco a comprenderle soprattutto alla luce della minuziosa relazione dell’ingegnere Paglialunga, tenuta durante il Consiglio Comunale Aperto del 12 ottobre scorso, che ammoniva come il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il cui parere è obbligatorio, potrebbe muovere, in sede di analisi, rilievi su alcuni aspetti tecnici dei tracciati al nostro esame.
Da quanto detto in quella occasione non mi aspetterei una mitigazione per la “Cosimina”; al contrario, in riferimento e nel rispetto del D.M. 5/11/2001 e del D.M. 19/04/2006, potrei supporre un aumento dei raggi di curvatura, della lunghezza dei rettifili e, vista la localizzazione dell’opera in vincolo P.A.I. con classe di rischio R4 (rischio idraulico molto elevato), realizzazioni di opere compensative, quali bacini di invaso per raccolta acque meteoriche, con conseguente consumo di suolo, a ridosso della città.
Mi meraviglio se a qualcuno siano potute sfuggire queste indicazioni tecniche, e non condivido che siano partiti osteggi, segnalati come ingerenze nelle scelte decisionali della città perché rei di non essere di Tricase, quando altri esponenti politici hanno evidenziato semplicemente lo stato dei luoghi.
Un eventuale proposta ad est “mitigata ed ecosostenibile” sarà forse un altro progetto che oggi né Anas né la Regione ha mai sottoposto al nostro esame; oggi siamo tenuti a discutere di tracciati che devono avere caratteristiche previste per una strada statale con banchine laterali transitabili, piazzuole di sosta, innesti con angolazioni normate, realizzazioni di complanari, assenza di attraversamenti a raso, come stabilito dalle disposizioni tecniche che regolamentano la progettazione e costruzione di strade e intersezioni.
Da amministratori saremo chiamati a rispondere, secondo coscienza, di questo!
Lecce, 5.XI.2018
Grazie, direttore, per aver accettato e pubblicato uno stralcio della mia conversazione, tenuta presso l’Università del Salento, in memoria del primo anniversario della morte del già Rettore Magnifico, Prof. Donato Valli, nativo di Tricase.
Complimenti a “il Volantino”.
Iniziativa importante per risvegliare un po’ il Capo di Leuca, che dorme il sonno della ragione e presenta vistosa decadenza. Ha ragione il saggio quando ammonisce: “Se i progetti mirano a un anno, semina grano. Se, invece, i progetti mirano a 100 anni, istruisci la gente”.
Quindi, “il Volantino” ha una sua missione.
Cordialmente Giacinto Urso
Grazie a Lei Onorevole.
Quando vorrà, saremo lieti di ospitare Suoi preziosi scritti.
La mia colonna di Alfredo De Giuseppe
Otto dicembre 2018
Qualche giorno fa Carlo Calenda ha presentato a Tricase il suo libro
“Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio”.
Ho partecipato anch’io al dibattito con l’ex ministro e alla fine abbiamo velocemente scambiato delle battute. Pur rimanendo fermo su una visione eccessivamente modernista e dirigista, legato comunque alle famiglie del capitalismo italiano, è stato interessante dialogare con Calenda, che mi è parso uomo preparato e pronto a sfide importanti (non so quali).
Su un punto ci siamo trovati perfettamente d’accordo: gestire la Regione Puglia come un piccolo fortino personale è quanto meno bizzarro. Certamente dannoso per tutti noi. Io sono andato oltre con la mia domanda: non è che forse sia arrivato il momento di mettere in discussione il ruolo dell’istituzione Regione nel suo complesso?
Lui ha risposto: un primo approccio a questa questione era contenuto nel disegno istituzionale del governo Renzi, poi bocciato dal referendum del dicembre 2016. E io ho pensato: si, è vero, ma quelle riforme, per assurdo, sono state bocciate non perché troppo ardite, ma perché troppo pasticciate.
L’esempio eclatante era la riforma del Senato che invece di eliminarlo come sembrava essere l’intento, lo reintroduceva in una forma molto discutibile, con sindaci e cooptati vari.
Ma è sulle Regioni che si continuò ad equivocare per mancanza di chiarezza e determinazione: toglieva in effetti delle competenze che tendono a bloccare uno sviluppo armonico dell’intera Italia, ma al contempo non ammetteva con la dovuta enfasi che a quel punto l’Ente doveva essere via via cessato e sostituito da soggetti meno burocratizzati. Immaginate di togliere la Sanità dalle grinfie delle Regioni e affidarlo ad un unico Ministero. Cosa resta? Quasi nulla.
E come si fa ad immaginare un’Italia unita con 20 Sanità diverse?
Allo stesso modo il trasporto ferroviario locale, quello gestito dalle Regioni, è in genere un disastro, anche per assenza di coordinamento fra Regioni confinanti. Tutto ciò che viene gestito da questo Ente intermedio diviene un processo disordinato, complicato da dipanare con gli altri Enti di Stato e fonte di piccole e continue partigianerie.
Non dimentichiamo che uno studio della fondazione RES identifica proprio nelle Regioni il più alto indice di corruzione, nel già alto livello italiano nel suo complesso.
Non si può attendere la decisione, spesso strampalata, di ogni Regione per decidere cosa fare di quelle poche cose che davvero contano nella vita di ogni giorno. Immaginiamo per un attimo che anche l’Inps diventasse all’improvviso gestita dalle Regioni.
Avremmo Governatori e maggioranze pronti a varare leggi di qualsiasi tipo, da sovrapporre a quella nazionale, da presentare come la più funzionale, possibilmente la più populista.
Avremmo 20 modi diversi di andare in pensione, 20 importi diversi, 20 uffici diversi a cui rivolgerci, con nomi di fantasia ben costruiti, con raccomandazioni e clientelismo, con amicizia e affetto. Insomma un casino dal quale per fortuna siamo ancora esenti.
Ma non c’è mai fine al peggio, bisogna stare attenti. In effetti il nostro Emiliano sta pensando a come peggiorare la situazione. Dopo aver gestito dilettantisticamente questioni fondamentali come la Xylella degli ulivi, l’Ilva di Taranto, la Tap di Melendugno, cosa ti va a pensare il nostro grande Michelone?
Che è arrivato il momento di chiedere al governo ulteriori poteri di autonomia.
Cioè poter legiferare anche su materie riguardanti l’ordinamento civile, penale e la giustizia amministrativa; le norme generali sull’istruzione, sul fisco, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali. Sarebbe una sciagura annunciata e qualcuno dovrebbe fermarlo.
Qui sfugge completamente un concetto: ci sono questioni interconnesse col mondo intero che non si possono lasciare alla leggerezza di un Presidente che vuole solo avere consenso elettorale. La complessità significa anche storicizzare le questioni economiche, rapportarsi al presente e guardare il futuro con una certa cognizione di causa.
Oggi l’Europa, al di là di errori, difficoltà e propaganda, è la nostra vera casa, il posto più o meno grande entro il quale spaziare, vivere liberamente (senza guerre) e dal quale osservare con attenzione ciò che accade nelle altre aree della Terra.
Spesso invece rimaniamo pervicacemente nel nostro orticello, che in più occasioni ha dimostrato di essere povero, retorico e devastante. Abbiamo bisogno di politici che sappiano comprendere questo piano di intervento, che risulta articolato e proiettato sul lungo periodo.
Mi sono convinto che questo potrà avvenire su un livello diverso da quello locale, sul quale da tempo ho smesso di avere fiducia
di Giuseppe R. Panico
Ci ricorda la poesia di Leopardi il disastroso evento meteorologico abbattutosi sulle nostre marine. Domenica 25 novembre, una data che rimarrà nella storia; per tanti una indelebile e sofferta memoria; per altri attimi di puro terrore e, per tutti, la gioia di né vittime, né feriti gravi. La natura è stupenda ma anche violenta: “mossi alle nostre offese folgori, nembi e vento” e “pene tu spargi a larga mano” scriveva il poeta.
Quel 25, passata la tempesta, il tramonto era ormai prossimo; gli “iceberg”, caduti dal cielo su tante auto, già sciolti; sui social le prime foto del disastro; squillano telefoni e telefonini e l’inquietudine si fa strada. Cosa sarà successo alle proprietà sulla costa, alle seconde case, ai verdi ulivi, agli alti pini, alle ombreggianti tettoie? L’apprensione aumenta e per chetarla ad alcuni non rimane altro che raggiungere la vicina costa.
Ma le strade sia per Marina Serra che per Tricase Porto sono bloccate; mezzi di soccorso e forze dell’ordine già in prima linea. Manca la corrente elettrica, continua a piovere, l’inquietudine aumenta, ma non rimane che tornare a casa per altre brutte notizie e una notte insonne nella attesa dell’alba. Arrivando ora a Marina Serra, il sole nascente illumina un paesaggio spettrale; non “augelli a far festa” che passata è la tempesta, ma una costa disalberata e tanti già al lavoro nei pressi del santuario gravemente ferito.
Il cuore è infranto, lo sguardo incredulo e una lacrima repressa fa ora capolino. Scorre sul viso, cade e bagna la nuda terra di quel luogo del cuore. Non per un incubo notturno ma per un rabbioso mostro scatenatosi contro le nostre più belle e note ricchezze: Tricase Porto e Marina Serra. Ha colpito anche le due chiese costiere, come animato da una satanica forza e volontà di saccheggio. Sulla costa devastata, fra case e ville danneggiate, fra pini divelti, fra secolari querce e ulivi strappati alla terra, fra tettoie scomparse e muri diroccati, altre telefonate, foto, filmati e domande.
La risposta: “avremo legna per il camino per almeno un decennio, un panorama sul mare ben più libero ed ampio, meno verde ombra le prossime estati e tante cose da riparare o sostituire. Dall’alto della costa, quasi senza più alberi d’alto fusto, la Torre di Palane è ora ben più visibile; sembra ancor più un invitto secolare guerriero, lì a darci coraggio e nuove speranze. E’ di nuovo domenica (2 dic.), non piove, non fa caldo ma sembra quasi pasquetta o ferragosto; tutti in auto per un tour verso la costa e le marine.
In fondo il “turismo” dei disastri è anche umana curiosità e ricerca di emozioni, come per nave Concordia sugli scogli con le sue decine di morti, o paesi terremotati con tante altrui sofferenze. Il Comune invita a presentare l’elenco dei danni certificati da un tecnico, nella speranza di qualche rimborso. Non sappiamo se riferiti solo a edifici o anche ad alberi, muri, fioriere e cucce per cani. Siamo in Italia e siamo italiani ed alla politica delle scartoffie salate e del “poi vedremo”, si accompagna l’inciviltà di richieste false, esagerate o “raccomandate”.
E cosi un già pericolante muretto di una ricca seconda casa o villa sul mare, può diventare uno storico muraglione da ricostruire a spese anche di chi per casa non ha nemmeno una cuccia.
I muretti a secco poi, dopo la pizza, sono anch’ essi diventati “patrimonio della umanità”. Sulle tante campagne già da tempo abbandonate, degli alberi e muretti caduti nessuno si curerà se non per fare o rubare legna per l’inverno. Non usiamo assicurare le nostre proprietà e, come dopo ogni disastro, presto subentrerà la rabbia contro uno Stato che non educa ma tanto illude e promette, ma così poco mantiene.
Ci sarebbe forse una soluzione per tutti quei danni costieri. Dare valore aggiunto alle nostre due marine, migliorandone i servizi, approvando subito un PUG che rilanci sul serio le due marine anche con il Piano Regolatore Portuale; dando una smossa al Parco Otranto Leuca per riattivare/risanare i tanti sentieri costieri e gli accessi al mare; alla Forestale per la distribuzione immediata e gratuita di migliaia di piante di ulivo, querce e pini per un nuovo verde costiero.
Una costa da far risorgere per un “paesaggio culturale”, di cui andare tutti fieri, ben valido anche quale compenso indiretto per i danni subiti dai singoli e, salvo casi specifici, da porre tutti a loro carico. La costa disalberata è come una barca a vela, anch’essa disalberata dalla tormenta, ma dove ogni buon marinaio, per salvare sé stesso, salva prima la barca.
Passata è la tempesta, non ci resta che mettere nuovi alberi e nuove vele, smettere di galleggiare e cominciare a navigare. Ma come un coraggioso equipaggio e non come singoli pirati, predatori di pubbliche risorse.