Rispondendo ad una interrogazione presentata in Consiglio dai consiglieri Carità, Ciardo e Baglivo, il Sindaco De Donno ha riassunto la situazione degli alloggi di edilizi popolare. Trattasi di alloggi di proprietà di Arca Sud, ente pubblico regionale che gestisce il settore. Gli alloggi residenziali presenti in Tricase sono complessivamente 183, di cui 160 sono assegnati.
“Di questi -ha precisato il Sindaco- 11 sono occupati abusivamente ed un alloggio è in via di assegnazione”.
Il dato più rilevante è quello sulle richieste di alloggio pervenute: “E’ vero che le richieste sono tante, ma ricordiamo che ci sono i bandi che devono andare in scadenza, prima di poterne fare altri e prima di poterne fare altri dobbiamo avere disponibilità di alloggi”.
In buona sostanza: a fronte delle numerose richieste abitative, la “macchina” è inceppata: manca la disponibilità di alloggi.
Tra l’altro -ha proseguito il Sindaco- “ci sono alcuni alloggi che non sono in condizione di essere concessi, circa 7-8, perché sono in condizioni precarie”.
Al riguardo, un altro dato fa riflettere: “Arca Sud si è impegnata più volte a reperire i fondi per ristrutturali. Tra l’altro avevamo anche provato una procedura perché venissero assegnati tramite il Comune, in modo da poterci mettere mano noi e provvedere ad istanze di emergenza. Anche Caritas aveva fatto questa richiesta, ma purtroppo le procedure non lo permettono”.
Ancora una volta, un sistema bloccato: gli alloggi astrattamente a disposizione sono pochi; quelli in concreto assegnabili sono ancora di meno anche perché alcuni non sono agibili e necessitano di interventi di ristrutturazione per i quali non ci sono i fondi; le domande sono tante; i bandi per la individuazione dei beneficiari sono bloccati, sia perché ancora validi quelli vecchi sia, soprattutto, perché non ci sono alloggi assegnabili.
Un quadro allarmante e reso ancor più drammatico da un altro fenomeno: l’occupazione abusiva di alcuni alloggi. “Tutte le procedure sono state espletate -ha spiegato il Sindaco-, cioè, per quello che noi possiamo fare, oltre le segnalazioni alle Autorità di pubblica sicurezza, quando ne abbiamo immediata contezza, come è accaduto in un alloggio che si è liberato ed in tempo reale in tempi recenti è stato occupato. Ma in molti di questi casi ci sono figli minori, per cui si presume che nulla accadrà, così come è successo nel passato”.
E sull’occupazione abusiva il Sindaco, rispondendo ad un intervento del consigliere Carità, ha ricordato che proprio per evitare l’occupazione prima della consegna di un alloggio assegnato all’avente diritto si sono dovute montare porte con l’allarme: “uno stratagemma che è costato qualche decina di migliaia di euro ma che ha evitato il fenomeno dell’occupazione abusiva”.
Il fatto è punto, come ha sottolineato il Sindaco, “che anche gli occupanti sono, benchè fuori dalla legge, famiglie in difficoltà”. Insomma un dramma nel dramma, una guerra tra poveri!
Al termine della risposta alla interrogazione, il Sindaco ha prospettato una ipotesi di lavoro così portando alla luce un’ulteriore problematica: “Forse dovremmo porci l’obiettivo di guardare ad un nuovo Piano di edilizia residenziale pubblica, soprattutto per quanto riguarda le famiglie con monocomponente. Purtroppo ci sono molte persone che sono rimaste da sole, che non possono avere alloggio nei nostri appartamenti perché sono superiori a 45 metri quadri” che vengono assegnati a nuclei familiari con molti figli. La Legge regionale, infatti, attribuisce maggiore punteggio a chi ha più figli e stabilisce un rapporto tra dimensioni dell’alloggio e composizione del nucleo familiare. Ma i nuovi poveri, e cioè le persone sole che non hanno casa, potranno mai aspirare ad averla se non si pensa alla realizzazione di soluzioni che consentano anche l’assegnazione e, prima ancora, se non si costruiscono mini alloggi?
Insomma un quadro complesso ed allarmante, che evidenzia un disagio sociale, una difficoltà -se non impossibilità- di risposta, tra ritardi ed abusi pubblici e privati.
A.D.
di Pino GRECO
Cos’è che non va a questo Tricase? Nemmeno la “ migliore” medicina del calcio funziona con questo Tricase. Cambi la guida tecnica, cambiano alcuni dei protagonisti in campo… ma niente da fare.
Il risultato è sempre lo stesso: altra sconfitta e siamo a sei, due punti in classifica e ultimo posto con distacco già dalla penultima.
Una situazione che di certo la società rossoblù non pensava di dover vivere…
BORGOROSSO…ROSSOBLU’
Come nel film del 1970 “Il presidente del Borgorosso Football Club”, interpretato da Alberto Sordi… anche il presidente Alfredo Stefanelli potrebbe, dopo le 3 dimissioni negli ultimi 2 mesi, assumere direttamente le redini del club rossoblù facendo da presidente-allenatore.
Il Tricase calcio è in crisi totale. Di risultati e non solo. E’ ultimo in classifica. Ancora tanti i tifosi delusi dalla società . Sembra ormai lontano l’entusiasmo estivo ( era fine luglio), quando la dirigenza, il sindaco e il presidente Alfredo Stefanelli puntavano a fare bene in Promozione - dichiarando con entusiasmo di dover risollevare il morale di tutta una tifoseria: “ Tutti insieme per il Tricase. Il Tricase per ognuno e per tutti noi”. Proclami ed aspettative che stridono con l'imbarazzante rendimento. Proprio così, lo dicono i numeri: dopo la sconfitta esterna per 1 a 0 a Putignano la squadra del presidente Stefanelli è piombata all’ultimo posto in classifica con 2 punti in 8 partite – vale a dire 6 sconfitte, 2 pareggi e 0 vittorie. Fino a questo momento i volenterosi ragazzi rossoblù hanno segnato solo 5 gol, subendone ben 15. E poi, dal mese di agosto ad oggi sono 3 gli uomini che hanno lasciato la società guidata da Stefanelli.
Ed ancora – dopo le dimissioni dell’ormai ex mister Sandrino De Giuseppe in Città c’è ancora oggi grande attesa di sapere cosa farà la società per poter ripartire , dare morale e risollevare la classifica .
Insomma , la rotta di questo inizio di campionato del Tricase calcio, fin qui fallimentare , si potrebbe invertire considerando che siamo ancora nelle fasi iniziali della stagione e c'è ancora tempo per sistemare tutto e trovare finalmente i risultati. Domenica, 3 novembre - ore 14,30 arriva il Crispiano al San Vito, speriamo in un “ miracolo”
di Cosimo RIZZO
L’appuntamento di oggi è dedicato all'Autoconsumo a distanza, una delle configurazioni più semplice prevista dal decreto CACER che disciplina le Configurazioni per l'Autoconsumo e la Condivisione dell'Energia Rinnovabile. Questa modalità offre notevoli vantaggi sia ai consumatori che ai produttori di energia, senza richiedere l'adesione a una comunità energetica o la costituzione di una specifica entità giuridica.
L'autoconsumo a distanza prevede che uno o più produttori di energia da fonti rinnovabili FER (come impianti fotovoltaici) forniscano elettricità a un singolo consumatore che la utilizza in un luogo diverso rispetto a quello di produzione, purché all'interno dell'area servita dalla stessa cabina primaria. Questa configurazione consente di ottenere un incentivo, per un periodo di venti anni, calcolato in base all'energia prodotta e consumata all'interno dell'area della cabina.
Per comprendere meglio il funzionamento di questa soluzione, possiamo considerare l'esempio di una catena commerciale con diversi punti vendita, tutti intestati allo stesso soggetto. In mancanza di spazio, si potrebbe installare un impianto fotovoltaico nella periferia della città; l'energia prodotta da questo impianto potrà essere utilizzata da tutti i punti vendita situati nell'area servita dalla medesima cabina primaria (ad esempio Tricase, Miggiano, Specchia, Montesano, Andrano, Presicce e Tiggiano). Ogni chilowattora consumato beneficia di un incentivo di circa 12 centesimi di euro.
Un altro esempio riguarda una società immobiliare con diversi appartamenti destinati a case vacanze. Anche se solo alcuni di questi appartamenti possono essere dotati di impianti a energie rinnovabili, la società può comunque configurarsi come autoconsumatrice di energia a distanza e ricevere un incentivo per l'energia consumata negli appartamenti privi di impianti.
Va sottolineato che i produttori di energia possono essere soggetti diversi, mentre il consumatore è un unico soggetto, anche se titolare di più punti di prelievo, purché riconducibili allo stesso cliente finale.
Partecipare alla configurazione di autoconsumo a distanza non richiede modifiche agli impianti elettrici esistenti né comporta costi aggiuntivi. Inoltre, l'incentivo è cumulabile con la detrazione fiscale del 50% delle spese sostenute da persone fisiche e si applica a tutti i soggetti, pubblici o privati.
Informazione promozionale – cell. 349 1678196 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
di Ercole Morciano
Valerio Manieri è nato a Tricase ma non vive a Tricase: eppure si sente Tricasino in pienezza. Egli è una di quelle persone che, se esiste il sentimento della “tricasinità”, lo avverte nel cuore, nella profondità dell’anima. Per accorgersi, basta conoscerlo e parlare, anche per poco tempo. Ha, degli anni di Tricase una memoria vivida, incancellabile, riguardo alle persone e ai luoghi. L’occasione per scrivere su di lui è data dal recente riconoscimento alla sua preziosa opera di volontario e di segretario nell’Associazione “Carlo Marchini Onlus” con sede in Brescia: un sodalizio sorto per sostenere le opere salesiane a favore di bambini poveri del Brasile e presieduto da M. Eugenia Lombardi Platto. Solo guardando la cartina dell’immenso Brasile, con i tanti luoghi dove l’Associazione è attiva, ci si può rendere conto della vastità degli interventi, senza contare la presenza anche in Africa, in Eritrea e in Burkina-Fasu.
Ebbene il ruolo di Valerio all’interno dell’Associazione, nonostante i suoi 94 anni, è ancora oggi di primaria rilevanza e riconosciuto da tutti. Lo dimostra anche l’ultimo evento che ha avuto luogo il 19 ottobre a Brescia per il conferimento del “Premio Nobel Missionario” a sr. M. Elena Resende, la quale ha concluso il suo messaggio così: «Ringraziamo per l'affetto, la partnership del Sig. Valerio Manieri e Associazione Carlo Marchini Onlus con le Figlie di Maria Ausiliatrice in particolare in Brasile».
Valerio Manieri nasce a Tricase il 6 giugno 1930 in una casa agli inizi di via Roma. Suo padre Francesco, proveniente da Nardò, è l’Ufficiale Veterinario di Tricase dal 1929 e lo sarà fino al 1943, anno della sua morte. La mamma, Nadia Valerio, insegnate elementare, morirà nel 1953, ancora in servizio.
Valerio Manieri frequenta a Tricase le scuole elementari e medie; suoi amici e compagni sono Gino Merico, Enzo Bitonti, Donato Valli, Donatuccio Santoro, Nicodemo Errico, Francesco De Nitto e tanti altri. Presa la licenza media, Valerio continua gli studi ginnasiali e liceali a Nardò e a Lecce e, nel giugno 1952, consegue la maturità classica presso il Liceo “Capece” di Maglie. Entrato nella Scuola di Polizia di Stato nel medesimo anno, nel 1954 viene assunto dalla società telefonica “Tirrenia” a Genova e vi percorre una bella carriera fino a diventare, nel 1987, nella SIP di Milano, Responsabile Generale per le relazioni industriali. Sempre pronto a lavorare nel sociale e nel campo della solidarietà, è presidente, negli anni ’90, del Lions Club di Brescia e segretario della Associazione Amici dell’Università Cattolica di quella città.
La svolta della sua vita avviene però nel 1990, in occasione dei mondiali di calcio. Viene a vederli p. Jacopo, missionario salesiano a Manaus, capitale dello stato dell’Amazzonia in Brasile. Era stato invitato da sua sorella M. Antonietta (io la ricordo slanciata, bella, sorridente, insegnante elementare a Tricase) che lì si era recata in seguito alla morte, nel 1981, del figlio tredicenne nato da suo matrimonio con l’ing. Salvatore Scarascia. Venuto p. Jacopo a Milano, Valerio lo mette in contatto con Eugenia Lombardi Platto che cercava un sacerdote per la celebrazione di una Messa. Padre Jacopo era direttore in Amazzonia di una scuola salesiana di agraria per ragazzi poveri e subito vengono raccolti 4 milioni di lire per la sua opera. Valerio dice di essere stato “contagiato” da padre Jacopo perché in poco tempo si raccolgono altri 15 milioni di lire, che vengono portati in Brasile dal giovane volontario Carlo Marchini.
Il 2 gennaio 1992, mentre Carlo Marchini fotografa i bambini della missione di Sâo Gabriele, affoga e muore. Viene lì sepolto e quando a Brescia si celebra la Messa in suo suffragio, Valerio Manieri va al microfono e propone di fondare un’associazione a suo nome. E così viene fatto. Dopo un anno l’associazione contava 200 benefattori e oggi, dopo 32 anni, sono più di 4.000 dando vita ad una splendida realtà a sostegno delle opere dei figli e delle figlie di S. Giovanni Bosco, a favore dei bambini poveri del Brasile.
Grazie Valerio, Tricasino doc.
Don Pierluigi, parroco
Tricase- Nei quasi 50 anni di servizio pastorale alla comunità parrocchiale di S. Antonio da Padova, don Donato Bleve – tra le altre cose – ha raccolto una ricca biblioteca; l’ingente patrimonio librario era custodito in uno dei locali del nostro oratorio, nel seminterrato, area poco fruibile e umida.
L’occasione della ristrutturazione dei locali per la catechesi posti al piano terra del complesso parrocchiale e dell’attivazione di un centro didattico, in collaborazione con Giglio d’Oro APS e Caritas diocesana, mi ha mosso a trasferire la biblioteca proprio in questi ambienti, sia per preservarne la custodia lontana dall’umidità, sia per sollecitare la fruizione di questo luogo.
Avvenuta nella giornata di ieri, 27 ottobre, al termine della S. Messa per il conferimento della Cresima, il vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca, Mons. Vito Angiuli, ha benedetto e inaugurato il centro didattico “Giglio d’Oro” e la nuova collocazione della biblioteca che è stata intitolata al caro don Donato Bleve.
di Alessandro DISTANTE
Rinviato a data da destinare il Consiglio comunale; questa la decisione della Presidente del Consiglio a poche ore dall’orario fissato per l’inizio della seduta consiliare.
All’ordine del giorno vi era un solo punto e cioè la adozione di una variante urbanistica per la realizzazione dell’ampliamento del Pronto Soccorso e della Piastra dell’Ospedale Cardinale Giovanni Panico.
La notizia ha destato non poco stupore, sia per l’anomalìa di un rinvio senza alcuna motivazione ufficiale e da parte del Presidente che è tenuto a convocare il Consiglio su richiesta dei Consiglieri o del Sindaco (non è contemplato un potere di rinvio d’ufficio), sia -e specialmente- per l’importanza dell’argomento all’ordine del giorno.
Ma il rinvio a data di destinare porta alla luce un’altra questione più strettamente politica: le opposizioni, già il giorno prima, avevano stilato e reso pubblico un documento in forza del quale avevano deciso di non partecipare alla seduta consiliare. Ciò, ovviamente, non impediva agli altri Consiglieri di maggioranza di riunirsi e deliberare. Ed invece ciò non è accaduto. Siccome è certo che la Presidente del Consiglio non ha disposto un rinvio per un suo “capriccio”, è ragionevole ipotizzare che neppure la maggioranza era tutta d’accordo nell’esaminare la proposta di delibera.
Secondo le opposizioni -che, almeno, hanno motivato la loro scelta- non era possibile discutere della variante per carenza di informazioni e di approfondimenti su punti discussi in Commissione.
Invero, la carenza di informazione e di dibattito ha caratterizzato l’intera vicenda; eppure un argomento così importante, certamente per l’Azienda Ospedaliera ma anche per l’intera Città, avrebbe meritato un coinvolgimento informativo e partecipativo il più ampio possibile, considerato che la variante riguardava (e riguarderebbe) un Ospedale che costituisce il fiore all’occhiello della Città e determinava (e determinerebbe) una modifica sostanziale in termini di viabilità e parcheggi di una vasta zona della Città.
Si potrebbe obiettare: il Consiglio avrebbe adottato la variante alla quale avrebbe fatto seguito la pubblicazione con la possibilità per tutti di presentare osservazioni per poi giungere alla definitiva approvazione.
Il sistema ha da tempo introdotto, anche normativamente, forme partecipative allargate che si affiancano alle tradizionali forme segnate dalla scansione adozione/approvazione. Segno evidente della considerazione di un livello di partecipazione avanzato, in linea con l’affermazione di una democrazia effettiva.
Tanto più in una fase storica che vede l’assenza dei così detti “corpi intermedi”, quali erano i partiti che fungevano da canale di informazione e di dibattito e quindi di collegamento tra eletti ed elettori.
Il rinvio disposto dalla Presidente consente, comunque, di recuperare questo importante momento partecipativo. Vedremo cosa accadrà, mentre il nostro Giornale continuerà ad ospitare chi vorrà intervenire sull’argomento.
Tricase - La Presidente del Consiglio Comunale, Rosanna Zocco, comunica che il Consiglio Comunale di oggi mercoledì 23 ottobre - ore 16 , per la trattazione del seguente argomento: Approvazione progetto per la realizzazione dell’ampliamento del Pronto Soccorso e della Piastra dell’Ospedale Cardinale Panico. Adozione della variante urbanistica e successive determinazioni, è rinviato ad altra data
di Alfredo SanapoAlcuni mesi fa, vi sarà senz'altro capitato di leggere sugli appositi spazi della nostra città alcuni manifesti da morto particolari. I nomi dei defunti sono improbabili, le loro foto non rappresentano volti umani ma alberi e le età di morte fanno impallidire il recordman Matusalemme (969, Genesi 5:27). Avrete sicuramente capito che si tratta di deceduti a noi molto cari, perché parte indissolubile del nostro vissuto, della nostra storia e del nostro paesaggio.Addio Nociara Salentina di anni 1060, Perenzana di Alessano di anni 347, Cellina di Nardò di anni 932. Trattasi dell'iniziativa di Save the Olives Onlus su tutto il territorio regionale per formare, informare ed educare alla necessità di alcuni innesti per salvare gli ulivi colpiti da Xylella fastidiosa senza ricorrere al loro abbattimento.Ed è strano come proprio nello stesso periodo, alcuni opportunisti, sull'onda emotiva, propongano "miracolosi" protocolli salva-olivo, secondo i quali basta agire sulle condizioni fisiologiche della pianta per diminuire la probabilità di infezione da Xylella.Alcune ditte che si occupano di agricoltura, botanica o giardinaggio, per motivi di marketing o per convinzione reale, hanno aderito a questi protocolli. Essi constano di procedure che, se seguite, avrebbero effetti curativi sulle parti lesionate dell'albero d'ulivo.A titolo esemplificativo, parlerò di un protocollo-tipo del quale, in breve, descrivo l'applicazione. È una combinazione di due componenti. La prima è una soluzione di sali minerali da applicare sulla parte aerea della pianta, nelle diluizioni e nelle cadenze indicate, allo scopo di migliorarne la fisiologia: capacità di assorbire e utilizzare nutrienti, aumento della capacità fotosintetica e metabolica della pianta, etc..La seconda componente è un triturato di pietra vulcanica ad elevata capacità di trattenere acqua: bonificandolo e strutturandolo con questo prodotto, si riporterebbe il terreno ad uno stato vergine tale da rinforzare l'apparato radicale della pianta.Nel protocollo-tipo sono raccomandate alcune buone pratiche per incrementare la sostanza organica (aggiunta di humus di lombrico o letame e l'utilizzo del sovescio). Vengono anche consigliate la potatura chirurgica delle parti secche, la disinfezione dei tagli sulla pianta e l'allontanamento del rami potati che potrebbero essere luogo ideale per la crescita di larve di insetti potenziali serbatoi di fito-infezioni.Quanto illustrato parte dal presupposto che una pianta con sana e robusta costituzione difficilmente si ammala. Basterebbe agire positivamente sulle condizioni fisio-pedologiche della pianta per diminuire la probabilità di contrarre un'infezione.Le mie perplessità su questo approccio sono alimentate da un principio della Microbiologia dal quale risulta che l'agente infettante ha l'interesse affinché l'ospite sia in buone condizioni di salute: paradossalmente, peggio stanno gli ulivi, peggio sta il batterio. Pertanto, a mio avviso, la cura per la Xylella non può prescindere dalla ricerca di un antibiotico e non può passare solo dalla prescrizione di buone prassi colturali.In passato, si è visto che nella scienza non basta partire da premesse date per scontate, per giungere a conclusioni congrue: è opportuno procedere attraverso ragionamenti puntigliosi vagliati da osservazioni sempre verificabili.Il pericolo è cadere nell'errore in cui incappò il dott. Bonifacio negli anni '70 che brevettò l'omonimo siero: partendo dal presupposto che le capre non si ammalano di tumore, egli ideò un estratto di urine e feci di ovino, opportunamente trattate, da inoculare in pazienti oncologici a fini curativi. I risultati della sperimentazione furono opposti a quelli attesi. Nonostante il parere negativo della comunità scientifica, "Oncologia Bonifacio" continuò a essere distribuita e il brevetto venne depositato.Da profano del settore, il mio timore è che con i protocolli di cui sopra si voglia fare pressione su chi ha uliveti molto estesi e campa di attività olearia. Non vorrei che occulti poteri giocassero sulla loro emotività infondendo il timore che la politica di espianto seguita dalla Regione Puglia possa essere stata tutta sbagliata e che ciò avvenga insinuando nelle persone dubbi più legati a calcoli di natura economica ed elettorale ché ancorati ai risultati della scienza.Questo dubbio mi sovviene dal momento che tali protocolli non sono validati da studi scientifici da poter leggere all'interno del circuito ufficiale delle riviste specializzate.Dunque, vogliamo giungere a un epilogo definitivamente positivo alla vicenda Xilella attraverso l'ordinario raziocinio scientifico? Oppure vogliamo continuare a seguire un "protocollo emotivo" che illuda le persone facendo leva sulle loro inquietudini e sui loro sentimenti?
di Giuseppe R. PANICO
Finita l’estate, l’industria nautica torna in campo, con i suoi tanti nuovi modelli di imbarcazioni a vela o motore. Da Genova a Brindisi è un susseguirsi di saloni ed esposizioni di barche da sogno. Lo spettacolo, con centinaia di vele, della Barcolana a Trieste e i tanti passaggi di yacht e superyacht al largo della nostra costa ci indicano come l’andar per mare sia diventata una attività molto diffusa, di alto e altissimo profilo economico e tecnologico ma che trova poco spazio nel nostro porto.
Coppa America e Luna Rossa lasciano poi increduli nell’osservare come le barche partecipanti volino sulle onde ben più velocemente del vento che le spinge. Un paese costiero come Tricase non può che guardare con maggiore interesse a tali eventi e non più frenare il suo sviluppo economico, nautico e turistico.
Non basta vivere di rendita sul dinamismo costiero del passato che ha portato alla seconda darsena del porto, a una vasta adiacente area per attività nautiche a secco e a tanti adiacenti nuovi locali per pertinenti attività (area e locali poi adibiti a ben altri usi). Come anche, a Marina Serra, di un porticciolo (chiuso ormai da anni e svalutazione di tale marina) e di una meravigliosa piscina” naturale”, ben frequentata anche d’inverno.
Non è mancata la progettazione di ampi parcheggi a mezza costa e di un tratto di litoranea alta per evitare il crescente transito per Tricase Porto. Progetti poi non realizzati anche per il sopraggiungere di una politica e cultura conservatrice/museale estranea ad ogni nuovo sviluppo, compreso quello di una più diffusa residenzialità costiera o verso la costa. Situazione ancor più grave per la perdurante mancanza di un moderno PUG e per un Piano Coste dimostratosi inefficace.
Stagnazione, se non regresso, a fronte di un crescente multiforme turismo nautico/ balneare/costiero, con improprio uso e disuso di quanto realizzato in passato, come anche per l’insicurezza portuale dovuta alla balneazione in tali acque. Una attività, quest’ultima, che, pur vietata, è ampliamente tollerata” a beneficio della utenza locale, ma che allontana un più esigente turismo nautico e balneare.
Se con tale status non ci si avventura nell’investire in qualche nuovo hotel, come di recente riportato da “Il Sole24 Ore”, sembra anche difficile che lo sviluppo nautico (e costiero) possa far breccia su pensieri e poteri dominanti. Un comparto di eccellenza, quello nautico, per l’industria italiana, con un elevato apporto al PIL nazionale e che non può che contare su una crescente disponibilità di posti-barca e qualità dei servizi.
Ogni posto-barca occupato genera circa tre unità lavorative (progettazione/costruzione scafi e motori-commercializzazione-assistenza-gestione porti etc.) e la ricaduta di almeno un’altra unità sulle rimanenti attività turistiche costiere. Una sensibilità che, anni fa, ha portato una nostra scuola ad attivare corsi professionali sulla economia del mare e dunque anche per nautica e turismo.
E questo mentre un vasto (e controverso) progetto per la protezione del nostro porto con un lungo molo foraneo (6 milioni di euro), ma senza nuovi posti barca, veniva poi cestinato. Sembra ora prossimo l’avvio dei lavori di dragaggio dei fondali del porto, nella speranza che non ci riporti né alle vicende del dragaggio del secolo scorso (con ritorno in porto, alla prima mareggiata, dei materiali dragati e scaricati poco fuori) né alle lungaggini e disagi degli attuali lavori in paese.
Di nautica/balneazione/turismo si è già parlato più volte sul Volantino, sia per la attivazione di porti a secco per nautica minore a Tricase Porto e Marina Serra, sia per una nuova grande piscina naturale nell’ampio pianoro sul retro di Punta Cannone (con soprastante parco e parcheggio), del recupero (previo dragaggio e ormeggio occasionale di imbarcazioni maggiori) della banchina Nord (ora invasa dai bagnanti), delle necessarie discese a mare sui tanti tratti di bassa scogliera (come quella antistante la rotonda) e di un allungamento/rafforzamento della attuale barriera di tetrapodi.
Un ampio piano costiero, dunque, per una Tricase, il più grande comune costiero del Sud Salento d’ Oriente, che voglia farsi più grande, vogando e navigando verso il suo futuro e non solo galleggiare fra i crescenti limiti del suo modesto presente.
di Pino GRECO
Una segnalazione giunge in redazione dal centro storico di Tricase: “In via San Demetrio bisogna smantellare una parte della superficie già esistente, ripristinare il servizio idrico e riposizionare la pavimentazione”. Abbiamo contattato l’ingegnere comunale Vito Ferramosca: “L’autorizzazione da parte dell’ autorità idrica pugliese è avvenuta oltre i termini previsti per il completamento di via San Demetrio. Noi abbiamo proseguito con il programma dei lavori in attesa dell’autorizzazione. Quindi si è sovrapposto su via San Demetrio una pavimentazione lunga circa 10 metri rispetto a quello che necessita per lo stacco di via Orlandi”.
In pratica, i lavori in via San Demetrio continuano ( siamo all’altezza della gioielleria Bortone), bisognerà smantellare una parte della superficie già esistente (all’altezza dello studio fotografico Teo), consentire all’acquedotto pugliese di realizzare lo stacco della rete idrica, che servirà in via Orlandi e riposizionare la pavimentazione in via San Demetrio
Nella foto il riquadro rosso indica le vicinanze dell'area che dovrebbe essere smantellata per consentire all’acquedotto pugliese di realizzare lo stacco della rete idrica