di Alessandro DISTANTE
Nel numero di questa settimana un po’ di tutto: dalla notizie sulla rampa del pronto Soccorso dell’Ospedale Panico ad una ampia analisi sulla storia e le prospettive del Nosocomio; da alcune considerazioni sulle iniziative natalizie ai progetti di opere pubbliche comunali; dai severi giudizi sul commissario Fitto ai volti nuovi e noti per le prossime amministrative; dall’antico mestiere del ferracavaddhi alla concessione in uso del caicco Portus Veneris, senza trascurare lo sport, il cinema e le iniziative di solidarietà proprie del Natale. Insomma di tutto e di più.
Se si volesse cogliere un filo comune -ed è doveroso per un direttore editoriale che si rispetti- si potrebbe dire che accadono tante cose ma c’è molto poco dibattito.
Emblematica la vicenda della rampa del Pronto Soccorso dell’Ospedale (Greco a pag. 2). Un progetto che avrebbe cambiato l’assetto urbanistico di una parte della Città ma che non ha avuto l’onore di un pubblico dibattito. Bene ha fatto l’Azienda Ospedaliera a parlarne nel corso di un importante convegno tenutosi a Tricase (Ricchiuto a pag. 5).
Molto male ha fatto il Comune a non parlare alla Città del “merito” di quel progetto, fermandosi alle schermaglie politiche. Si è arrivati al poco comprensibile rinvio della seduta consiliare, che era stata appositamente convocata per approvare il progetto in variante allo strumento urbanistico, salvo poi constatare che a quel rinvio non ha fatto seguito alcuna successiva seduta consiliare, insomma un rinvio sine die. Colpa delle minoranze? Colpa della maggioranza? Quel che è certo è che il massimo organo di rappresentanza della popolazione non ha neppure affrontato l’argomento.
Tanto meno la questione ha avuto la dignità di essere trattata in qualche incontro organizzato dai così detti corpi intermedi, quali sono i partiti e movimenti. Nessuno, ufficialmente, ha preso posizione, se non per dare la colpa all’avversario di turno.
Eppure c’era tanta materia di discussione, come dimostrato proprio da questo giornale che pubblicò, due volte, un progetto alterativo con rampa all’interno dell’area già di pertinenza dell’Ospedale. Una soluzione che oggi sembrerebbe essere quella per la quale ha optato l’Azienda Ospedaliera Panico e che quindi ben poteva essere la base per un confronto, per verificare se fosse (ed oggi se sia) la soluzione migliore oppure se quella originaria dell’Ospedale non fosse da preferirsi.
Ed invece: silenzio, fino al punto che tutti ne escono sconfitti. L’Ospedale che non ha visto neppure discussa e votata la sua proposta; il Consiglio comunale che non è riuscito a discutere sulla prima o su altre proposte; la Città che ha perso un’occasione per dibattere sul suo futuro che, come il presente, ha nell’Ospedale Panico il suo fiore all’occhiello per le cure e perché fonte di reddito per tante famiglie.
C’è da chiedersi: e la tanto sbandierata politica della partecipazione? O, meglio, c’è da chiedersi: e la politica?
di Vincenzo ERRICO
Negli ultimi anni, in seguito a numerosi provvedimenti, riforme e decreti, la competenza sanitaria del sindaco, quale massima autorità a livello territoriale, si è notevolmente ridotta. Pur tuttavia rimane ancora una figura apicale cui far riferimento per la protezione sociale dei cittadini. Compito di un Sindaco sarebbe agire, controllare, e soprattutto “rivendicare” la presenza di servizi sul territorio. Presenza resa ancor più indispensabile dall’applicazione rigida del modello aziendalista alla sanità pubblica, che ha portato ad un accentramento dei servizi in poche strutture, spesso difficilmente raggiungibili da persone anziane, non automunite o non autosufficienti. Partendo dal presupposto che l’ospedale, laddove si ha la fortuna di averne uno nella propria città, non è e non dovrebbe essere l’unica sede in cui si tutela la salute del cittadino, e riflettendo sull’attuale situazione sanitaria, con lunghissime liste di attesa e conseguente affidamento alla sanità privata, emerge chiaramente l’importanza di una forte interazione tra Sindaco e Asl.
Un primo passo di una Amministrazione efficiente, secondo noi di Tricase Insieme, potrebbe essere la consultazione periodica delle rilevazioni del OIS (Osservatorio sulle buone pratiche di Integrazione Sociosanitaria) per identificare e focalizzare quelle forme di integrazione tra Asl e territorio che possano essere più idonee per la nostra città.
Il passo successivo, come già avviene per molti comuni limitrofi, sarebbe un impegno amministrativo/politico finalizzato al coinvolgimento dell’Asl nella realizzazione di CASE DI COMUNITA pilastri fondamentali, previsti dal PNRR.
Cosa sono le CASE DI COMUNITÀ?
Sono il luogo fisico, di facile individuazione, al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria, come le cure primarie, l’assistenza domiciliare, la specialistica ambulatoriale, i servizi infermieristici e di prenotazione, l’integrazione con i servizi sociali, la partecipazione della comunità.
Se poi, alle case di comunità si affiancasse la realizzazione della città di prossimità, (un esempio per tutti è Milano 15 minuti) un modello ad esse strettamente correlato che mira a migliorare la qualità della vita dei cittadini attraverso una forma di sviluppo urbano e sociale più sostenibile e inclusivo, si potrebbero assicurare ai cittadini tutta una serie di servizi sanitari, sociosanitari e sociali, facilmente accessibili a tutti.
A chi potrebbe replicare sostenendo la mancanza di fondi, rispondiamo che se le istituzioni fossero in grado di gestire correttamente i processi di transizione, finanziati dal PNRR, vi sarebbe la possibilità di realizzare anche a Tricase “comunità curanti”, attraverso un lavoro sinergico tra servizi sociali e sanitari, tra soggetti pubblici e del privato sociale, tra le istituzioni del territorio e le differenti professioni. Tramite l’attivazione di questi processi partecipativi, costruiti anche intorno alla co-progettazione dei cittadini- si potrebbe innalzare il livello di qualità della vita delle persone e il benessere delle comunità.
di Giovanni CARITÀ (Capogruppo Consiliare “Tricase, che fare?”)
L’attuale Amministrazione comunale della nostra città, guidata dal sindaco De Donno e dalla sua Giunta, e sostenuta da alcuni consiglieri comunali, può essere rappresentata iconograficamente con una foto dei lavori in via San Demetrio.
Pensati con una progettualità che voleva farne della strada in questione l’emblema della rinascita del centro storico, i lavori in via San Demetrio e dintorni, con il passare del tempo, si stanno rilevando sempre più un disastro, da molteplici punti di vista. Progettata, finanziata e cantierizzata ormai da diversi mesi, una tra le strade più importanti del centro storico è oggi oggetto di valutazioni più o meno condivisibili. Presenta, infatti, palesi e inopinabili criticità: lampioni non consoni con il contesto, marciapiedi inguardabili, avvallamenti più o meno visibili, un enorme dislivello nel bel mezzo della stessa e uno scivolo lungo circa venti metri impraticabile e pericoloso per i pedoni, soprattutto disabili, anziani e bambini (forse un maldestro tentativo di stalli improvvisati per automobili e/o per carico e scarico merci).
La strada, ancora chiusa con ordinanza sindacale, è finita negli ultimi giorni tra i tanti post di alcuni esponenti di maggioranza che, come nulla fosse, ne praticavano il transito pur essendo ancora area di cantiere.
Perché è accaduto tutto questo? La risposta è semplice: per la fretta di fare, di dimostrare di aver fatto, di essere vincenti.
Stessa fretta di fare e, soprattutto, di vincere le elezioni che portò nel luglio del 2020 espressioni politiche eterogenee a mettere in piedi un cartello elettorale con un unico obiettivo: vincere. Operazione riuscita sul piano del risultato, non vi è dubbio, ma rivelatasi già dopo pochi mesi un sciagura per la governabilità della città.
Nonostante gli errori, gli inciampi, più o meno prevedibili, il sindaco, con ciò che resta di quella compagine elettorale, sta procedendo verso l’ambìto traguardo, che consiste nella conclusione del mandato e nella conseguente ricandidatura alla prossima tornata elettorale. Forse avrebbe fatto bene a fermarsi prima, un anno e mezzo fa, quando il Partito Democratico, unica forza politica a sostenerlo, ha abbandonato la maggioranza per approdare, di fatto, fuori dalle istituzioni. Invece no! Il sindaco è andato avanti per la sua strada, un po' come sono andati avanti i lavori in via San Demetrio, nonostante tutto.
La caparbietà pare averlo premiato, almeno per ora. Superate le festività natalizie, foto e video auto celebrativi compresi, l’amministrazione De Donno si avvierà verso la scadenza di fine mandato, presumibilmente ottobre 2025.
Quello che accadrà nel prossimo autunno, tuttavia, non dipenderà esclusivamente dalle scelte di De Donno. Tante sono le variabili che potranno determinare il futuro della nostra città. Una di queste variabili, per esempio, potrebbe essere la compagine tutta salentina denominata CON, che governa la Regione Puglia assieme al PD, e che ha nella figura di De Donno il massimo esponente nel sud Salento. Che farà CON? Lo scopriremo vivendo. Altre variabili potrebbero segnare il domani prossimo venturo di Tricase. Tutte variabile che incideranno pesantemente sulle scelte da compiere, soprattutto se la politica cederà nuovamente il passo alla fretta e, peggio ancora, all’inseguimento della vittoria elettorale ad ogni costo.
C’è una strada diversa da praticare? Certamente! È una strada in salita, che richiede fatica, ascolto, condivisione, tempo. Ecco, questa strada è quella che una possibile coalizione alternativa a De Donno ha l’obbligo di intraprendere, facendo attenzione alle uniche vere variabili che in politica fanno da sempre la differenza: la tempistica e la credibilità.
di Pino GRECO
A proposito di Tricase al buio…
Alcuni cittadini ci segnalano una cena a luci soffuse o spente…in mezzo al parco di via Pirandello: “ Le luci soffuse sono un ingrediente fondamentale di una cena romantica. L’effetto “ lume di candela” crea senza dubbio l’atmosfera giusta…”.
Che dire una serata intensa ed emozionante…
di Giuseppe R. PANICO
Fra guerre che già insanguinano l’Europa, altre guerre che avanzano in Medio Oriente, (ora anche in Siria), altre ancora che si temono nel Pacifico (USA-Cina), nuove crisi coreane, clandestini che preferiscono integrarci e non farsi integrare, sindacati che intendono rivoltare i ‘Italia e fabbriche di auto che chiudono, sembra che pace e tranquillità, ricercate da tutti, almeno a parole e soprattutto a Natale, continuino a stare ben lontane. In paese, dovremmo essere comunque un po’ contenti nel sapere che la nostra linea ferroviaria, in aggiunta all’allargamento della SS 275, verrà elettrificata e la stazione ammodernata.
Ma con fondi PNRR, presi a prestito dall’Europa per fini produttivi e, dunque, da restituire con i dovuti interessi. Contenti lo saremmo ben di più se qualche esperto in materia ci illustrasse, con evidenti dati e concrete analisi, a quanti potrà servire tale ammodernamento, visto, peraltro, che la popolazione si riduce e invecchia, pendola molto meno verso Lecce e viaggia su gomma.
Si va, dunque, nel mantenere nel Sud Salento, carrozze e stazioni deserte, enormi vincoli territoriali ed urbanistici ed ingenti sprechi. Da noi, poi, l’alta massicciata ferroviaria è come una muraglia cinese che tiene ben separate le frazioni di Tutino e S. Eufemia. Separazione mai mitigata, in tanti decenni, né da un passaggio a livello meno duraturo, né da un ampliamento della prospicente viabilità, (ristretta, subito dopo il passaggio a livello, verso S. Eufemia e assenza di marciapiedi).
Lo stretto varco sotto il ponte di Tutino ci immette poi in una urbanistica da tempo antico e con difficile transito. Due scarni e ben lontani accessi, dunque, da/per due antiche comunità ed una vastissima, inutilizzata e recintata area ferroviaria che quasi nessuno frequenta. Per cultura diffusa o interessi, pare che non siamo molto portati a dibattere sul futuro, come anche sull’uso del nostro pubblico denaro e pubbliche risorse. E così quei pochi ragazzi che facciamo venire al mondo, da sempre meno coppie e matrimoni, e che spesso poco educhiamo e formiamo, in gran parte ci abbandonano diretti altrove.
Luoghi e città ove dinamismo e lungimiranza hanno già fatto buon uso anche delle aree ferroviarie in eccesso, come l’area di Porta Romana a Milano. Del PUG si parla tanto, quasi come della pace e, come questa, tutti lo vogliono ma in tanti lo ostacolano o ritardano. E così, nemmeno quest’anno, né i Re Magi né Babbo Natale, ci porteranno in dono pace e PUG. Forse la Befana che, con più tempo, più anziana, più povera e più avveduta e arrivando su una scopa, sarà più lesta a spazzar via cattivi e cattiverie, spreconi e ciarlatani. Intanto, alzando gli occhi al cielo, vediamo che ci crollano addosso i Cinque Stelle, con i loro “Vaffa” e le loro comiche, come pure, ben più disastrosamente, gli “Stellantis” con le loro auto.
Sperando, almeno a Natale in quel mondo migliore che nessuno pare capace o ben deciso creare, non ci resta che Palazzo Gallone. Per un mondo almeno in effige, grazie a nuovi Michelangiolo, Raffaello, Caravaggio od altri che in erba, con nostri mille euro per l’acquisto di qualche centinaio di bombolette a colori, avranno come tela, un bel muro in paese da trasformare in opera d’arte.
Speriamo che attiri più turisti, ora avvantaggiati, sempre a nostre spese, anche da un bel pullmino elettrico. Intanto, se i binari morti o moribondi dovranno sopravvivere, anche a ricordo degli scandali FSE del passato e della moderna lungimiranza, potremmo, almeno, provare a… “rivitalizzarci”, se non verso l’agognato mare, almeno verso Tutino e S. Eufemia.
Con un sottopassaggio carrabile a doppia corsia e marciapiede, a prosecuzione del Viale della Stazione, Faciliterebbe il collegamento con le due frazioni ed oltre, l’ingresso in paese e verso piazza Cappuccini e snellirebbe via Roma.
di Alfredo SANAPO
"È Natale, la festa più bella di tutte" - molti di noi hanno scritto alle elementari come pensierino sulle festività invernali. Le immagini di un Natale "nordico", fatto di fiocchi di neve, slitte sfreccianti su strade di ghiaccio magari trainate da renne, da tempo sono ormai uno stereotipo affibbiato ad una delle maggiori feste cristiane. Allora, ci prepariamo con addobbi fatti di luce e abeti per ricreare un'atmosfera tutta lappone. E siccome Tricase si trova in Finlandia, per l'ennesima volta viene allestita una pista di pattinaggio su ghiaccio in Piazza Cappuccini, perfettamente in linea con le migliori tradizioni sportive scandinave. Indubbiamente, il nostro Ente da qualche anno ha una vocazione di scivolatore: invero, l'attuale Amministrazione - al pari di quelle precedenti che in passato hanno sostenuto l'iniziativa (dal 2016) - ha certamente fatto uno scivolone forse più per leggerezza che per cognizione di causa.
La pista, allestita il 1º dicembre, dovrà essere attiva a partire dall'8 dicembre e - come gli anni scorsi - non sarà realizzata con ghiaccio sintetico, ma con ghiaccio artificiale ottenuto per congelamento dell'acqua. Secondo la delibera di Giunta n. 261 del 14/11/2024, il Comune si farà carico della fornitura idrica per la realizzazione ed il mantenimento del manto ghiacciato. Considerato che la pista occupa 200m² e, affinché sia resistente e sicura, lo spessore del ghiaccio deve essere di almeno 5cm, sapendo che 1.000 lt di acqua equivalgono a 10cm di ghiaccio su un'area di 10m², per coprirla per intero occorrono circa 10.000 lt d'acqua.
Ma siamo in Puglia, dove il clima a causa del riscaldamento globale è divenuto siccitoso quasi al pari del deserto di Giudea e, pertanto, la risorsa acqua diviene preziosa perché rara. Infatti, il 29 novembre 2024 su Facebook l'utente "Città di Tricase" è con l'utente "Antonio De Donno Sindaco" e consiglia di evitare gli sprechi, perché "le scarse piogge [...] da cui si approvvigiona AQP stanno riducendo [...] la disponibilità idrica del nostro territorio. La quantità di acqua disponibile potrebbe presto essere insufficiente a soddisfare appieno la domanda [...] ogni goccia è fondamentale per superare la crisi idrica".
Tenendo presente che in Italia ogni persona consuma in media circa 215 lt di acqua al giorno, la pista assorbe il fabbisogno quotidiano di 46 persone. Perciò, per adeguarci alle direttive anti-spreco del Comune, si sarebbe potuta montare una pista con ghiaccio sintetico, cioè realizzata in plastica polietilenica ad alta densità, la quale simula le proprietà di scivolamento del ghiaccio tradizionale: questo avrebbe permesso di azzerare il consumo di acqua e di abbattere drasticamente l'erogazione di corrente elettrica.
Sempre nella delibera n. 261, se i costi di costruzione e manutenzione della pista gravano sulla ditta Montenero Stiv SAS, l'ente comunale si accolla i consumi di energia elettrica mediante la messa a disposizione del contatore di rete già presente in loco. Per avere un'idea della spesa, in una pista di pattinaggio artificiale il consumo medio giornaliero della corrente è di circa 3 kWh/m². Applicando l'attuale prezzo medio dell'elettricità alla pista per un mese (8 dicembre - 7 gennaio) e aggiungendo le spese elettriche accessorie, il costo energetico complessivo si attesta intorno a qualche migliaio di euro. Ma, oltre al danno la beffa, in quanto nel contempo ciò corrisponde all'emissione di circa 5,5 tonnellate di CO2 nell’atmosfera.
Si aggiunga, poi, che l'Amm. Comunale dona 1.500 biglietti agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado dei plessi scolastici situati nel territorio comunale al prezzo calmierato di 7€ (totale 10.500€). Al di là dei costi, quale esempio di educazione sulla sostenibilità ambientale, sulla tipicità del territorio e sull'ottimizzazione delle risorse si intende dare ai cittadini del futuro, se un Comune continua a proporre un'iniziativa insostenibile, decontestualizzata e sconveniente? E tutto questo nella consapevolezza che, in nome dei valori dello sport e dei benefici dell'attività motoria, si poteva potenziare l'esistente ma dimenticata pista di pattinaggio, stavolta a rotelle in Piazza Marinai d'Italia e adatta anche per gli amanti di monopattini e skateboard.
"A Natale sono tutti più buoni" - scrivevamo sui banchi di scuola. E saremmo potuti esserlo davvero, se il contributo pubblico destinato per "squariare" i nostri ragazzi fosse stato dirottato verso settori più urgenti come la lotta all'indigenza, al disagio e all'esclusione sociale. Ma, intanto, con la delibera n. 254 del 04/11/2024, si autorizza l'acquisto di 100 bombolette spray per comporre murales presso lo stadio S. Vito...
Triste storia di una campagna di marketing
di don Pierluigi NICOLARDI
Che l’anno civile sia stato ridotto ad una continua rincorsa alla festa da commercializzare non è una novità per alcuno; basta dare una occhiata alle vetrine degli esercenti per accorgersi che, finita una festa, se ne fa un’altra, cristiana o meno che sia. Da Natale in poi si inseguono feste e occasioni commerciali senza soluzione di continuità; si sono introdotte tradizioni estere delle quali non ne conosciamo neppure l’origine, al fine di sostenere (spingere, in realtà) all’acquisto; si pensi al black friday, legato al giorno del ringraziamento americano.
La vecchia regola dell’economia classica secondo la quale è la domanda a generare offerta è stata ribaltata: la sovrapproduzione di beni e servizi genera una domanda anche quando questa non ha un legame con il soddisfacimento di un bisogno. È la logica del consumismo.
Il Natale, sul piano commerciale, è la regina delle feste. Strade e vetrine si illuminano; le città – almeno quelle turisticamente più in vista – fanno a gara a costruire addobbi e villaggi di elfi, renne e babbo Natale, riducendo il Natale ad una festa di regali. Nulla di nuovo, certamente; nulla di cui stupirsi o indignarsi.
Non fosse che… a Maglie, sullo storico palazzo che ospita il noto store Candido, è apparsa tra le luminarie la scritta “Believe in good over God”, ossia “Credi nel bene piuttosto (al di là di) che a Dio”. La proprietà del marchio ha subito tenuto a specificare, dalle pagine del Nuovo Quotidiano di Puglia, che la frase vuole essere un inno al bene universale, un appello a credere nei valori, sganciati da ogni “credo”; da Casa Candido, tra l’altro, fanno sapere che la campagna di marketing è volutamente provocatoria e, di fatto, ha provocato reazioni soprattutto sui social.
Il messaggio, che emerge a caratteri cubitali come l’installazione su palazzo Candido, è che del Natale ciò che resta – forse – sono valori… commerciali; quella campagna di marketing svuota di ogni riferimento religioso questo tempo, riempendolo solo di consumismo.
Credi nel bene e, se hai il portafoglio pieno, COMPRA!
Buone feste, qualsiasi esse siano!
La sig.ra Mimina Alcaino è stata la mia maestra, seppure per un solo anno, ed è stata la maestra dei miei figli. Ma è stata, per chi l’ha conosciuta, la maestra per tutta la vita, o, meglio, è stata maestra di vita.
Sempre aggiornatissima su tutto quello che accadeva, grazie alla lettura quotidiana della Gazzetta, era una donna moderna, mai spiazzata di fronte al mutare dei tempi. Era una Maestra, abituata a leggere in profondità i suoi alunni e tutti quelli che con lei si rapportavano. Non si fermava alle apparenze, andava in profondità, al di là delle mode e dei linguaggi.
Era una donna intelligente e sempre piena di quella freschezza che le veniva dal suo essere eternamente giovane. Lo vedevi come aveva cura della sua persona, elegante ed impeccabile.
Il rapporto con gli alunni ha attraversato tutta la sua vita; è stata la sua missione, vissuta anche con profonda motivazione di impegno cristiano; faceva la maestra per amore e diveniva la maestra-madre per tutti.
Una persona che, malgrado gli anni, viveva di futuro perché aveva nel cuore la giovinezza delle tante generazioni di suoi allievi che, oggi, la piangono e la ricordano, fortunati di aver avuto la gioia di conoscerla.
di Cosimo RIZZO
I "gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente" (AUC) sono composti da titolari di punti di connessione situati all’interno dello stesso edificio. Il principale contesto di applicazione di questa configurazione è, quindi, il condominio.
L’installazione di un impianto fotovoltaico collegato alle parti comuni consente all'AUC di ridurre i costi della bolletta elettrica condominiale e, al contempo, di generare benefici per i singoli condòmini che aderiscono all’iniziativa. I vantaggi di questo sistema sono molteplici: da un lato, vengono ridotti i consumi delle parti comuni, come quelli per l’alimentazione degli ascensori o delle utenze centralizzate; dall’altro, i condòmini aderenti beneficiano di un contributo diretto, proporzionale all’energia autoconsumata, grazie agli incentivi previsti dal GSE.
Gli amministratori di condominio ricoprono un ruolo fondamentale nel sensibilizzare i condòmini e nel proporre queste soluzioni durante le assemblee, grazie alla loro maggiore conoscenza del tema rispetto ai privati cittadini.
Rispetto alle comunità energetiche, la creazione di un gruppo di AUC risulta più semplice e meno onerosa. Infatti, non è necessario costituire un soggetto giuridico separato, con i relativi costi. Il condominio stesso è già un’entità giuridica idonea, e le spese possono essere incluse nei bilanci condominiali gestiti dall’amministratore. Inoltre, i confini di queste configurazioni sono limitati al condominio e alle sue unità abitative, semplificando ulteriormente il processo.
Tra i principali benefici figurano l’utilizzo di energia rinnovabile a chilometro zero, la riduzione dei costi energetici e le tariffe incentivanti del GSE, che riconosce un incentivo di circa 110 euro/MWh sull’energia condivisa per 20 anni. Inoltre, queste configurazioni favoriscono l’elettrificazione dei consumi, ad esempio tramite l’installazione di punti di ricarica per veicoli elettrici o la sostituzione di generatori di calore con soluzioni in pompa di calore.
Un ulteriore vantaggio è l’economia di scala: un unico impianto fotovoltaico condominiale può ridurre i costi specifici per kilowatt e massimizzare i benefici per tutti i partecipanti.
Non è obbligatorio che tutti i condòmini aderiscano al gruppo di autoconsumo, ma è necessario che la maggior parte di essi dia il proprio consenso. Per questo motivo, le configurazioni più comuni riguardano piccoli condomìni, con 6-10 unità abitative, dove è più facile proporre l’intervento e raggiungere un accordo tra i condòmini. Si parla di "maggioranza" perché la configurazione più diffusa non coinvolge l’intero condominio, ma solo i condòmini che decidono di investire nella creazione del gruppo di autoconsumo, per poi dividersi i benefici derivanti dalla produzione di energia.
In termini di configurazione, il gruppo di autoconsumatori può essere basato su un impianto fotovoltaico condominiale o su uno o più impianti privati di proprietà dei condòmini, che scelgono di mettere a disposizione della collettività la propria installazione. In alternativa, è possibile adottare una combinazione di queste opzioni.
Informazione promozionale cell. 39 349 1678 196 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
di Pino GRECO
Il 28 giugno 2021, un devastante incendio polverizzò un cantiere nautico nelle vicinanze dell'ex capannone Adelchi - nella zona industriale di Tricase- Miggiano- Specchia.
Sono passati più di 3 anni e i residui del grande incendio sono ancora lì.
Nessuna bonifica, nessun intervento: tutto è rimasto immutato.
“L'area meriterebbe un intervento per evitare che possano sorgere altri problemi sulla salute degli esseri umani ed animali”, ci fa sapere un professionista esperto del posto
Il PNRR finanzierà, in gran parte, un complessivo intervento di rilancio delle Ferrovie del Sud Est.
In questi gironi hanno avuto il via i lavori di trasformazione di venti stazioni che diventeranno in hub intermodali. Tra queste venti stazioni, anche quella di Tricase.
Ma che cosa è l’hub intermodale?
E’ una stazione che diventa punto di collegamento tra più mezzi di trasporto; ci sarà un parcheggio per le auto, così che i viaggiatori possano lasciare la loro vettura e proseguire in treno; un parcheggio per gli autobus ed ogni stazione avrà anche un’area dove lasciare le biciclette. Sarà così possibile giungere in stazione sulle due ruote.
Il tutto all’insegna della diminuzione del traffico automobilistico e della scelta più ecologica.
E’ poi previsto l’innalzamento dei marciapiedi in maniera tale che i viaggiatori possano accedere senza ostacoli alle vetture, un po' come accade sulle linee delle metropolitane cittadine.
Per quanto riguarda la linea Lecce-Zollino-Gagliano del Capo -e che quindi interessa Tricase- sarà studiato un nuovo orari con maggiori frequentazioni su Lecce e Maglie.
L’investimento complessivo è di circa 600 milioni di euro e, di questi, 400 milioni rinvengono dai fondi del PNRR.
Ciò significa che i tempi entro i quali i lavori dovranno essere completati sono quelli di giugno 2026.
Si sta intanto lavorando per la elettrificazione delle linee compresa quella che passa per Tricase