Due gare. Due sconfitte.

Due risultati negativi per il calcio e la pallavolo 

L'Atletico Tricase Calcio è stato sconfitto al San Vito dal Mesagne per 0-1

La Libellula Fulgor Tricase Volley lascia i tre punti alla BCC Leverano, perdendo tra le mura amiche per 1-3

Il commento della partita di pallavolo del campionato nazionale di serie B maschile

BCC LEVERANO: Laterza (2), Orefice (25), Galasso (12), Sergio (6), Scrimieri (11), Serra (7), Franco (L), Cagnazzo G. (ne), Cagnazzo S. (ne), Francone (ne), Savina (ne), Miraglia (ne), Dimastrogiovanni .Primo all. Zecca; Secondo all.Firenze

LIBELLULA FULGOR TRICASE. Marzo P.13. ;Tridici P 5.; Rosafio P4.; Melfi P.14; Pellegrino P5.; Dalmonte P26. ; Cassiano P1. ;Bisanti (L) ;D’Alba; Malinconico; Pellegrino; Sodero; Taurino Primo all.De Giorgi;Secondo all. Amoroso

1° arbitro: Stefano Chiriatti , 2° arbitro: Marta Cavalera

Parziali set : 25-17; 25-22;19-25;25-20

Mister Zecca della BCC Leverano: abbiamo giocato bene, siamo stati bravi a portare a casa tre punti

Mister De Giorgi della Fulgor Tricase: abbiamo giocato con il freno a mano tirato. Male il primo set.

Buona la presenza di pubblico. Tanti i tifosi del Leverano presenti al palasport di Tricase, tra cui sedeva anche l’assessore allo sport di Tricase, Lino Peluso.

E’ andato in scena il derby salentino di alta quota tra Leverano e Tricase. Si è concluso con la vittoria da tre punti per la formazione di mister Zecca.

Vince, convince e vola in classifica la BCC Leverano che supera la Fulgor Tricase per 3-1,conquistando i primi posti della classifica con la quarta vittoria consecutiva.

Primo set dominato dai ragazzi di Zecca avanti per 5-0, che chiudono 25-17.

Secondo set giocato punto su punto. Alla fine vince Leverano 25-22, sbagliando di meno e con un super Orefice.

Terzo set. Si sveglia Tricase giocando meglio rispetto agli avversari. Vince la Fulgor 25-19 con il solito Dalmonte “ stratosferico”.

Quarto e ultimo set . E’ stato un set nervoso, contestato per un invasione ( del Leverano), vista da tutti,  ma non dagli arbitri sul 16- 12 per Orefice e compagni, con conseguenza di un cartellino rosso all’opposto della Fulgor, Dalmonte.

Prossimo appuntamento per la Fulgor Tricase, sabato 11 novembre ore 18.45 a Marigliano contro una delle squadre favorite alla vittoria finale del campionato.

 

 

 

Domenica, 5 novembre 2017

Due appuntamenti sportivi da non perdere

ORE 14,30 - Stadio San Vito TRICASE

Incontro di calcio:

MESAGNE - TRICASE

ORE 18.00 - Palasport Città di TRICASE

Incontro di pallavolo:

LEVERANO - TRICASE

 

Il Liceo Statale “Girolamo Comi” di Tricase, nell’ambito degli “Incontri con l’autore”, ospita gli autori Federico Zampaglione e Giacomo Gensini, che presenteranno il loro ultimo lavoro “Dove tutto è a metà, un romanzo di narrativa contemporanea edito da Mondadori.

L’incontro avrà luogo sabato 4 novembre, alle 10,30 presso l’Auditorium dell’Istituto “G. Comi”.

Il Morrison Café è il tempio della scena musicale alternativa romana, e qui il giovedì sera suonano i Bangers, vent'anni e un rock "come un cielo sterminato e altissimo, bianco di nuvole trascinate via da un vento violento". Lodo è il cantante. Grande talento e un'assodata allergia al palcoscenico, occhi azzurri magnetici e un'energia irrequieta che attende di potersi sprigionare, se solo lui sapesse come farlo. Lodo è innamorato di Giulia, una delle sue coinquiline, a Roma per studiare recitazione e cercare di sfondare come attrice, una ragazza intensa e carismatica che con la sua sola presenza è in grado di mandarlo in tilt e azzerargli i pensieri.

Libero Ferri è un cantautore pop che un tempo riempiva gli stadi, ma dopo un paio di dischi sbagliati non riesce a venir fuori da un terribile blocco creativo. Il successo gli ha assicurato il benessere e una villa dotata di una sala d'incisione super accessoriata, in cui trascorre giornate frustranti a caccia di un'ispirazione che pare svanita. Accanto a lui Luna, la sua bellissima moglie, affermata press agent, sicura di sé, che da anni lo sostiene, ma che Libero teme di perdere, come ha perso il successo e la fama. Una ragione in più per cercare di mettere a segno il Grande Ritorno. Lodo sente che il mondo è là fuori, pronto a essere conquistato, ma talvolta gli sembra impossibile persino provarci. Vorrebbe essere più simile a Giulia, che affronta la grande città con coraggio, nonostante una famiglia lontana e ostile. Libero dal canto suo teme che il meglio per lui sia passato, ha bisogno di tornare a credere in ciò che fa, di ritrovare il se stesso di una volta.

Luna invece vorrebbe spingerlo a vivere guardando avanti, magari mettendo al mondo un figlio. Strade che parrebbero destinate a non incontrarsi mai, quelle di Lodo e Libero, ma quando invece si incrociano, ecco scoccare la scintilla in grado di rimettere tutto in gioco. Tra amori e tradimenti, concerti travolgenti, party lussuosi, incomprensioni e riconciliazioni, successi, fallimenti e colpi di scena, i protagonisti si troveranno a fare i conti con i propri punti di forza e le fragilità, e a compiere scelte che condizioneranno le vite di tutti. Coniugando talenti e temperamenti in una jam session inattesa e sorprendente, Federico Zampaglione e Giacomo Gensini danno vita a un romanzo fresco, generoso e pieno di ritmo, che racconta l'amicizia, i sogni e le passioni di donne e uomini di generazioni diverse, disperatamente, come tutti, alla ricerca della felicità.

Federico Zampaglione è il cantante dei Tiromancino, creatore di brani di grande successo. È inoltre regista cinematografico e autore di testi per altri cantanti.

Giacomo Gensini, scrittore e sceneggiatore, vive e lavora a Roma. Da Mondadori ha pubblicato Genova sembrava d'oro e d'argento (2009) e I milionari con Luigi Alberto Cannavale. Insieme, Zampaglione e Gensini hanno realizzato le sceneggiature dei film Shadow (2009) e Tulpa (2013).

Il Volantino

settimanale cittadino di Tricase

Tornerà in distribuzione sabato 11 novembre 2017

di Alfredo De Giuseppe  Ogni anno il 4 novembre si festeggia la vittoria dell’Italia a conclusione della prima guerra mondiale sul nemico austro-ungarico. Da quel fatidico 1918 si esalta una vittoria, si consuma la festa delle forze armate e della destrezza guerriera del popolo italico, soprattutto dopo il roboante bollettino della vittoria firmato dal generale Diaz che così chiude: “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza”. Durante gli anni del fascismo era una delle date più rappresentative della grandezza del costruendo impero italiano, nel secondo dopoguerra nessuno ha sentito la necessità di rivedere la storia di quell’evento e di riportarlo nelle sue corrette dimensioni.

Innanzitutto dovremmo ricordare che l’Italia era alleata di Germania e Austria in virtù di un trattato chiamato Triplice Alleanza. L’Italia nel 1914 si dichiarò dapprima neutrale. Poi cominciò a chiedere territori come il Friuli e il Trentino e pesanti influenze sull’Adriatico (Albania soprattutto) per schierarsi affianco dei suoi alleati. Ma contemporaneamente trattava anche con Francia e Inghilterra che offrivano (sulla carta) maggiori compensi territoriali. Nessuno ci minacciava o ci voleva invadere ma si entrò in guerra sulla spinta degli industriali del Nord, dei loro deputati nazionalisti e dei loro giornali che propagandarono la guerra come la soluzione di tutti i problemi italiani. Le masse di contadini del Sud si accodarono, come sempre, in un mix devastante di ignoranza e costrizione.

La gestione militare da parte del comandante generale Cadorna fu disastrosa. Era un convinto assertore degli assalti frontali: per conquistare poche centinaia di metri si portavano migliaia di soldati a morte certa. Le sue mosse erano prevedibili e spesso l’esercito austriaco lo anticipava clamorosamente, fino alla completa disfatta di Caporetto. Fu l’ingresso in campo delle forze statunitensi a spostare gli equilibri e a decretare la fine dell’alleanza tedesca, austriaca e ottomana, attaccata su più fronti e su più mari.

L’Italia perse circa 650.000 uomini. Moltissimi soldati tentarono la diserzione, molti furono fucilati da appositi reparti posti in retrovia, molti furono trucidati con il metodo della decimazione. Molti dei nomi che oggi vediamo sulle lapidi di ogni Comune furono magari dei ragazzi che stavano tentando di scappare dall’assurdità di una guerra fatta di gelide trincee, assalti suicidi e deliri di comandanti assatanati di potere. La fine della guerra decretò inoltre per l’Italia una pesante sconfitta diplomatica sul fronte dei territori da annettersi, tanto che ai più sembrò di aver combattuto per un quasi niente. Tale umiliazione (o “vittoria mutilata” come la definì D’Annunzio) fu in definitiva la causa principale della nascita del fascismo.

Fra gli anni sessanta e settanta ci fu la richiesta di alcune forze di sinistra di eliminare la festa del 4 novembre e ristabilire le verità storiche sul conflitto che invece rimane avvolto in una fastidiosa retorica, anche scolastica. Quei movimenti che chiedevano l’abolizione della “festa militarista” sono oggi scomparsi. L’abolizione degli eserciti, l’antimilitarismo reale e praticato attraverso l’obiezione di coscienza non è più di moda. Dagli anni ottanta in poi tutto è diventato insopportabilmente accettabile, perché l’utopia di un mondo migliore fu sostituita dall’edonismo reganiano (“Quelli della notte” docet).

Le scarpe di pelle di cervo divennero più importanti di alcune battaglie ideali. Molti compagni di Lotta Continua passarono a dirigere le tv commerciali, i contadini morti sul Carso erano un prezzo accettabile per poter avere una bella barca a vela. L’antimilitarismo rimase in alcune piccole sacche residuali del cattolicesimo, vedi don Tonino Bello e Turoldo, in alcuni registi, vedi Rosi e Malick, in alcuni Radicali il cui consenso non superò mai il livello di attenzione e in alcuni poveri illusi che pensavano davvero che si potesse costruire una vita senza omicidi di massa. Ora è tutta un’altra storia ed è sotto gli occhi di tutti.  

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