LA PUBBLICITA' ELETTORALE SUL NOSTRO SETTIMANALE
Si comunica ai candidati alle prossime elezioni amministrative che “ il volantino ” è disponibile a pubblicare, a pagamento, messaggi e spazi online di propaganda elettorale sia sul giornale cartaceo che sul sito internet ilvolantinoditricase.it nel rispetto della normativa vigente che regolamenta la vendita degli spazi pubblicitari per propaganda elettorale. Gli spazi di propaganda saranno offerti a tutti i partiti, a tutte le liste e a tutti i singoli candidati che ne facciano richiesta
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Caro Direttore,
ho letto attentamente la lettera della candidata del Movimento 5 stelle alle prossime amministrative comunali e, pur condividendo alcune osservazioni, non accetto il suo concetto secondo cui la Democrazia Cristiana sia stata un partito che abbia messo la palla al piede al Comune di Tricase, impedendo il suo sviluppo, ed ancora che abbia avuto lo spirito subdolo e fazioso, ed, infine, che i suoi rappresentanti abbiano avuto un carattere autoritario, dittatoriale ed esclusivista tanto da non far crescere i giovani.
Mi spiace dover constatare che una donna che spera di fare il Sindaco di questa Città non conosca i fatti e gli antefatti della politica tricasina. A nessuno, mai, escluso nel periodo fascista, Tricase ha negato ai giovani di crescere, anzi, li ha invogliati a farlo! Tanto meno nel periodo democristiano si è verificata una situazione di tal genere. Dopo Spiridione Barbara ed il Colonnello Resci, l’amministrazione comunale è stata guidata da Sindaci trentacinquenni (Codacci-Pisanelli, Serrano,ecc.).
Io stesso a 40 anni Tricase mi elesse Consigliere regionale.
La dottoressa dice di avere 35 anni ma non sa che, prima di lei, a Tricase, donne anche più giovani di età, ai tempi della D.C.,
hanno ricoperto l’incarico di amministratrici di questa Città, dando il loro personale e quotidiano contributo allo sviluppo della cosa pubblica.
Tutto questo è stato possibile perché la D.C. riscattò in Italia ed in Tricase la libertà di parola e di partecipazione, senza orpelli né censi, quella D.C. che nel 1948 consentì alle donne italiane di votare per la prima volta, sollevandole dalla posizione di second’ordine nel confronti degli altri cittadini e dal diritto di eguaglianza politica, sociale ed, a volte anche economica, nella quale si erano trovate fino ad allora.
La volontà dell’elettorato tricasino, per la verità non sempre attento alle personalità locali (vedi Giuseppe Pisanelli), ha portato in Parlamento, nella Commissione dei 75, costituenti apprezzati sia sul piano intellettuale che su quello politico, che hanno consentito a Tricase di essere veramente Città e non sobborgo.
Ignora la giovane candidata che nel 1873, mentre Maglie contava 5737 abitanti e Gallipoli ne contava 9951, Tricase ne aveva solo 4511 poco più di Specchia, che contava 3248 abitanti. Oggi Tricase conta 17.581 abitanti mentre altri comuni, che prima erano più numerosi, sono scesi al di sotto di quella quota.
Tanto è dovuto ad una politica oculata dei politici del passato, in primis quelli della Democrazia Cristiana, che hanno saputo battersi per ottenere una politica occupazionale ed insediamenti pubblici e privati che hanno determinato sviluppo, non solo demografico ma soprattutto economico. Non scorderò, anche per uscire dalla politica, il Cardinale Panico, che con la sua intuizione ed affezione alla sua terra ha sviluppato un polo sanitario oggi tra i più importanti d’Italia.
Demonizzare la D.C. soprattutto da parte di una persona che, per la sua giovane età,non ha conosciuto i tempi difficili in cui la stessa ha agito, significa porsi arrogantemente in una posizione critica irrazionale, giustificata solo la una presa di posizione di odio che contrasta con quella dell’opinione pubblica dominante che, oggi, di fronte all'incapacità politica ed all'abbandono de cittadini preferirebbe tornare ai partiti della prima repubblica, compresa la Democrazia Cristiana, perché più democratici, più popolari, meno ladroni di quelli d’oggi, che nel passato hanno aspramente criticato politici seri ed oculati facendo tintinnare in Parlamento le manette che, poi, sono state messe ai loro polsi per i misfatti ed i profitti ottenuti durante il periodo di loro reggenza della cosa pubblica.
La tua risposta alle critiche mosse è da me condivisa appieno, considerato che i politici d'oggi e maggiormente i giovani pretendono di scalare le montagne in elicottero per evitare la fatica degli scarponi. Mi rendo conto che essi non sanno come si conquista la vetta e soprattutto non sanno che la politica fatta con i twitter non appaga chi quotidianamente è sulla breccia della vita.
Grazie per l'ospitalità
Cesare Lia
di Luigi Marcuccio Un’attitudine atavica, della quale qui di seguito darò qualche esempio, sembra aver ripreso piede a Tricase: quella dell’”intellettualismo”.
Qualche giorno fa, su di un pagina di facebook dedicata alla politica tricasina, viene rispolverato un vecchio articolo a firma di Eugenio Scalfari, ove la ragione dell’imperare di demagogia e populismo in Italia è enucleata nell’asserita assenza, da circa vent’anni, di intellettuali alla guida dei partiti e della cosa pubblica. Insomma, la tesi è che ci vorrebbe Platone ...: evidentemente, Socrate, anch’egli qualche tempo fa “precettato” a Tricase a furor di ... condottieri di opposti schieramenti, non è bastato ...
Pochi giorni or sono, nel “cappelletto” di un post su facebook con cui si annuncia la presentazione di alcuni scritti da parte di un “opinion giver” (che sinceramente, e lo dico senza vena polemica, non so quanto sia “opinion maker”) locale, è tracciato un ardito spartiacque tra “gli accademici”, depositari e divulgatori di un sapere “codificato”, e “gli intellettuali”, dotati, per così dire, di quell’ésprit de finesse che consent(irebb)e loro di essere non solo il proprio tempo nel modo migliore ma anche migliori del proprio tempo. Peraltro, questa sottile disquisizione sorvola su una questione: se gli intellettuali di cui si parla, siano, o meno, da annoverarsi tra quegli “intellettuali della Magna Grecia” che l’hanno fatta da padrone nel Mezzogiorno, e forse ancora lo fanno.
Sempre in questi giorni, un politico, più che di lungo corso, di lunga corsa (con varie soste nell’una e nell’altra chiesa) alla ricerca dell’agognata “terra promessa”, intervenendo su di un social, dà ad un altro internauta dell’ignorante “nel senso latino di ignoscere”. Mosso dalla sensazione che nella faccenda c’è qualcosa che non quadra, mi accerto che “ignoscere”, in latino, significa “perdonare”: insomma, un “nel senso di” senza senso.
L’altro ieri, nel leggere una delle “pillole di programma” elaborate da un movimento politico ai nastri di partenza del prossimo agone elettorale, leggo il nome di Zygmunt Bauman. Costui non è Carneade ma un filosofo e sociologo, recentemente scomparso, emarginato a partire dal 1953, e nel 1968 costretto all’esilio, dal regime comunista polacco a seguito di una purga etnica mascherata ideologicamente, ma precedentemente parte integrante della nomenklatura di stretta osservanza stalinista. Bauman, dopo un soggiorno in Israele, si stabilì in Inghilterra, ove studiò in un primo momento la lotta di classe; a partire dagli anni ’90, poi, forse anche per la progressiva caduta in desuetudine di tale tema, si è dedicato all’analisi della società contemporanea, da lui definita “modernità liquida”, caratterizzata a suo dire dalla preminenza del sistema capitalistico, un alto grado di sviluppo materiale, la privatizzazione dei servizi e la rivoluzione dell’informazione. Ebbene, l’apprezzamento di quanto, della storia personale e del pensiero di Bauman, sia rilevante nel contesto dell’elaborazione di un programma elettorale comunale a Tricase, lo lascio al lettore. In breve, come cantava Arbore alcuni lustri or sono, siamo al “lo diceva Neruda, che di giorno si suda ... ma la notte no” .... E mi fermo qui perché il seguito della canzoncina (per chi ha la memoria corta, “lo diceva Picasso, che di giorno mi scasso, ma la notte no”) proprio non calza agli spettacoli d’opera buffa cui chi ha tempo e voglia liberamente assiste (con facoltà di partecipazione diretta, come nelle migliori pièces del pirandelliano teatro nel teatro) di questi tempi sul palcoscenico che ha quale sfondo Palazzo Gallone: tutto si può dire, ma che ci si tedi nell’essere lì, tra gli spettatori o sulla scena, no !!! E per affondare il coltello nella piaga, mi sembra che, nel caso di quelle parti del programma elettorale di quel movimento che finora sono state rese note, sia più appropriato il riferimento alla stato liquido “gassoso” piuttosto che a quello liquido: tutto ciò nel dare atto del fatto che finora quel gruppo è stato uno dei due unici, se non l’unico, a porsi il problema di andare oltre “le grida” che “ci siamo anche noi” e, forse, che “vogliamo cambiare” ... e basta!
Recentemente, uno studioso locale si è avventurato nell’analisi di temi di storiografia “maggiore”, in voga un paio di decenni fa ma attualmente non molto gettonati, a partire dall’analisi di vicende inerenti la propria storia familiare: cosa questa, se non altro, prona alla critica di un’assenza di obiettività nell’analisi. Non solo, la ricostruzione storica effettuata dagli uni ha generato poi critiche da parte di altri e conseguente dibattito, in una sorta di avvilente auto-avvitamento: insomma, questi signori (non importa se intenzionalmente) “se la cantano e se la sonano” da soli.
Ma tali fatti, o forse meglio aneddoti, hanno un leif motiv un po’ meno nobile di quanto possa sembrare a prima vista. Essi hanno l’effetto, se non lo scopo, di (tentare di) accreditare qualche amico, ovvero se stessi, quale “l’uomo della provvidenza”, che salverà Tricase dai suoi mali se sarà richiesto del suo intervento; e le incursioni nel terreno dell’haute (???) culture sono il, direi maldestro, tentativo di trovare argomenti per consacrarlo.
Dopo queste scorpacciate di filosofia spicciola, ognuno dei capizzippu (che dire capibastone sarebbe un’iperbole ...) sia “tradizionali” che “nuovi” ovvero “emergenti” ovvero “alternativi” tira fuori dal cilindro nomi di “salvatori della patria” (in realtà personaggi opinati “malleabili”), proferendo parole di amore nei confronti di Tricase e dei cittadini, sia a nome proprio che del suo “investito”. E già questo mi preoccupa, perché, per dirla con una boutade di Sergio Ricossa, “"Basta politici che dicono di amare il prossimo. Io da loro voglio il rispetto, non l'amore". Ma vi è di più. In realtà l’obiettivo di questi signori è il rafforzamento del controllo nell’accesso alle loro chasses gardées, ritenuto necessario visto che la fauna venatoria si è, di molto, ridotta. D’altra parte, per effetto della diffusa percezione del diradarsi di questa, il potere dei “magnati”, fondato sulla dispensa, a destra ed a manca, di licenze di caccia in posti “buoni”, vacilla. Ma ciò, in congiunto con il fatto che c’è sempre meno erba ed è empre meno verde, determina un’ulteriore flessione nel livello di controllo suddetto, quindi un aumento della conflittualità tra i satrapi, e così via.
Il Tribunale del Lavoro di Lecce ha accolto il ricorso d’urgenza presentato da Luigi Muci, comandante della Polizia Municipale di Tricase.
Il Giudice ha infatti ritenuto illegittimo il provvedimento con il quale il sindaco Coppola aveva nominato, al posto di Muci, il tenente Lanzillotti, mentre invece aveva confermato tutti gli altri Responsabili dei Settori.
La decisione, che fa quindi tornare l’avv. Muci al Comando della Polizia Municipale, ha suscitato non poco clamore, sia per la particolarità del caso, sia perché la decisione a suo tempo presa dal Sindaco aveva già destato molto scalpore anche perché il Comandante, vincitore di concorso ed assunto a tempo pieno, perdeva il comando e veniva sostituito da un suo sottoposto assunto a tempo parziale.
Giovani pianisti dell’I.C.M. “Bach” di Tricase al Museo San Colombano di Bologna
Messer Cembalo, piacere. E voi signore? Il fortepiano, piacere mio. E lei invece? Son clavicembalo-pianoforte, non ci credete?
È la sorpresa del primo incontro ad accogliere Elena Musarò, Lorenzo Lecci e Riccardo Giannuzzo, presso il prestigioso Museo San Colombano-Collezione Tagliavini di Bologna dove giovedì 30 marzo 2017 i tre giovani pianisti dell’Istituto di Cultura Musicale “J.S. Bach” di Tricase hanno avuto la preziosa occasione di esibirsi in un concerto dal titolo “Giovani musicisti ad antiche tastiere”. Un clavicembalo firmato Mattia de Gand (Roma, 1685), due fortepiani, Stein (Vienna, 1833) e Bechstein (Berlino,1866) e un organo di scuola Poncini (Parma, fine sec. XVII): questi gli straordinari cimeli che i nostri allievi hanno avuto il piacere e l’onore di suonare.
Sono molto emozionata e nello stesso tempo entusiasta di poter fare quest’esperienza che sicuramente mi arricchirà dal punto di vista della mia preparazione [Elena]. Fare un concorso, un concerto, o un saggio è molto differente da ciò. Ovviamente l’emozione è al settimo cielo! [Lorenzo]. Sarà sicuramente un’esperienza bellissima e unica nel suo genere, mai provata fin’ora. È un onore toccare con mano le tastiere già suonate dai più grandi musicisti della storia. [Riccardo]. Non è per loro la prima occasione di esibizione su tastiere di altre epoche, ma ogni volta, evidenziano i ragazzi, è una grande emozione e ancor più in questa perché si tratta di uno dei musei di strumenti antichi più importanti al mondo e loro ne sentono il ‘peso’, così da voler subito ringraziare il loro maestro Francesco Scarcella e il Museo tutto per l’opportunità ricevuta.
Giovanissimi studenti che suonano su strumenti antichi: un’esperienza caldamente promossa e sostenuta dal Maestro Scarcella, direttore dell’ICM “Bach”: è necessario, in un periodo di iperspecializzazione, conoscere le altre sfaccettature della tastiera. Il pianoforte non è solo quello che normalmente si conosce, c’è tutto un retroterra fatto di strumenti che abbiamo la fortuna di poter suonare in uno dei musei più ricchi al mondo. La letteratura pianistica nasce da quella cembalistica, da quella organistica, da quella per clavicordo, eccetera. Sono dei mondi in realtà esplorati da pochi. […] Ogni strumento ha la sua ‘voce’: al pianoforte si suona in un certo modo rispetto ad un’altra tastiera, come allo stesso pianoforte si suona Mozart diversamente da Brahms e da Prokofiev, e di più, se un autore pugliese come Leonardo Leo lo si suona su un organo del ‘700 o su un cembalo del 1650, è un arricchimento musicale e culturale straordinario. […] La musica è ricchissima ed è infinita da scoprire, e dunque occorre sempre più curiosità, sempre più amore e sempre più abnegazione, occorre perseguirla, per-seguirla.
Inaugurato nel 2010, San Colombano, parte del Percorso turistico Genus Bononiae. Musei della Città, ospita, in un complesso di più edifici aggregati nei secoli, un caleidoscopio di forme colori suoni e immagini d’altri tempi: dagli affreschi di scuola bolognese del XV sec. alla cripta medievale rinvenuta durante il restauro, alle bellissime scene di mare cielo e orizzonte dipinte sulle ‘pareti’ di alcuni strumenti, per arrivare agli strumenti musicali stessi, oltre quaranta solo quelli a tastiera, e quasi tutti pienamente efficienti, per un arco di circa quattro secoli, dalla metà del ‘500 alla metà dell’Ottocento. È frutto della passione di oltre mezzo secolo dell’insigne Maestro musicista e musicologo bolognese Luigi Ferdinando Tagliavini che, sin dall’inizio, ha fatto del suo museo non solo una custodia del passato, ma anche un ponte per il futuro, un museo che si fa ‘scuola’: come lo stesso maestro ci dice, un museo a disposizione non solo di artisti già, diciamo, collaudati, ma proprio dei giovani musicisti perché si rendano conto, non dalle pagine dei libri o solamente dalle musiche, che cos’è lo strumento di una data epoca o di un dato tipo, quindi la possibilità di poterlo suonare e viverlo in condizione ottimale. E infatti il museo è un richiamo per tanti giovani, vi si recano da ogni parte d’Europa, dal Conservatorio alle Accademie musicali, alle scuole. E infatti, fa notare ancora il maestro, abbiamo delle scuole con degli allievi preparatissimi ma, pur preparatissimi, trovano delle cose sconosciute.
E senz’altro sconosciute ai più sono, ne richiamiamo all’attenzione solo alcune, le chicche che il Museo bolognese conserva e mette a disposizione dei suoi visitatori: dal pianoforte a cristallo di metà ‘800 al pianoforte a tavolo di cucito, svago di giovani dame a lavoro, al cembalo pieghevole dei primi del ‘700, compagno di viaggio di Federico di Prussia nelle sue campagne belliche o del pugliese Carlo Broschi detto il Farinelli durante le sue tournées canore.
Cfr. https://youtu.be/zf0Xb_ylbik/ http://www.genusbononiae.it/palazzi/san-colombano/
Entrare nel gotha della musica, dunque, così da aprirsi alla Bellezza che non ha età: quella di antiche e sempre nuove musiche, di antichi e sempre nuovi strumenti, di antichi e sempre nuovi suoni.
L’ICM “Bach” ringrazia, per la gentile collaborazione, il Museo San Colombano, in particolare il suo Direttore Maestro Luigi Ferdinando Tagliavini e il curatore della collezione Maestro Liuwe Tamminga.
Marina Zocco
Istituto di Cultura Musicale J.S. Bach - Tricase