Tricase - Ore 16. E' venerdi 21 aprile, abbiamo telefonato all'avv. Salvatore Carbone :
Non si è verificata " la giusta unità ...", non accetto la candidatura a sindaco con il centro sinistra.
Questa la dichiarazione dell'ormai ex candidato sindaco
CI MANCHI TONINO
Per noi rimani sempre ''il Folle di Dio e il Pastore Diverso''
Trifone e Marcello Bello
20/04/2017 - È difficile sintetizzare in poche righe TONINO perché ancora oggi, che sono trascorsi 20 anni (24, n.d.r.) da quando ci ha lasciati, è una continua e piacevolissima scoperta. È difficile specialmente per noi, suoi fratelli minori, che con lui abbiamo vissuto mille esperienze, mille avventure, che gli siamo stati sempre accanto cercando in ogni modo di ricambiare quell’amore di cui lui ci ha sempre inondati.
Quando Tonino fu nominato Vescovo forse in molti, tra coloro che lo stimavano come prete dai gesti concreti, in quel lontano autunno di ormai 30 anni fa (34, n.d.r.), avranno temuto che la mitra mummificasse la sua personalità, ma una notizia tranquillizzante arrivò dopo pochi giorni del suo Episcopato, quando si diffuse la scandalosa notizia che era stato denunciato alla Magistratura per aver partecipato ad un blocco ferroviario organizzato dai lavoratori delle acciaierie di Giovinazzo, minacciati di licenziamento.
A fatica si allontanò dalla riva per prendere il largo e si portò a Molfetta il suo zaino privo di oro e d’argento, ma ricco di tanta umiltà e povertà. Si presentò col Pastorale e la Croce di legno d’ulivo, dono dei nostri compaesani, come anello al dito volle la fede nunziale di nostra madre con lo stemma raffigurante la Croce Alata di Alessano con un chiarissimo motto “Ascoltino gli umili e si rallegrino”.
Anche dai molfettesi, popolo orgoglioso della propria cultura e delle proprie antiche tradizioni, sconcertati in un primo tempo dalla povertà dei suoi segni del potere, si fece subito amare per la fecondità della sua parola e per l’essenzialità dei suoi gesti; ed ora vivono anche loro l’attesa della splendida stagione della “fioritura della primavera spirituale che inonderà il mondo”.
Poi quando nel 1985 il suo maestro e discepolo mons. Bettazzi lo propose alla Presidenza Nazionale di Pax Christi, divenne la voce più inquieta e trascinante del pacifismo cattolico. Impresse una svolta determinante all’associazione e il suo gridare a voce alta la pace, l’antirazzismo, l’accoglienza delle diversità, la convivialità delle differenze, il riscatto del nostro sud e di tutti i sud della terra, ha varcato i confini della sua Diocesi e della Nazione.
Grazie a Tonino, Molfetta è divenuta allora la culla dove si sono riposte le speranze dell’umanità non violenta, il punto di riferimento dove convergono gli ideali di tanti giovani che, nonostante tutto, guardano ad un futuro di bontà e di onestà, riflettendosi nella trasparenza dei suoi occhi e del suo stile di vita.
Ti vogliamo bene Tonino… e ti ringraziamo per la splendida poesia e la calda umanità che hai profuso nelle lettere a “Massimo ladro” e a “Giuseppe avanzo di galera”, ti ringraziamo per le tue parole d’amore che hanno accarezzato l’animo dei nostri figli Raffaella, Stefano, Federica e Francesca.
Abbiamo pianto con te e abbiamo partecipato alla tua sofferenza per l’incomprensione e la solitudine in cui ti sei trovato durante la guerra del Golfo.
Ci siamo inorgogliti di essere tuoi fratelli quando hai ospitato nella tua casa sfrattati, immigrati, giovani in cerca del senso della vita. Abbiamo condiviso la tua pena e la tua tristezza quando ti abbiamo visto dagli schermi televisivi in pieno agosto, in mezzo ad una fiumana di profughi Albanesi, là, sul molo del porto di Bari, per denunciare con passione l’assenza dello Stato, già impegnato nella più proficua attività di tangentopoli, attirandoti anche addosso l’ira e il sarcasmo del Ministro degli Interni.
Ti ringraziamo tutti per il tuo tanto soffrire sulla tua cattedra del dolore vissuto con grande dignità. Sei stato uomo fino in “cima” nella tua sofferenza, quando, nella penombra della tua camera, hai alzato la mano benedicente sul capo di tutti coloro che si inginocchiavano al tuo capezzale, dai tuoi confratelli ai vecchi coinquilini di Episcopio. E da ognuno di loro ti sei fatto benedire. Hai trasmesso in noi tanta pace e tanta serenità e non abbiamo più paura.
Quando in quell’assolata giornata di agosto 1992, dagli schermi televisivi rimbalzò la notizia della tua proposta di “dar vita ad una grande forza di Pace sovrannazionale che invadesse le zone di guerra”, capimmo veramente, forse anche con brutto presentimento, che stavi raggiungendo il momento supremo della tua profezia e del tuo sacrificio.
E così potemmo ascoltare la tua viva voce, che da quel teatro di Sarajevo illuminato dalla fioca luce di poche candele, “urlava” che l’Onu dei potenti si ferma alle quattro del pomeriggio, mentre l’onu dei poveri si muove anche di sera.
Con la tua morte non è tutto finito; in quella tomba che hai voluto nella tua cara Alessano, non vi sono resti, ma i semi che daranno frutti abbondanti come hanno promesso le migliaia di ragazzi e ragazze che ti hanno detto: “ciao don Tonino, continueremo a sognare ad occhi aperti cieli nuovi e terre nuove”.
Per noi rimani sempre “il folle di Dio e il Pastore Diverso” che in quel vespro di Aprile di 20 anni fa (24, n.d.r.), con l’altare accanto al mare, racchiuso in una cassa di legno, su un palco di nuda pietra, all’aperto e in mezzo alla folla sterminata della tua gente, facevi sfogliare, con la complicità del soffio dello Spirito, l’Evangelo, unico sostentamento della nostra povertà.
Ci manchi Tonino.
I tuoi fratelli, Trifone e Marcello*
* Fonte: Tommaso Poli (a cura di), Dal cuore della Puglia fino ai confini del mondo. Testimonianze su don Tonino Bello, Edirespa, Molfetta 2013, pag. 51-53.
Meno di 20 giorni alla presentazione delle liste.
C'è spazio ancora per qualche sorpresa…
Ad esempio sono da definire le collocazioni di Forza Italia (con lista civica o simbolo ), di qualche “ soggetto” che fino all'ultimo lavora a fari spenti, che darà battaglia per far convergere su di lui l'elettorato alla ricerca di un progetto nuovo, fuori dai partiti.
Da queste anime '' sospese '' uscirà un’altra candidatura a sindaco ?
Difficile, ma non impossibile. C’è tempo per i colpi di scena…..
Sabato 22 aprile alle ore 11.00
INCONTRO CON LA SCRITTRICE ELISABETTA RASY
La difficile emancipazione femminile nelle trincee della Grande Guerra
c/o IISS G. Salvemini di Alessano (LE)
Nuovo appuntamento all’IISS “G. Salvemini” di Alessano (LE) per “Dialoghi d’autore”, progetto curato dalla professoressa Valeria Bisanti, in collaborazione con Michela Santoro della Libreria Idrusa, e nato con lo scopo di sensibilizzare gli studenti alla lettura di opere di autori contemporanei e di quelli dell’ultima generazione.
Protagonista del prossimo appuntamento sarà Elisabetta Rasyautrice del libro «Le regole del fuoco» (Rizzoli, 2016), finalista al premio Campiello, che dialogherà con gli alunni a partire dalle ore 11.00.Il libro è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale. Racconta l’esperienza di Maria Rosa una ragazza napoletana, proveniente da una famiglia agiata, che per sottrarsi a una madre dispotica e a un mondo fatto di convenzioni sociali insopportabili, decide di andare al fronte come infermiera. L’esperienza del conflitto è cruda ed atroce. Il sangue, le ferite, la sofferenza e la morte sono descritte senza enfasi: il risultato agghiacciante e terribile rende omaggio al lavoro che centinaia di donne riuscirono a condurre, tra bombardamenti ed epidemie, a fianco dei soldati, spazzando via ogni immagine convenzionale del sesso debole. Ma è l’incontro con Eugenia, proveniente da un paesino vicino al lago di Como, che non ha mai visto il mare, a far cambiare Maria Rosa. L’iniziale diffidenza tra le due diventa col passare dei giorni ammirazione, poi affetto, poi amore trepido e delicato,un sussulto di emozioni, «un sospiro sottile nel buio».
“Un incontro che si preannuncia interessante - osserva la Dirigente prof.ssa Chiara Vantaggiato - per i nostri ragazzi perché nelle pagine del romanzo c’è molta storia vissuta e subita, la vicinanza alla morte delle trincee, i ripiegamenti, la rotta di Caporetto, le nuove armi, la psicologia dell’esercito italiano, lo stato della medicina e delle cure da portare ai feriti, la spaventosa epidemia della «spagnola» che finì per mietere milioni di vittime”.
Del resto in una nota che conclude il libro Elisabetta Rasy scrive: «Questa storia è stata ispirata da antichi ricordi ma anche dalla lettura di molti diari delle infermiere volontarie della Grande Guerra. Attraverso le loro voci mi sono documentata sulla vita, le difficoltà e lo speciale coraggio di queste donne in guerra. A loro va il mio pensiero riconoscente». Ma la storia intensa di Elisabetta Rasy, raccontata come un lungo monologo, - conclude la docente Valeria Bisanti - è anche la storia di una formazione e di un rito di passaggio, di una emancipazione femminile duramente conquistata: quella determinazione forgiata sotto le bombe, in una situazione estrema servirà per dare forza, coraggio, indipendenza alla protagonista che, munita di una Kodak, deciderà di vivere la propria vita senza rimorsi, senza rimpianti, fuori dai binari che altri hanno costruito per lei.
Sempre sabato 22 aprile ad Alessano, alle ore 19,00, presso l’Hotel Colibrì (via Boceti 1), Elisabetta Rasy, all’interno della Rassegna “Aspettando… Armonia. I luoghi del gusto” presenterà “Le regole del fuoco” con la partecipazione di Valeria Bisanti ed Ada Facchini.
Biografia
Elisabetta Rasy, giornalista e scrittrice,è nata a Roma dove vive e lavora.Ha esordito nel 1985 con il romanzo La prima estasi; tra i suoi romanzi ricordiamo Ritratti di signora (Rizzoli 1995, finalista allo Strega), Posillipo (Rizzoli 1998, premio selezione Campiello), L’estranea (Rizzoli 2007) con cui ha vinto nel 2008 il Grinzane Cavour per la narrativa. Autrice di vari saggi di argomento letterario, molti dei quali dedicati alla scrittura femminile, ha scritto sul Corriere della Sera, La Stampa, Panorama. Attualmente collabora con l’inserto domenicale de Il Sole 24 Ore.
Egregia Dr.ssa Sodero, candidata sindaco per il Movimento 5 Stelle,
ho preferito pubblicare questa Sua lettera perché siano i Cittadini a valutare e a dare giudizi. Del resto, essendosi candidata a Sindaco di Tricase, ben accetterà i giudizi; pensi, li accetto anch’io che non sono candidato ma dirigo, da venti anni e con enorme piacere ma anche con enormi sacrifici di tempo e di soldi, un foglio di informazione e dibattito cittadino che non ha mai ricevuto un contributo pubblico e che è andato avanti, e spero vada ancora avanti, con le proprie forze.
Mi limito a rispondere a quanto Lei afferma relativamente ad una asserita chiusura del mio Giornale nei confronti Suoi e del Movimento 5 Stelle. Sono veramente sorpreso perché –come ben ricorda- la prima e finora unica intervista fatta dal sottoscritto, è stata proprio nei Suoi confronti con adeguato spazio sul sito e sul cartaceo. Ma tant’è!
Ovviamente Le anticipo che farò ugualmente con gli altri candidati che lo vorranno e glielo dico per evitare di essere tacciato di partigianeria.
Quanto al pezzo non pubblicato, La inviterei a valutare serenamente quanto da me spiegato a chi mi ha telefonato.
Debbo tuttavia difendermi dall’accusa di essere in malafede; riferendosi agli ultimi numeri del Volantino, Lei sostiene che io pubblico notizie “distorte e parziali” fino a parlare di un “uso disinvolto, subdolo e fazioso dell’informazione”, concludendo con un giudizio sprezzante: “roba da Democristiani”.
Nell’intervista rilasciata a TeleRama ho richiamato alcuni politici di Tricase, ed in primo luogo, l’on.le Giuseppe Codacci Pisanelli, che, unitamente ad altri tricasini, ha dato lustro alla nostra Città coniugando il suo sapere con l’attività amministrativa, o, in altri termini, mettendo al servizio del territorio le sue competenze.
Già “roba da Democristiani”; di quelli però che hanno scritto la nostra Carta Costituzionale e che quindi mai e poi mai avrebbero detto in pubblico che per ridurre il numero dei Parlamentari sarebbe stato sufficiente un decreto legge e non era necessario un Referendum (intervento della senatrice Lezzi del Movimento 5 Stelle a Tricase).
Nessuno, e tanto meno io, vogliamo tenere e stringere le redini (di che cosa?) con forza e con ogni mezzo.
Io La inviterei a considerare la realtà in maniera diversa: tutti dobbiamo essere protagonisti e nessuno deve lasciare il campo, anzi lo deve occupare.
Anche questa –come Lei dice- è retorica? Forse, più semplicemente, è credere nei valori della persona e della democrazia partecipativa ai quali Lei ed il Suo Movimento vi ispirate.
Non riesco infine a comprendere il rapporto di causa-effetto tra la possibilità per altri di fare comunicazione e la necessità che io chiuda il Giornale che dirigo.
Sicuramente ho mal compreso, ma non vorrei che il Suo invito finisse per accreditare una concezione della politica, e quindi del potere, intollerante delle espressioni, forse totalmente opposte alle Sue, ma altrettanto degne di essere ascoltate perché espressione di persone (anche questo, mi rendo conto, roba da democratici e cristiani).
Quello che i politici di una volta avevano, era la capacità di ascolto. In democrazia nessuno può presumere di possedere la verità assoluta e disprezzare quello che altri fanno o dicono.
I miei migliori auguri per la Sua campagna elettorale che La invito a svolgere in assoluta serenità, anche questa una virtù tipicamente democristiana; spero, comunque, di leggerLa sul mio Foglio a partire dal prossimo numero rispondendo alle domande che rivolgerò a Lei e agli altri candidati Sindaco.
Buon lavoro
Alessandro Distante