1 La segnaletica all’interno dell’ex ospedale...E’ tornata al suo posto
2 Sono state disegnate le strisce gialle per il parcheggio disabili sulla strada comunale
3 Sono state disegnate le strisce pedonale all’esterno dell’ex ospedale
4 Anche nel secondo parcheggio, all’interno dell’ex ospedale, sono state disegnate le strisce gialle per il parcheggio disabili
Nelle foto presenti solo due delle 4 vostre segnalazoni RISOLTE
anche a favore delle esigenze dei diversamente abili
La prestigiosa catena commerciale Kings ha allestito nelle sue sedi del NewJersey, un apposito scaffale per le ceramiche da tavola ideate e realizzate a mano nella Bottega di Agostino Branca di Tricase.
Nei primi 10 giorni di aprile si è attuata una campagna di promozione denominata "Piazza Italia” per la quale i buyer della nota catena commerciale KINGS, hanno selezionato alcune aziende artigiane di diverse regioni d’Italia, per la maggior parte nel settore del food, tra cui Bottega Branca di Tricase con una linea di manufatti per la tavola.
Alla campagna promozionale che si è svolta in diciassette centri commerciali dislocati nello stato del New Jersey, ha partecipato il ceramista Agostino Branca che insieme ad altri artigiani rappresentanti l’eccellenza italiana hanno avuto modo di presentare i prodotti delle proprie aziende ai visitatori occasionali del network commerciale.
Ad Agostino Branca è stato assegnato il compito di tenere tre workshop di ceramica, in tre centri commerciali per far vedere come nasce un manufatto sicuramente artigianale, un oggetto decisamente made in Italy, un oggetto d’eccellenza made in Salento.
Potenza Picena 3 - ALESSANO 0
Domenica, 16 aprile 2017. E’ la Santa Pasqua. Si gioca all’Eurosuole Forum di Civitanova Marche.
L’Aurispa Alessano perde anche gara due dei play out salvezza contro la Potenza Picena e compromette seriamente la possibilità di permanenza in serie A2. Tre a zero per gli uomini di mister Di Pinto dopo una gara in cui i biancoazzurri sono stati deficitari in ricezione e difesa. Dopo un primo set impalpabile, Cernic e compagni hanno avuto la chance di riaprire il match conducendo per lunghi tratti la seconda frazione, ma dopo aver sprecato un setpoint, hanno ceduto per 26-24, dando così il via libera all’avversario che ha avuto poi vita facile nel terzo e decisivo parziale. In casa biancoazzurra ultimo a mollare ancora una volta Piscopo.
Area comunicazione Pallavolo Azzurra Alessano
di Pino Greco
SABATO, 22 aprile 2017 ore 20.30
Gara 3 - Play out - PALASPORT TRICASE
AURISPA ALESSANO - Potenza Picena
Gli uomini del presidente Venneri incontreranno per la terza volta Potenza Picena. Dopo le prime 2 sconfitte per 3 -0, Cernic e compagni dovranno necessariamente centrare la vittoria, perché la speranza c'è ancora ma, per tenerla accesa serve solo vincere. In caso di sconfitta, l’Aurispa Alessano sarebbe matematicamente in B..
Dunque, X FORZA E X AMORE….VINCERE !
di Giuseppe R. Panico Un tempo, non molto lontano, la strada verso Marina Serra era in terra battuta, più stretta, meno livellata e con un percorso leggermente diverso. Ben poche macchine e moto la percorrevano; erano più frequenti, all’alba e al tramonto, “traini”, biciclette e pedoni diretti o di ritorno dai campi. D’estate molte famiglie contadine usavano alloggiare in campagna in parche e affollate “paiare”, “lamie” o “suppinne” senza elettricità e arredate sovente, più che con letti e materassi, con “saccuni” riempiti di “ristuccia” (la paglia raccolta nei campi dopo la mietitura). Era l’era del tabacco, i campi erano verdi del suo fogliame, i “talari” pieni di foglie ad essiccare ed i ragazzi di campagna felici di recarsi al mare poco distante.
Quel giorno il papà era al lavoro altrove, sulla nuova litoranea verso Leuca, ove le continue esplosioni scuotevano la montagna, ne frantumavano la roccia e la strada lentamente avanzava. Si valorizzava la costa, le marine ed il turismo, il porticciolo era già fatto e la piscina “naturale” si sarebbe poi fatta.
Marco, il maggiore fra i molti fratelli, non ancora decenne, ebbe da sua madre un compito da grandi: recarsi in bicicletta in paese a comprare delle uova per pranzo. All’andata la strada un po’ impervia ed in salita ne rallentava la corsa, al ritorno la strada in discesa e la voglia di mare la accelerava. In quel tratto, ora dismesso, ma ancora ben visibile, che si inerpica su un lieve dosso per poi ridiscendere, Marco correva forte quando una “sacara” gli attraversò d’improvviso la strada.
Il grosso colubro fece rapido sfoggio della sua sinuosa e leopardina livrea e quindi scomparve fra i cespugli. Marco istintivamente sterzò, lo evitò, prese una buca, perse l’equilibrio, cadde battendo la testa, perse i sensi e lì rimase disteso sotto il sole e fra le uova tutte infrante. Un filo di sangue solcava ora il suo infantile viso abbronzato per poi, goccia dopo goccia, arrossare il terriccio. Passò del tempo poi si sentì scuotere. Confuso e contro sole, vide una figura di donna china su di lui.
Era anziana alta magra, vestita di scuro con uno scuro “maccarulo” in testa. “Ddiscete,vagnone, ddiscete” diceva, con voce alta ed accorata, reggendogli la testa. Marco si destò, mentre la ferita continuava a sanguinare. Non aveva con sé nulla per tamponarla, né nulla aveva quella solitaria contadina, se non una piccola e povera borsa. Ne aveva tratto il contenuto: una bottiglietta d’acqua ed un paio di frise, una era già per terra sfatta e rossa di sangue. Prese la seconda, ne ammorbidì un lato con alcune gocce d’acqua e la pose sulla ferita. Poi prese la mano di Marco e la spinse sulla fronte. “Tegnala stritta, tegnala cusì. Comu te sentì? A ddu abbiti?”.
Marco si sentiva già meglio; si sedette, il tampone funzionava, disse che abitava poco distante e che poteva continuare da solo. “Si ssicuru? Te ccumpagnu? “None nunna grazie, me sentu meiu, fazzu sulu”. Si alzò, ringraziò ancora… “grazie nunna”. Con l’altra mano prese la bicicletta danneggiata, guardò le uova infrante poi il ginocchio sbucciato e, dolorante e zoppicando, proseguì verso casa. Quel giorno non andò al mare. Sua madre, vedendolo e già preoccupata per il ritardo, gli corse incontro quasi gridando “Marcu cci tte successu? “Mamma...nna sacara” rispose Marco fra le lacrime e i singhiozzi di un pianto troppo a lungo represso.
La madre lo abbracciò, gli tolse la frisa ormai sfatta, gli curò la ferita, e poi, per quel giorno a pranzo, non più uova per tutti ma “paparussi e pummidori” rapidamente raccolti nel vicino orticello. Chiedeva intanto di quella contadina per poi recarsi a ringraziarla. Marco non la conosceva, non seppe dare altre indicazioni, mai più la incontrò, ma non dimenticò la povera borsa vuota e la poca acqua rimasta. Forse era tutto il suo nutrimento per quel giorno di lavoro nei campi.
Sono ormai quasi sessanta anni che Marco percorre sovente quella strada, ora asfaltata, senza più quel dosso, senza buche e senza sassi e con tante auto dirette verso il mare o le nuove candide villette. Forse la sacara, o le sue discendenti, vive lì ancora, pronta a uscire, al primo caldo sole di questa nuova primavera, e curiosare fra rovi e muri a secco, “paiare”, “lamie” o “suppinne” , in gran parte cadute o cadenti, fra terreni verdi solo di rovi ed erbacce, senza più tabacco né grano e nemmeno …”ristuccia”.
Passando in auto, Marco inconsciamente rallenta. Forse spera ancora di rivedere, se non la sacara, quella magra contadina, guardarla bene e senza il sole negli occhi, chiederle il nome e poi chiederle di quelle frise, premute sulla sua fronte e intrise nel suo sangue e poi ancora... del suo digiuno in quel giorno nei campi.
di Ercole Morciano Non voglio entrare nel merito dell’articolo di Paolo Mieli,“La variante pugliese della giustizia italiana”, pubblicato sul “Corriere della Sera” del 3 aprile scorso. L’interesse per il suo scritto deriva dal fatto che, per indicare un termine di paragone tra la giurisprudenza di oggi e quella del passato, egli abbia fatto il nome di Giuseppe Pisanelli. «È probabile – egli scrive – che già adesso pochi studenti pugliesi di Legge sappiano quanto è grande il debito della loro terra con Giuseppe Pisanelli, il giurista che pure fu un protagonista del Risorgimento, ministro di Giustizia con Garibaldi a Napoli e poi, nel Regno d’Italia, tra il 1862 e il 1864, con Luigi Carlo Farini e con Marco Minghetti. D’accordo, i libri dello statista di Tricase (in particolare “Dell’Istituzione dei giurati” e “Sulla pena di morte”) sono tuttora oggetto di studio in molte università. Pisanelli, poi, fu autore del Codice di procedura civile, un testo ancora oggi ammirato per la sua modernità».
Fin qui le parole di Paolo Mieli, e non possono che far piacere a noi tricasini. E pensare che qualcuno ha proposto di spostare il monumento per metterlo in un cantuccio sulla piazza che porta il suo nome o addirittura esiliarlo in qualche brutta piazza di periferia, come se non fosse bastato l’esilio vero che il patriota tricasino dovette subire dal 1849 a 1860 ad opera del regime borbonico.
L’articolo di Mieli è un richiamo perché questa figura di grande Uomo che Tricase ha offerto all’Italia e, per quanto riguarda la scienza giuridica, all’Europa, sia conosciuta soprattutto da noi adulti e dai nostri studenti; e non per campanilismo o inutile erudizione, ma perché abbiamo bisogno, specialmente in questi tempi dominati dalla confusione, dagli egoismi e dai particolarismi, di ispirare i nostri comportamenti a persone come Giuseppe Pisanelli che hanno messo a servizio della patria la loro scienza, per il bene di tutti, nella trasparenza dei comportamenti, nella chiarezza dei rapporti politici e scevri da ogni personale interesse.
Per alleggerire il discorso, e per non sembrare uno che fa la predica, ho voluto accompagnare questa breve riflessione con una bella tavola caricaturale, ma nel contempo rispettosa, conservata nel Museo Centrale del Risorgimento, in cui Giuseppe Pisanelli compare con altri noti personaggi risorgimentali.
Didascalia:
I personaggi, tutti deputati di fama nazionale, non sono indicati col loro nome ma con quello del collegio elettorale di provenienza. In primo piano vi è Silvio Spaventa (1822-1893), deputato del collegio di Atessa, in provincia di Chieti. Giuseppe Pisanelli è in secondo piano, l’ultimo a destra; Taranto, come si legge sullo stivale,è il suo collegio (sconfitto nel 1861 da Liborio Romano nel collegio nativo, eletto nel ballottaggio dai collegi di Taranto e Afragola, optò per Taranto che lo elesse fino al 1876); una coincidenza: i colori del suo vestito sono blu e rosso, gli stessi di Tricase; con lui è Giuseppe Massari (1821-1884) intimo amico e deputato di Bari. Nel gruppo di sinistra: dietro a Marco Minghetti (1818-1886) deputato di Bologna, si notano Urbano Rattazzi (1808-1873) eletto a Firenze e un deputato di cui è illeggibile la provenienza.