di Ercole Morciano  Non voglio entrare nel merito dell’articolo di Paolo Mieli,“La variante pugliese della giustizia italiana”, pubblicato sul “Corriere della Sera” del 3 aprile scorso. L’interesse per il suo scritto deriva dal fatto che, per indicare un termine di paragone tra la giurisprudenza di oggi e quella del passato, egli abbia fatto il nome di Giuseppe Pisanelli. «È probabile – egli scrive – che già adesso pochi studenti pugliesi di Legge sappiano quanto è grande il debito della loro terra con Giuseppe Pisanelli, il giurista che pure fu un protagonista del Risorgimento, ministro di Giustizia con Garibaldi a Napoli e poi, nel Regno d’Italia, tra il 1862 e il 1864, con Luigi Carlo Farini e con Marco Minghetti. D’accordo, i libri dello statista di Tricase (in particolare “Dell’Istituzione dei giurati” e “Sulla pena di morte”) sono tuttora oggetto di studio in molte università. Pisanelli, poi, fu autore del Codice di procedura civile, un testo ancora oggi ammirato per la sua modernità».

Fin qui le parole di Paolo Mieli, e non possono che far piacere a noi tricasini. E pensare che qualcuno ha proposto di spostare il monumento per metterlo in un cantuccio sulla piazza che porta il suo nome o addirittura esiliarlo in qualche brutta piazza di periferia, come se non fosse bastato l’esilio vero che il patriota tricasino dovette subire dal 1849 a 1860 ad opera del regime borbonico.

L’articolo di Mieli è un richiamo perché questa figura di grande Uomo che Tricase ha offerto all’Italia e, per quanto riguarda la scienza giuridica, all’Europa, sia conosciuta soprattutto da noi adulti e dai nostri studenti; e non per campanilismo o inutile erudizione, ma perché abbiamo bisogno, specialmente in questi tempi dominati dalla confusione, dagli egoismi e dai particolarismi, di ispirare i nostri comportamenti a persone come Giuseppe Pisanelli che hanno messo a servizio della patria la loro scienza, per il bene di tutti, nella trasparenza dei comportamenti, nella chiarezza dei rapporti politici e scevri da ogni personale interesse.

Per alleggerire il discorso, e per non sembrare uno che fa la predica, ho voluto accompagnare questa breve riflessione con una bella tavola caricaturale, ma nel contempo rispettosa, conservata nel Museo Centrale del Risorgimento, in cui Giuseppe Pisanelli compare con altri noti personaggi risorgimentali.

Didascalia:

I personaggi, tutti deputati di fama nazionale, non sono indicati col loro nome ma con quello del collegio elettorale di provenienza. In primo piano vi è Silvio Spaventa (1822-1893), deputato del collegio di Atessa, in provincia di Chieti. Giuseppe Pisanelli è in secondo piano, l’ultimo a destra; Taranto, come si legge sullo stivale,è il suo collegio (sconfitto nel 1861 da Liborio Romano nel collegio nativo, eletto nel ballottaggio dai collegi di Taranto e Afragola, optò per Taranto che lo elesse fino al 1876); una coincidenza: i colori del suo vestito sono blu e rosso, gli stessi di Tricase; con lui è Giuseppe Massari (1821-1884) intimo amico e deputato di Bari. Nel gruppo di sinistra: dietro a Marco Minghetti (1818-1886) deputato di Bologna, si notano Urbano Rattazzi (1808-1873) eletto a Firenze e un deputato di cui è illeggibile la provenienza.

 

 

 

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