E’ partito presso il Comune di Tricase il progetto di Servizio Civile approvato dal Dipartimento della gioventù e del Servizio Civile Nazionale dal titolo “I colori delle Vallonee”.
L’intento è quello di permettere ai giovani volontari di vivere un’esperienza accrescitiva, ma il progetto vuole essere anche un’opportunità di educazione alla cittadinanza attiva.
Il progetto si rivolge, come utenza, ad anziani e minori con difficoltà psico-fisiche che necessitano di ricevere servizi di aiuto e sostegno.
Più esattamente gli operatori presteranno compagnia ed attività ricreative domiciliari; ma anche accompagnamento presso strutture sanitarie e nei vari contesti esterni ed assistenza per l’acquisto di beni di prima necessità.
L’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita delle persone, nelle varie fasce di età e nei relativi bisogni, promuovendo una maggiore autonomia, la coltivazione dei propri interessi e l’inclusione sociale.
Il progetto, che vede protagonisti “giovani e sorridenti volontarie” –come si legge nel dépliant illustrativo-, si avvarrà della stretta collaborazione dell’Ufficio Servizi Sociali dal Comune.
Al di là dei servizi offerti, l’obiettivo è quello di prestare una attività di aiuto in una entusiasmante quotidianità da “vivere insieme”.
Per informazioni ci si può rivolgere a Ufficio Segreteria del Comune di Tricase 0833 777218 oppure all’Ufficio dei Servizi Sociali via L. da Vinci 2 0833 543955
Prosegue l’impegno del Comune di Tricase, già avviato dalla Amministrazione Coppola, per la valorizzazione delle risorse agricole locali; risale infatti al 2013 l’istituzione del mercato agricolo a chilometro Zero.
Nel gennaio 2018 la Pro Loco di Tricase e l’Associazione in Semi Urbani Stazione di servizio Rurale di Tricase hanno chiesto la partecipazione del Comune in qualità di partner all’iniziativa organizzata per la seconda decade di febbraio e nel mese di marzo per la promozione rispettivamente della Pestenaca e del Covulo tricasino e nel mese di agosto.
Le manifestazioni coinvolgeranno i coltivatori e le scolaresche con una giornata all’interno delle scuole in cui saranno attivati dei laboratori a tema.
L’iniziativa mira anche ad incentivare le aziende agricole già esistenti ed i giovani che si avvicinano al mondo agricolo alla coltivazione della zucca, attraverso un percorso che va dalla semina alla raccolta ed alla valorizzazione di detto ortaggio.
Tra le iniziative il recupero della maschera “Cucuzzella” coinvolgendo le scuole con un concorso per la realizzazione della maschera che spaventò i pirati mettendoli in fuga. La teatralizzazione della leggenda della fuga dei pirati nella località di Tricase porto.
E’ previsto anche il gemellaggio con il Comune di Piozzo (Cuneo) in cui è diffusa la coltivazione della Zucca e dove ogni anno si svolge un’importante fiera.
La Giunta comunale, riconoscendo che l’iniziativa riveste un valore socio culturale, ha concesso il patrocinio e la collaborazione con una spesa di euro 300 per la stampa dei manifesti.
di Ercole Morciano
Man mano che si avvicina il 20 aprile, 25° del dies natalis di don Tonino Bello e giorno del pellegrinaggio di Papa Francesco alla sua tomba in Alessano, cresce l’attenzione verso la figura del Servo di Dio che è stato parroco della chiesa madre di Tricase dal gennaio 1979 all’estate del 1982.
Un privilegio, per noi di Tricase, averlo avuto come parroco e una maggiore responsabilità.
Gli anni di Tricase, anche se pochi, furono per don Tonino fondamentali e propedeutici per la straordinaria testimonianza del suo episcopato a Molfetta a servizio della Chiesa tutta e dell’intera umanità. Non era arrendevole don Tonino e la pace che predicava non doveva essere a scapito della giustizia, specialmente quando erano i poveri a doverne soffrire. Lo dimostra l’episodio che racconto, dal quale traspare anche una costante del suo atteggiamento di prete e poi di vescovo: amico e rispettoso di tutti, ma autorevole e fermo quando si trattava di difendere i diritti di quelli che non avevano voce. L’episodio dimostra pure, come fosse incarnata la sua pastorale: mai disgiunta dalle problematiche del quotidiano sulle quali i cristiani, se vogliono essere tali veramente, non possono farsi da parte.
Era il 1982 e sul n. 9 del 14 marzo di “Comunità”, l’umile foglio di collegamento della parrocchia, aveva scritto:
«Bisogna decidersi di ripartire dagli ultimi, ce lo hanno detto i Vescovi in un recente documento».
Si trattava del documento dei vescovi italiani La Chiesa italiana e le prospettive del Paese dell’ottobre 1981.
«Allora – continuava – se noi cristiani abbiamo il dovere di impostare ogni problema “partendo dagli ultimi”, non abbiamo proprio nulla da dire in proposito: della stazione di testa a Bari? Del trasferimento dei vigili del fuoco da Tricase? del piano regolatore della nostra città? Possiamo come cristiani disinteressarci di questi problemi, demandandone pigramente la soluzione ai politici?».
Il suo appello evidentemente non fu capito bene in determinati ambienti – non tutto quello che egli diceva o faceva era bene accolto da tutti – perché sul numero successivo di “Comunità”, quello del 21 marzo IV Domenica di Quaresima, così scrisse don Tonino in una nota dal titolo “Dove appoggiare la scala?”:
«Quando noi cristiani affermiamo che “BISOGNA PARTIRE DAGLI ULTIMI” (sue le maiuscole, ndr) non intendiamo scavalcare i politici o togliere il mestiere ai tecnici, a cui va la nostra comprensione e il nostro rispetto.
Siamo come colui che nel farsi disegnare una casa dice all’architetto: “Progettami una bella scala e fammela partire da qui, da questo punto del piano terra”. Nessuno accuserà il proprietario di voler fare da maestro all’architetto, sovrapponendosi alla competenza di lui. Così anche il cristiano non invade il campo altrui se, rivolgendosi ai responsabili della cosa pubblica, dice “Cari esperti, nell’approntare questo o quel progetto, la scala…fatela partire dagli ultimi”».
Nostra intervista al Sindaco Chiuri
E’ la Domenica delle elezioni politiche. Il Sindaco Carlo Chiuri mi dà appuntamento davanti ad una Scuola che ospita alcune Sezioni elettorali. Dopo un grazie ai Carabinieri di servizio e dopo essersi accertato che tutto procede regolarmente, tra un saluto e l’altro, conversiamo sull’ACAIT.
E’ su questo, infatti, che gli ho chiesto un’intervista.
Sindaco, il crollo dell’ACAIT: solo colpa delle piogge o anche dell’incuria?
Non posso negare che le piogge siano state la causa ultima e scatenante i due crolli che si sono verificati a distanza di pochi giorni. Ma certamente le piogge hanno trovato una struttura sulla quale gli ultimi lavori di manutenzione sulla copertura risalivano a molti decenni fa, ai tempi precedenti la messa in liquidazione dell’ACAIT.
Qualcuno dice che è stata colpa dei pannelli solari.
Non sono un tecnico ma escluderei che il montaggio dei pannelli possa avere determinato un effetto pregiudizievole, anche perché il crollo non è partito da quella parte della copertura e i pannelli non erano infissi sulla copertura ma su blocchetti di cemento.
Pochi giorni prima del crollo vi era stato un sopralluogo. Di cosa si trattava?
Con il Responsabile dell’Ufficio tecnico feci fare un sopralluogo all’Agenzia del Demanio; si trattava di una sorta di ricognizione per poi definire ipotesi di intervento. Il Demanio, con la sua esperienza ed autorevolezza, avrebbe potuto dare un contributo sull’entità e sulle risorse necessarie per qualsivoglia successivo intervento.
Lei ha parlato di confronto aperto sull’ACAIT. Pensa di proporre un’idea progettuale e per quale destinazione d’uso?
Se nel corso di questi decenni successivi all’acquisto non si è proceduto nella direzione di una ristrutturazione e di una valorizzazione, ciò è dipeso anche da una confronto per nulla sereno che ha fatto perdere importanti occasioni ed opportunità. Questo lo voglio dire. Come pure voglio dire che il confronto che avvierò dovrà caratterizzarsi per senso di serietà delle proposte e per trasparenza nelle intenzioni. Ora che la situazione è di grave emergenza non si può perdere tempo e, per non perdere tempo, tutti, e dico proprio tutti, devono impegnarsi senza speculazioni ma con l’unico obiettivo di dare un contributo alla Città. La nostra idea, già annunciata in campagna elettorale ed anche in un’intervista al Volantino, è quella di destinare uno dei capannoni, quello più retrostante, a sede degli Uffici comunali. L’idea è quella di lasciare a Palazzo Gallone solo la Sala consiliare e l’Ufficio del Sindaco. Il resto, tutto all’ACAIT dove si possono recuperare anche ampi spazi a parcheggio. Per il resto io proporrò di partire dal padiglione crollato per ipotizzare un recupero della storia ma in maniera vissuta; non solo un museo da guardare ma anche da vivere. Per esempio si può pensare ad un mercato dei prodotti a chilometro zero e poi a spazi dove far gustare quei prodotti, così unendo la conoscenza alla valorizzazione e alla fruizione, riuscendo anche a far quadrare i conti e dare occasioni di lavoro.
In questi giorni Lei ha incontrato il vice presidente dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, prof. Monte. Ci può dire qualcosa?
Il prof. Monte è persona di grande capacità ed esperienza che ha già lavorato proficuamente per il recupero di edifici di archeologia industriale del Salento, come, ad esempio, le Distillerie di San Cesario. Ho avuto modo di confrontarmi con lui su una prima ipotesi di lavoro ed ho registrato sintonia con la nostra idea di recuperare la storia dell’ACAIT e quindi innanzitutto riportare e far conoscere alle nuove generazioni il lavoro delle tabacchine e l’importanza non solo economica ma anche sociale di un’esperienza che ha segnato la vita di tante persone e di tante famiglie e soprattutto delle donne di Tricase.
E con la Soprintendenza quali sono i contatti e le prospettive?
Il complesso, essendo di proprietà del Comune ed avendo più di 70 anni è già di fatto vincolato. Ma la Soprintendenza apporrà un vincolo specifico e dedicato all’immobile. Ritengo che l’apposizione del vincolo possa dare uno specifico valore all’intero complesso e quindi favorire anche fonti di finanziamento utili al recupero e valorizzazione della intera struttura.
Con quali risorse si potrà ricostruire e ristrutturare il complesso?
Le risorse non sono facili da trovare ma non dispero; l’importante è avere un progetto forte e valido e poi la strada può essere percorsa. Del resto eravamo già partiti con un progetto da inserire nella Rigenerazione urbana partecipando al bando regionale per un investimento di 1 milione e mezzo che nel disegno finale coinvolge l’intera zona, con la Biblioteca di via Micetti, la Caserma dei Carabinieri e l’accesso da Piazza Santa Lucia. Penso anche ai prossimi Laboratori di fruizione, un bando che dovrà partire coniugando saperi, sapori, cultura e produzione. Potrebbe essere la strada giusta per realizzare quell’idea del mercato di prodotti locali e di loro degustazione.
Pensa di coinvolgere anche i privati per intervenire sull’ACAIT?
Non escludo una tale possibilità, anche perché i privati possono beneficiare di un credito di imposta del 75%. Magari si trovassero privati disposti a sponsorizzare il recupero anche di solo una parte dell’intero complesso.
Sull’acquisto dell’ACAIT vi furono, all’epoca, molte polemiche e divisioni nell’opinione pubblica. Qualcuno ancora ricorda il mutuo da pagare. Lei come giudica quell’acquisto?
L’acquisto fu un bene per la Città, perché l’ACAIT è una parte importante della storia dei tricasini e non solo di essi. L’acquisto ha evitato possibili speculazioni da parte di privati così impedendo che si ripetessero interventi edilizi che già in passato hanno fatto perdere importanti pezzi della storia di Tricase.
Pensa che dopo l’acquisto si sono persi tempo ed occasioni importanti per un intervento utile per l’ACAIT?
Nessuna delle Amministrazioni che si è succeduta nella guida di Tricase ha elaborato e perseguito una idea forte di recupero e valorizzazione dell’ACAIT; al di là del capannone ristrutturato e che da qualche anno viene utilizzato, per il resto è mancata una progettualità forte. E per questo si è perso tempo prezioso.
Quindi ci sono o non ci sono responsabilità politiche?
Non mi pare si possano escludere, ma non è tempo di guardare indietro; è giunto il tempo di guardare avanti e di rimboccarsi le maniche nell’interesse di Tricase, della sua storia e delle tante persone che hanno passato una vita a lavorare in quei capannoni.
L’intervista è finita; lascio il Sindaco e, ad attenderlo, altri cittadini che segnalano altri problemi;
insomma una Domenica bestiale, “ma sorride è sempre così e io sto al servizio di tutti, anche di Domenica”.
di Alessandro Distante
I risultati delle elezioni politiche hanno visto a Tricase, come in tutta Italia, il trionfo del Movimento 5 Stelle.
Al secondo posto, ma a debita distanza, il Partito Democratico e poi a seguire, poco dopo, Forza Italia, e, ancora più lontani, Lega e Noi con l’Italia, seguiti infine da Liberi ed Uguali.
Al di là dei numeri, alcune generali considerazioni:
1) La competizione elettorale ha messo in crisi il criterio della territorialità. Diversamente non si spiegherebbe la sostanziale omogeneità dei risultati registrati in tutta Italia e in maniera particolare nelle due aree del centro nord e del centro sud. In quest’ultima i numeri del successo dei 5 Stelle sono pressocchè identici, come grosso modo identici sono i risultati degli altri partiti.
Ciò vuol dire che il voto ed il consenso hanno viaggiato a prescindere dal candidato e dal territorio.
Se mancano i luoghi dell’ascolto, del dibattito e della elaborazione di un progetto oltreché di formazione di una classe dirigente, può accadere che il consenso si formi più su sensazioni e suggestioni senza che il candidato abbia un peso determinante e che si crei attraverso canali omogeneizzanti, quali sono soprattutto i social.
2) La mancanza dei luoghi del dibattito, della elaborazione e della formazione pone, in prospettiva, un altro problema: sarà in grado l’eletto, da solo, di rappresentare al meglio il suo Collegio e potrà essere protagonista di un progetto di sviluppo del territorio che nasca dal basso e, siccome partecipato, sia significativo e di vero cambiamento?
Tutti hanno sottolineato l’assenza, in campagna elettorale, di una proposta sul Mezzogiorno e, per noi, di una proposta per il Salento che non andasse oltre i soliti luoghi comuni.
3) Il risultato elettorale viene in questi giorni spiegato per il disagio o il rancore dei cittadini, i quali hanno espresso, con il voto, la loro protesta.
Candidati calati dall’alto che si pongono come potenti taumaturghi; candidati da decenni sulla breccia e che hanno percorso l’intero cursus honorum ed anche di più ma sempre pronti a ricandidarsi; candidati affamati di potere e che, pur di raggiungerlo, sono disposti a cambiare, non importa se alla vigilia, casacca ed ideali (ammesso che li abbiano mai avuti).
Gli elettori hanno punito questi giochi e giochetti. Ma ciò non supera il problema della insufficienza di un voto se fosse solo di protesta.
Il voto antisistema non può essere sufficiente se non si trasforma in un voto per un progetto di sviluppo del territorio.
Questo ad oggi risulta più difficile da immaginare se capita di vedere eletti ancora illustri sconosciuti oppure se gli eletti sono chiamati a rappresentare un collegio talmente ampio da non avere una sua identità.
4) Tricase ha seguito l’onda nazionale senza neppure dare un segnale di attenzione, se non molto flebile, al candidato locale, invero soffocato, oltreché da una candidatura apparsa innaturale, anche da un Capolista incapace di essere uno del popolo ed unicamente nostalgico di un lontano passato e di un gozzo che –bisognerà pure avere il coraggio di dirglielo- non era del “potente assessore regionale Cesare” ma di Paolo che, seppure non potente, era quello che glielo aveva prestato altrettanto generosamente.
La verità alla fine deve pure vincere!