Conosciamola...
Sono Maddalena Atzori, ho 21 anni e sono nata e cresciuta a Tricase. Frequento il primo anno della Facoltà di Medicina, presso l’Università degli studi di Bari A. Moro. Mi definisco puntuale e pignola, ma non troppo: le mie pantofole sono sempre riposte con una giusta angolazione e faccio sempre un ugual numero di bocconi per ‘secondo e contorno’. Sono appassionata dell’arte in ogni sua forma, soprattutto della danza, la mia più grande passione, che mi ha trasmesso, con disciplina, l’eleganza e la precisione.
Mi piace essere impegnata, avere tante cose da fare e farmi coinvolgere. È così che ho trascorso i miei cinque anni di Liceo Classico, tra una versione di greco e un’interrogazione, tra un viaggio-studio all’estero e un’assemblea. Mi piace leggere e viaggiare, conoscere le altre culture, scoprire gli altri Paesi, ma ho radici ben radicate. La mia è una famiglia semplice: mia mamma è un’insegnante, mio padre lavora in ferrovia e mio fratello, il più piccolo di casa, frequenta la scuola superiore. La mia è una bella famiglia, che mi ha sempre sostenuto e accompagnato, insegnandomi l’importanza dell’umiltà unita ai grandi sogni, la potenza delle piccole cose e il rispetto nei confronti degli altri e di me stessa.
Sono cresciuta con i piedi per terra ma ho sempre guardato in alto: anche quando la vista era occultata da nuvole, grosse ma passeggere, ho sempre cercato di pensare positivo perché sentivo di poter fare la differenza. Forse è proprio questo sentimento che mi ha spinto a partecipare al contest #studioinPugliaperchè, indetto dall’Assessorato alla Formazione e Lavoro della Regione Puglia e ARTI - Agenzia Regionale per la Tecnologia e Innovazione, rivolto a tutti i diplomati con il massimo dei voti che avessero deciso di proseguire il loro percorso di Studi in Puglia.
Lo scopo di questo concorso era quindi premiare ed evidenziare le motivazioni per cui gli studenti hanno optato per un percorso accademico in istituzioni pugliesi di alta formazione. Leggendo per la prima volta riguardo questo concorso mi sono sentita chiamata in causa e ho sentito il bisogno di esprimere le mie idee. Questa è una tematica che mi sta particolarmente a cuore e sento a me vicina. Sono pochi i miei coetanei che hanno scelto di rimanere a studiare in Puglia. Cresciamo, infatti, con l’idea che dopo il Liceo debba esserci una partenza dolorosa ma inevitabile e indispensabile.
L’idea di poter rimanere a studiare vicino casa, quasi ci spaventa. Io mi sono chiesta perché: perché non ci pensiamo? Perché abbiamo questa idea della Puglia come di una regione povera, che ‘manca’ di qualcosa? Perché non restiamo? Perché non resistiamo?
Così è nato “Il fiore del partigiano”: titolo che si rifà all’ inno ‘Bella ciao’. È il titolo dell’articolo con cui ho deciso di partecipare al contest e che mi ha regalato il bellissimo primo posto. Le parole della canzone mi emozionano ogni volta e quasi per magia mi ricordano la mia terra: la Puglia, come un fiore dalla bellezza sconvolgente ma altresì fragile che, chi si sente un po’ “partigiano” –come me- ha il compito di proteggere. Ho scritto per difenderla, perché la Puglia mi ha dato tanto: ho scoperto una regione che ha voglia di crescere e di fare (un po’ come me!), che conserva la tradizione nell’innovazione e cerca sempre di valorizzare le sue origini.
“Siamo educati all’abbandono, l’abbandono della nostra terra”, ma possiamo cambiare le cose, possiamo fare la differenza. Non vorrei dare l’idea di una persona che non vede nulla se non il “proprio giardino” poichè penso che sia fondamentale per noi ragazzi fare nuove esperienze, conoscere nuovi posti e apprezzare la bellezza della diversità. Questo, in fondo, è il mio progetto di vita: fare esperienza per poi poter ritornare qui e seminare quello che di nuovo ho imparato e crescere ancora.
“Solo il partigiano può difendere la propria terra, solo noi possiamo valorizzarla e farla crescere.
Contro lo stereotipo di una Puglia povera di cultura, che manca di soldi e pensieri!
Il treno è partito: qualcuno è rimasto.”
di Giuseppe R. Panico
Le specie viventi che popolano i mari sono tante, alcune ancora sconosciute. D’estate sul mare si affollano anche le specie umane. Secondo la teoria dell’evoluzione di Darwin, queste discendono dalle scimmie che lasciati gli alberi e diventati bipedi, si diffusero in tutto il mondo. Si civilizzarono, divennero più forti e potenti solo i gruppi di “homo sapiens” capaci di adattarsi ai diversi ambienti e di utilizzarne le risorse. Alcuni si limitarono al territorio circostante e lì rimasero, fra capanne e caverne o, più al sicuro. su alte rupi.
Altri raggiunto il mare, laghi o fiumi, ne compresero le potenzialità e, utilizzando gli alberi dai quali erano prima discesi, costruirono piroghe, canoe, zattere etc. Impararono a pescare, poi a navigare ed occuparono tutte le terre emerse. Coloro che si insediarono lungo le coste, progredirono più rapidamente, svilupparono una più dinamica mentalità e ben difesero la loro più florida economia e più avanzata civiltà
. Prevalse l’attitudine a lavorare come “team”, o come “equipaggio su una stessa barca” ove ognuno ha un suo ruolo per pescare, navigare, dare sicurezza e “fare impresa” e ricchezza. Il mare dunque quale colonna portante e stimolo economico per una strategia politica che dura da millenni. Oggi più di ieri, le nazioni si battono per questo, dalla Russia di Putin che sostiene la Siria in guerra per poter dominare il Mediterraneo attraverso i suoi porti, alla guerra diplomatica della Bolivia contro il Cile per avere un accesso sul Pacifico, alle Marine Militari a protezione degli interessi nazionali.
Nel suo piccolo, la nostra Tricase, più che evoluire sul mare o verso il mare, sembra invece ancora arroccata sulla sua rupe (93 m sul mare) nell’entroterra, come se fosse abitata, se non da “montanari”, da “collinari” che per il mare hanno ancora un timore ancestrale o da “galleggianti” che d’estate si calano lentamente in acqua e rimangono nello stesso posto o attaccati allo stesso scoglio. Se una medusa è all’orizzonte, come un tempo “li turchi”, non si difendono eliminandola o allontanandola, ma risalendo la scogliera o rifugiandosi sulla rupe.
Ben poco si attivano verso l’economia e la cultura del mare e, avendo ben poco d’altro, continuano ad emigrare ed impoverirsi. Pochi sono i “natanti” che, oltre a galleggiare, sanno pure ben nuotare lungo costa o verso altri vicini lidi, grotte ed anfratti e, non di rado, con maschera e pinne, vanno a conoscere anche il mondo sommerso. Più “avventurosi”, interagiscono spesso fra loro per un pur limitato sviluppo sul mare. Ma mancano più audaci e preparati “navigatori” che, oltre a conoscere sé stessi ed i propri limiti, conoscono venti e correnti, vele e motori, porti ed approdi, onde e flutti, altre usanze e culture, povertà e ricchezze. Vigili ed attenti al mutare degli elementi naturali e degli umani eventi, prima che ad altri, danno fiducia alla propria conoscenza ed esperienza.
Sono coloro che da sempre popolano il mare e la sua storia; sono gli Ulisse dalle tante avventure, gli Argonauti in cerca del vello d’oro, i Colombo, i Magellano, i Verrazzano etc. scopritori, di nuovi mondi, nuove rotte e nuove economiche. Rappresentano un avanzato insieme di audacia, conoscenza e lungimiranza ed hanno aperto super strade verso ciò che oggi chiamiamo globalizzazione e progresso. Dai Fenici ai Vichinghi, dai Veneziani ai Genovesi, dalle triremi alle galee, dalle paranze alle caravelle, hanno gettato un ponte su quel mare che prima divideva trasformando in ricchezza ciò che era prima solo un pericolo. E una moderna ricchezza è oggi il turismo sul mare o costiero, la più importante risorsa che, nella nostra povera situazione geografico-economica, potremmo ben più sviluppare.
Ma il nostro passato, sia prossimo che remoto, dal mare ci ha addirittura allontanati. Con un depuratore a far da trincea verso la costa, oggi ancor più in ampliamento, poi con tantissimi vincoli costieri, poi con il parco Otranto -Leuca, poi con una cultura ecologica fattosi nuova ideologia politica e, come tale, utile a pochi e funesta per tanti. Tutto limita, tutto vieta, tutto ritarda e impedisce e nulla semplifica se non la mummificazione o l’abbandono del territorio costiero.
E così anche lo sviluppo sostenibile, ancor privo di un qualsiasi programma, rimane aria fritta sulla bocca dei tanti. Forse ci manca il saper “navigare”, il saper scegliere una valida rotta, o finanche il saper sognare, se non come equipaggio verso un gradevole porto, come comunità verso un valido obiettivo. Da “collinari”, “galleggianti”, poco “natanti” e per nulla “naviganti”, continuiamo, a inviar suppliche ai potenti, ad addossar loro le colpe della nostra impotenza, delle nostre incertezze e delle nostre pavidità, anche nel maturare ed esternare semplici ipotesi di sviluppo.
Di suppliche a Bari, a Lecce ed ai potenti forse ne servirebbe una ben forte, decisa e condivisa: quella di allentare sul mare e sulla costa vincoli e burocrazia e permetterci e non più negarci un più avanzato futuro turistico e residenziale, fonte di lavoro e progresso. Se non più con un povero Piano Coste che, privandoci di tanti posti-barca (a Marina Serra), non ha saputo darci in più nemmeno un pubblico posto-auto, né un pubblico bagno, con almeno un buon Piano Regolatore per le due marine.
Ormai da tempo in itinere, ma ancora dagli ignoti o “secretati” contenuti.
La cucina tradizionale del territorio di TRICASE , ce la presenta
il Presidente della Pro Loco Tricase, avv. Paolo Scarascia:
La Pro Loco Tricase, nell’ambito delle iniziative volte alla valorizzazione del territorio, dell’agricoltura e delle tradizioni enogastronomiche di qualità della Città di Tricase, organizza la prima gara gastronomica:
"La Cucina Tradizionale del territorio di TRICASE".
L’iniziativa si propone di promuovere, valorizzare e riscoprire piatti della tradizione che utilizzano i prodotti di “Terra” e “Mare” del nostro territorio.
La manifestazione inizierà lunedì 28 maggio e si concluderà domenica 3 giugno.
La giuria (composta da sei giurati) si recherà presso il locale di ogni partecipante al fine di degustare il piatto proposto.
Detta giuria sarà così composta:
Delegato della Federazione Italiana Cuochi;
Giornalista gastronomo appartenente agli organi di stampa locali o indicato da essi;
Delegato dell’Associazione Commercianti Tricase che non sia nel campo gastronomico;
Rappresentante del direttivo Pro Loco Tricase;
Rappresentante comitato provinciale Unpli Lecce;
Rappresentante Amministrazione Comunale.
La giuria valuterà ogni piatto con molta attenzione prendendo in considerazione diversi parametri di giudizio: fedeltà alla tradizione; disposizione e presentazione; sapore; igiene. Per ogni parametro verrà espresso un voto da zero a dieci punti.
Il primo classificato si porterà a casa un premio in denaro e al piatto del vincitore verrà riservata la copertina della brochure pubblicitaria distribuita nello stand di Pro Loco Tricase in occasione della manifestazione PUGLIA TIPICA 2018.
Tutti gli altri partecipanti saranno giudicati secondi a pari merito.
La proclamazione del vincitore avverrà domenica 3 giugno in occasione della Giornata Nazionale delle Pro Loco mentre la premiazione avverrà nel corso di “Puglia Tipica 2018”, il grande evento itinerante dell’Unpli Puglia, giunto ormai alla sua VII edizione, che quest’anno si svolgerà a Tricase il 23 e 24 giugno.
Sarà un buon “primo” evento, ne siamo certi noi tutti della Pro Loco Tricase.
di Pino Greco
Libellula Fulgor Tricase : e’ Fabrizio Marano il nuovo allenatore
Fabrizio Marano con il direttore sportivo Antonio Scarascia
Una nuova guida per puntare in alto.
E' Fabrizio Marano il nuovo coach della società rossoblu , Fulgor Tricase.
Dopo aver chiuso la stagione scorsa con i programmi rispettati di inizio anno ( una tranquilla salvezza), conquistata con quattro giornate di anticipo, dopo aver ringraziato tutti in particolar modo mister Michele De Giorgi , un professionista che ha dimostrato grande senso di misura e di moderazione con tutti atleti, tifosi e società, conquistando un buon settimo posto , la società del presidente Francesco Cassiano ha deciso di affidare la prossima stagione di serie B nazionale al giovane allenatore cosentino, Fabrizio Marano.
Il nuovo tecnico è stato presentato dal direttore sportivo Antonio Scarascia: “c’è grande sintonia con coach Marano”.
Mister Marano, classe 73, carattere forte, lo scorso anno è stato allenatore del Potenza in serie B (quinto posto in classifica).
Oggi coach Marano arriva a Tricase stimolato dal progetto ambizioso della società :
“sono a Tricase per fare le cose per bene, puntiamo in alto con una società giovane con un progetto ambizioso, presto ci metteremo a lavorare per definire tutto, acquisti inclusi, avendo già una buona struttura.”
La società inoltre comunica di aver confermato tutto la staff tecnico della scorsa stagione così composta.
Medici: Salvatore Cacciatore, Carlo Cazzato e Sandra Perrone.
Dirigenti: Antonio Scarascia, Letizia Pecoraro, Stefano Sodero, Pierangelo De Marco, Donato Casciaro, Massimiliano Coluccia, Francesco Ciardo, Giuseppe Stefanizzi ,Riccardo Lecci e Giuseppe Amoroso, secondo allenatore.
di Nunzio Dell'Abate
Chi riteneva che spirasse l’anno della neo Amministrazione senza alcun cambiamento è rimasto deluso. C’è stato, eccome, e si è fatto sentire per ora sulle casse comunali: sono aumentati i funzionari al vertice, da sei a sette, con uno sconvolgimento e disequilibrio dei settori della macchina amministrativa a dir poco irrazionale.
Al funzionario, già responsabile di Urbanistica, Pianificazione e Governo del Territorio, Sportello Unico dell’Edilizia, Lavori Pubblici, Sport e Sicurezza sono state assegnate le Manutenzioni e la Gestione del Verde Pubblico (sottraendole dal Settore Servizi Ambientali) e il Patrimonio (prelevandolo dal Settore Bilancio e Sviluppo).
Dovrà essere “Mandrake” a reggere un tale carico di funzioni.
Grottesca è poi la motivazione con cui la Giunta ha proceduto in tal senso: <il settore servizi ambientali non ha operai>. E perché il Settore Urbanistica ne possiede?
Per ripristinare il manto stradale, sfalciare l’erba e manutenere gli immobili comunali, non dovrà sempre rivolgersi a personale esterno?
Al funzionario invece, responsabile del Settore Servizi Ambientali, residuano la gestione dei rifiuti e dei cimiteri. A questo punto che senso ha mantenere il Settore e di conseguenza una figura apicale con spesa annessa?
Ancor più se si considera che la gestione dei rifiuti è stata data in appalto all’esterno per 9 anni e che a sovraintendere ai rapporti Comune/Azienda vi è una figura terza dedicata: il D.E.C. -Direttore dell’Esecuzione del Contratto- con il suo costo. Lo stesso dicasi per i cimiteri la cui gestione è affidata a ditta esterna e, comunque, trattandosi di immobili comunali, rientrano nella funzione Patrimonio ridistribuita ad altro Settore.
Per la verità, il Settore Servizi Ambientali ha mantenuto lo Sportello Agricolo. E che senso ha, se si è costituito ex novo il Settore S.U.A.P. -Sportello Unico Attività Produttive-? L’agricoltura non è più un’attività produttiva? Poi come mai, da una parte si crea un Settore ad hoc con personale dedicato per rilanciare le attività produttive, e dall’altra si stanzia in bilancio per le medesime attività solo 1.000 euro?
Permane il Settore Servizi Sociali che da tempo non ha più ragione di mantenere una propria autonomia con un funzionario apicale. Difatti, tutta l’attività di programmazione e progettazione, anche ai fini delle richieste di finanziamento, viene espletata dall’Ambito di Zona e le incombenze si riducono per lo più al pagamento dei vari servizi appaltati all’esterno.
L’unico ad averlo intelligentemente intuito fu il Commissario Prefettizio che, durante il suo mandato, lo accorpò al Settore Amministrazione Generale e Servizi al Cittadino, conseguendo così anche il risparmio di circa 15.000 euro annue per l’indennità di responsabile di settore.
Trascurato, anzi impoverito, il Settore della Polizia Locale, proprio quello che per ragioni di sicurezza e controllo andava potenziato.
Difatti, si è fatto di tutto per spingere una unità D3 ad andarsene e per sostituirla con una più costosa unità di fascia D4 assegnata attualmente alla biblioteca (ne avevamo bisogno?).
In tal modo, il Corpo di P.L. rimane con 11 agenti (uno per ogni 1.600 abitanti) ed una sola unità D che ora, per gli incombenti legati alla funzione di comando assunta, non potrà garantire la presenza per strada.
Avevamo il diritto ed il dovere di dare il nostro contributo, ma la programmazione del personale è stata portata direttamente in Consiglio, senza neppure essere discussa e vagliata nella Commissione Consiliare deputata.
Ci è parso di capire che anche la maggioranza l’abbia “subita” dal Sindaco che ha deciso per tutti, come se fosse sua prerogativa.
Eppure l’organizzazione del personale, nei Comuni come in qualunque azienda, è fondamentale per il conseguimento dei risultati e, prima di ogni decisione in merito, occorre avere le idee chiare e sensibilità giuste, altrimenti si rischia di fare danno.
Come gruppo consiliare abbiamo più volte dato degli input: rafforzare il servizio Contenzioso, sgravandolo dal Settore Amministrazione Generale per assegnarlo alla Polizia Locale, ma ora persa colpevolmente l’unità D sarà molto più difficile; prevedere il Servizio Attività Culturali e Turistiche nell’ambito del Settore Attività Produttive; dividere il Settore Lavori Pubblici da quello dell’Urbanistica; avere un Segretario full time e non in convenzione con altri Comuni, il cui costo fra l’altro è pressochè identico.
Ma cambiamenti vanno fatti soprattutto a bassa quota, in quanto ci sono uffici con personale sottodimensionato ed altri in eccesso. Anche la dislocazione degli ambienti lavorativi va rivista, in rapporto agli operatori che li occupano.
Tanto altro verrebbe fuori, se ci si confrontasse nell’interesse del Bene Comune.