La mia colonna di Alfredo De Giuseppe

La famigerata legge n. 3 del 1998 era stata pensata e approvata dalla Regione Puglia guidata da Raffaele Fitto per accelerare le procedure relative alle autorizzazioni per costruzioni di interesse pubblico. Ben presto si scoprì che sotto questa dicitura si celavano le più indicibili speculazioni.

Dopo pochi mesi dall’entrata in vigore, la legge fu seppellita per sempre, non senza aver procurato notevoli danni in vari Comuni pugliesi. Capannoni industriali in zone agricole, alberghi e ristoranti in zone protette e vari scempi compiuti nel nome dell’interesse generale e del presunto sviluppo economico. A Tricase, per fortuna, furono solo due le Autorizzazioni rilasciate in base alle norme di quella legge: l’albergo San Demetrio in via Marina Serra di proprietà della Diocesi di Ugento e l’Hospice Casa di Betania in via Ariosto di proprietà della Fondazione Cardinale G. Panico.

La costruzione, benché realizzata in zona idrogeologicamente complicata (infatti si allagò un mese dopo l’inaugurazione), è in sostanza una pertinenza dell’Ospedale Panico di Tricase, diretto col miglior cipiglio manageriale dalla nostra concittadina Suor Margherita Bramato. La concessione edilizia fu rilasciata dal Comune di Tricase nel 1998, Sindaco era ancora Luigi Ecclesia. La progettazione fu affidata all’ing. Antonio Coppola, la strada per Depressa fu interrotta per alcuni mesi per poter realizzare un sottovia che collegasse Ospedale e Hospice.

L’inaugurazione avvenne dieci anni dopo, sabato 20 settembre del 2008, alla presenza di circa 2000 persone. Solo per far notare quanto sia cambiato il nostro tempo, ricordo che a quella inaugurazione, oltre alla dirigenza delle Suore Marcelline e ai vescovi pugliesi, partecipavano anche Raffaele Fitto che ne frattempo era diventato Ministro per gli Affari Regionali, Sandro Frisullo e Alberto Tedesco per la Regione Puglia, Antonio Musio, Assessore della Provincia di Lecce, Antonio Musarò Sindaco di Tricase.

Casa Betania nasce come luogo idoneo per i lungo degenti, per accompagnare gli ammalati nella loro ultima ora, anche con l’utilizzo delle migliori cure palliative. In questi anni ha mantenuto le promesse iniziali, forse è addirittura andata oltre: è davvero un’opera di interesse pubblico. Un’eccellenza del Salento, un fiore all’occhiello di Tricase. Un Hospice impeccabilmente professionale e pulito, seguito da medici con alto grado di umanità e pazienza, da personale selezionato in base ad una gentilezza caratteriale, alla capacità relazionale.

Gli ammalati vengono amorevolmente seguiti da tutto lo staff, le spaziose e luminose stanze accolgono parenti e amici, che possono scegliere di rimanere tutto il tempo che desiderano. Numerosissime sono le testimonianze scritte da persone che vogliono ringraziare tutto il personale di Casa Betania per il trattamento ricevuto da loro parenti, per l’ospitalità ricevuta, per l’accoglienza gentile negli ultimi giorni della malattia, financo dopo la morte con un’adeguata area mortuaria. Il tutto gratuitamente, senza alcun costo per i pazienti e i loro parenti, nel segno vero della civiltà occidentale e direi anche della carità cristiana.

L’esperienza di Casa Betania dimostra alcune cose fondamentali: anche al Sud si possono creare delle eccellenze private ad uso pubblico, a condizione che non vi sia sottostante un’idea speculativa; anche al Sud ci può essere la lungimiranza, la visione di cose che possono essere utili ad una comunità, a condizione che non si usino le leggi a proprio uso e consumo; le leggi non sono sbagliate in sé quando nascono per eliminare burocrazia e impedimenti ma è l’abuso che se ne fa, immaginando subito di fare cose illegali travestite da legali.

L’esperienza di Casa Betania, che per tanti è dolorosa e ricorda l’ultimo, estremo saluto alle persone care, racchiude il meglio che si potrebbe fare in ogni campo, dalle scuole alle strutture ludico-sportive, pensando ad uno Stato avveduto, accorto verso i bisognosi, leggero verso i propri cittadini. Tutti i cittadini, laici, cattolici, musulmani, bianchi e neri, ricchi e poveri.

di Nunzio Dell'Abate

Interessante e di buon auspicio il lungo incontro chel’Assessore Regionale allo Sviluppo Economico Mino Borracino, accompagnato dal Consigliere Regionale Ernesto Abaterusso promotore della visita -su nostro pressing!-, ha avuto con gli imprenditori della Zona Industriale giovedì scorso.

L’Assessore ha voluto toccare con mano le nostre eccellenze imprenditoriali, dall’agroalimentare alla meccanica di precisione per finire alle giovani start- up, intrattenendosi nelle aziende con i titolari ed il personale sino a sera.

Ma ha voluto altresì constatare de visu il mortificante stato di degrado in cui versa l’area produttiva, a causa dell’assenza di servizi dedicati (banda larga, videosorveglianza, segnaletica) e di quelli di prima necessità (energia elettrica, acqua potabile, fogna e gas), nonché di adeguate infrastrutture di collegamento.

Non gli è stato arduo rendersi conto del dissesto in più punti del manto stradale e di un significativo inquinamento ambientale determinato dal deposito incontrollato di rifiuti di ogni genere lungo i margini delle strade interne. Complice il calar della sera, ha verificato come alcune zone siano completamente al buio, perché prive di pubblica illuminazione.

E’ stato un incontro franco ed informale, lontano dai riflettori mediatici, durante il quale era palpabile lo sconforto ma anche la determinazione ad andare avanti. L’Assessore ha illustrato gli strumenti economico- finanziari messi in campo e ha manifestato sincera disponibilità, ma ha tenuto a precisare che anche il Consorzio ASI ed i Comuni devono fare la loro parte, in termini di dedizione, di linee programmatiche e di competitività. La Regione ha messo a disposizione dei cinque consorzi ASI pugliesi complessivi cinquanta milioni di euro e quindi molto dipenderà dalle loro istanze progettuali di ammodernamento e sviluppo delle rispettive aree industriali.

Inoltre, come ahimè si sa da tempo, la zona industriale di Tricase è stata esclusa dal perimetro della ZES Adriatica. Dentro, invece, tutti gli altri poli produttivi della Provincia, da Lecce a Surbo, da Galatina a Soleto, da Nardò a Galatone, per finire a Casarano, Melissano e Matino.

La richiesta di inserimento avanzata dall’Amministrazione Chiuri non fu considerata sufficientemente motivata, da qui la sua esclusione.

Le ZES -Zone Economiche Speciali- sono aree strategiche che riconoscono alle imprese insediate o di nuovo insediamento notevoli sgravi fiscali/tributari e semplificazioni amministrative, nonché un elevato budget di finanziamenti e linee di credito agevolato.

Ebbene, la Giunta Regionale ha di recente accantonato una dotazione residua di circa 220 ettari da assegnare, attraverso un bando pubblico, ai territori esclusi in prima battuta dalla ZES.

Tricase non deve lasciarsi sfuggire questa seconda chance. L’Amministrazione lavori unita per tagliare l’ambito traguardo, sapendo di poter contare sulla sensibilità dell’ente regionale.

In un momento storico come quello attuale in cui la sete occupazionale è palpabile, le eccellenze emigrano, il commercio è in affanno ed il turismo va ancora strutturato, puntare sul rilancio della zona industriale diventa ineluttabile.

Circola “ voce ” che a Palazzo Gallone e in Città…

Ufficialmente non si è aperta una vera crisi amministrativa…ma qualche straccio c’è…

Piccinni, Turco, Peluso, e non solo… ne sanno qualcosa…

L’ultimo fatto accaduto: Un comunicato informa che tra i sette sindaci e delegati che hanno attaccato Angelo Tondo e il Consiglio di Amministrazione dell’Asi di Lecce,

c’era anche l’assessore del Comune di Tricase, Lino Peluso.

La domanda che circola a Palazzo Gallone e in Città è la seguente:

Quale assessore doveva partecipare alla riunione “ A.S.I. “ di Lecce? 

Lino Peluso, con delega allo sport e cultura…?

O la vice sindaca Antonella Piccinni con delega al patrimonio, manutenzione e attività produttive ?

I segnali che qualcosa non va a Palazzo Gallone…sono evidenti…

Oramai il sindaco e i “ suoi ” vivono una situazione di “convivenza” da separati in casa ?

Speriamo che il prossimo San Valentino porti “ amore e unione” a Palazzo Gallone

 

 

 

 

di Alessandro Distante

Al di là di quanti erano i presenti o di cosa hanno potuto dimostrare con la manifestazione contro il razzismo e per l’accoglienza degli immigrati, una riflessione deve essere sviluppata.

Sempre più spesso si vive la Città in modo parcellizzato con il progressivo diminuire dei luoghi comuni di incontro. Accade così che alle iniziative di un gruppo non partecipino gli altri gruppi,

come se esistessero dei blocchi tra loro incomunicabili. Se un gruppo si occupa di ambiente rimane indifferente quando il gruppo di impegno sociale si mobilita; e quando si muove un gruppo sportivo quello culturale rimane chiuso nelle sue stanze.

Accade anche di peggio: un gruppo culturale non partecipa alle iniziative di un altro gruppo culturale. E così via

Anche Tricase rischia di vivere queste molteplici solitudini, che tali rimangono anche se sono di gruppi, persino organizzati ma che vivono una grave incapacità di comunicare e di rompere le proprie come le altrui solitudini.

Non ha molto senso se chi organizza un evento, come quello di sabato scorso sui temi dell’immigrazione e della integrazione, non riesce a comunicare il proprio pensiero al resto della Città.

Rigenerare i corpi intermedi per far rinascere la passione civile ricreando luoghi di incontro e di confronto per alimentare quel noi di una comunità che sappia andare oltre la finzione della rete e del web, oltre la comoda ricerca degli amici che si sprecano in mi piace tanto gratuiti quanto dovuti.

La crisi dei partiti, ad esempio, si tocca con mano non solo per le divisioni interne capaci di frammentare ogni schieramento fino ad identificarlo con la singola persona, ma anche per le assenze dai luoghi e dagli appuntamenti dove,al basso, potrebbero costruirsi percorsi di dialogo nell’interesse collettivo e per il bene comune.

Sorprende, così, che ad una manifestazione sull’immigrazione nessun partito abbia preso parte oppure che ad un incontro sulla parità di genere nello sport non sia stata presente alcuna consigliera o assessora comunale. Non parlo in generale, ma di storia recente della vita tricasina.

Non si creano legami tra cittadini ed istituzioni a parole o con proclami, ma cogliendo le occasioni di incontro ed andando in quei luoghi per alimentarli e farli crescere.

La conferma della parcellizzazione e della vita a comparti stagno viene dalle tante volte in cui a Tricase si svolgono in contemporanea più eventi; ma, di questo, nessuno se ne preoccupa più di tanto; in fondo, ognuno è talmente chiuso nel suo mondo che non avverte neanche più il piacere di rendere comune questo suo stare bene. Alla fine, ognuno di noi si guarda allo specchio complimentandosi per le suepiccole o grandi iniziative, chiudendosi sempre di più, arroccandosi e difendendosi.

Ed è forse per questo che iniziative come quelle sulla immigrazione e sulla integrazione, che si sostanziano nella apertura verso l’altro, specie se diverso, non riscuotono tanto successo, divenendo persino bersaglio di chi, chiuso nella sua casa e dietro una tastiera, spara volgari sentenze e superficiali giudizi

di Oronzo Russo

Gallipoli. Giovedì, 24 gennaio 2019. Il nostro Direttore Editoriale Avv. Alessandro Distante è stato insignito del Premio Figilo 2019, terza edizione.. E’ un premio molto ambito che si consegna ogni anno a Gallipoli nell’ambito del Festival dell’informazione locale.  La manifestazione, organizzata da Caroli Hotels e da Piazzasalento, giornale diretto da Fernando D’Aprile e dal Gal Terra d’Arneo, con il patrocinio dell’Ordine dei giornalisti di Puglia, della Provincia di Lecce, del comune di Gallipoli, dell’Associazione nazionale Stampa Online e dall’Associazione nazionale Giornalismo Costruttivo, ha avuto luogo dal 23 al 25 gennaio.

 

Da segnalare gli interventi del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Nazionale Carlo Verna e del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Puglia Piero Ricci, del direttore di Tuttosport Xavier Jacobelli, dei docenti universitari Ruben RazzanteStefano Cristante (che ha parlatodi comunicazione insieme a Nandu Popu dei Sud Sound System) , Luigi Spedicato, del magistrato Roberto Tanisi, del direttore del Tg Norba Vincenzo Magistà e della dirigente del Dipartimento del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Puglia” Ida Tammaccaro.

Tra le tante sezioni come incontri  formativi accreditati presso l’Ordine dei giornalisti, con interventi eccezionali di autorità a livello nazionale, grandi giornalisti, gente di spettacolo, ha interessato il premio Figilo che quest’anno  è andato a sette giornalisti.

Xavier Jacobelli, direttore Tuttosport – “Premio Figilo 2019 Uomo di Sport”: consegna il premio Attilio Caputo, direttore di Caroli Hotels

Elio Donno – “Premio Figilo 2019 alla Carriera”: ha consegnato il premio Fernando D’Aprile, direttore di Piazzasalento.

Danilo Lupo, giornalista LA7 – “Premio Figilo 2019 Miglior Cronista”: ha consegnatonAntonio Barillà, giornalista de La Stampa.

Gianfranco Lattante, caporedattore redazione Lecce “La Gazzetta del Mezzogiorno”  – “Premio Figilo 2019”. Ha consegnato  Pierangelo Tempesta, collaboratore ”La Gazzetta del Mezzogiorno”.

Renato Moro, caporedattore Nuovo Quotidiano di Puglia – “Premio Figilo 2019”.   Ha consegnato Adelmo Gaetani, già consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti.

Alessandro Barbano, giornalista già direttore de Il Mattino – “Premio Figilo 2019”

Alessandro Distante, direttore editoriale Il Volantino di Tricase – “Premio Figilo 2019 per la storicità del foglio informativo settimanale cittadino”. Ha consegnato  Oronzo Russo della Gazzetta del Mezzogiorno.

Questo riconoscimento ad Alessandro Distante testimonia ancora una volta quanto l’uomo, l’avvocato, il giornalista sia attento  a quel che si muove attorno, vaglia le notizie, ne dà concetto. La redazione, felice per il riconoscimento, augura ad Alessandro grandi ritorni, risultato meritato per il suo vivo attaccamento al mondo dell’informazione, fatta con intelligenza.

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