PALAZZO GALLONE, VERSO IL RIMPASTO DI GIUNTA ?

Si sa, nelle stanze di Palazzo Gallone a Tricase si respira un’aria pesante…

Il 2019 si preannuncia ricco di sorprese…come è anche la vita amministrativa…

La prima potrebbe riguardare due assessori: Turco e Piccinni.

Mentre, sembrerebbero in una botte di ferro gli assessori Lino Peluso e Sonia Sabato.

I rumors in Città dicono che il sindaco Chiuri vuole cambiare due assessori ,

Mario Turco e Antonella Piccinni ?

Forse c’è un problema politico….

Forse è il momento di iniziare una nuova fase per la Città …?

Un dato è certo l’ultima parola spetta a lui: il primo cittadino

di Alfredo De Giuseppe

Ora, che abbiamo deciso dall’aprile di quest’anno di eliminare la povertà, ora che abbiamo smesso di salvare i poveracci nel Mediterraneo, ora che le ONG sono diventate il nostro nemico da abbattere, che abbiamo mandato a marcire in galera Cesare Battisti, ora che il senso comune vuole giustizia e libertà un tanto al chilo, ora che potremo goderci la pensione con largo anticipo, ora che faremo vedere all’Europa quanto siamo tosti, ora è arrivato il momento di pensare alle cose serie. E’ vero, c’è pure il congresso del PD, fissato esattamente un anno dopo la super sconfitta elettorale, ma questo non fa neanche notizia. E c’è pure il nostro Emiliano che cambia idea su ogni cosa, ma questo è connaturato all’uomo e quindi non attuale. Le cose serie, dicevamo.

Ci sono problemi al Sud che sembrano ormai endemici. Disoccupazione, spopolamento, infrastrutture inefficienti, corruzione e difficoltà nel reperire una classe dirigente adeguata a tali complessità. Ma ormai nessuno pare occuparsene e preoccuparsene. Senza andare troppo lontano, dal dopoguerra fino alla fine degli anni ’60, il Sud sembrava recuperare la forbice che lo differenziava dal Nord. Poi, lentamente, anno dopo anno, le differenze economiche e sociali sono tornate ad ampliarsi. Sarà una coincidenza ma la difficoltà storica è sembrata più evidente con la nascita e il rafforzamento delle Regioni.

Intanto che il mondo andava avanti, noi stavamo progettando di ridare il governo delle nostre contrade ai vecchi potentati, a far gestire la modernità con i soliti metodi clientelari e mafiosi che stavano per essere debellati. Abbiamo ridato potere a chi doveva essere isolato da un governo centrale efficiente. Guerre politiche in ogni quartiere, di potere per il potere, per i soldi, per un posto, quasi mai per programmare il futuro e avere una visione più globale. Del resto da sempre il popolo affronta i propri problemi senza approfondirli e senza il buon senso che dovrebbe derivare dalle sconfitte.

Quando l’Albania nel 1991 si liberò dal cacchio soffocante del regime di Henver Hoxa, pensai subito che quella poteva essere una bella opportunità per il Sud, per il Salento soprattutto. Potevamo fare un bel porto con un collegamento costante di merci e persone, potevamo investire in infrastrutture comuni, potevamo avere una nazione in crescita che ci vedeva (ci adorava) come partner privilegiato.

Una strada vicina per tutto l’est. Risultato: dopo quasi trent’anni, la Germania ha effettuato in Albania i più grandi investimenti in termini strutturali (aeroporti e strade), turistici e industriali, mentre noi continuiamo ad aprire qualche pizzeria. La Grecia, il Montenegro, ma anche la Turchia, la Tunisia, l’Egitto, dovevano diventare i nostri migliori supporter e invece siamo arrivati a viverli solo come nemici. Nonostante il mare nostrum del tempo dell’Impero Romano e nonostante la facilità attuale di collegarsi. Dovevano essere per noi come la Svizzera, la Francia, l’Austria lo sono per la Lombardia e il Veneto e invece abbiamo deciso di inseguire nuovamente il sogno della razza ariana.

Uno strabismo storico e colossale che invece di portare nuova linfa economica e culturale, ci condurrà a litigare in continuazione sui saldi di bilancio, che saranno sempre più difficili da portare in equilibrio. Per il semplice fatto che siamo avvitati su noi stessi e le soluzioni semplicistiche non fanno che peggiorare la situazione. Perché ora si è aggiunto Internet, la vita digitale, il commercio si sposta ogni giorno di più verso il web, il futuro sta per scorrere su strade inesplorate. E gli esploratori sembra che viaggino tutti lontano da questo Sud, destinato a luogo di villeggiatura estiva.

Ora che siamo in mezzo alla tempesta, che viviamo tempi di indecisione, lasciamo che concetti di democrazia vengano sabotati, che sintomi di umanità vengano derisi, che la propaganda a mezzo web diventi il nostro vero governo. Ora sarebbe il momento di difendere il sogno di un’Europa illuminista, di opporsi al trumpismo di tutto il mondo, di pensare ai Sud ridistribuendo le energie e le risorse, preservando l’ambiente, inventando nuovi modelli di consumi. Ora è davvero difficile, anche solo pensarlo.

di Giuseppe R. Panico

Il recente disastroso evento atmosferico che ha colpito la nostra costa ha messo in luce, ancora una volta, l’ insicurezza viaria di Marina Serra. Un problema non certo recente ma di cui si prende atto solo in caso di eventi che richiamano migliaia di persone o di impedimenti lungo l’unica stretta tortuosa strada, che dalla litoranea porta al lungomare.

Manca una alternativa anche ai mezzi di soccorso e, per una marina quasi ferma agli albori della civiltà delle auto e della balneazione aristocratica, racchiusa fra mare, promontorio del Calino, canale del Rio e scoscesi declivi e mummificata dalla politica, il rischio non può che aumentare. Particolarmente nel periodo estivo, quando l’afflusso di vacanzieri, richiamati anche dalla ben nota piscina, porta problemi di traffico e parcheggio.

Saprà il PUG in itinere dare maggiore sviluppo e sicurezza costiera a noi tutti e al nostro turismo? O verrà anche condizionato dalla bulimia burocratica che prevede ben 34 (trentaquattro!!) organismi competenti in materia ambientale? (Dal sito del Comune). Vorranno tutti dire la loro? In Europa, siamo già nella vergognosa penultima posizione (peggio di noi la Grecia) come efficienza istituzionale. Sono passati molti decenni da quando il senso dello sviluppo e del progresso portava a scelte opportune e razionali.

Prevale ora la politica del “poi vedremo” che tanto promette e poco mantiene e che giustifica la propria inerzia o imprevidenza anche con motivi ecologici o ambientali. Dell’ambiente, oltre che fauna e flora, ne siamo parte anche noi, col diritto a fruire di sviluppo e sicurezza adeguata ai nostri tempi e non più a quando al mare o in villa ci andavano poche auto con “vip” in vacanza o poche nostre “girls” in “suttaneddi”.

Per la “salvaguardia” del mare e della costa si è ora contrari a quasi tutto. Alle trivelle oltre l’orizzonte, alla TAP, ai progetti di Briatore, agli impianti di gassificazione etc. E se nel mondo per rilanciare l’economia del mare, si raddoppia il Canale di Suez e quello di Panama, si aprono nuove rotte fra i ghiacci e si attivano le “vie della seta” e tante ricerche, noi poniamo veti anche per tappare qualche buca sugli scogli o scavare qualche misero scalino per scendere meglio in acqua. Dimentichiamo che il pur carente sviluppo turistico, di cui oggi godiamo, è dovuto agli scavi fatti dai nostri avi, cavando “piezzi” e pietrame proprio sulla costa per costruire torri costiere, porticcioli, bagnarole, piscina etc.

 Il PUG dovrebbe essere consegnato entro la notte del prossimo capodanno, fra i consueti brindisi, tappi e tronetti e poi, se non cestinato, forse approvato e poi realizzato. Ma economia permettendo perché l’Italia è di nuovo in recessione e dunque con nuovi freni ad investire. Ancora più senza una cittadinanza più attiva e coesa ove i “Liberi e Forti”, come scriveva, oltre un secolo fa, Don Luigi Sturzo, sappiano farsi protagonisti del futuro e non solo canuti attori e cantori del passato. Senza sviluppo e adeguati servizi non si creano nuove imprese, unica vera fonte di lavoro, rimanendo così solo Deboli e Sottomessi al solo reddito di Stato.

A Marina Serra, ove la nautica è stata preclusa ad un porticciolo mai manutenuto, mai dragato, mai adeguatamente gestito, mai ammodernato, oltre a realizzare la nota piscina, si progettava anche un parcheggio a mezza costa fra gli ulivi per centinaia di auto, con un secondo collegamento viario alla litoranea. Serviva ad evitare la “trappola” al già allora crescente numero di automezzi e frequentatori.

Avanzava il reale “sviluppo sostenibile” fatto oggi solo di veti e parole. Poi arrivarono le idee mummificanti e la “trappola” lì è rimasta. Passato è il “trombone d’aria”, gli alberi da ripiantare la politica non ce li regala; un prestito agevolato per le attività imprenditoriali nemmeno e dopo quasi due mesi i cavi ed i pali della Telecom sono ancora lì, stesi nell’erba. Meno male che la litoranea Serra-Rio è stata anche liberata dagli incolti oleandri ed ora è più sicura e panoramica.

Potrebbe diventare un alto lungomare che, spaziando da Otranto all’Albania e alla Grecia, congiunge meglio le nostre due marine. Già detto sul Volantino, ma a volte, per dare una smossa alla politica o cambiare mentalità, servono le rivoluzioni e in Italia non ne abbiamo mai avute. Chissà se almeno quella del “tornado”, oltre a rivoltarci case e campagne, porterà i nostri “Liberi e Forti” a qualche valida smossa o ad esprimersi e dibattere.

Ma prima che il paesano “spread” economico, che è anche civico e culturale, ci confini in una trappola che i nostri giovani evitano emigrando. Lo “spread” che noi siamo, non li induce a tornare e portare esperienza, o investire in paese o in costa i loro risparmi.  

A volte nemmeno per le vacanze o a portarsi dietro amici e turisti.

NON CI DIMENTICHIAMO…

di Nunzio Dell'Abate

Nelle marine di Tricase aleggia un silenzio assordante.

Alla frenesia e rassicurazioni dei giorni immediatamente successivi al tornado, sembra aver preso il posto un sentimento di sconforto ed abbandono.

Eppure tanti effetti del devastante uragano sono ancora lì, con incresciosi risvolti sul piano ambientale e di immagine, non lasciando presagire nulla di buono in vista della stagione estiva: alberi, pali della pubblica illuminazione e segnali stradali divelti; muretti di recinzione abbattuti; un immenso deposito di materiale ligneo e scarti vari di fronte al piazzale della Rotonda che desta preoccupazione per il rischio di incendi e di cattivi odori, a causa della lenta macerazione del legno, e per il pessimo colpo d’occhio; diverse colonne di fumo che in modo un po' tetro si levano al cielo, segno dei tanti focolari cui si ricorre, talvolta in modo improvvido, per smaltire i materiali di risulta.

Ma ciò che ferisce di più è lo smarrimento, per non dire rassegnazione, dei tanti cittadini e titolari di attività commerciali colpiti dall’evento calamitoso.

Per questa ragione chiediamo al Sindaco di indire a stretto giro un incontro pubblico o meglio ancora un Consiglio Comunale aperto in modo da relazionare la comunità sullo stato dell’arte: cosa si è fatto e cosa si farà, tempi, modalità e costi; a che punto è il procedimento per la dichiarazione dello stato di calamità naturale; quali e quante risorse economiche sono state stanziate.

Non vorrei che a caldo nei primi giorni si siano generate eccessive aspettative.

Ricordiamo che il Sindaco ha richiesto a tutti i danneggiati una perizia corredata di idonea documentazione fotografica, di cui gli stessi hanno anticipato il costo.

Occorre trovare subito prime forme di ristoro, anche sotto forma di riduzione dei tributi comunali o di incentivi. La redazione dell’imminente bilancio di previsione annuale del Comune deve essere incentrato sul recupero e ricostruzione delle marine.

Guai se non fosse così. Non bisogna abbandonare nessuno, serve vicinanza e conforto più di quanto offerto nell’immediatezza dell’evento.

L’Amministrazione batta un colpo e tutti facciano la loro parte nel segno di quel senso di comunità solidale che ci deve contraddistinguere sempre.

di Pino Greco

Per la prima volta, la festa in onore di San Vito Martire,Patrono della Citta’ di Tricase,

rischia di saltare per mancanza di fondi e partecipazione.

“Siamo stati abbandonati a noi stessi, vorremmo lasciare tutto”.

Il messaggio del Comitato Festa, è chiaro.

Le cause ad oggi sono da ricercarsi nelle esigue disponibilità economiche della Città, (forse troppe feste rionali), in più l’Amministrazione Comunale interviene solo con il patrocinio”.

Queste le dichiarazioni che giungono da parte di qualche membro del comitato festa San Vito. Si sa, è cambiato tutto nel mondo delle feste patronali.

Le nuove regole di sicurezza, hanno messo a dura prova il povero portafoglio e la pazienza di chi da anni si impegna per organizzare anche questa ricorrenza.

Ma, forse la questione di fondo è sempre la stessa ( è stata pubblicata anche la scorsa settimana…”serve un squadra che non lotti per la retrocessione…”).

Dunque, se non vogliamo perdere l’importante patrimonio della festa del Santo Patrono dobbiamo cambiare passo, unire le forze e fare rete perché la bellezza del gioco di squadra è un investimento a medio lungo termine per la Città intera.

Facciamolo almeno in questi momenti … Non “ perdiamo la fede…”

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