Perché sono aumentati i casi di Covid anche a Tricase?

C’è un ritorno di fiamma?

A queste domande risponde il medico Roberto Castelluzzo di Tricase

Molto probabilmente l’allentamento delle restrizioni e il mancato uso delle mascherine all'aperto hanno avuto "un ruolo determinante nell'inversione di tendenza" ma non è tutto. La scarsa vaccinazione nella fascia d'età pediatrica 6-12 anni starebbe incidendo sull'aumento dei casi perché i bambini possono essere veicolo di infezione all'interno del nucleo familiare.

"Ecco perché si registra un aumento di contagi"

LA RISPOSTA VIENE DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

L'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ BACCHETTA ANCHE L’ITALIA: HANNO REVOCATO TROPPO BRUTALMENTE LE MISURE ANTI COVID

Diversi Paesi europei, inclusa l'Italia, hanno revocato troppo “brutalmente” le loro misure anti Covid e si trovano adesso di fronte ad un forte aumento dei casi legati alla sub varian"te BA2 di Omicron.

A dirlo è il direttore regionale per l'Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Hans Kluge durante una conferenza stampa tenuta in Moldavia.

“Molto probabilmente le ragioni sono: prima di tutto la variante BA.2 di Sars-CoV-2, (noto come Omicron 2) che è molto più trasmissibile, ma non più grave”. Per Kluge c’è poi l'effetto che si osserva “in quei Paesi che stanno allentando le restrizioni in maniera brutale. Da troppo a troppo poco”.

Il direttore rimarca come “dovremo convivere con Covid-19 per un certo tempo, ma questo non significa che non possiamo uscire dalla pandemia. Credo che si debba distinguere fra questi due aspetti

 

Martedì, 22 marzo 2022

A Tricase non era mai successo

Decine e decine di persone in isolamento per Covid.

Molte le famiglie che hanno chiesto aiuto per andare a ritirare la spesa o passare in farmacia a ritirare le medicine.

Mai così tanti casi -  con contagi ai livelli più alti da inizio pandemia

Coronavirus Tricase, nuovo record di positivi: superata quota 600.

Battuto il record dello scorso 4 febbraio ( erano 573 i positivi al Covid- 19 nella nostra Città). L'incidenza dei casi Covid-19 mostra una tendenza alla risalita.

Il coronavirus non è sparito anzi cresce, continua l’avanzata di Omicron.

“Ancora c'è molto virus in giro, siamo ancora a marzo e fa freddo. Rispettiamo le regole.” dicono gli esperti

COVID, dati del giorno: 22 marzo 2022

12.007 Nuovi casi

56.169 Test giornalieri

13 Persone decedute

Nuovi casi per provincia

Provincia di Bari: 3.669

Provincia di Bat: 843

Provincia di Brindisi: 1.073

Provincia di Foggia: 1.534

Provincia di Lecce: 3.339

Provincia di Taranto: 1.403

Residenti fuori regione: 95

Provincia in definizione: 51

107.952 Persone attualmente positive

620 Persone ricoverate in area non critica

32 Persone in terapia intensiva

Dati complessivi

851.832 Casi totali

9.391.623 Test eseguiti

736.005 Persone guarite

7.875 Persone decedute

Casi totali per provincia

Provincia di Bari: 276.592

Provincia di Bat: 80.906

Provincia di Brindisi: 78.062

Provincia di Foggia: 130.208

Provincia di Lecce: 164.457

Provincia di Taranto: 112.696

Residenti fuori regione: 6.137

Provincia in definizione: 2.774

 

 

 

 

 

 

di Giuseppe R. PANICO

Forse credevamo o molti ancora credono:

Che il male oscuro della guerra, da sempre presente nella storia dell’umanità e inquietante artefice di cambiamenti culturali, sociali e soprattutto geopolitici, fosse stato debellato. Se non nel mondo, almeno in Occidente e, soprattutto, nella libera e democratica Europa.

Che la disastrosa ultima guerra mondiale, con decine e decine di milioni di morti, in gran parte civili, ed enormi distruzioni, ci avesse “educati” ad evitare il suo ripetersi.

Che al grande avanzamento tecnologico, che la guerra sovente comporta, seguisse il diffondersi della cultura se non proprio della pace, della convivenza pacifica.

Che la bomba atomica e la paura della Mutua Distruzione Reciproca (M.A.D. Mutual Assured  Destruction) fosse sufficiente ad evitarci altri immani conflitti.

Che, grazie all’ONU, ogni controversia fra stati o nazioni potesse essere risolta o almeno contenuta a livello locale, con interposizione di forze di pace.

Che le differenze religiose, culturali, storiche ed economiche non ci avrebbero più portato a grandi guerre, ma alla reciproca tolleranza e collaborazione.

Che la libera determinazione dei popoli fosse un valore ormai acquisito e rispettato e così anche la libertà di scegliere chi votare, con chi stare o con chi allearsi.

Che distruggere città e dilaniarne gli abitanti, per poi riempire fosse comuni e indurre il nemico alla resa, non fosse più guerra ma la depravazione e la disumanità della guerra.

Che la globalizzazione, col suo interscambio commerciale culturale e comunicativo avrebbe anche portato a maggiore comprensione fra i popoli e al loro comune progredire.

Che la libertà di navigazione sui mari, le grandi autostrade dell’economia e del commercio, fosse ormai recepita e consolidata.

Che il fondale dei mari e le acque soprastanti fossero il regno dei pesci e non il prolungamento del territorio nazionale ove estendere, anche con la forza delle armi, l’esercizio del possesso e del potere su pesca, gas, petrolio, minerali etc.

Che, trascurando la storia o facendola dimenticare, insieme alla geopolitica, soprattutto ai giovani, la guerra sarebbe scomparsa dal loro futuro o ridotta, in Europa, ad una arcaica umana imperfezione di un triste passato.

Che avendo ripudiato la guerra con la Costituzione, si potesse anche ripudiare la difesa dei nostri interessi e valori minacciati, sulla terra, sui mari, nei cieli ed ora anche nello spazio, dalle guerre dichiarate da altri.

Che svilendo e/o indebolendo chi per la difesa del paese si fosse impegnato a dare anche la vita, aiutasse a coltivare la pace e non certo indurre altri a sentirsi più forti e già vittoriosi nel fare la guerra.

Che farsi pecora e belare per la pace, fosse più importante che farsi forti, unirsi ad altri e insieme contrastare i lupi che, dagli oscuri boschi dell’umanità, escono a fare scempio della pace e delle pecore.

Che ascoltando” Imagine all the people living in peace” di John Lennon fosse sufficiente ad avere la pace e non solo il sogno di una notte di mezza estate.

Che uscendo nelle piazze gridando e sbandierando solo la bandiera della pace, ma non alzando quella del paese invaso e trucidato e abbassando quella del paese invasore e distruttore, fosse utile alla pace e non invece a rafforzare, con la propria equidistanza, chi ha già posto la pace sotto i cingoli della sua guerra.

Che le parole di Primo Levi, “se è successo può succedere ancora”, fossero solo parole del suo passato e non un allarme per il nostro presente e il nostro futuro.  

Forse in troppi credevamo in tutto questo o in altri sogni e utopie lontane dalla storia e dalle depravazioni politiche di un potere assoluto che ha di nuovo aperto il vaso di Pandora e diffuso in Europa i miasmi della morte, della distruzione e della povertà.

Ma quel vaso può essere rinchiuso e i lupi scacciati; se non dalle pavide, sognanti e belanti pecore, da forti pastori, capaci di esprimere la cultura della storia e della concretezza, la perseveranza e l’arte della diplomazia e, come dissuasione o ultimo non voluto impiego, la forza delle armi. In difesa di sé stessi e famiglie, di ogni bene personale e nazionale e di quell’immensurabile bene comune che si chiama libertà.

Lunedì, 21 marzo 2022

GIORNATA MONDIALE CONTRO QUALSIASI FORMA DI RAZZISMO E DISCRIMINAZIONE

Oggi l’incontro a Palazzo Gallone – Ore 18 - Sala del Trono

Pro Loco Tricase , Il Volantino e Biblioteca di Tricase organizzano per oggi pomeriggio - ore 18 - nella Sala del Trono, la Giornata. 

Saranno relatori l 'Avv. Alessandro Distante, Mons. Fernando Panico, il Prof. Hervé Cavallera e il Prof. Ercole Morciano.Durante la serata verrà presentato il libro “La vita che sarebbe stata” di Antonio Turco.

La serata rappresenta, tra le altre, un'occasione per mettere di fronte due realtà separate da 75 anni e capire da questo confronto tra la Tricase di oggi e quella del dopo guerra, la tenuta, nel tempo, dei valori emersi durante l'esperienza del DP Camp n.39 di stanza a Tricase Porto e Marina Serra.

Il rispetto e la solidarietà con cui Tricase accolse quei profughi provenienti da campi estesi in tutta Europa, campi di sterminio compresi, è una pagina non ancora interamente conosciuta, nonostante la sua importanza, dalla nostra popolazione. Quello che, ai nostri occhi, può apparire un naturale comportamento improntato alla ospitalità, contiene la parte migliore della nostra cultura e come tale va ricordato e preservato insieme alla necessità del nostro paese di conservare la memoria del proprio passato.

di Nunzio DELL'ABATE

La corsa alla solidarietà nei confronti del popolo ucraino si intensifica giorno dopo giorno con l’acuirsi del conflitto in patria.

Anche la nostra Città non è voluta essere da meno con manifestazioni emozionanti promosse dalle parrocchie, scolaresche ed associazioni. Non sono mancate neppure iniziative da parte di singoli cittadini, come quella ludica e suggestiva di Rosario Mercogliano (in arte Clown Lacoste). 

Certo sarebbe efficace e coinvolgente per l’intera comunità se ci fosse una testimonianza istituzionale ed attiva, come ad esempio l’ospitalità offerta dall’Amministrazione Comunale e sancita in una delibera di Consiglio ad alcune famiglie ucraine in uno degli immobili comunali attualmente non fruiti per altro.

Si può pensare all’ex scuola materna “Elisa Bramato” di Depressa o all’ex istituto scolastico di via Cipressi a Lucugnano, per restare nelle frazioni, oppure al capannone ristrutturato dell’Acait. Visto l’approssimarsi della bella stagione si potrebbe anche utilizzare l’antica scuola “San Luigi” di Borgo Pescatori a Tricase Porto, recentemente oggetto di recupero infrastrutturale. Si tratta di edifici operativi, dotati di servizi e con ampi spazi sia interni che esterni.

Certamente ciascuno di noi si stringerebbe attorno a queste sfortunate famiglie e si accenderebbe una gara per rendere quanto più confortevole e partecipato il loro soggiorno tricasino. Sarebbe poi entusiasmante e commovente al contempo veder sventolare su questi edifici, per il periodo di loro permanenza, le bandiere gialloblu e della pace.

Costituirebbe un bel messaggio educativo ai valori dell’accoglienza e del rispetto umano da consegnare alla storia della nostra Città, nel solco del nostro essere ospitali e solidali.

in Distribuzione