di Ercole Morciano
Il ritorno al centro dell’attenzione politico-amministrativa del Piano Urbanistico Generale,con i due incontri di fine novembre a palazzo Gallone in cui l’arch. A. Benevolo, coordinatore del gruppo di progettazione, all’interno del processo partecipativo della cittadinanza, ha illustrato il “Piano Programmatico” in vista dell’adozione del PUG, ha avuto dei riflessi sulla stampa locale anche per la scarsissima presenza a tutti i livelli (v. il volantino n.36/2019 pp. 2,5).
Nella ricostruzione storica dell’annosa vicenda – sulla quale vi sarebbero delle integrazioni da proporre, ma non è questa la sede – è stato omesso il contributo al dibattito che nel passato venne dal mondo ecclesiale di Tricase, che fu registrato sulla stampa dell’epoca e ora di straordinaria attualità.
Il primo autorevole pronunciamento venne da don Tonino Bello, parroco della Natività: su due numeri del foglietto parrocchiale ciclostilato “Comunità”, nn. 9 e 10 del 1982.
Sul n.9, tra gli “Interrogativi della settimana”, la rubrica nata per stimolare noi parrocchiani sui problemi sociali più scottanti del momento, pose la domanda se, come cristiani impegnati “a ripartire dagli ultimi”, non avessimo nulla da dire nei riguardi “del piano regolatore della nostra città” concludendo: “possiamo come cristiani disinteressarci di questi problemi, demandandone pigramente la soluzione ai politici?”.
E sul numero seguente precisava, in un articoletto dal titolo “Dove appoggiare la scala”, che come cristiani, dovendo ripartire dagli ultimi, non invadiamo il campo altrui se rivolgendoci ai responsabili della cosa pubblica diciamo: “Cari esperti, nell’approntare, questo o quel progetto, la scala…fatela partire da qui, dagli ultimi”.
L’ altro intervento è stato registrato sul mensile tricasino “Nuove Opinioni” dove sul n. 76- 77 del 1984, p. 5, è riportata l’intervista sul piano regolatore a don Donato Bleve, parroco di S.Antonio e vicario foraneo di Tricase, insieme al mio articolo “Sviluppo della città e attrezzature religiose.
Un aspetto non secondario del P.R.G.”. La mia riflessione, pur orientata a sviluppare un aspetto che va necessariamente curato anche oggi, in quanto alle argomentazioni rimane legata alla proposta di piano del 1984, diversa da quella illustrata dall’arch. Benevolo.
Le considerazioni di don Donato (che, come lo scritto di don Tonino, consiglio di leggere integralmente), rimangono del tutto attuali perché riguardano i principi di fondo dell’essere cristiani, come singoli cittadini e come Popolo di Dio, secondo gli insegnamenti del concilio Vaticano II.
Il primo dovere che abbiamo è quello di informarci perché “è un peccato di omissione trascurare l’esame di un piano che coinvolge tutta la comunità con conseguenze incidenti, in bene o in male, sull’ambiente, sulla cultura e sulle relazioni sociali delle varie componenti della stessa comunità”.
Amministrare, non è un compito solo degli eletti, continua don Donato, è un compito anche “di coloro che nella Chiesa sono chiamati «i laici»” i quali devono agire nel «temporale» con opportuni interventi a livello di base”.
Giustamente don Donato ricorda che i cristiani non devono interessarsi solo del rapporto tra territorio e strutture religiose, ma devono avere una visione generale della città futura, “delle reali esigenze del popolo”, in vista del “bene comune”.
Allora come cristiani non possiamo non interessarci del piano urbanistico generale della nostra città, ma dobbiamo dare il nostro contributo perché il progetto sia buono.
Facciamo ancora in tempo a conoscere la bozza ed esaminarla sotto i due aspetti: con tutti gli uomini e donne di buona volontà per vedere se al centro del piano c’è la persona umana con i suoi bisogni e le sue attese, a partire dai più deboli; per quel che riguarda il rapporto città-comunità cristiana, è opportuno unirci per riflettere insieme su tale ambito, ricordandoci che, in ogni caso, al primo punto c’è il dovere di informarsi per poter discernere in modo responsabile.
di Nunzio Dell’Abate
Tricase sempre piu’ isolata politicamente
E’ di questi giorni la notizia che l’Unione dei Comuni Terra di Leuca si sta allargando ad altre municipalità, proseguendo spedita il suo processo di radicamento sul territorio.
Salgono così a undici i Comuni che ne fanno parte (Alessano, Corsano, Gagliano del Capo, Tiggiano, Morciano di Leuca, Salve, Patù, Castrignano del Capo, Specchia Miggiano e Montesano Salentino) con una popolazione di 45.000 abitanti ed una estensione di 170
chilometri quadrati. Sempre più intensa e laboriosa è l’attività di programmazione condivisa per un rilancio innovativo dell’intera area del sud salento e per la messa a regime dei servizi, come l’istituzione di un corpo unico di polizia locale.
A progettare e lavorare gomito a gomito ben 40 Consiglieri dell’Unione; a dare esecuzione ai programmi una Giunta sempre più solida ed operativa.
Tricase ne resta fuori, rinunciando a quella leadership che la storia e la geografia politica le avevano assegnato.
Nel contempo il Sindaco chiude ogni dialogo istituzionale con la Provincia, anche quando si tratta di fare fronte comune su opere importanti, come la rotatoria all’ingresso di Lucugnano, solo per “fare dispetto” ai due Consiglieri Provinciali tricasini, invece di approfittare di loro a tutto vantaggio per la comunità. Siamo fuori dai “tavoli” che contano, per malcelata autoreferenzialità o assoluta incapacità di tessere rapporti a Bari ed a Roma.
La mancanza di solidità interna poi non fa che indebolirci ulteriormente nel panorama politico provinciale e regionale. Infatti una maggioranza frantumata, che non ha i numeri per deliberare in Consiglio pur con tutta la stampella offerta dalla esponente dei Cinque Stelle, non depone affatto bene.
Per finire al Sindaco che prima si dimette invocando non meglio precisate “interferenze esterne”, per poi rientrare al governo della Città sotto la condizione imposta dalla consigliera pentastellata dell’approvazione del P.U.G. in soli sei mesi, ed infine annunciare urbi et orbi di correre per le regionali, la cui sola candidatura presuppone di per sé le dimissioni da Primo Cittadino.
In uno scenario di tal fatta chi vuoi che scommetta politicamente su Tricase?
Quali Grazie al cielo presto sarà Natale e per un po’ tutto sembrerà più ovattato, salvo poi risvegliarsi nel nuovo anno sempre più soli.
di Bruno Conte
FALCO e FARIAS sono due Artisti del pallone, due giocatori illuminati dal Dio del Calcio.
FATELI GIOCARE...
Il Lecce ha bisogno di loro per salvarsi.
Ormai credo ne siano convinti tutti.I gol segnati da Falco contro Sassuolo e Genoa sono 2 perle di tecnica e bellezza, i suoi assist, i cross perfetti, i cambi di marcia,
i dribbling, le invenzioni, sono il corredo della Bellezza del Calcio, quella bellezza che sognano i bambini a 10 anni.
Anche Farias, ora italiano, è un'artista capace di sgommate impetuose, dribbling brasiliani, recitativi tecnici, grande nell'uno contro uno, con un forte carisma...
FATELI GIOCARE ASSIEME..!!
Il Lecce ne ha bisogno per salvarsi...
E che nessuno dica che devono essere continui e fare sempre pedissequamente la "Fase Difensiva"....
No, no.... agli Artisti del pallone la fase difensiva non si è mai chiesta... agli Artisti
(per chi ha la fortuna di averli) si chiedono altre cose, altre meraviglie....
Percorso, gratuito e aperto al pubblico, di conoscenza e di esperienza pratica nel mondo delle arti e dei mestieri della genti di mare e di terra
Saranno l’ Associazione Magna Grecia Mare e la Scuola Municipale di Vela Latina e di Antica Marineria a curare, insieme al CIHEAM Bari ed in collaborazione con la Città di Tricase e l’ Avamposto MARE, una giornata di laboratori dedicati all’antichissima arte della cesteria che, nata per rispondere all’esigenza di dover trasportare oggetti e prodotti di qualsiasi natura, così come per realizzare efficienti trappole per la pesca, è stata perfezionata, nel corso dei secoli, sviluppando intrecci complessi che hanno dato origine ad una infinità di realizzazioni.
Nel Salento, e non solo, questa arte è stata da sempre tramandata per via orale ed oggi, finalmente, se ne riscopre il fascino e la bellezza e ci si preoccupa di perpetuarne la tecnica.
L’appuntamento è per domenica 15 dicembre, dalle ore 9, presso il complesso rupestre La Rena e le Sette Bocche, nel Porto Museo di Tricase.
L’occasione è imperdibile per avere la possibilità di apprezzare l’eccellente abilità di grandi maestri nassari e cestai e sperimentarne l’arte.
Dopo una pausa pranzo, i maestri saranno disponibili ad approfondire, con gli interessati, le tecniche base di intreccio.
Il percorso, che rientra nella rassegna “Arte e mestieri nel Porto Museo – Appuntamento con …”, è assolutamente gratuito ed aperto al pubblico.
L’evento è organizzato nell’ambito del progetto Arca Adriatica, co-finanziato dal programma INTERREG Italia-Croazia e finalizzato a strutturare, consolidare e trasmettere il complesso patrimonio culturale e naturale legato alla storia marinaresca delle comunità costiere dell’Adriatico.
di Alessandro Distante
Avevo augurato una partecipazione disinteressata alla due giorni sul PUG organizzata dall’Amministrazione Comunale: un confronto della Città con alcuni componenti dell’Ufficio di Piano per fare il punto della situazione ed accelerare sui tempi per l’adozione (sei mesi, pena il venir meno dell’appoggio del Movimento 5Stelle alla attuale Amministrazione).
L’augurio era innanzitutto alla partecipazione; dalle notizie avute, le due mattinate hanno registrato una scarsissima presenza di cittadini.
Una decina di persone il primo giorno ed ancor meno il secondo.
Potrei uscirmene con la solita “tiritela” sulla crisi della partecipazione, sulla sfiducia nelle Istituzioni,……. ma mi limito ad alcune semplici e brevi note.
Una prima considerazione: tranne poche eccezioni (Sodero, Giannini e Dell’Abate Fernando) nessun altro Consigliere comunale ha partecipato ai lavori. Ora, al netto di qualche possibile defezione per impegni personali ed istituzionali, colpisce l’assenza di pressocché tutti i Consiglieri. Purtroppo non è possibile neppure parlare di sorpresa, stante l’assenza della maggior parte dei Consiglieri anche ad altre iniziative cittadine.
La giustificazione può forse essere quella dell’eccessivo impegno dai Consiglieri per partecipare alle sedute consiliari (quasi otto ore l’ultima) e a quelle delle tante Commissioni. Ma il messaggio che passa è pericolosissimo: se i Consiglieri non partecipano, se sono loro a non dare l’esempio, diviene difficile sperare nella partecipazione dei cittadini.
Una seconda considerazione: quale radicamento hanno gli Amministratori nel territorio? Solitamente quando si organizza un’iniziativa si estende l’invito ai conoscenti e si spinge alla partecipazione. Le due riunioni sul PUG mettono in evidenza un rapporto tra eletti ed elettori che non sembra andare oltre il momento del voto. Se prima erano i partiti a garantire una presenza, ora il rapporto diretto tra eletti ed elettori deve portare i primi a curare il collegamento con la base e ciò deve avvenire soprattutto sulle grandi questioni cittadine, quale può essere il progetto di sviluppo della Città.
Una terza considerazione: l’assenza –tranne qualche eccezione (Coppula Tisa)- delle associazioni e dei gruppi organizzati sul territorio. Ancora una volta l’impressione è che non si riesca ad andare oltre la sfera degli interessi diretti e di gruppo, rifiutandosi di inserire le proprie specifiche progettualità ed iniziative all’interno di un contesto di riferimento più ampio. Certo non ho difficoltà ad individuare alcune circostanza che possono essere delle attenuanti per gli assenti, ma che suonano come colpe per gli organizzatori.
Innanzitutto, non avvedersi (malgrado il concesso patrocinio) che il sabato mattina alla stessa ora e nello stesso luogo (Sala del Trono) si sarebbe tenuto un importante convegno organizzato dal GAL Capo di Leuca sullo sviluppo rurale con particolare attenzione alla tutela del paesaggio e quindi su argomenti interessanti il PUG.
Quindi, la poca attenzione alla “forza” della comunicazione: un incontro riesce se l’ambiente viene non solo informato ma anche preparato, magari con approfondimenti precedenti utilizzando anche le “testatine” locali, piacciano o non piacciano. Quel che resta è un bilancio finale negativo, per non dire fallimentare. Non serve tuttavia gridare all’insuccesso o speculare sulle lacune e “disattenzioni” dell’Amministrazione.
Il rimedio va trovato, perché ne va di mezzo non solo il Piano Urbanistico di Tricase ma ne risulta offuscato quell’amore per il bene comune che è alla base di qualsivoglia attività pubblica e di ogni progettazione di un futuro che sia utile per i giovani, altra componente troppe volte assente in appuntamenti non da loro organizzati ma aperti,trasversalmente, a tutta la Città. Ed anche qui il discorso sarebbe