E' vice direttore vicario del Corriere della Sera.
Nata e vissuta a Milano ha origini salentine per via dei suoi genitori che sono di Botrugno.
Laureata in Germanistica, ha studiato ad Heidelberg e Vienna.
Dopo aver frequentato la Scuola di giornalismo di Milano è entrata nel 1990 al Corriere della Sera occupandosi di Esteri.
Già nel 2009 venne nominata Vice direttore ed è stata caporedattore centrale e caporedattore Esteri.
Nel 2015 è stata nominata, prima donna in assoluto, Vice direttore vicario, cioè il numero due del Corriere.
Ha curato il lancio dell’inserto culturale “La Lettura” ed ha progettato il Blog collettivo La 27esima Ora.
Con la 27esima Ora ha pubblicato con Marsilio il libro “Questo non è amore”, inchiesta sulla violenza contro le donne.
Sullo stesso modello ha progettato i blog “Solferino 28/anni”, dedicato ai ventenni d’Italia, e “Gli invisibili”, uno spazio sulla disabilità.
Nella serie Storie del Quotidiano, una collana di libri Bompiani dedicati ai ragazzi che vede impegnate alcune firme del Corriere, ha scritto “Piccole Coraggiose Donne” pubblicato nel 2013.
Ha di recente curato l’uscita dell’inserto gratuito del Corriere che viene distribuito il martedì dal titolo “Buone notizie”, dove vengono pubblicate notizie dal mondo del volontariato.
Ha vinto alcuni premi di livello nazionale: il premio “Marisa Belisario” edizione 2010 ed il premio “Matilde Serao” edizione 2013.
di Giuseppe R. Panico Ad un’estate fra le più calde della storia, come pure fra le più infuocate dagli incendi e fra le più secche degli ultimi decenni, tale da far razionare l’acqua pure a Roma, non poteva mancare anche un terremoto in Campania. Sul fronte estero, a scaldare ancor più il clima ci pensa la Corea del Nord ove, pur di avere un po’ di bombe atomiche da lanciare, non esitano a fare la fame.
I vicini Giapponesi, che le atomiche le hanno già subite, dicono che il futuro non sarà affatto luminoso e, per precauzione, hanno deciso un massiccio aumento delle spese militari. Da noi, intanto, nella perenne sfida uomo-donna, sembra che lo stupro sia diventato uno “sport” di massa ma ben poco denunciato e, dunque, troppo impunemente praticato. Per essere poi ipocritamente o politicamente corretti, spesso non si dice da dove o da quali culture arrivano gli aggressori.
Il lato buono di questa nostra estate è che finalmente il governo ha dimostrato di avere qualche nervatura e, sul fronte immigrazione, dopo tanti anni di cose sbagliate, ha cominciato a farne qualcuna migliore all'insegna di quella “Ragion di Stato “ da tempo sepolta sotto il peso della “Ragion di Partito” o di irragionevoli opinioni. Abbiamo avuto un turismo eccezionale, aumentato in Italia di circa il 16 % , con prevalenza verso il mare, la nostra regione e dunque il nostro Salento ove la qualità degli ospiti estivi ha però risentito spesso della cultura “cafonal”o del medio- basso livello. Forse in linea con l' entità e qualità dei servizi che siamo in grado di offrire.
Nella nostra Tricase, a fronte di tanti eventi culturali, o presunti tali, nuovi sostanziali servizi e strutture balneari o costiere rimangono sempre nel libro dei sogni. Parcheggi, bagni pubblici, discese a mare, scorri-mano per non cascare o scivolare etc troppo pochi o manco per sogno; invece musiche ad alto volume, moto fracassone su una litoranea ben poco pulita e bandiere italiane da mesi ridotte a stracci, malgrado le osservazioni dei turisti. Al panoramico parcheggio del Lavaturo, nemmeno un cestino dei rifiuti, riversati invece sulla sottostante scogliera .
A Marina Serra, causa le nostre modeste capacità natatorie e di agilità sugli impervi scogli, la piscina “naturale” è sembrata spesso una scatola di sardine. Ma, a differenza di queste, per i bagnanti in salamoia nel poco spazio, solo posti in piedi con più facile sfoggio dei loro tatuaggi. Quasi “atti pubblici” su “cuerpos pintados”o ridotti a pergamene con scritte da leggere o decifrare. Quelli seduti erano sopratutto in auto, alla vana ricerca di un parcheggio.
Meno male che, oltre mezzo secolo fa, facemmo quella piscina; una storica continuità con le varie “conche” scavate sulla scogliera ove le nonne, timorose dell'alto mare, si bagnavano con i “suttaneddi” addosso. Ma è grave che, in occasione del Piano Coste, non si sia prevista una soluzione similare e ben più ampia sul retro di Punta Cannone. Ove le acque esterne e la scogliera sono impervie o profonde e si intende incrementare il turismo e dunque l'economia, ci si attiva per avere “acque Interne” o piscine di mare atte alla balneazione.
Noi, invece, oltre ad esserci privati del canale del Rio, ci priviamo pure di un più razionale uso dei dei nostri due porti turistici. Cambiare mentalità è alquanto difficile soprattutto ove la cittadinanza è sempre più anziana e dunque restia al cambiamento; ove troppi giovani studiano e non lavorano e dunque pronti ad assorbire la stessa mentalità; ove tanti altri emigrano e non ritornano, ed ove, in mancanza di quel dinamismo derivante da una più ampia attività imprenditoriale/economica, permane la sudditanza verso i poteri aristocratici del passato e quelli burocratici del presente.
La prossima estate sarà il Piano Coste (o il PUG in itinere) a darci una svolta? Lo vedremo se sarà reso operativo e non ci farà rimpiangere la scogliera libera del tempo passato a fronte delle previste lottizzazioni balneari. Per la nostra salute e la conseguente economia, meno male che ci pensò un cardinale.
Per il nostro moderno sviluppo collettivo sembra invece di sentire Carmelo Bene parlare della nostra terra come del “Sud del Sud dei Santi” come se anche i Santi rinunciassero a dare una mano a chi si dimentica di “aiutati che Dio ti aiuta”. Potremmo forse, come nel bel film “La vita in Comune”, girato dalle nostre parti e con nostri concittadini, scrivere al Papa per farci cambiare intenzioni e mentalità o aspettare il ritorno della foca monaca quale nuovo messia venuto dal mare ad indicarci il mare come sviluppo.
Avremo un autunno , se non “caldo”, già piovoso e tempestoso con una 275 ancora da definire ed i soliti problemi antichi. Mentre Gallipoli ed Otranto, ben più facilmente raggiungibili da Lecce o aeroporto, grazie ad una migliore e scorrevole viabilità, vedono aumentare più decisamente il turismo e dunque anche il valore dei propri immobili, il nostro Capo di Leuca diventa ancora più una periferia peninsulare.
A tratti bellina e da “museo”ma economicamente stagnante e a Tricase, con il 25% delle abitazioni ormai inutilizzate. Per la prossima estate, una “lesson learned” come direbbero gli americani, e forse una amministrazione che, già operativa, saprà evitare, con l'aiuto e la dedizione di noi tutti, di farci dire o sentire “nulla di nuovo sul nostro fronte meridionale”. In fondo, con o senza film o foche monache, più “Vita in comune” potrebbe far risorgere il nostro Comune.
L’ Associazione di Alta Cultura Musicale “ W. A. Mozart” è da anni impegnata nella diffusione della Musica tramite l’ organizzazione di corsi, concerti, masterclass,concorsi, laboratori, lezioni-concerto, rassegne e festival musicali. La profonda conoscenza della musica unita a metodologie didattiche innovative, efficaci ed efficienti fanno della nostra organizzazione un punto di riferimento importante per quanti per diletto, per passione o per professionismo vogliono entrare nel meraviglioso mondo dei suoni.
La serietà e la competenza che contraddistinguono tutto il nostro operato ci ha portato la stima di artisti e docenti di chiara fama tra cui Cristiano Burato, Beatrice Rana, Eileen Huang, Linda Wheterill Di Martino, Pierluigi Camicia, Andrea Conti, Marco Pierobon e di prestigiose organizzazioni concertistiche come la Camerata musicale salentina, l’Ass. Auditorium, l’ICMC Festival e il Counterpoint Festival. Murizio Solieri e Stef Burns, chitarristi di Vasco Rossi, sono stati nostri ospiti nell’ambito della manifestazione MOZART IN ROCK ed hanno apprezzato come l’impostazione e le metodologie classiche abbiano risvolti positivi nelle performance rock dei nostri allievi.
Dunque, Musica per tutte le età, tutti i gusti, tutti i livelli e tutte le orecchie, senza prescindere mai da metodologie didattiche che hanno formato decine e decine di giovani che, con successo, affrontano esami, concorsi e concerti, che non hanno paura di confrontarsi con il pubblico e sono pronti a cogliere ogni suggerimento artistico e didattico fornito loro da insegnanti che hanno conseguito diversi titoli accademici e sono apprezzati professionisti.
La nostra OFFERTA FORMATIVA
CORSI ACCADEMICI : programmi in linea con i percorsi di studio dei Conservatori di Musica di Stato, didattica personalizzata volta a favorire l’accrescimento dei punti di forza di ciascun alunno, lo sviluppo consapevole delle sue preferenze e del suo talento. Promuoviamo le potenzialità e il successo formativo in ogni allievo con standard qualitativi di eccellenza.
CORSI DI PROPEDEUTICA MUSICALE (4-6 anni) : innovativi corsi dedicati ai bambini in età pre-scolare; attraverso una serie di attività ludico-creativo-ricreative i piccoli muovono i primi passi nel meraviglioso mondo musicale.
CORSI DI MUSICA LEGGERA E ROCK : percorsi entusiasmanti rivolti ai giovani amanti e cultori della musica leggera e rock; il percorso didattico viene modellato intorno all’allievo nel rispetto fondamentale dei principi tecnici, teorici e di lettura,imprescindibili per una corretta impostazione. I nostri corsi prevedono lezioni individuali e collettive. Tutti gli allievi vengono coinvolti periodicamente in attività concertistiche in cui sono protagonisti sia da solisti che in formazioni di musica d’insieme (band rock, formazioni di musica da camera, coro, piccoli ensemble strumentali).
Info: M° Giovanni Calabrese 347/8022725
di Agnese Piscopiello Il 14/09/2017 nel Cimitero Comunale di Tricase è iniziato lo spostamento delle salme “provvisoriamente” sepolte nelle cappelle delle varie confraternite, per trasferirle nei loculi definitivi costruiti di recente dal Comune di Tricase. Mio padre è stato uno dei primi ad essere disseppellito; è stato doloroso vedere il loculo aperto ed assistere alla sua seconda sepoltura avvenuta a poco più di 3 anni e mezzo dalla sua morte.
Non sono certa che i nostri amministratori siano consapevoli del forte impatto emotivo a cui noi parenti siamo sottoposti nostro malgrado. Risparmio la descrizione di tutta la procedura di trasferimento del feretro nella nuova sede, mi preme invece far arrivare a tutti il mio sdegno per questo trattamento penoso riservato ai nostri defunti e a noi parenti in vita.
I morti devono riposare in pace, noi parenti continuiamo a vivere nel loro ricordo, cercando giorno per giorno di elaborare una forma di accettazione della loro morte, confortati dalla fede nella vita eterna. Ma poi accadono questi eventi che ti fanno cadere in uno stato di profonda tristezza; improvvisamente si viene messi di fronte a una cruda realtà che fa crollare quello che con fatica hai costruito per diventare più forte e superare il dolore per la perdita della persona cara. Gradirei sapere, da parte di chi si occupa del settore, le ragioni che determinano tali situazioni.
Proprio non riesco ad accettare che in un paese civile accadano queste cose; non riesco a capire questa mancanza di sensibilità e come mai non sia una priorità reperire le somme per costruire la “casa” per i nostri cari defunti in tempo utile e garantire loro una degna e definitiva sepoltura.
Non si tratta di oggetti da spostare in un trasloco, meritano rispetto, essi sono il nostro passato ma anche il nostro futuro, sono stati la nostra guida e siamo quello che siamo grazie a loro.
Mi auguro che la nuova amministrazione colga questo mio sfogo come stimolo e si impegni a fare in modo che queste cose non accadano più.
La precarietà è un concetto che appartiene ai vivi, chi è passato a miglior vita dovrebbe avere diritto a un “posto” stabile.
di Guido Sparasci Nella mia vita mi sono cimentato in tre sport diversi: nel calcio, da adolescente, ma, se si esclude una breve quanto anonima parentesi con la squadra allievi del Tricase, si trattò solo di un “garrulo trastullo”, consumato nelle strade vicino casa -allora si poteva!- o in qualche campetto di fortuna (ero un'ala destra veloce, e sfruttai questa dote per una partecipazione estemporanea ai Giochi della Gioventù, dove vinsi la medaglia di bronzo negli 80 metri piani); poi, in età più matura, nella corsa, praticata amatorialmente lungo le strade di campagna; infine, più di recente, ma solo per pochi mesi, nel ciclismo (in realtà s'è trattato solo di lunghe passeggiate in bicicletta, avendone acquistata una di discreta qualità con la quale mi son divertito soprattutto a scalare ripetutamente le vette “ardite” dei nostri luoghi). Ebbene, nessuna foto mi eterna intento nella pratica di tali discipline.
Beffardamente, appaio, invece, in una che immortala la squadra tricasina di pallanuoto, sport che non ho mai praticato, che non ho mai sognato di praticare e che evito persino di seguire in televisione.Era un giorno d’agosto del 1975; stavo andando a Punta Cannone, solo soletto, a fare il bagno, eccezionalmente di pomeriggio, e ebbi la fortuna di passare dal …posto giusto nel momento giusto.Roberto Santacroce, buontempone come sempre, storpiando volutamente il cognome della mamma (c’è una storia amena dietro questa storpiatura), mi invitò a unirmi al gruppo in posa: “’Ccarascia, vieni anche tu”.E io: “Roberto, ma non c’entro niente con voi”! Lui,di rimando: “Cci te ne 'mporta, veni lu stessu”!A quanto mi è stato di recente raccontato, non sono l’unico "intruso", in quella foto, ma lascio volentieri agli storici dello sport tricasino l’onere di svelare l’identità dell’altro. Resta, comunque, una delle poche in cui appaio sorridente, a ricordo di una stagione serenissima della mia vita: le amarezze cominciarono appena l’anno dopo!
Da sinistra, in alto: Guido Sparasci (io),Stefano Sodero, Maurizio Raeli, Mario Calabro (era soprattutto un pallavolista eccellente, prematuramente scomparso), Gery Ruberto, Maurizio Sodero, Tullio Corciulo, Pierangelo Errico, Giovanni Angelelli, Antonio Bramato (detto "Schollander" -dal nome di un grande campione di nuoto dell'epoca- o Cavallone, per la notevole massa d'acqua che spostava ad ogni bracciata), Sergio Cosi; accosciati, da sinistra:Domenico Santo, Vincenzo Ruberto, Roberto Santacroce, Luigino Fracasso, Fernando Esposito (Copeta).
TRICASE CALCIO: VA BENE, VA BENE COSÌ
CALCIO: TRICASE - LEVERANO 2-2
Marcatori: al 4’ Quarta e 63’ Puscio ( Leverano), 78’ Striano, 88’ Elia ( Tricase).
Terza giornata di campionato.Sette punti. Secondo posto in classifica. Il Tricase gioca bene. Due vittorie ed un pareggio.Tre gare senza sconfitte. Tricase,stadio San Vito. E’ domenica 24 settembre 2017. Gara sotto la pioggia con l’arbitro indeciso se fischiare il calcio d’inizio. Ma sotto la pioggia, pur stando sotto di due gol, i ragazzi rossoblu hanno ben superato contro il Leverano,con un pareggio (2-2).Superlativo il capitano Maurizio Striano….Domenica trasferta a Talsano. Zero punti in classifica.TRICASE, VA BENE, VA BENE COSÌ…
FULGOR TRICASE VOLLEY, TRA RICORDO E SPORT: VINCE IL MEMORIAL “ PANICO ”
Pallavolo. Memorial Fernando Panico, due serate tra ricordo e sport: vince il pubblico, il ricordo di Fernando Panico e la Fulgor Tricase.
Palasport di Galatina. Domenica 24 settembre 2017. Vincono in tre: il pubblico, il ricordo di Fernando Panico e la Fulgor Tricase. Davanti ad un buon pubblico, è andato in scena il Memorial Fernando Panico tra le formazioni di Ruffano e Specchia di serie C, Tricase e Galatina di serie B. Sabato 23 settembre dopo aver vinto le prime due gare contro Specchia e Ruffano, Tricase e Galatina si sono incontrate domenica 24 per la finale.
Il Trofeo conquistato ( 2-1) dai ragazzi del presidente Francesco Cassiano è stato un buon test per la Fulgor, che in attesa della prima di campionato, prevista per il 15 ottobre a Tricase contro una delle squadre favorite,l’Aversa, prosegue la sua preparazione tra allenamenti e amichevoli, ma a Galatina, al Memorial hanno vinto soprattutto il pubblico e il ricordo di Fernando Panico.
AURISPA ALESSANO : UN BUON PUNTO DI PARTENZA…
Roma 3 Alessano 2
Una sconfitta al tie break. Un buon punto ad Alessano. Due punti alla quotata Roma. Domenica 24 settembre a Roma è stata una partita vissuta sul filo dell’equilibrio. Alessano e Roma hanno offerto un degno spettacolo. Buona la prova della squadra allenata da mister Tofoli che ha il rammarico di non aver disputato al meglio il quarto set, e di non aver potuto disporre del miglior Culafic colpito il giorno prima della gara da un raffreddore. E adesso tutti pronti per l'esordio casalingo domenica prossima a Tricase arriva il Catania ( punti 3 in classifica).
Tricase – Adamuccio vince, Passaseo e Fiorito inseguono e dimostrano le loro abilità, seguiti anche dalla sfortuna.
Il Rally dei Cinque Comuni, una gara tutta salentina, suggestiva con le sue prove speciali che si circondano sul territorio di Tiggiano, Corsano, Gagliano del Capo e Specchia, hanno incoronato l’equipaggio numero 5, composto dal forte Mauro Adamuccio e Salvatore Tridici a bordo della loro consueta Peugeot 207 S2000.I pronostici erano quelli, già dettati dopo la stesura dell’elenco iscritti. Non era difficile formare il podio, anche se in “ordine” non specifico, ma la gara era sottoposta dai primi cinque, Laganà, Passaseo, Adamuccio, Mascia e Pepe.Indiscussa la preparazione e la tenacia di Adamuccio, già vincitore lo scorso anno, con gli altri che già da subito hanno dimostrato di non voler distaccarsi molto da lui. Parte la prima prova speciale di Corsano, un percorso di 5,14 km, che per soli 1.1 sec. Adamuccio vince su Passaseo e 14 su Laganà.
Nella seconda ps, Passaseo migliora su Adamuccio, con un distacco di soli 0.7 decimi, a seguire Laganà e Mascia.Per Passaseo - Fiorito, portacolori della Salentomotori, a bordo della Skoda Fabia R5 del team Colombi, compromettono la loro gara sulla terza ps, dove un 360° gli fa perdere oltre 30 sec. su Adamuccio, che in solitaria guida la classifica generale.Terminate le tre prove speciali del sabato sera, tutte le vetture fanno rientro in parco chiuso, allestito nel cuore di Tricase, nella piazza principale dei Cappuccini. Domenica mattina, ore 10.56 parte la prima prova di “Tiggiano”, un percorso di 11,76 km.
A vincere la prova è nuovamente Adamuccio. I conti iniziano a stabilirsi, non potendo più avvicinarsi all’equipaggio capofila, la battaglia per completare il podio si fa in tre, Passaseo, Laganà e Mascia che danno il meglio di loro. Al primo passaggio della prova di Specchia arriva un vero e proprio colpo di scena, foratura per Passaseo, un dritto e spegnimento vettura per Laganà e un copia incolla di quest’ultimo anche per Mascia-Caroli. Il distacco tra Passaseo e Adamuccio è abissale, mentre con quello di Laganà è racchiuso a poco più di 2 secondi. Passaggio successivo, si ritorna sulla ps “Tiggiano”, Adamuccio comanda la classifica, Laganà giunge secondo, mentre Passaseo ad un tornante spegne la vettura, perdendo secondi preziosi, che gli compromettono il secondo posto assoluto.
Un Albino Pepe caparbio, coadiuvato dal suo amico e navigatore Pierpaolo Panico, presenti con una Mitsubishi Evo IX. Una gara per loro che poteva andare molto meglio, se non avessero accusato alcune noie meccaniche. Sin da subito Pepe ha dimostrato di voler far bene e di portare in casa Salentomotori un buon risultato, cosa che si è verificata con la vittoria di classe N4 e con il 5° posto assoluto.
Il nuovo equipaggio formato da Simone Melcarne e Marco De Rosa, con la piccola ma forte 106 A6 del Team Trodella hanno portato a conclusione la gara, giungendo al nono posto assoluto e vincendo la classe K10 e secondi di gruppo, oltre ad aver regalato emozioni sulle tortuose stradine.Alesio De Santis e Antonio Marino stavano svolgendo una gara di tutto rispetto con la Renault Clio R3C del team Ferrara, giungendo nella classifica generale del sabato sera al 6° posto assoluto, successivamente costretti al ritiro per un errore, che gli ha compromesso la ripartenza della domenica.Gara sfortunata per i due fratelli Luca e Nicola Negro, costretti al ritiro con la loro Citroen C2 R2B per problemi meccanici.Un esordio sorprendente per il nuovo equipaggio, formato da Antonio Russo e Gabriele Sorrone, che con la piccola Citroen C2 RS hanno dimostrato un buon feeling, giungendo ai nastri di arrivo con il 14° posto assoluto, secondi di gruppo e primi di classe.
Ancora un nuovo equipaggio in gara, quello di Gianmarco Manco e Gianluca Stefanelli, due “ragazzini” amanti delle corse, che hanno percorso le prove speciali con una Citroen Saxo RS, messa a disposizione dal driver Donato Parrotto, giunti sulla classifica finale al 20° posto assoluto, quinti di gruppo e secondi di classe.Gara terminata non bene per l’equipaggio Giangreco – Mergola, costretti al ritiro per un piccolo incidente.
Classifica dei primi cinque: Adamuccio – Tridici, Laganà – Invidia, Passaseo – Fiorito, Pepe – Panico.
di Francesca Sodero.Consigliere Comunale M5S Con ordinanza del 29 agosto, il Sindaco Chiuri ha finalmente acceso un faro sulla struttura fatiscente che deturpa da decenni il paesaggio della zona portuale di Tricase ed è oramai divenuta un fattore di rischio per la sicurezza dei cittadini. Quanto fatto dal Sindaco, però, è insufficiente ed è necessario che a questo primo atto ne seguano degli altri indirizzati alla reale tutela della pubblica incolumità.
Per questa ragione, come gruppo consiliare M5S, abbiamo indirizzato al Sindaco un'interrogazione volta a stimolare l'avvio di accertamenti più approfonditi sulla reale portata del rischio di crollo che, per il momento, e da un'analisi piuttosto superficiale in quanto solo visiva, è stato valutato solo come “da non escludere” e limitato ad “alcune parti” della struttura.
Quello che chiediamo al Sindaco è quindi di investire urgentemente le autorità di pubblica sicurezza competenti affinché accertino con adeguata metodologia e strumentazione tecnica se il rischio di crollo riguardi invece l'intera struttura e, conseguentemente, se oggi il rudere rappresenti un grave rischio per la stabilità stessa del costone, già classificato dall'Autorità di Bacino della Puglia fra le aree ad elevata pericolosità geomorfologica, ossia a rischio di frane.
In altre parole, vogliamo sapere se oggi vi è il rischio che la struttura crolli per intero e se questo eventuale crollo possa da solo innescare eventi franosi sul costone. Se così fosse, non ci sarebbero altre strade da percorrere se non una demolizione controllata dell'immobile o la sua urgente messa in sicurezza. Se il costone dovesse crollare, infatti, possiamo tutti solo immaginare le disastrose conseguenze che ne potrebbero derivare, trattandosi di area portuale.
Considerando che molto probabilmente l'interrogazione sarà trattata nel prossimo Consiglio Comunale, invitiamo i cittadini interessati a parteciparvi per dare forza alla nostra istanza e impedire che la nuova amministrazione, sull'annosa questione battezzata “eco-mostro”, nasconda la mano dopo aver lanciato il sasso.
I cittadini possono leggere l'interrogazione sul nostro sito web
www.tricase5stelle.it, in corso di aggiornamento.
PREMIO VOLANTINO A BARBARA STEFANELLI
Vice direttore del Corriere della Sera
Sabato 30 settembre 2017 ore 20
Sala del Trono Tricase
Il Premio Giornalistico Il Volantino è giunto alla sua 8^ Edizione. I premiati precedenti sono stati nell’ordine: Antonio Caprarica, Piero Sansonetti, Serena Dandini, Lino Patruno, Sergio Staino, Francesco Giorgino e Claudio Scamardella. Sarà proprio Claudio Scamardella, direttore del Quotidiano di Lecce a conversare con Barbara Stefanelli.
La Manifestazione ha il patrocinio del Comune di Tricase, del Comune di Botrugno e della Provincia di Lecce. Interverrà Teresa Bellanova, Viceministro allo Sviluppo Economico.
Barbara Stefanelli è vice direttore vicario del Corriere della Sera. Nata e vissuta a Milano ha origini salentine per via dei suoi genitori che sono di Botrugno. Laureata in Germanistica, ha studiato ad Heidelberg e Vienna. Dopo aver frequentato la Scuola di giornalismo di Milano è entrata nel 1990 al Corriere della Sera occupandosi di Esteri. Già nel 2009 venne nominata Vice direttore ed è stata caporedattore centrale e caporedattore Esteri.
Nel 2015 è stata nominata, prima donna in assoluto, Vice direttore vicario, cioè il numero due del Corriere. Ha curato il lancio dell’inserto culturale “La Lettura” ed ha progettato il Blog collettivo La 27esima Ora. Con la 27esima Ora ha pubblicato con Marsilio il libro “Questo non è amore”, inchiesta sulla violenza contro le donne. Sullo stesso modello ha progettato i blog “Solferino 28/anni”, dedicato ai ventenni d’Italia, e “Gli invisibili”, uno spazio sulla disabilità.
Nella serie Storie del Quotidiano, una collana di libri Bompiani dedicati ai ragazzi che vede impegnate alcune firme del Corriere, ha scritto “Piccole Coraggiose Donne” pubblicato nel 2013. Ha vinto alcuni premi di livello nazionale: il premio “Marisa Belisario” edizione 2010 ed il premio “Matilde Serao” edizione 2013.
“E restiamo noi che, in un rito spaventoso, ci domandiamo –davanti ai nostri ragazzi che diventano adulti- che fare. Noi possiamo metterci di traverso: si chiama <<prevenzione primaria>> e comincia dai bambini per arrivare agli adolescenti, parte nelle case ed entra nelle scuole. Non stanchiamoci di ripetere –e di dimostrare- che l’amore non ha proprietari. Insegniamo alle femmine a non scambiare il controllo per attenzione o dedizione, a non farsi lusingare dalle ossessioni, a non cedere mai alla richiesta di una prova d’amore e d’eroismo. E trasmettiamo ai maschi la bellezza e la radicalità della forza che riconosce la libertà, la fragilità, anche il fallimento. L’amore non è una pietra, né un coltello, l’amore non è un colpo di pistola”.
(Quello che noi dobbiamo fare (adesso), in Corriere della Sera 14.09.2017, a commento della tragica fine di Noemi Durini).
di Alfredo De Giuseppe La storia del Castello di Tutino, nel suo infinitesimo, può essere rappresentativa della Storia d’Italia. Specialmente del Sud. Costruito su precedenti insediamenti (forse esistenti fin dalla preistoria) fu pensato come roccaforte militare verso la fine del 1300. Risulta nel 1400 proprietà Gonzaga e poi Trane, la cui famiglia verso la fine del 1500, eliminando parte del fossato, edificò il Palazzo su due piani che doveva servire come residenza estiva del Barone. Fu questo il momento di massimo fulgore, in coincidenza con l’arte rinascimentale.
Nel secolo successivo fu ceduto ai Gallone, signori di Tricase ma residenti a Napoli, poi per eredità divenne proprietà degli Imperiale, che nei primi anni del 1900 lo cedettero alla famiglia Caputo. Questa lo usò come deposito e trasformazione di tabacco, di cui era divenuta concessionaria di Stato, per circa 50 anni, dal 1920 al 1973. Nel frattempo si consumavano vari attentati ai danni del Castello: verso la fine degli anni ’50 veniva concessa ad un privato la costruzione di una casa sul fossato lato sud, deturpandone irrimediabilmente immagine e utilizzo.
L’Enel ci piazzava intorno dei pali orrendi in ferro, la Telecom una cabina, l’acquedotto una fontanina, la facciata veniva invasa da fili di tutte le misure, l’accesso al fossato dalla piazza veniva occluso da un muro di un altro privato, all’interno venivano distrutti camini, porte e orpelli vari, inutili all’immagazzinamento del tabacco. A completamento del tutto venivano piantati lungo il recinto dei pini alpini degni di una piazza della Val Gardena e una serie di cartelli stradali, pubblicitari e di affissioni mortuarie. Insomma un trattamento riservato ad una specie di discarica, una cosa da nascondere, un rudere su cui pisciare in tranquillità insieme a ratti e gatti. Fino alla sua consunzione.
Poi un sussulto verso la metà degli anni ’80: il Comune di Tricase sotto la guida del sindaco Serrano acquista dalla famiglia Caputo, tramite un compromesso e ad un prezzo davvero conveniente, il Castello di Tutino, la zona detta “Donnamaria” e il boschetto prospiciente la stazione. Stranamente, dopo qualche anno, il Comune non riesce ad accendere un mutuo per completare l’acquisto, la famiglia Caputo restituisce l’acconto e si riprende tutti i beni.
Da allora sono passati alcuni decenni: niente si è mosso intorno al castello, tranne forse l’utilizzo di tanto in tanto di una benemerita associazione che pulisce ad ogni occasione il fossato, le erbacce sui muri e gli interni invasi dagli uccelli. Ora da questa storia si possono trarre tante conclusioni: la noncuranza pubblica e l’arroganza privata; i limiti della proprietà privata quando detiene un bene di interesse pubblico; il degrado dell’arredo urbano delle nostre città; la sottovalutazione, anche come ricaduta economica, dei nostri monumenti storici; la disdicevole sensazione che la Soprintendenza alle Belle Arti sovraintende soprattutto sugli stipendi dei propri funzionari.
Tutto ci sta e tutto si potrebbe commentare. Ma una cosa, una sola, ha ancora un significato di speranza: uno sparuto numero di cittadini, i residenti dell’antica Tutino, sentono quel posto come casa propria, forse nel Medioevo vi si rifugiavano, forse durante il Rinascimento partecipavano alle feste baronali, forse le nostre nonne vi hanno lavorato il tabacco per poche lire scambiate come liberazione dalla schiavitù domestica. Certo non demordono: quei pochi cittadini lottano da anni per la valorizzazione del castello, per la sistemazione complessiva dell’area, per la ristrutturazione a fini culturali, teatrali e, perché no, economici.
Quei cittadini rappresentano, con la loro voglia di bellezza, con la forza delle centenarie radici, l’Italia che resiste, la fiducia che qualcosa possa davvero cambiare in questo sfortunato Paese, baciato dalle arti, distrutto dalle furbizie.
di Davide Indino La sera prima del compito in classe d’italiano, la mente era - assai facilmente - presa dalla ricerca di possibili tracce o argomenti o citazioni (che quelle, si sa, dove le metti ci stanno sempre bene) per sciogliere la calotta d’ansia.
Si apriva il giornale, ma lo si chiudeva subito perché - oltre alle calze “nascondi panza” - nulla ti sembrava davvero interessante.
Dunque si provava a seguire il telegiornale, ma non funzionava il collegamento o il microfono o il regista non aveva ancora finito il panino con la mortadella DOP.
Ci si provava a immaginare un tema possibile, ma saltavano fuori tante cose e l’indecisione fra le calze di prima e la Mucca muh-muh-muh cresceva.
“Ma l’ho preso il foglio protocollo? L’ho messo nella bustina trasparente? E le penne?”
Prosciugavamo la riserva ferrogallica mondiale.
Blu, nere, rosse, da grattare o con il tappino “prendimi e mastica! so di menta!”.
Alla fine il tempo vinceva su tutto.
Poche ore dopo ti ritrovi dietro un banco. Davanti una lavagna.
E l’orario. E la traccia.
“Descrivi il mondo che vorresti”.
Il mondo che vorrei? Io?
A cosa mai potrà servire che lo scriva, adesso?
Mastico il tappo. Sa di fragola.
Giù con la penna, sempre la stessa.
“L’immaginazione è la calligrafia dell’amore”.
Tranquilli, è una frase mia.
Inizio così.