Da lunedì 7 a giovedi 10 Maggio la Città di Tricase si apre al mondo della letteratura e dell’illustrazione per bambine con Facciamo storie, una festa del Kamishibai la valigia dei racconti, con laboratori creativi, esposizioni, formazione.

L’ evento è organizzato da Libreria Marescritto e Artebambini di Bolognain rete congli istituti scolastici, in collaborazione con il Comune di Tricase.

Durante la settimanadalle ore 9,15 alle 12,30 i bambini delle scuole dell’infanzia e gli studenti delle scuole primarie parteciperanno ai laboratori creativi condotti da Mauro Speraggi e Paola Ciarcià di Artebambini e da Fuad Aziz , artista e poeta.

Facciamo storie nasce come un pretesto culturale che intende coinvolgere tutto un territorio e chi si occupa a diversi livelli di educazione.

L’ iniziativa è inserita nel progetto nazionale maggio dei libri promosso dal centro per il libro e la lettura.

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sabato 12 maggio

La mia colonna di Alfredo De Giuseppe

Ho visto nei giorni scorsi il film di Sorrentino su Berlusconi dal titolo “Loro 1”. Sul film, comunque bello, sospendo il giudizio in attesa della seconda parte “Loro 2” che uscirà nelle sale il 10 maggio. Ma questo lavoro del nostro regista Premio Oscar è l’occasione per un ulteriore riflessione sul berlusconismo più che sulla figura e sulla vicenda personale del Silvio nazionale. La domanda è: cosa è stato, cosa è ancora il berlusconismo nel sistema politico, sociale e culturale di questo Paese? E poi, ha riguardato solo l’Italia?

Il berlusconismo è una filosofia, un modo d’essere che ha pervaso la nostra società, l’ha peggiorata in quasi tutti i suoi aspetti e infine l’ha inginocchiata. Non è stato solo l’ideologia senza ideologie sottesa al partito padronale Forza Italia, ma anche e soprattutto lo strumento per la modificazione genetica e morale di un’intera classe politica. La manipolazione costante, sotterranea e palese della verità. Il suo pervicace sistema di bugie, ben riuscito grazie al proprio potere mediatico, ha fatto scuola, ha generato piccoli e grandi mostri, al di là forse della stessa intenzione del fondatore che, per lunghi periodi, stava pensando solo a come salvare sé stesso e le sue aziende.

Però… chi per primo fra i politici mondiali ha messo alla berlina i giudici che volevano giudicarlo? Chi ha potuto per primo cambiare idea nell’arco di poche ore, pochi giorni o anni, senza mai provare un minimo di vergogna, senza mai tentare un’autocritica? Chi ha potuto gestire per anni quasi tutte le trasmissioni tv, senza preoccuparsi della qualità delle stesse, se non per il legame al sistema di potere che si andava delineando? Chi ha mostrato al mondo intero quanto inutile fosse il concetto di conflitto d’interessi? Chi ha sdoganato per primo i post-fascisti, paragonandoli esattamente ai partigiani, o i leghisti secessionisti paragonandoli ai liberatori celtici, ricevendo comunque applausi dalla platea? Chi ha, anche in diretta internazionale, soggiogato i suoi ospiti con una barzelletta da varietà anni ’50?

Il berlusconismo ha talmente abbracciato la società italiana che nessun partito è più riuscito a divincolarsi. Ancora oggi il Silvione resta figura centrale e comunque importante per qualsiasi accordo politico che si voglia azzardare. Renzi è l’emanazione conseguenziale del berlusconismo insediatosi dentro la cultura del partito democratico. Tant’è vero che il buon Matteo andò prima ad Arcore a farsi benedire e poi inventò il Patto del Nazareno, un accordo che doveva cambiare l’Italia e che invece, ancora una volta, era utile solo al salvataggio e alla resurrezione di Berlusconi. La caduta di valori, di etica e di giustizia ha nel berlusconismo, nei suoi alleati, nei suoi giornali e nella sua stessa dimensione umana, il massimo epigone storico con uno stratagemma molto semplice: attaccare gli oppositori (anche interni) sullo stesso livello scandalistico.

Far vedere che fra il mancato pagamento dei contributi di una colf, fra una casa con affitto calmierato e le bombe mafiose non c’è nessuna differenza. Così milioni di italiani sono cresciuti con la convinzione che Bersani o Pertini siano uguali a Berlusconi, che Gerry Scotti sia meglio di Umberto Eco, che Dell’Utri una vittima e il Milan di un povero cinese. Giornali come “CHI” sono diventati gli unici divulgatori di verità sconosciute, la cultura devastata ai margini della visione sfarzosa e caricaturale della modernità. E infatti per la scuola nessuna priorità: meglio un casting di “Amici”, o una diretta sul calcio di 4 ore piuttosto di una lezione di Storia e Geografia (materie ormai bandite perché potrebbero anche formare un pensiero critico). La superficialità al potere, l’inglobamento in un pensiero unico, la forza del denaro e dei media lanciati come sassi populisti contro equità e ambiente sostenibile.  

La cosa però che mi ha fatto riflettere molto in questi ultimi tempi è che il modello politico lanciato da Berlusconi ha fatto breccia in tutto il mondo. Tanto è stato devastante l’esempio italiano da divenire modello per le peggiori pulsioni di arricchiti ignoranti, di malavitosi in doppio petto, di tycoon mediatici, di fascistoidi mascherati da amanti delle libertà nazionalistiche. Berlusconi è stato molto importante per Trump (alcuni suoi Twitt sembrano scritti dalla segretaria di Silvio), ma anche per l’ungherese Orbán, per il thailandese Boonsongpaisan, per alcuni dittatorelli africani e per tanti altri suoi estimatori.

Dopo di lui nessun politico al mondo pare abbia vergogna ad esternare le proprie idee (anche le più atroci), a diffamare chi indaga su di lui, a portare in Parlamento suoi parenti, consiglieri e avvocati, a produrre leggi chiaramente contro le Costituzioni, a disprezzare i più poveri, a confondere le idee dicendo tutto e il suo contrario, a denigrare e demonizzare i pochi avversari, corrompendo gli incerti. Il Berlusconismo, al di là dei film, può essere il de-profundis della democrazia: aprire gli occhi è ora indispensabile.                                                                    

“In cammino con don Tonino”; sarà questo lo slogan della Marcia che si svolgerà

venerdì 4 maggio dalla tomba di Don Tonino ad Alessano fino a Leuca

La Fondazione don Tonino Bello, con il suo Presidente Giancarlo Piccinni, ha lanciato l’idea, nell’ambito delle celebrazioni del 25° dalla morte, coinvolgendo da subito la Regione Puglia Assessorato alla Pubblica Istruzione guidato dall’assessore Sebastiano Leo e l’Ufficio Scolastico Regionale nella persona del direttore Anna Cammalleri. L’organizzazione è stata affidata all’Istituto di Istruzione Superiore Salvemini di Alessano, diretto dalla preside Chiara Vantaggiato.

Hanno aderito all’iniziativa Mons. Vito Angiuli, vescovo della Diocesi di Ugento S. Maria di Leuca ed i Comuni di Alessano, Castrignano del Capo e Gagliano e l’Unione dei Comuni Terra di Leuca.

La marcia vedrà coinvolte numerose scuole della Puglia e già si prevede la presenza di migliaia di studenti.

I più grandi partiranno dalla tomba di Alessano, mentre gli altri si aggregheranno da Gagliano e, i più piccoli, poco prima di Leuca. Durante il percorso verranno affrontati i temi della pace, della giustizia e dei diritti umani, con animazione a cura degli studenti delle varie Scuole.

La marcia si concluderà sulla Piazza del Santuario con i saluti e le testimonianze

di Alessandro Distante

“Eccolo”, “eccolo”; mentre tutti eravamo in attesa dell’elicottero del Papa, a scorgerlo è stato un bambino.

Ritto sulla sedia, annunciava urbi et orbi l’arrivo dal cielo del Santo Padre, anticipando servizio d’ordine, speaker e ogni forma di potere costituito.

Poco dopo un vento biricchino faceva volare zucchetti e papalina a vescovi e al Papa.

Forse don Tonino era proprio lì, ad Alessano; era lì -come usava dire Lui- con il potere dei segni che, guarda caso, mandava all’aria i segni del potere.

Casualità o prova di una presenza? Ognuno la pensi come vuole.

Certo, il clima che si respirava sulla spianata di Alessano era quello proprio di don Tonino: un clima accogliente, semplice ma intenso dove nessuno si sentiva estraneo e tanto meno indifferente.

Persone di diversa provenienza, di varia estrazione sociale, di molteplice formazione ed appartenenza culturale, politica ed anche religiosa, credenti ed atei, tutti lì radunati intorno al ricordo vivo di una persona che ha saputo dialogare ed incontrare sempre tutti.

Il suo sguardo buono avrà sorriso anche degli scherzi di una folata di vento o di un bambino che vede meglio e prima dei grandi.

In fondo ogni cerimonia che vedeva protagonista don Tonino era soprattutto un’occasione di gioia e di incontro ed anche quella del 20 aprile lo è stata.

Potere dei segni!

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