di Pino Greco

Nella foto la luce rossa intermittente

"attaccata "con il nastro adesivo che dovrebbe segnalare l'incrocio

Accidenti, è finita la pila , non c’è batteria, c’è poca luce, avranno pensato le centinaia di automobilisti che percorrono tutti i giorni la provinciale conosciuta anche con il nome de “ la Cosimina”, strada che proprio in questi lunghi anni è oggetto di “ discussione” per il tratto della nuova 275.

Era solo lo scorso gennaio quando alcuni tecnici delegati dalla Provincia, avevano nastrato una piccola luce rossa intermittente i due segnali stradali , per evidenziare la presenza della rotatoria a tutti gli automobilisti che arrivano dal Capo di Leuca per Montesano e viceversa.Tutto questo dopo il miracoloso incidente di inizio anno.

Incidente dove sei ragazzi furono “ miracolati ” nello spaventoso fuori strada alle porte di Tricase.

Furono portati tutti in ospedale, due le auto coinvolte, i conducenti non avevano visto la rotatoria anche per la scarsa illuminazione finendo per schiantarsi sulla stessa.

Era il 6 gennaio 2018. Poco dopo le 19.30 due auto, un'Audi A4 con targa svizzera e una BMW serie1, con a bordo 6 ragazzi si sono schiantati all'altezza della rotatoria all'ingresso di Tricase (cimitero nuovo).

Forse a causa dell'alta velocità e per via della scarsa illuminazione, i conducenti dei due veicoli non hanno visto il rondò: la BMW si è ribaltata finendo all'interno della rotatoria stessa, mentre l'Audi, dopo aver abbattuto il palo della luce ha finito la sua corsa dall'altra parte della strada.

Sul posto, immediato l'intervento della polizia locale, carabinieri e del 118 che ha trasportato i ragazzi in ospedale: all'arrivo dei soccorritori, i 6 giovani erano tutti fuori pericolo. Sono passati solo 4 mesi, la luce rossa intermittente non da più segnale da circa 20 giorni, è spenta, torna il buio totale, torna la paura.

E’ il caso che qualcuno faccia ritornare la luce in “ “Provincia e sulla provinciale la Cosimina”, prima che si verifichi qualche altro incidente “ miracoloso”.

Nella foto la rotatoria sulla strada provinciale " Cosimina"

all'ingresso di Tricase ( cimitero nuovo) di sera

 

Rizzello – Cicognini tra i beniamini

Un volto bello, quello del Salento 2018, manifestazione arricchita ed accompagnata dall’accordo di collaborazione con la Fondazione “La Notte della Taranta” per una sinergia che si presenta come un nuovo ed inedito canale per la valorizzazione turistica ed economica del territorio.

Dal punto di vista tecnico la manifestazione, tra le più impegnative del panorama nazionale, in programma venerdì 1 e sabato 2 giugno e valida quale seconda prova del Campionato Italiano WRC, nonché con lo stesso tracciato, come appuntamento d’apertura della Coppa Italia Quarta Zona e come terzo atto del Campionato Regionale a coefficiente 1,5, metterà in campo una ricca serie di novità.

La prima di queste riguarda il complesso apparato logistico con la cittadina di Melpignano che sarà completamente coinvolta nella gara ospitando il quartier generale e le verifiche sportive e tecniche presso l’Ex Convento degli Agostiniani, la pedana di partenza in Piazza San Giorgio, la cerimonia d’arrivo nel Piazzale antistante l’Ex Convento degli Agostiniani (luogo deputato ad ospitare anche il Villaggio Rally e noto ai più per essere ogni anno il luogo dove si svolge il concertone finale del Festival della Notte della Taranta), i Riordinamenti a Palazzo Castriota e il Parco Assistenza presso la Zona Industriale.

Ma Melpignano avrà anche un ruolo attivo per ciò che concerne la classifica di gara in quanto sarà teatro della nuova prova spettacolo d’apertura denominata “La Taranta” in programma nella serata di venerdì 1 giugno e che sarà allestita nei pressi dell’Ex Convento degli Agostiniani. La sezione cronometrata del percorso sarà poi completata nella giornata di sabato con la triplice ripetizione delle prove, già affrontate lo scorso anno, di Martignano, Santa Cesarea e Specchia. (comunicato stampa rally del salento)

Con l'accendersi dei motori al 51° Rally del Salento ci sarà anche la Scuderia Salentomotori di Tricase, con dieci equipaggi e solide ambizioni. Il primo equipaggio marcato Salentomotori a scendere la pedana di Melpignano sarà quello formato da Francesco Rizzello e Monica Cicognini con la Ford Fiesta WRC. Per Rizzello - Cicognini la gara rappresenta una candidatura di prestigio, con il giusto feeling sapranno dare il meglio di loro, puntando sicuramente ai gradini più alti della classifica.

Tra gli equipaggi iscritti al 51° Rally del Salento troviamo altri nove concorrenti della Scuderia Salentomotori, i fratelli Luca e Nicola Negro che ritornano in campo con la Renault Twingo R2B; il corsanese Antonio Russo che con il suo fidatissimo Gabriele Sorrone sfideranno la classe racing start con la Citroen C2; in classe A7 il nuovo equipaggio Salvatore Casarano che farà coppia con Gianmarco Ventruto a bordo di una Renault Clio RS; cambio vettura per Francesco Giangreco, che per la gara salentina ha deciso di gareggiare con la Peugeot 106 Kit/K10 affiancato per la prima volta dal ruffanese Antonio Passaseo. Ritorno in gara per Gianluca Lecci e Luca Leone, coppia già testata in precedenti competizioni, che si presenteranno con una Mitsubishi Evo X in classe N4, che dovranno sfidarsi con Antonio Forte e Pasquale Fiorito, a bordo di una Mitsubishi Lancer Evo IX. A distanza di un mese farà ritorno anche l’equipaggio Donato Parrotto con Cristiana Morbidi, che con la loro Citroen Saxo racing start cercheranno di portare a casa un buon risultato.

A chiudere la squadra Salentomotori due nuovi equipaggi, Tommaso Miccoli coadiuvato da Gianmarco Manco a bordo di una Renault Clio R1A; e Luca Falcone con alle note il tricasino Gianluca Stefanelli, con una Peugeot 106 racing start. Ulteriori dettagli organizzativi e aggiornamenti visibili sul sito ufficiale della manifestazione all’indirizzo www.rallydelsalento.info

 

Conosciamola... 

Sono Maddalena Atzori, ho 21 anni e sono nata e cresciuta a Tricase. Frequento il primo anno della Facoltà di Medicina, presso l’Università degli studi di Bari A. Moro. Mi definisco puntuale e pignola, ma non troppo: le mie pantofole sono sempre riposte con una giusta angolazione e faccio sempre un ugual numero di bocconi per ‘secondo e contorno’. Sono appassionata dell’arte in ogni sua forma, soprattutto della danza, la mia più grande passione, che mi ha trasmesso, con disciplina, l’eleganza e la precisione.

Mi piace essere impegnata, avere tante cose da fare e farmi coinvolgere. È così che ho trascorso i miei cinque anni di Liceo Classico, tra una versione di greco e un’interrogazione, tra un viaggio-studio all’estero e un’assemblea. Mi piace leggere e viaggiare, conoscere le altre culture, scoprire gli altri Paesi, ma ho radici ben radicate. La mia è una famiglia semplice: mia mamma è un’insegnante, mio padre lavora in ferrovia e mio fratello, il più piccolo di casa, frequenta la scuola superiore. La mia è una bella famiglia, che mi ha sempre sostenuto e accompagnato, insegnandomi l’importanza dell’umiltà unita ai grandi sogni, la potenza delle piccole cose e il rispetto nei confronti degli altri e di me stessa.

Sono cresciuta con i piedi per terra ma ho sempre guardato in alto: anche quando la vista era occultata da nuvole, grosse ma passeggere, ho sempre cercato di pensare positivo perché sentivo di poter fare la differenza. Forse è proprio questo sentimento che mi ha spinto a partecipare al contest #studioinPugliaperchè, indetto dall’Assessorato alla Formazione e Lavoro della Regione Puglia e ARTI - Agenzia Regionale per la Tecnologia e Innovazione, rivolto a tutti i diplomati con il massimo dei voti che avessero deciso di proseguire il loro percorso di Studi in Puglia.

Lo scopo di questo concorso era quindi premiare ed evidenziare le motivazioni per cui gli studenti hanno optato per un percorso accademico in istituzioni pugliesi di alta formazione. Leggendo per la prima volta riguardo questo concorso mi sono sentita chiamata in causa e ho sentito il bisogno di esprimere le mie idee. Questa è una tematica che mi sta particolarmente a cuore e sento a me vicina. Sono pochi i miei coetanei che hanno scelto di rimanere a studiare in Puglia. Cresciamo, infatti, con l’idea che dopo il Liceo debba esserci una partenza dolorosa ma inevitabile e indispensabile.

L’idea di poter rimanere a studiare vicino casa, quasi ci spaventa. Io mi sono chiesta perché: perché non ci pensiamo? Perché abbiamo questa idea della Puglia come di una regione povera, che ‘manca’ di qualcosa? Perché non restiamo? Perché non resistiamo?

Così è nato “Il fiore del partigiano”: titolo che si rifà all’ inno ‘Bella ciao’. È il titolo dell’articolo con cui ho deciso di partecipare al contest e che mi ha regalato il bellissimo primo posto. Le parole della canzone mi emozionano ogni volta e quasi per magia mi ricordano la mia terra: la Puglia, come un fiore dalla bellezza sconvolgente ma altresì fragile che, chi si sente un po’ “partigiano” –come me- ha il compito di proteggere. Ho scritto per difenderla, perché la Puglia mi ha dato tanto: ho scoperto una regione che ha voglia di crescere e di fare (un po’ come me!), che conserva la tradizione nell’innovazione e cerca sempre di valorizzare le sue origini.

“Siamo educati all’abbandono, l’abbandono della nostra terra”, ma possiamo cambiare le cose, possiamo fare la differenza. Non vorrei dare l’idea di una persona che non vede nulla se non il “proprio giardino” poichè penso che sia fondamentale per noi ragazzi fare nuove esperienze, conoscere nuovi posti e apprezzare la bellezza della diversità. Questo, in fondo, è il mio progetto di vita: fare esperienza per poi poter ritornare qui e seminare quello che di nuovo ho imparato e crescere ancora.

“Solo il partigiano può difendere la propria terra, solo noi possiamo valorizzarla e farla crescere.

Contro lo stereotipo di una Puglia povera di cultura, che manca di soldi e pensieri!

Il treno è partito: qualcuno è rimasto.”

di Giuseppe R. Panico

Le specie viventi che popolano i mari sono tante, alcune ancora sconosciute. D’estate sul mare si affollano anche le specie umane. Secondo la teoria dell’evoluzione di Darwin, queste discendono dalle scimmie che lasciati gli alberi e diventati bipedi, si diffusero in tutto il mondo. Si civilizzarono, divennero più forti e potenti solo i gruppi di “homo sapiens” capaci di adattarsi ai diversi ambienti e di utilizzarne le risorse. Alcuni si limitarono al territorio circostante e lì rimasero, fra capanne e caverne o, più al sicuro. su alte rupi.

Altri raggiunto il mare, laghi o fiumi, ne compresero le potenzialità e, utilizzando gli alberi dai quali erano prima discesi, costruirono piroghe, canoe, zattere etc. Impararono a pescare, poi a navigare ed occuparono tutte le terre emerse. Coloro che si insediarono lungo le coste, progredirono più rapidamente, svilupparono una più dinamica mentalità e ben difesero la loro più florida economia e più avanzata civiltà

. Prevalse l’attitudine a lavorare come “team”, o come “equipaggio su una stessa barca” ove ognuno ha un suo ruolo per pescare, navigare, dare sicurezza e “fare impresa” e ricchezza. Il mare dunque quale colonna portante e stimolo economico per una strategia politica che dura da millenni. Oggi più di ieri, le nazioni si battono per questo, dalla Russia di Putin che sostiene la Siria in guerra per poter dominare il Mediterraneo attraverso i suoi porti, alla guerra diplomatica della Bolivia contro il Cile per avere un accesso sul Pacifico, alle Marine Militari a protezione degli interessi nazionali.

Nel suo piccolo, la nostra Tricase, più che evoluire sul mare o verso il mare, sembra invece ancora arroccata sulla sua rupe (93 m sul mare) nell’entroterra, come se fosse abitata, se non da “montanari”, da “collinari” che per il mare hanno ancora un timore ancestrale o da “galleggianti” che d’estate si calano lentamente in acqua e rimangono nello stesso posto o attaccati allo stesso scoglio. Se una medusa è all’orizzonte, come un tempo “li turchi”, non si difendono eliminandola o allontanandola, ma risalendo la scogliera o rifugiandosi sulla rupe.

Ben poco si attivano verso l’economia e la cultura del mare e, avendo ben poco d’altro, continuano ad emigrare ed impoverirsi.  Pochi sono i “natanti” che, oltre a galleggiare, sanno pure ben nuotare lungo costa o verso altri vicini lidi, grotte ed anfratti e, non di rado, con maschera e pinne, vanno a conoscere anche il mondo sommerso.  Più “avventurosi”, interagiscono spesso fra loro per un pur limitato sviluppo sul mare. Ma mancano più audaci e preparati “navigatori” che, oltre a conoscere sé stessi ed i propri limiti, conoscono venti e correnti, vele e motori, porti ed approdi, onde e flutti, altre usanze e culture, povertà e ricchezze. Vigili ed attenti al mutare degli elementi naturali e degli umani eventi, prima che ad altri, danno fiducia alla propria conoscenza ed esperienza.

Sono coloro che da sempre popolano il mare e la sua storia; sono gli Ulisse dalle tante avventure, gli Argonauti in cerca del vello d’oro, i Colombo, i Magellano, i Verrazzano etc. scopritori, di nuovi mondi, nuove rotte e nuove economiche. Rappresentano un avanzato insieme di audacia, conoscenza e lungimiranza ed hanno aperto super strade verso ciò che oggi chiamiamo globalizzazione e progresso. Dai Fenici ai Vichinghi, dai Veneziani ai Genovesi, dalle triremi alle galee, dalle paranze alle caravelle, hanno gettato un ponte su quel mare che prima divideva trasformando in ricchezza ciò che era prima solo un pericolo. E una moderna ricchezza è oggi il turismo sul mare o costiero, la più importante risorsa che, nella nostra povera situazione geografico-economica, potremmo ben più sviluppare.

Ma il nostro passato, sia prossimo che remoto, dal mare ci ha addirittura allontanati. Con un depuratore a far da trincea verso la costa, oggi ancor più in ampliamento, poi con tantissimi vincoli costieri, poi con il parco Otranto -Leuca, poi con una cultura ecologica fattosi nuova ideologia politica e, come tale, utile a pochi e funesta per tanti. Tutto limita, tutto vieta, tutto ritarda e impedisce e nulla semplifica se non la mummificazione o l’abbandono del territorio costiero.

E così anche lo sviluppo sostenibile, ancor privo di un qualsiasi programma, rimane aria fritta sulla bocca dei tanti. Forse ci manca il saper “navigare”, il saper scegliere una valida rotta, o finanche il saper sognare, se non come equipaggio verso un gradevole porto, come comunità verso un valido obiettivo. Da “collinari”, “galleggianti”, poco “natanti” e per nulla “naviganti”, continuiamo, a inviar suppliche ai potenti, ad addossar loro le colpe della nostra impotenza, delle nostre incertezze e delle nostre pavidità, anche nel maturare ed esternare semplici ipotesi di sviluppo.

Di suppliche a Bari, a Lecce ed ai potenti forse ne servirebbe una ben forte, decisa e condivisa: quella di allentare sul mare e sulla costa vincoli e burocrazia e permetterci e non più negarci un più avanzato futuro turistico e residenziale, fonte di lavoro e progresso. Se non più con un povero Piano Coste che, privandoci di tanti posti-barca (a Marina Serra), non ha saputo darci in più nemmeno un pubblico posto-auto, né un pubblico bagno, con almeno un buon Piano Regolatore per le due marine.

Ormai da tempo in itinere, ma ancora dagli ignoti o “secretati” contenuti.         

La cucina tradizionale del territorio di TRICASE , ce la presenta

il Presidente della Pro Loco Tricase, avv. Paolo Scarascia:

La Pro Loco Tricase, nell’ambito delle iniziative volte alla valorizzazione del territorio, dell’agricoltura e delle tradizioni enogastronomiche di qualità della Città di Tricase, organizza la prima gara gastronomica:

"La Cucina Tradizionale del territorio di TRICASE".

L’iniziativa si propone di promuovere, valorizzare e riscoprire piatti della tradizione che utilizzano i prodotti di “Terra” e “Mare” del nostro territorio.

La manifestazione inizierà lunedì 28 maggio e si concluderà domenica 3 giugno.

La giuria (composta da sei giurati) si recherà presso il locale di ogni partecipante al fine di degustare il piatto proposto.

Detta giuria sarà così composta:

Delegato della Federazione Italiana Cuochi;

Giornalista gastronomo appartenente agli organi di stampa locali o indicato da essi;

Delegato dell’Associazione Commercianti Tricase che non sia nel campo gastronomico;

Rappresentante del direttivo Pro Loco Tricase;

Rappresentante comitato provinciale Unpli Lecce;

Rappresentante Amministrazione Comunale.

La giuria valuterà ogni piatto con molta attenzione prendendo in considerazione diversi parametri di giudizio: fedeltà alla tradizione; disposizione e presentazione; sapore; igiene. Per ogni parametro verrà espresso un voto da zero a dieci punti.

Il primo classificato si porterà a casa un premio in denaro e al piatto del vincitore verrà riservata la copertina della brochure pubblicitaria distribuita nello stand di Pro Loco Tricase in occasione della manifestazione PUGLIA TIPICA 2018.

Tutti gli altri partecipanti saranno giudicati secondi a pari merito.

La proclamazione del vincitore avverrà domenica 3 giugno in occasione della Giornata Nazionale delle Pro Loco mentre la premiazione avverrà nel corso di “Puglia Tipica 2018”, il grande evento itinerante dell’Unpli Puglia, giunto ormai alla sua VII edizione, che quest’anno si svolgerà a Tricase il 23 e 24 giugno.

Sarà un buon “primo” evento, ne siamo certi noi tutti della Pro Loco Tricase.

 

in Distribuzione