Antonio Raone, rassegna irrevocabilmente le proprie dimissioni da dirigente e presidente dell’Asd Atletico Tricase, e rimette nelle mani del signor sindaco del Comune di Tricase il titolo sportivo dell’Asd Atletico Tricase.

La lettera integrale

Tricase, 6 luglio 2018

Signor sindaco, Signor presidente Tisci, Signor Segretario Maglie,

dopo un prolungato periodo di silenzio, che mi sono imposto al solo fine di comprendere fino in fondo se la mia permanenza alla guida dell’Asd Atletico Tricase fosse o meno ritenuta gradita alle Istituzioni Comunali di Tricase, alle forze imprenditoriali della Città e, non ultimi, ai tifosi organizzati del Tricase, mi riprendo la “parola” per dettare una soluzione definitiva alla possibilità di continuare, insieme al gruppo dirigenziale che mi ha affiancato, a rimanere alla guida della Società rossoblu tricasina.

Mi si consentirà, naturalmente, di argomentare, preliminarmente, i contenuti e il senso delle mie decisioni.

 Sgombro subito il terreno rigettando, in maniera forte e decisa, le malevoli insinuazioni, sicuramente gratuite e prive di alcun fondamento, di quanti avrebbero voluto vedere nel mio impegno alla guida del Tricase una sorta di “investimento” per impegni extracalcistici che mi hanno visto e potrebbero vedermi ancora protagonista nella vita pubblica del nostro Paese. A questi “amici malevoli” desidero ricordare che nella mia vita non ho mai, e dico mai, “investito” sulle libertà di scelta democratica dei Cittadini della mia città Presicce e del Capo di Leuca più in generale, men che meno sulla democrazia di una Città che da sempre è posta a riferimento per tutto il Capo di Leuca, qual è la Città di Tricase.

Invitato da Amici di Tricase, per due stagioni, ho messo a disposizione della storia calcistica tricasina, sicuramente di grande tradizione quanto a valori e a testimonianza nelle competizioni dilettantistiche regionali e, nel suo passato, anche in palcoscenici nazionali, uomini, sostegno economico-finanziario, ma, soprattutto, ben operare ed entusiasmo nell’immaginare che si potesse progettare un futuro partecipato e sicuramente in grado di dare, in prospettiva, ancora più lustro alle già luminose stagioni calcistiche del calcio locale. Nella consapevolezza che la disputa del campionato della Prima Squadra non dovesse racchiudersi in un impegno di solo definito calendario calcistico, ma dovesse rispondere all’imperativo di: diffondere un’idea forte dello sport, dei suoi diritti, delle sue potenzialità e risorse che, anche se riconosciute, troppo spesso non vengono adeguatamente sostenute; promuovere manifestazioni, eventi che sappiano esprimere un grande coinvolgimento giovanile e rappresentare momenti di fratellanza e solidarietà; sostenere momenti formativi riferiti agli operatori del mondo sportivo per migliorare la conoscenza sugli aspetti gestionali; sensibilizzare tutto il mondo sportivo sulle necessarie collaborazioni da attivare con il mondo della disabilità e sulla solidarietà; favorire la comunicazione con società sportive, tesserati e loro famigliari per un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori dello sport giovanile; valorizzare il lavoro svolto dalle associazioni sportive impegnate in un progetto di più ampio respiro sportivo globale in Tricase, sostenendo in particolare le azioni rivolte verso le realtà più deboli e svantaggiate, incentivando le società sportive che avessero dimostrato la coerenza delle proposte, rispetto alla coerenza stessa del Progetto che andavamo dispiegando sul territorio. Mosso solo dal dettato dell’Unione Europea nel Trattato di Amsterdam del 2 ottobre 1997,

“Si riconosce la rilevanza sociale dello sport, in particolare il ruolo che esso assume nel forgiare l’identità e nel ravvicinare le persone. L’invito è di prestare ascolto alle associazioni sportive, con un’attenzione particolare riservata allo sport dilettantistico.”, ho promosso la nascita della Polisportiva “CASA DELLO SPORT-CITTA’ DI TRICASE”, dando alla stessa anche una sede in Corso Roma (servita, purtroppo, solo per accogliere alcuni che intendevano giocare a carte!!!).

Al termine del campionato scorso, mi sono imposto il silenzio. Anche se ho chiesto che si sondasse l’imprenditoria locale o, comunque, i tanti sportivi interessati al futuro del calcio locale, per assumere quegli impegni condivisi che erano stati posti alla base del progetto “Casa dello Sport-Città di Tricase”. Anche perché, e lo dico sottovoce, per un campionato intero sulle maglie del Tricase c’è stato un solo logo-sponsor: il triangolo verde-bianco-rosso con al centro la scritta “Casa dello Sport-Città di Tricase”. Non un’azienda del mio gruppo imprenditoriale. Tricase…solo Tricase.

Ho atteso. Ho convocato una riunione, andata disattesa dalla maggior parte.

Poi, come d’incanto, ecco che, per il terzo anno consecutivo, sono venuti fuori comunicati stampa che parlavano di cordate imprenditoriali, tra l’altro, si è scritto essere reali e certificate, e quindi credibili, pronte a fiancheggiare l’imprenditore Antonio Raone. Al solo fine di saggiarne la realtà esistenziale ho dato mandato che si richiedesse a queste cordate di materializzarsi e di depositare un assegni non trasferibile intestato all’Asd Atletico Tricase. Non un’indicazione di somme, o altro, ma solo l’espressione di autentica volontà di cambiare marcia rispetto ai due anni passati.

Tra l’altro, proprio nell’immediatezza della conclusione dei play-off, avevo rilasciato un’intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno in cui dichiaravo: “Io ci sono. Ma desidero constatare una presenza imprenditoriale accanto a me”. Non parlavo né di somme né di denaro in genere, ma di “presenza”. Esattamente, in vista della costruzione di un percorso nuovo e condiviso.

 Ho atteso. Solo silenzi. E una selva di telefonate ai miei collaboratori. Con richieste di esprimermi in modo <da consentire, eventualmente, ad altri (suppongo le cordate di cui innanzi) di poter programmare il futuro del Tricase.

 Ma in questo “silenzio assordante”, c’è stato chi ha parlato.

 Ed è stata la Giunta Municipale di Tricase, che, all’unanimità, ha adottato la DELIBERAZIONE  N. 142 DEL 23/05/2018, “AFFIDAMENTO IN CONCESSIONE CAMPO SPORTIVO SAN VITO DI VIA OLIMPICA E CAMPO SPORTIVO DELLA FRAZIONE DI LUCUGNANO”.

 Interessante la PREMESSA di questa DELIBERAZIONE:

Premesso:

  • che in data 20-03-2018, con nota acquisita al protocollo comunale al n. 4757, è pervenuta da parte dell’A.S.D. SAN LUCIANO TRICASE, richiesta di proposta di gestione del campo sportivo comunale San Vito di via Olimpica.

 Richiamata la delibera del Commissario Straordinario n. 15 del 25-08-2011, con la quale viene deciso, tra l’altro, la predisposizione da parte dei Responsabili del Servizio, di apposito bando pubblico per l’affidamento in gestione dell’impianto sportivo San Vito di via Olimpica ad eccezione della parte riguardante il “Circolo Tennis”;

– che oltre al San Vito, anche il campo sportivo della frazione di Lucugnano è attualmente utilizzato senza specifico affidamento in gestione;

che le motivazioni derivano essenzialmente dal fatto che una gestione diretta richiede impegno di personale e risorse finanziarie che questo Comune non può più sostenere in quanto l’Ente non dispone di personale idoneo e sufficiente a garantire la gestione dei predetti impianti;……”.

 Annoto che la Giunta Municipale di Tricase, in una data che ricade ancora in un periodo in cui lo Stadio “San Vito” è affidato all’Asd Atletico Tricase, al solo fine di dare risposta ad una Società che, legittimamente inoltra una richiesta, adotta una DELIBERAZIONE DI INDIRIZZO, senza pensare per un istante di aprire un confronto preventivo con la Dirigenza e il Presidente dell’Asd Atletico Tricase, che pure, nel corso del campionato, è intervenuta, a proprie spese, per la ristrutturazione del terreno di gioco, con notevole esborso di energie economico-finanziarie. E voglio ricordare che il terreno di gioco e il suo adeguamento sono interventi strutturali e non di ordinaria manutenzione.

 Si potrebbe obiettare: Ma la deliberazione dice altro. Giusto.

 Infatti, dice anche:

“Dare indirizzo all’Ufficio di predisporre tutti gli atti necessari e conseguenti ai fini dell’attuazione del presente deliberato, avendo presente in particolare i seguenti criteri nella redazione del bando:

  • prevedere forme di collaborazione economica pubblico – privato finalizzati all’esecuzione delle opere indispensabili di adeguamento alle norme di sicurezza e igienico-sanitarie degli impianti sportivi;
  • determinare la durata dell’affidamento della gestione in misura proporzionale all’investimento da effettuare, scomputandolo dal canone concessorio da determinarsi;
  • prevedere la possibilità che l’Ente risolva anticipatamente il contratto, previa restituzione all’affidatario della quota residua dell’investimento non ancora ammortizzato;
  • prevedere clausole che consentano l’utilizzo di ogni struttura da parte di associazioni non affidatarie, di singoli cittadini o gruppi di cittadini e dell’Ente concedente, praticando in tali casi tariffe concordate con questa Amministrazione Comunale;
  • Richiamare integralmente, nel bando pubblico, il contenuto dell’art. 20 della L.R. n. 33/06 in merito ai requisiti generali per la valutazione dei soggetti richiedenti;
  • Stabilire che l’utilizzo dell’impianto sportivo San Vito sia prioritariamente riservato per le attività agonistiche della prima squadra demandando ai successivi atti, gli oneri a carico dei fruitori dell’impianto sportivo.”.

A preoccupare è proprio l’ultimo comma, quello “Stabilire che l’utilizzo dell’impianto sportivo San Vito sia prioritariamente riservato per le attività agonistiche della prima squadra demandando ai successivi atti, gli oneri a carico dei fruitori dell’impianto sportivo”.

E mi spiego.

Non si sente il dovere morale di interpellarci, ben sapendo che l’affidamento in concessione dello stadio deve passare prioritariamente da una valutazione oggettiva delle criticità strutturali dello stesso su cui bisognerebbe intervenire, perché si corre il serio rischio che possa essere dichiarato inagibile (vedi lo stato statiche delle strutture della tribuna coperta, della tribunetta ospiti, della gradinata, degli spogliatoi, dei locali che accolgono il magazzino….), salvo a inviarci il messaggio dello “Stabilire…..demandando ai successivi atti, gli oneri a carico dei fruitori dell’impianto sportivo”.

 Domanda: E gli interventi di manutenzione straordinaria, peraltro a conoscenza dell’Assessore comunale allo Sport, hanno mai trovato un’attenzione da parte dell’Amministrazione comunale?

Le conclusioni.

Sono stato onorato di aver potuto guidare l’Asd Atletico Tricase.

Ma credo sia giunto il momento che il sottoscritto e i collaboratori che fanno riferimento al suo gruppo imprenditoriale facciano un passo indietro.

E’ giunto il momento che le preannunciate “cordate imprenditoriali locali”, di cui avrei voluto avere il piacere di conoscerne volti e storie al solo fine di progettare itinerari condivisi di gestione dell’universo sportivo a Tricase, e, quindi, ivi compresa l’Asd Atletico Tricase, facciano un passo avanti e assumano la gestione dell’Asd Atletico Tricase.

Pertanto, a fare data di lunedì 9 luglio 2018, il sottoscritto ANTONIO RAONE, Presidente dell’Asd Atletico Tricase, RASSEGNA IRREVOCABILMENTE LE PROPRIE DIMISSIONI DA DIRIGENTE E PRESIDENTE DELL’ASD ATLETICO TRICASE, e RIMETTE NELLE MANI DEL SIGNOR SINDACO del COMUNE di TRICASE il TITOLO SPORTIVO dell’ASD ATLETICO TRICASE.

Nei prossimi giorni provvederò ad inoltrare formale comunicazione di merito all’Agenzia delle Entrate-Sede di Casarano.

Un pensiero e un ringraziamento finale ritengo di doverlo sinceramente riservare a quelle Persone che con abnegazione e con lealtà hanno collaborato con intelligenza con il sottoscritto: dall’equipe dei tecnici, primo fra tutti l’allenatore Sig. Rocco Errico, il Segretario Sig. Rocco Maglie, il Magazziniere Sig. Antonio Scarascia, tutti i dirigenti che con me hanno condiviso questo cammino.

di Nunzio Dell'Abate

Una borsa di studio, anche se di poche centinaia di euro, da assegnare agli alunni più meritevoli e bisognosi che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo grado.

E’ la nostra proposta avanzata all’Amministrazione Comunale che voglia contraddistinguersi nel welfare studentesco.

Un modo per premiare l’impegno nello studio e per sensibilizzare i nostri giovani scolari a dare il meglio di sé, anche in situazioni di evidente disagio economico.

Ma altresì un significativo investimento in cultura, volano della crescita di una comunità e dello sviluppo del territorio in cui vive.

Saperi e talenti che abbiamo dunque il dovere di coltivare e di raccoglierne il frutto in loco.

Una iniziativa che recherà tanto beneficio, in termini di risorse umane, quanto più sarà stretta e sincronizzata la collaborazione fra rappresentanti istituzionali, personale docente e famiglie.

Il Governo cittadino non abbia timore di sprecare soldi nell’istituire tale tipologia di premialità.

E’ questo un modo esemplare per costruire cultura.  

di Giuseppe R. Panico

Il solstizio d’estate con la pioggia ci ha portato anche la   Waterloo di una classe politica che, troppo dedita ai propri virtuosismi intellettuali, aveva trascurato le reali pubbliche esigenze. Pure Napoleone perse la sua ultima battaglia anche per colpa della pioggia e poi del fango che frenava le sue palle di cannone sparate contro   i nemici. In attesa del suo ultimo 5 maggio, poi così ben celebrato dal Manzoni con una splendida poesia, fu inviato, con biglietto di sola andata, sulla lontana isola di Sant’Elena a meditare, osservando il mare, su luci ed ombre del suo passato. Forse politici e politicanti della recente Waterloo politica verranno anche loro inviati su qualche isola sperduta, in forzata vacanza a cantarsi da soli e inascoltati le loro gesta.

Il nuovo corso della politica intanto rapido avanza pur, fra bordate social, balle di fango e stelle cadenti in cerca di una perduta via   lattea. Per la deriva immigratoria, che dall’Africa vien dal mare, si è messa così in luce la tanta ipocrisia politica, l’ affarismo privato ed un’Europa che, sui troppi migranti senza diritto di asilo, sembra proprio voler dire “che si aiutino da soli in casa loro e chi tanti ne ha accolti (come l’Italia), tutti se li tenga”. Ma è ormai estate con parenti e conoscenti in arrivo, pure loro un tempo emigrati altrove, e turisti già in viaggio. Ne trarrà beneficio la nostra povera economia, in una Tricase ove però poco si fa per essere più attraenti e competitivi.

E se in città vale il “ricomincio da zero”, per le due marine, sembra dover ripartire se non da “sottozero” almeno da “sott’acqua”. Non solo per i “grandi temi” attinenti al mare, come il solito depuratore (oltre alla grave carenza di parcheggi), ora pure in ampliamento per depurare le acque pluviali. Spesso ci inquina le narici, ci schiuma la vista sul mare e, quando usciamo dall’acqua, altro che quel romantico “sapore di sale… sapore di mare” sulla pelle.

Complice pure l’assenza di tratti fognari urbani, anche nelle marine (la priorità è ora ripulire le acque che vengono dal cielo e non quelle dal cesso!), ci ritroviamo, diluito in mare e sovra-pelle, quanto rimesso dal sottopancia. Speriamo almeno che la pioggia, prima di essere depurata, non indebolisca le fondamenta della Chiesa-Madre, lasciate da tanti mesi, per scavi archeologici a rilento, alla penetrante mercé della nostra natura. Di storici crolli, se Porta-Terra regge e l’arcata della piscina a Marina Serra pure, ci basta l’ACAIT.

Con l’estate ci si aspettava di vedere, a seguito del Piano Coste, tratti di scogliera coperti di sdraie, ombrelloni, gazebo, docce etc. per chi volesse, pagando, dare più confort alle proprie parti molli, fino ad ora in gran parte rosolate, fra mischie di barche e bagnanti, sul cemento della banchina del porto, o sulla solita impervia e vietata scogliera. Divieti di balneazione”, poco credibili, mai rispettati e mai fatti rispettare, ancora impazzano sotto il sole e sotto gli occhi di perplessi turisti.

Altro che una nuova estate da Rimini Rimini, pur in embrione, con soft drink sulle arse labbra, occhiali da sole e penetranti sguardi sulle altrui parti molli o sode. Ci ritroviamo nella solita Tricase ad osservare pure il muraglione del porto con la sua testata smozzicata, transennata e pericolante da lungo tempo e che impedisce il collegamento fra i due lati, se non con una lunga circumnavigazione. Malgrado lo scarso “appeal” dei previsti “stabilimenti balneari” e “spiagge libere con servizi”, sono state avanzate diverse domande di concessione, ma con esito negativo (per eccesso di burocrazia? e dunque mancato benessere paesano e servizi turistici.

E’   venuta a mancare pure la regata velica Coppa Magna Grecia che ogni anno dava lustro e notorietà alla nostra Tricase. E’ un po’ anche il risultato di un carente sostegno istituzionale alla Lega Navale, soprattutto in termini di locali da risanare a proprie spese, per i corsi di vela, per avvicinare al mare le persone diversamente abili e per supportare i corsi professionali a carattere nautico recentemente istituiti nella scuola. Tricase si è negato così un progetto che tanto successo ha avuto altrove. Il Mare è Vita, lo si dice spesso ma, per essere tale, bisogna farlo vivere, non solo da pesci, molluschi e ingiallite memorie storico-marinare, ma anche con una moderna e libera economia turistica e pluriservizi. Lungo la litoranea si avventurano intanto molti ciclisti stranieri.

Ma a loro (e a noi stessi) non offriamo altro che una viabilità ristretta e pericolosa per gli incolti oleandri bordo-strada, e un panorama costiero impedito da selve di canne. E se per un attimo, all’altezza del Rio, pongono lo sguardo verso terra, scoprono che, a differenza del resto del mondo, l’energia elettrica viaggia con una fila di pali rotti e cadenti retti dai fili e non attraverso fili retti da solidi pali. Se poi arrivano al belvedere del Calino non possono che rimanere stupefatti, non solo dal bel panorama, ma dal degrado del luogo.

Sulla via del mare, la grande quercia dei cento cavalieri vivacchia fra sterpaglie, incuria e sarcasmi. Pare non sia rimasto nessun ardimentoso cavaliere, armato di durlindana e con pulzella dal cuore infranto, che si degni di bonificare e valorizzare quell’area. Lo stesso dicasi per la “via del sole” (verso Marina Serra), oggetto di tante passeggiate. Senza un Napoleone locale, è difficile parlare di una Waterloo del nostro sviluppo turistico.

Ma, avendo non un’isola in mezzo all’oceano come S. Elena, ma solo una isoletta senza storia e senza nome, con acque da ripopolare d’urgenza con squali-tigre affamati, si potrebbero lì incatenare a meditare, gli artefici della nostra stagnazione che, troppo avvezzi ai grandi inutili temi e alle loro utopie, ci lasciano in brache di tela a meditare…sugli squali. Ma meritevoli di qualche mordace e sdentato squaletto lo siamo forse un po’tutti.

 

" È inutile negare che la situazione societaria sta vivendo un momento delicato.

Abbiamo ricevuto le dimissioni dell'ex presidente Antonio Raone

e del vice presidente dott. Francesco Cito.

La società, ringraziandoli per il notevole contributo economico profuso, al contempo auspica già nei prossimi giorni  un ripensamento convinta che vi siano ancora ampi margini per lavorare insieme per il bene del Tricase e di Tricase. Se ciò non dovesse avvenire vedremo nei prossimi giorni come poter garantire un futuro a questa società.

A questo proposito mi sento di dire che stiamo parlando di una società finanziariamente sana grazie ad una gestione attenta ed oculata e grazie al continuo apporto economico dell'ex Presidente Antonio Raone.

Detto questo faccio un invito a tutte le forze imprenditoriali locali e non locali.

Chi vuole contribuire a portare in alto i colori del Tricase si faccia avanti, troverà porte aperte ed orecchie pronte ad ascoltare. Spero che già nel corso dei prossimi giorni questa situazione di stallo possa essere superata."

Avv. Andrea Piscopiello

Momo dal Senegal per sognare nuovi traguardi

 

Momo ha 22 anni, viene dal Gambia ed è ospite di un progetto SPRAR a Tricase gestito da Arci Lecce. La sua è una storia di integrazione riuscita grazie anche all’atletica, sport che Momo pratica fin da quando era ancora bambino e viveva nel suo villaggio situato a poca distanza dalla capitale Banjul.

Il Gambia è una striscia di terra che si incunea nel più grande e popoloso Senegal, che ha da poco imboccato la strada verso la democratizzazione del suo sistema politico, dopo oltre venti anni di tirannia durante i quali la popolazione ha dovuto assistere a massacri e violenze di ogni tipo, costringendo alla fuga migliaia di persone.

Anche se lentamente la situazione va migliorando, le ferite inferte al paese dagli anni di dittatura rimangono ancora aperte. Il quadro economico-finanziario rimane drammatico, altissimi rimangono i livelli di povertà e di disoccupazione (specie giovanile), mentre l’enorme debito pubblico riduce al minimo i margini di manovra del governo.

Momo segue con grande interesse le vicende del suo paese di origine e sente spesso i suoi familiari rimasti in patria, condividendo con loro speranze e preoccupazioni.

A Tricase ha trovato una nuova famiglia. Grazie al suo impegno e a quello degli operatori di Arci Lecce ha potuto riprendere in mano la sua vita, migliorando il suo livello di conoscenza della lingua italiana (ha preso da tempo la licenza media) e trovando una società sportiva che gli permette di gareggiare e prendersi delle grandi soddisfazioni in pista.

Rocco De Giorgi, il suo allenatore, se lo coccola e lo stimola a fare sempre meglio. Momo è un ragazzo ambizioso, ma anche molto responsabile: non dimentica che oltre alla passione dello sport deve garantirsi un futuro nel nostro paese. Sta cercando di prendere la patente (fa sempre meno errori ai quiz ed è quasi pronto per fare l’esame!) e prova a mettere a frutto le sue capacità nel mondo del lavoro.

Le strade di Tricase sono il suo campo di allenamento: mentre corre e suda, Momo sogna nuovi e più grandi traguardi. Dopo essere riuscito a vincere gare importanti negli 800 metri, vuole diventare competitivo anche sulle lunghe distanze. Correre i 10.000 m e stare davanti a tutti è il suo obiettivo.

Grazie allo sport Momo ha imparato a battere non solo gli avversari, ma anche la timidezza, che resta comunque il tratto distintivo del suo carattere. Da pochissimo ha ricevuto una proposta di lavoro molto interessante, che potrebbe cambiargli la vita e dargli l’opportunità di uscire dal progetto SPRAR, trovare una casa e riprendersi la sua autonomia e indipendenza. Gli operatori di Arci Lecce e i tricasini che lo conoscono fanno il tifo per lui, come se fosse in una gara.

Come ha detto il grande Nelson Mandela “lo sport ha il potere di unire le persone come poco altro può”. Per Momo lo sport è stato ed è molto di più. Lo sport, in questo caso, ha unito le speranze di persone che vivono a migliaia di chilometri di distanza: ogni volta che Momo gareggia, corre su un filo immaginario che lega Nema Kunku a Tricase, il lontano Gambia alla sua nuova patria.

 

 

 

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