POLITRIC Politica Tricasina

Un parco inclusivo per i bambini di Depressa e di Lucugnano.

La Giunta comunale ha conferito incarico all’Ufficio tecnico di avviare un progetto che realizzi, almeno in parte, un progetto più ampio (se la Regione potrà finanziarlo).

E’ una bella notizia per le due Frazioni, stante il calo demografico.

A Depressa non vi sono più né asili, né scuole.

L’iniziativa del Comune punta a creare situazioni di inclusione, nella speranza che nelle Frazioni i bambini continuino a nascere ed a crescere.

A Depressa, per esempio, da qualche anno, proprio per creare un clima di inclusione e di accoglienza, ogni nascita di un bambino viene festeggiata dal suono delle campane: una ninna nanna augurale.

Il bello è che le campane suonano anche quando il bambino nasce

lontano da Depressa ma è figlio di depressani.

Quel bambino però non tornerà mai e lo scampanìo gioioso si vela di tristezza.

Ed allora ben vengano i progetti di inclusione anche attraverso la costruzione di parchi (a Depressa in via Erriquez e a Lucugnano in via Giorgione) ma il rischio è che nel frattempo i bambini non ci siano più.

E’ sempre di questi giorni un’altra delibera della Giunta Comunale: uno sportello Informagiovani per conoscere occasioni di lavoro, una sorta di centro per l’impiego comunale. Ma quali occasioni di lavoro vi sono qui?

Al di là dei parchi inclusivi e al di là dello sportello Informagiovani, appare non più procrastinabile una riflessione sulle linee di sviluppo del territorio. Superata la crisi amministrativa, è quanto mai

necessario dibattere di questo. Sempre in questi giorni la Regione ha finanziato il progetto Aree interne che interessa anche il nostro Comune: punti forti sono gli interventi sulla mobilità e infrastrutture per un futuro migliore.

L’augurio è che la campana suoni a festa non solo per i neonati, ma, soprattutto, per i giovani. A.D.

Riflessioni sul pensare e sull’agire, IV edizione

Rassegna Itinerante

Ciclo di incontri sul tema

UOMO-NATURA: QUALE RAPPORTO?

Organizzato da:

UNIVERSITA’ DEL SALENTO LICEO STATALE “G. Comi” TRICASE

Corso di Laurea in Filosofia Dipartimento di Filosofia e Scienze Umane

Ferdinando Boero

Sostenibilità

Lunedì 25 Novembre, ore 15(in origine previsto per il 18 novembre)

Liceo Comi- Tricase, Auditorium Donato Valli

Darwin ci ha messo nella natura. Prima ci pensavamo al di sopra di essa.

Ho affrontato in alcuni libri quattro temi generali (bellezza, religione, economia, altri animali) da un punto di vista darwiniano, considerando l’uomo come un prodotto della natura.

Non è un caso che Moratti abbia tolto l’evoluzione dai programmi della scuola dell’obbligo. Non siamo culturalmente preparati e i ragazzi che protestano contro il cambiamento climatico hanno intuito che c’è qualcosa che non va, ma non hanno ricevuto dalla scuola gli strumenti conoscitivi per approfondire la lezione. 

Le scienze della natura non trovano spazio.

E poi C’è il problema del riduzionismo. La conoscenza viene fatta a pezzetti (riducendo la complessità) e non si fa mai la sintesi.

Il riduzionismo scientifico è importantissimo, a patto che serva per arrivare a una visione complessiva, olistica. Questo non viene fatto.

Ci sono le barriere tra le discipline.

E ci sono barriere anche all’interno delle stesse discipline. I biologi molecolari faticano a comprendere quel che dicono gli ecologi, e viceversa.  

Questa conoscenza spezzettata rappresenta un problema filosofico.

Ma non possono essere i filosofi a risolverlo. Perché mancano di conoscenze di base.

La stragrande maggioranza degli scienziati fa analisi senza fare la sintesi, e i filosofi fanno la sintesi senza aver fatto l’analisi. 

Risultato: un rapporto con il resto della natura che porta alle catastrofi a cui stiamo assistendo.

Il prossimo numero de IL VOLANTINO ( N.34)

Sarà distribuito nel corso della serata del Premio Giornalistico

VENERDI’ 22 NOVEMBRE A PALAZZO GALLONE

 

IL PREMIO 10^ EDIZIONE

La consegna di un premio è un gesto, un atto, un’azione; come ogni gesto vale più di tante parole e racchiude un profondo significato, immediatamente percepibile.

E’quello che c’è dietro il Premio che quest’anno conferiremo ad Antonio Padellaro.

Il Premio è giunto alla sua 10^ edizione ed ha un significato innanzitutto per chi lo organizza.

Da sempre il Premio Il Volantino è organizzato, in definitiva, dalla comunità di Lettori e dai tanti amici che danno un contributo, anche economico (partecipando alla cena), così attuando un’idea di fondo: non chiedere e non ricevere contributi pubblici.

E’ uno dei punti fermi anche del Giornale che esce settimanalmente reggendosi sui soli sponsor.

E’ una scelta anche del Fatto Quotidiano, giornale fondato e diretto da Padellaro che “non riceve alcun finanziamento pubblico”.

Il Premio è un’occasione di apertura della città di Tricase: rifuggire dalla chiusura localistica e talvolta narcisistica è una condizione di ogni iniziativa culturale.

Anche Padellaro ha sempre spinto le sue riflessioni in una chiave interpretativa di apertura senza nulla omettere pur di giungere alla verità.

Il Premio è un momento di intreccio di questioni locali a questioni nazionale ed internazionali.

Un giornale locale diventa localistico se pensa di offrire un servizio di comunicazione non ponendo in relazione quanto accade nel suo micro cosmo con tutto ciò che accade nel mondo.

Il Premio è un’occasione di incontro: tra un pubblico che, nel corso delle Edizioni, è cresciuto acquisendo una dimensione provinciale e personaggi prestigiosi che hanno l’occasione per far conoscere non solo le loro idee ma anche se stessi

di Pino Greco

NESSUNA PIETA’

Con l’auto nella Ztl per il funerale: multati.

 

ZTL. Il varco “incriminato”. Siamo in via Tempio

( in pieno centro storico a Tricase, angolo Piazza del Popolo)

A Tricase il Codice della Strada non risparmia neppure i morti.

E’ quello che è accaduto ad alcuni residenti: vanno al funerale del familiare, ma ricevono più multe per aver violato l’area pedonale.

Oltre al dolore per la scomparsa del proprio caro, arriva l’amara sorpresa: quattro verbali per essere entrati nell’area pedonale, dove si celebrava il funerale.

Ovvero: sono stati multati per aver accompagnato con un piccolo corteo di auto la salma del caro estinto in chiesa.

Circa 300 euro di multa perché i veicoli non erano ricompresi tra quelli autorizzati.

E’ successo a Tricase in via Tempio alle spalle della centralissima piazza Pisanelli, sede anche del Municipio.

Dopo lo sconforto di tutti i parenti, per la scomparsa di un familiare, qualche mese dopo sono giunti i verbali di contestazione di euro 58,10 oltre ad euro 13,00 a titolo di spese di procedimento; e così, euro 71,10 moltiplicato per quattro (le auto che hanno seguito il feretro), dà un totale, da versare nelle casse Comunali, pari a 284,40 euro.

Gli sfortunati contravventori hanno riconosciuto la colpa ed hanno pagato per la violazione commessa ma non hanno mancato di manifestare il loro disappunto.

Il “Regolamento”comunale va rispettato ma forse cambiato,con la introduzione magari di una deroga per chi partecipa al funerale.

Quel che è certo è che la pietà verso i defunti –come sostengono i diretti interessati- è sempre stata un segno dei legami in una comunità cristiana, utile anche a migliorare i rapporti tra i vivi, ma che nel Centro Storico di Tricase deve fare i conti conil Codice della Strada.

di Giuseppe R.Panico

L’agire della politica si presta da sempre a mutazioni e varianti.

Tuttavia, la coerenza verso programmi di sviluppo ed orientamenti culturali, considerata in altri campi una virtù, sembra aver oggi perso, anche per una carente formazione civica ed esacerbato opportunismo, ogni valore e credibilità.

Ne deriva sovente la inaffidabilità delle istituzioni e delle persone elette, con conseguente ulteriore allontanamento dei cittadini dalle urne e dal comune interesse. Cambiare casacca, per adattarsi a nuovi accordi ed alleanze, costituisce così non un atto politico sostenuto dai propri elettori, ma quasi un loro tradimento per procurarsi una seggiola, una poltrona o un posto al sole.

A nobilitarlo, non basta certo un profluvio di parole in politichese, a meno che non si voti, come sovente avviene, “per tifo” o “di pancia” o per “voto di scambio” o turandosi il naso sul meno peggio dei candidati (come suggeriva il grande Montanelli), e non per fiducia o credibilità in chi poniamo in mano i nostri soldi e il nostro futuro. Di salti e saltimbanchi sul carro dei vincitori di turno la nostra storia ne è piena, fino a sprezzanti commenti stranieri nelle ultime guerre.

Verso un paese che: “si sa con chi entra in guerra ma non si sa con chi la finisce”.

Tale modo di agire in politica (e non solo) continua ora a porci fra i paesi più inaffidabili d’Europa ed è una delle maggiori cause del nostro sottosviluppo nazionale e locale e fuga di tanti investimenti anche stranieri.

D’altro canto, senza una più adeguata mentalità, certi valori non si comprano al mercato, come frutta e verdura, per meglio nutrire la propria coscienza e riversarla, col voto, su quella dei nostri politici, così restii al cambiamento.

A volte capita che questi siano eletti con una “maggioranza bulgara”, derivante non dal giusto merito ma da ben altri discutibili fattori. E’ dunque ben raro che ne scaturisca un… “Lorenzo Il Magnifico” che, con vasta cultura ed oculata gestione del potere, sia in grado di rinnovare o far rinascere una comunità.

E’ più facile che ne derivi arroganza ed autoritarismo, “yes men” come collaboratori, carenze programmatiche e superficialità verso il pubblico denaro e il pubblico dibattito. In definitiva, un decadimento democratico con facili derive verso illegalità e…“mafiocrazia” (in Puglia di esempi ne abbiamo già tanti).

Soprattutto in comunità indebolite dall’assenteismo politico dei cittadini e che, senza procedure di “recall”, (iniziativa pubblica per licenziamento degli eletti prima del fine mandato elettorale) si trovano poi a subire amministrazioni dispendiose e poco produttive, ma decise a tenersi ben salde e calde le poltrone del potere.

Sembra quasi passata la politica dei ricchi nobili dei tempi del “Gattopardo”, (come dal famoso romanzo), del “Cambiare Tutto per non Cambiare Nulla”, che ci ha lasciato un Meridione sempre più in declino.

Ma sembra subentrata una politica più povera di capacità, cultura e diplomazia e che, erede della stessa mentalità, ha come motto: “Cambiare Nulla per non Cambiare Niente”, per proteggere, peggio che nel “Gattopardo”, le proprie rendite di posizione. Quasi come gli struzzi, che, estraniandosi da quanto li circonda, proteggono la propria testa mettendola nella sabbia.

Priva dunque di una visione più ampia e più rapide ed efficaci azioni verso il bene comune, lascia l’implume posteriore di quel corpo da struzzi, che, in fondo, rappresenta la collettività che la elegge e stipendia, in balia di altrui venti ed eventi.

Altro che “politica delle aquile” o del cambiamento, lungimirante e determinata verso un comune e credibile sviluppo, grazie a vista acuta, robusti becchi ed acuminati artigli, ovvero capacità ed affidabilità.

Speranza vana se la politica del passato, anche a noi vicina, non ci ha lasciato credibili piani di sviluppo (tipo PUG) e quella del presente, nel cambiare o meno casacca, ci lascia oltre al consueto starnazzare, un sacco di delusioni.

Forse perché le aquile volano e prolificano ben più a Nord o a quote o mentalità ben più silenziose e dinamiche.

Ci rimangono colombi e piccioni che si aggirano dentro e fuori i palazzi del governo in cerca di becchime politico. Purtroppo, ove questi si posano, più che darci nuove speranze, corrodono, con i loro maleodoranti “lasciti”, soldi e cornicioni.

E se qualche “falchetto”, datosi alla politica nostrana, sentendosi aquila, ne indossa la casacca, non fa che volare troppo in basso e troppo in tondo.

Facile impallinarlo da chi, disturbato, tira fuori la testa e prende la mira. “Nui simu fatti cusì” diceva anni fa qualche canuto tricasino.

Forse oggi lo si dice un po’ meno, ma la mentalità assente, sottomessa e poco incline al cambiamento è ben dura a cambiare. Come dimostra l’interesse verso il Piano Urbanistico Generale (PUG), diventato ora, solo per una singola iniziativa dell’opposizione, una “condizio sine qua non” per la continuità amministrativa.

Ma il paese non ha bisogno del “prendere o lasciare” frettolose cartacee ricette, scritte per una mera sopravvivenza politica, ma di una vera svolta.

Anche verso una “Urbanistica Partecipata” che non affossi, per un malriposto ambientalismo, in particolare verso le marine, ogni idea di sviluppo, investimenti e lavoro e che sia comprensiva di ben motivati aspetti tecnici, economici e programmatici. “Make America Great Again” (Facciamo di nuovo grande l’America) diceva, in USA, l’antipatico, arrogante e vittorioso Trump.

Nel nostro piccolo, senza aquile, mentalità e politica americane, si potrebbe almeno gridare ben forte, con casacca da veri cittadini, nelle orecchie di struzzi e piccioni presi per il collo, “Facciamo una Tricase Migliore”.

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