A Natale si può fare…

Riprendere a sognare…

di Pino Greco

Il Magico Bosco del Natale. Dal 1° dicembre al 6 gennaio 2020.

Magia e bambini sono le parole chiave dell’Associazione Commercianti di Tricase che ha pensato bene di creare il Magico Bosco del Natale in piazza Pisanelli.

Quest'anno,per rendere ancora più unico l’evento,oltre ai 400 punti luce in tutta la Città e 10 km di paese coperto dalle luminarie,un’idea speciale per una fiaba speciale.

Spazio agli occhi sognanti dei bambini ai quali appartiene Babbo Natale.

La conferma è arrivata la sera della presentazione (domenica 1° dicembre),guardando gli occhioni spalancati dei più piccoli e lo stupore dei più grandi di fronte alla magia delle luci del grande coniglietto, di Babbo Natale o del più fedele amico di Topolino, il cane domestico Pluto

Insomma,a Natale si può fare.

Fare quello che non puoi fare mai: riprendere a giocare, riprendere a sognare…

di Giuseppe R. Panico

Tempi duri, quasi da tempesta perfetta.Dalle Alpi a Lampedusa, il nostro paese è sempre più zavorrato dai suoi tanti problemi.

A cominciare da una politica che non riesce né a migliorarsi né a migliorarci.

E’ come annaspare in un fangoso torrente, e non solo per le tante piogge, diretto verso un’alta e vicina cascata e quindi un abisso dal quale solo un miracolo può farci risalire verso una più avanzata cultura di Stato, di Repubblica, di Democrazia e dunque di Civiltà.

Crollano i ponti sulle autostrade (Genova), Venezia va sott’acqua, Roma (Caput Mundi!) è un disastro fra buche stradali, spazzatura, metropolitane chiuse e… mafia Capitale. La nostra ALITALIA, di fatto fallita da anni, ma non ancora svenduta, più che farci volare, ci svuota le tasche.

In Campania, la Terra dei Fuochi continua a far vittime con segnali di fumo che sono segnali di morte. Altri fumi, polveri e vittime anche a Taranto; una città quasi disperata per un ex ILVA con meno acciaio da produrre, ben più disoccupazione e nuovi massicci interventi di Stato.

Ancora una volta, la nostra politica litigiosa e tardiva, insieme a burocrazia e giustizia, sempre più invasive, incerte e lente, allontana le imprese italiane e straniere e conferma la sua inaffidabilità.

Intanto, nelle acque fra Libia e Lampedusa, si affollano, soffrono ed annegano tanti migranti, senza che, accanto al dovere dell’accoglienza, sorga il dovere e la capacità di una efficace integrazione o di rapida espulsione.

Sono ormai centinaia di migliaia gli sbandati che vagolano nelle nostre città, piazze, stazioni e periferie; schiavi e manovalanza criminale di mafie sempre più potenti e diffuse. Anche nel nostro Salento, ormai crocevia della droga e “terra di conquista”.

Ai consueti disastri naturali, abbiamo aggiunto quelli del riscaldamento globale e dell’inquinamento ambientale. In tanti ne parlano e sentenziano, ma le soluzioni credibili e condivise (fra le nazioni) sono ancora troppo lontane.

A meno della decrescita infelice, con ritorno a fame e mortalità dell’epoca preindustriale e più ridotta popolazione mondiale. Nel “Mal Paese” vanno purtroppo aggiunti anche i tanti disastri dovuti a carenti opere pubbliche e sviluppo urbanistico da parte di una politica sovente corrotta e inadeguata a ben progettare, realizzare e gestire.

Quasi un invito alla natura ad essere ancora più invasiva e disastrosa con bombe d’acqua e terremoti, mareggiate ed alluvioni. La stessa giustizia con le sue troppo tardive e contrastanti sentenze, anche verso i tanti indagati per reati amministrativi, sembra aver quasi svilito il suo ruolo quale fonte del diritto, della rapida e giusta pena e come ultimo baluardo verso illegalità e corruzione.

Una situazione complessiva che, in ambito lavori pubblici, sembra aver originato un nuovo modo di creare lavoro, aumentare i costi e produrre debito e sottosviluppo: “fare male quello che andava fatto meglio, per poi rifarlo peggio”.

I lavori pubblici sono infatti da noi decisamente più lenti e costosi che nei vicini paesi europei, poco controllati e spesso lasciati incompleti (in Italia circa 700 grandi opere attendono di essere completate).

Il MOSE, le paratie che avrebbero dovuto proteggere Venezia, sembra ormai il corrotto simbolo della nostra disastrosa inadeguatezza. Ha inghiottito una massa sconvolgente di fondi pubblici e tanti altri ne inghiottirà Venezia per i danni subiti.

L’Europa intanto ci richiama inutilmente al nostro enorme debito pubblico.

Saranno le nuove generazioni o le… “sardine” in salsa politica, in questi giorni nelle piazze, ad evitarci l’abisso? Ma dal 2009, dirette all’estero, abbiamo già perso mezzo milione di persone e dal 2002 al 2017 dal Sud verso il Nord ne sono emigrate oltre due milioni (per metà giovani e…sardine).

Dal Sud stiamo ora perdendo pure gli anziani. Emigrano o verso l’ombra dei cipressi locali o, se non in paesi più favorevoli per le loro pensioni, come il Portogallo, per avvicinarsi a figli e nipoti per i quali ben poco ha fatto la politica da loro eletta, da loro voluta, da loro stipendiata, da loro trascurata e da loro lasciata incontrollata.Ma, in fondo, perché preoccuparsi dei problemi del Mal Paese?

Non bastano quelli propri o del proprio familismo amorale? Forze aveva ragione Giacomo Leopardi nel dire che noi italiani ci prendiamo gioco di tutto perché non abbiamo stima di niente.

Forse nemmeno dei nostri guai, del nostro bene collettivo e dunque anche di noi stessi e di quello che è ancora il nostro Bel Paese in solitaria corsa verso la sua rovina

La consigliera Esposito si siede tra la minoranza.

La rotatoria di Lucugnano si farà,grazie ai Consiglieri di minoranza.

E’ tutto accaduto nell’ultimo Consiglio Comunale di Tricase

di Pino Greco

La rotatoria di Lucugnano si farà, grazie ai Consiglieri di minoranza.

Dopo il Presidente del Consiglio comunale, il dott. Dario Martina e il consigliere Giuseppe Peluso, il sindaco Chiuri perde anche la consigliera Federica Esposito (Vicepresidente della Provincia).

Oltre a ciò, la minoranza fa la maggioranza.Vale a dire: la maggioranza non ha i numeri per deliberare e l’opposizione resta in aula e mantiene il numero sufficiente per la validità della seduta.

Non siamo su “Scherzi a parte”.

E’ tutto accaduto nell’ultimo Consiglio Comunale di Tricase.

Per la cronaca:13 presenti e quattro assenti tra cui per la maggioranza erano in aula: Alessandra Ferrari, Maurizio Ruberto, Antonio Baglivo, Francesca Longo, Luigi Giannini, Pasquale De Marco e il sindaco Chiuri. Per la minoranza tutti presenti.

Era un Consiglio Comunale molto atteso, per valutare la tenuta della maggioranza. All’ordine del giorno c’erano delibere di vitale importanza per la comunità che dovevano essere approvate entro il termine perentorio del 30 novembre: la variazione dell’elenco annuale dei lavori pubblici con la relativa variazione di bilancio per consentire la realizzazione di opere o l’asfalto di diverse strade; il riconoscimento di debiti fuori bilancio la cui mancata approvazione avrebbe esposto le casse comunali ad ulteriori esborsi; la richiesta alla Regione dei contributi in materia di diritto allo studio.

Se la minoranza si fosse allontanata, il Consiglio sarebbe saltato ed addio a rotatoria, asfalto, pagamento di debiti e contributi regionali. La minoranza ha voluto segnalare un altro incrocio pericoloso che ha visto già diverse vittime.

E’ quello che immette a Depressa provenendo da Tricase e che proprio su questo ha trovato le parole del Presidente del consiglio, Dario Martina, il quale riconoscendo che non c’è differenza di dolore nelle tragedie, ha sottolineato il suo rammarico, come quello di tutte le forze di opposizione, nel non vedere inserita nel piano delle opere triennali un progetto di messa in sicurezza di quella strada.

Forte il segnale lanciato dalla consigliera Federica Esposito che nel corso della seduta, in contrapposizione alle dichiarazioni della maggioranza, ha abbandonato i seggi della maggioranza per sedersi tra i banchi della minoranza.

Tutto questo mentre in Città si pensa ormai al dopo Chiuri. Tanti già i nomi dei possibili candidati sindaci, tante già le riunioni per programmare le prossime amministrative che molti danno già come vicine.

PREMIO IL VOLANTINO

X^ Edizione

Premiato: ANTONIO PADELLARO

Venerdì,22 novembre 2019 – Ore 18.30

Sala del Trono – Palazzo Gallone

TRICASE

Motivazione del Premio

Ad Antonio Padellaro perché con scelte coraggiose testimonia ungiornalismo capace di andare oltre lo spunto sensazionalisticocogliendo le coordinate culturali e sociali degli accadimenti; perchècon la forza delle argomentazioni offre chiavi originali diinterpretazione delle vicende politiche del Paese cogliendo e dandoevidenza a gesti significativi e talvolta nascosti.

Lo so che un bilancio fatto da chi ha organizzato l’evento rischia di essere poco credibile perché di parte. Tuttavia –dopo aver ricevuto messaggi ed acquisito informazioni- mi sembra che alcuni punti meritano di essere evidenziati.

E ciò al di là dell’evento in se stesso. Innanzitutto la formula del coinvolgimento di altre esperienze di giornalismo locale ha funzionato.

Non solo nella qualità e nella freschezza e varietà delle domande poste dagli intervistatori (che pubblicamente ringrazio), ma anche perché hanno dato l’idea di come la collaborazione e la messa in comune di varie risorse e diverse esperienze può portare al risultato di una comunità che, unita, presenta il meglio di sé.

E’ quanto ha percepito e dichiarato pubblicamente chi, come Antonio Padellaro, veniva da fuori. Non era scontato che il tentativo riuscisse, in un contesto, quello cittadino, dove spesso non si riesce ad andare oltre il proprio orticello, ciascuno per proprio conto, indifferente –se non addirittura ostile- a quello che altri fanno.

In secondo luogo, la dimostrazione che iniziative anche di alto livell si possono realizzare senza contributi pubblici. La scelta –che da sempre caratterizza il Premio giornalistico e il Giornale in tutte le sue uscite- di non attingere a finanziamenti pubblici è in contrapposizione a chi ritiene che la cultura non possa prescindere dall’essere “industria culturale”.

Il Premio è la dimostrazione del contrario, anche perché –come ho detto nel corso della serata- il Premio, come il Giornale, è una libera iniziativa e se l’iniziativa è libera e se tale vuole restare é giusto che si mantenga da sola.

Quanti contributi vengono elargiti per iniziative che di valore sociale e di impatto per la Città hanno molto poco, per non dire di bandi regionali che sperperano fondi comunitari in iniziative che fanno pesare sulle tasche dei contribuenti il costo del piacere di pochi. In terzo luogo, lo sforzo che il Premio in questi anni ha con determinazione perseguito è stato quello di far venire a Tricase persone da fuori.

La Sala del Trono di Venerdì sera –ed anche la Cena che è seguita- ha visto la presenza di molte persone provenienti da ogni parte della Provincia.

Una Tricase capace di essere polo attrattivo qualificato, al punto da mettersi in vetrina con un’eco nei quotidiani a larga diffusione.

In quarto luogo, il Premio ha mantenuto un altro obiettivo: far conoscere firme prestigiose del giornalismo nazionale e farle conoscere, oltreché per quello che dicono (possibile attraverso i giornali dove scrivono o nelle trasmissioni televisive alle quali partecipano), anche e soprattutto per quello che sono. Padellaro, in questo senso, si è rivelato una persona di notevole spessore umano.

In quinto luogo: superare il concetto di periferia, dimostrando che anche in zone non centrali si può fare cultura e si possono tenere iniziative che nulla hanno da invidiare ad analoghe iniziative che si organizzano in grandi Città.

E’ per questo che il bilancio, senza enfasi, può dirsi positivo. La risposta di una Sala del Trono gremita di persone e di una Cena ampiamente partecipata hanno costituito la prova di quanto sopra detto; i commenti del giorno dopo e gli apprezzamenti di Antonio Padellaro ne sono stati la conferma.

ALCUNI RINGRAZIAMENTI PARTICOLARI:

All’Hotel Callistos per la disponibilità e l’ottimo servizio prestato

nell’ospitare il Premiato;

Alla pasticceria La Golosa per la magnifica e buona torta;

A Beneveni Rodolfo e alla sig.ra Rosanna per l’addobbo floreale del

palco;

Alla ditta Totò Piccinni per gli sgabelli offerti per la serata;

A Costantino De Giuseppe e ad Antonio Ficocelli per il servizio

fotografico;

Al Ristorante Bellavista per l’ottima cena e lo squisito servizio;

Alla Libreria Mondadori Tricase.

CSP e De Riccardis Officine da Galatina per la ideazione e costruzione del trofeo

ALCUNE PRESENZE IMPORTANTI:

Stefano Minerva, Presidente della Provincia di Lecce;

Sen. Giorgio Costa;

On.le Antonio Lia;

Salvatore Musarò, Sindaco di Andrano;

Michele Sperti, Sindaco di Miggiano;

Lino Peluso, Assessore di Tricase;

Dario Martina, Presidente del Consiglio comunale di Tricase;

Maria Assunta Panico, consigliere comunale;

Anna Maria Turco, dirigente scolastica G. Pascoli Tricase;

Chiara Vantaggiato, dirigente scolastica G. Salvemini Alessano;

Edoardo Winspeare, regista.

 

 

 

 

 

 

Si è tenuta mercoledì 27 novembre a Roma, presso la IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati, l’audizione dell’Associazione Sindacale Carabinieri UNARMA circa il dibattito politico-istituzionale sulla futura legge sindacale per i carabinieri e per le forze armate in genere.

L’audizione, presieduta dal Presidente Gianluca Rizzo, deputato del Movimento Cinque Stelle, aveva per oggetto il disegno di legge 875, un progetto di legge non ben visto dai dirigenti sindacali militari poiché fortemente limitativo dell’azione del diritto sindacale ed in quanto scaturito da non si sa bene quali dibattiti e tra quali parti sociali, atteso che soltanto di recente si sta procedendo all’audizione dei direttivi dei sindacati appena nati, la cui linea di pensiero è univoca, determinata e aderente a quella della maggioranza del popolo con le stellette.

Nel dibattito, che origina dai dettami della sentenza della Corte Costituzionale n. 120 del 2018, ad ormai oltre un anno da essa, vi sono posizioni contraddittorie, alla luce del fatto che emergono differenti visioni su quali dovranno essere i compiti dei sindacati militari.

Nella foto il segretario generale UNARMA Puglia,

il tricasino Gianluca Tondo

Ci sono ancora oggi correnti politiche che avrebbero una visione dei cittadini in uniforme come cittadini di seconda fascia, auspicando una forte limitazione del diritto sindacale e dei diritti in genere, come lasciano chiaramente intendere le dichiarazioni dell’esponente di Fratelli D’Italia, on. Salvatore Sasso Deidda, per il quale il mandato sindacale dovrebbe prevedere per i suoi rappresentanti limiti temporali esprimendo finanche la necessità di prevenire rischi di strumentalizzazione da parte di qualcuno o il deputato della Lega, on. Roberto Paolo Ferrari, secondo cui il termine sindacati, nel mondo militare, richiamerebbe addirittura tempi nefasti.

Ma non solo, rientrerebbe nella naturalità delle cose pure che un sindacato di militari debba essere preventivamente vagliato ed autorizzato dal Ministro della Difesa e per giunta previo assenso del Comando di Corpo di appartenenza dei militari che lo vorrebbero costituire (come se il sindacato degli operai di una fabbrica dovesse essere autorizzato dalla casa madre tanto per intenderci), così come rientrerebbe nella normalità delle cose che il sindacato dei militari non possa trattare di materie afferenti, per esempio, il rapporto d’impiego e il rapporto gerarchico-funzionale, cioè quel campo su cui si gioca ogni giorno la partita, quella partita che giocano per l’appunto i militari, nel loro rapporto d’impiego, che non può prescindere da quello gerarchico-funzionale e che molto spesso, come abbiamo avuto modo di leggere, sentire e vedere, costa anche la vita dei nostri giovani ragazzi con le stellette.

Ma le limitazioni non si fermano qui, nell’ambiguo disegno di legge se ne leggono tante che di fatto minerebbero la reale rappresentatività e renderebbero sterile l’azione sindacale militare.

UNARMA - Associazione Sindacale Carabinieri, non solo non condivide le restrizioni paventate da certa classe politica ma rilancia con le richieste del suo segretario generale Antonio Nicolosi, circa l’opportunità per le sigle sindacali di poter sedere, anche soltanto come garante senza diritto di voto, ai tavoli di valutazione e avanzamento del personale al fine di garantire la trasparenza sulla discrezionalità di attribuzione di punteggio prevista in capo ad ogni membro della commissione.

Ma non solo, Nicolosi continua auspicando previsioni innovative come per esempio l’istituzione di tavoli di raffreddamento dei conflitti in ambito comando di Corpo, onde assicurare una figura super partes nelle tante questioni gerarchico-funzionali (che poi sono quelle da cui molto spesso genera il malcontento, la demotivazione e in alcuni casi situazioni ancora più tragiche).

Ed infine, conclude il segretario generale, con la previsione per le sigle sindacali di poter presenziare nelle commissioni di disciplina.

Invito tutti ad una maggiore serenità, a non vedere fantasmi o spettri inesistenti commenta il dirigente sindacale Unarma, Gianluca Tondo, relatore nell’audizione - unitamente al segretario generale Unarma Antonio Nicolosi ed al segretario nazionale Massimo Borraccini - perché i sindacati sono portatori sani di diritto ed hanno fatto sempre e soltanto il bene della nostra democrazia, del cittadino lavoratore, con o senza stellette.

Ed aggiunge una siffatta legge sindacale, con riferimento al disegno 875, sarebbe un passo indietro di molti decenni, un tonfo arcaico che non si addice ai tempi del cambiamento. Mi ritrovo spesso a parlare continua il segretario con cittadini che poco conoscono del mondo militare e debbo constatare come tantissimi di loro restano basiti quando vengono messi al corrente che noi militari non abbiamo mai avuto i sindacati.

Sono certo, afferma Tondo, che la maggioranza del popolo italiano sarebbe d’accordo affinché giunga finalmente, anche nel mondo militare, una sana e tangibile ventata di democrazia; perché le forze armate e i carabinieri in particolare, non appartengono a nessuno, non sono dominio di alcuno, sono bensì patrimonio del popolo italiano, per il popolo italiano e sono composte da italiani che meritano pari dignità, diritti e considerazione. E a dirla tutta, anche un poco di fiducia. Il dibattito è aperto, la speranza è che aperte siano anche le menti e le visioni di chi ha in mano il destino sociale dell'intera collettività militare.

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