Riceviamo e pubblichiamo
Tricase, 21 novembre 2023
C.A. Presidente del Consiglio Sig.ra Rosanna Zocco
E p.c. Sindaco di Tricase Sig. Antonio De Donno
Oggetto: richiesta di convocazione del Consiglio Comunale ai sensi dell'art. 44 comma 1 del Regolamento del Consiglio Comunale della Città di Tricase;
I sottoscritti Consiglieri Comunali
premesso che
- Tricase da alcuni mesi sta vivendo un intensificarsi di episodi di micro-criminalità, come mai registrato in passato;
- affrontare la problematica certamente non significa concorrere a “spettacolarizzare il fenomeno”, come inopportunamente dichiarato a mezzo stampa dal sig. Sindaco, ma unicamente affrontare nella sede preposta, ovvero l’Assise Comunale, le difficoltà che la città di Tricase sta subendo e, purtroppo, continua a subire;
- rientra per dovere, prima ancora che per diritto, nel nostro ruolo di Consiglieri Comunali, assicurare il massimo impegno affinché i cittadini continuino a vivere in un clima di totale sicurezza e serenità;
chiedono
la convocazione urgente di un Consiglio Comunale monotematico con il seguente Ordine del Giorno: Emergenza micro criminalità a Tricase. Valutazione del fenomeno: interventi e misure indirizzate alla risoluzione del problema.
La richiesta di convocazione, come Lei saprà per il ruolo che ricopre, rientra nelle prerogative dei Consiglieri Comunali, come previsto dall'art. 44, comma 1, del Regolamento del Consiglio Comunale della Città di Tricase.
Baglivo Antonio Luigi, Carità Giovanni, Ciardo Armando, Minonne Francesco, De Marco Pasquale, Elia Giacomo ,Errico Gianluca Leone. Zocco Carmine
Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace,
in spirito di evangelica nonviolenza,
affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi
diventi forza promotrice di fratellanza universale (Patto Associativo AGESCI).
«Disse Scibà il Serpente: “Prima che tu riprenda il tuo sentiero, Cocci, vorrei donarti qualcosa, in cambio di ciò che hai fatto per me. Ci ho pensato questa notte e mi sono ricordato di un’antica storia. Vuoi sentirla? […] È cominciata in una valle non lontana da qui, né troppo grande né troppo piccola, con un fiume in mezzo. Di qua e di là del fiume c’erano due verdi colline, ai piedi delle montagne. E su ciascuna delle colline una città fortificata, con alte mura e torri. Non c’era, invece, nessun ponte tra l’una e l’altra città, perché erano nemiche da tantissimi anni, tanto che ciascuna stava mettendo insieme un potente esercito per muovere guerra alla città avversaria» (C. Ruschi Del Punta e AA.VV., Sette punti neri, pp. 198-204).
Inizia in questo modo il racconto della Genziana, una storia che sì, narriamo alle nostre Coccinelle, ma parla anche a tutti noi adulti. È la storia di due popoli che abitano la stessa valle, afflitti dal flagello della guerra; è storia di tanti popoli della terra che, ancora oggi, sono stretti nella morsa dell’odio.
Nel racconto della genziana, alcuni pastori furono inviati nella valle per far desistere gli abitanti dal muoversi guerra, pena, una potente punizione; quegli uomini non si trattennero dalle proprie intenzioni e la punizione li raggiunse:
«quando cercavano di parlare, dalle loro gole invece delle parole, uscivano degli altri suoni incomprensibili. Insomma, le parole uscivano al contrario e capirsi era davvero un’impresa impossibile».
Anche nel nostro tempo non si riesce più a parlare e, pur tentandoci, quasi non ci si comprende più; quanti vivono questo dramma, non solo nelle grandi questioni tra gli Stati… pensateci: una valle e due popoli in conflitto. Sembra la descrizione della questione russo-ucraina o israelo-palestinese; in realtà, è il dramma di tanti popoli, comunità e famiglie nei quali non regnano la comunione e l’armonia, ma l’odio e l’incapacità di dialogo.
Nel nostro racconto, è una bambina, Anna, a trovare soluzione, disegnando un suono; Anna disegna la genziana che aveva portato alla Signora dei suoni, colei che avrebbe potuto rompere la punizione della valle. Al gesto dell’aprire le mani e donarle la genziana, Anna ricevette dalla Signora dei suoni una parola: «Grazie»; era ciò che le serviva per far tornare la pace e l’armonia nella sua valle. Tornando a casa, gridò a tutti «Grazie!», e a quel suono – finalmente – tutti tornarono a pronunciare le parole nel verso giusto e, soprattutto, tornarono a comprendersi.
Rinunciamo a parole ostili e divisive, ritorniamo anche a noi a seminare parole buone, come quel “grazie”, per far germogliare la gioia, la comunione, la pace, per far rinascere la speranza e dare futuro alle nuove generazioni.
«Ecco, Cocci – concluse Scibà – ti auguro che il tuo sentiero sia sempre seminato dei “grazie” che ti diranno per la gioia che avrai saputo donare». AGESCI Gruppo Tricase 2
CURIOSE CURIOSITA’
Tutino di Tricase- Siamo nelle vicinanze della Chiesa di San Gaetano
Suscitano una qualche sorpresa le strisce pedonali che consentono l’attraversamento della strada per giungere…. Dove? In mancanza di marciapiede non sembra proprio che il pedone abbia una qualche utilità a recarsi dall’altro lato della strada. Per fare cosa, visto che non può camminare lungo una strada priva di marciapiede e di banchina laterale alla carreggiata?
di Emanuele Ruberto
La nostra città, sin dagli anni 20 del ‘900 e per circa un secolo, ha spesso rappresentato un terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di importanti realtà sportive, divenute nel tempo fenomeni sociali espressione del contesto socio-culturale della comunità e delle sue mutazioni.
In ambito calcistico i primi palloni di cuoio che iniziarono a rotolare sulla terra battuta di Piazza Cappuccini risalgono infatti agli inizi degli anni ‘30 del secolo scorso, riscuotendo sin da súbito un grande séguito.
Da allora sono trascorsi i decenni, attraversato il secondo conflitto mondiale, il dopoguerra, il boom economico fino all’era digitale, ma una delle poche costanti della nostra comunità è proprio la squadra di calcio, i cui incontri raramente sono stati eventi confinati al terreno di gioco di Piazza Cappuccini o Via Matine prima e Via Olimpica poi, ma hanno avuto quasi sempre una grossa risonanza pervadendo strade, piazze, vicoli, case e divenendo uno dei principali motivi di aggregazione. Tale fenomeno sociale nel 1964 assunse la forma di Unione Sportiva (a rimarcare il carattere collettivo del progetto) la quale fu in grado di portare il nome di Tricase fino alla serie C2. Nel 2004 però, dopo 40 anni di storia, l’U.S. Tricase fallì.
Si cercò di ripartire subito dalla terza categoria, perché Tricase senza calcio non poteva e non doveva stare, e grazie agli ottimi risultati ottenuti si raggiunse nel più breve tempo possibile, nel 2008, il massimo campionato regionale. Anche in città si ricominciò a respirare ottimismo e sugli spalti si rivide partecipazione ed entusiasmo soprattutto in alcune partite di cartello, lasciando sperare in una reale rinascita anche in termini di identificazione popolare.
Purtroppo le speranze furono presto disattese. Da lì in poi iniziò il periodo buio più lungo che la Tricase calcistica abbia mai attraversato.A causa di cattive gestioni societarie ad opera sempre delle “solite” persone, da oltre un decennio non si vede un progetto che in previsione duri più di un anno. Troppo spesso la squadra è stata iscritta al campionato di competenza all’ultimo giorno utile o ha iniziato la preparazione una settimana prima dell’inizio della stagione, senza obiettivi ben definiti o talvolta, come anche lo scorso anno, con grandi proclami ad agosto divenuti miseri fallimenti già in ottobre.
Tutto questo ha provocato una diffusa e duratura disaffezione della comunità nei confronti della squadra, aggravata dalla totale mancanza di volontà da parte della Società di creare coinvolgimento, dimostrata dalla pessima, se non assente, comunicazione delle attività agli appassionati (in un’era in cui basta una connessione e un comodo click), preferendo la pubblicazione social di immagini glitterate e contenuti fuori luogo, oppure dall’ intenzione espressa di allontanare quella porzione di tifosi che negli anni ha cercato di dare un aiuto logistico o economico.
E mentre altre piccole realtà salentine godono da tempo di buona salute perché figlie di progetti lungimiranti e condivisi (Otranto da diversi anni in Eccellenza, Ugento da 4 anni in Eccellenza con posizionamenti di vertice, Novoli, Racale ecc.) oltre alle blasonate Casarano, Nardò, Maglie, Gallipoli che sono tornate ad alti livelli dopo aver attraversato periodi tristi, la Tricase calcistica continua ad essere impantanata nella mediocrità, presa in ostaggio e ridotta ad un mero passatempo domenicale privato, perdendo ogni briciolo di credibilità, potere aggregativo ed identificante. Vorrei essere smentito pubblicamente se così non fosse.
Ora la pazienza per i tifosi è davvero finita, con il cuore (rossoblù) in mano, liberate il Tricase Calcio!
COSA SUCCEDE IN CITTA?
Ripetuti i casi di furti e rapine, tentate o riuscite; l’elenco sarebbe lungo (circa una decina da fine settembre) e tutti hanno avuto di mira gli incassi della giornata di negozi, agenzie di viaggio e cinema. Oltre a questi episodi in Città, si ripetono e si accentuano in questo periodo furti nelle campagne specialmente di olive e reti se non addirittura di alberi. Da ultimo, siamo venuti a conoscenza anche di truffe da parte di due napoletani a danno di persone anziane con richiesta di soldi per inventate necessità di salute.
Insomma un quadro che ha suscitato allarme e che merita di essere esaminato, seppure nella sua giusta portata. Per parte loro, i Gruppi di opposizione hanno chiesto la convocazione di un Consiglio Comunale monotematico proprio per discutere della situazione. Al di là dell’opera delle Forze dell’ordine, vi è da chiedersi se le responsabilità personali non trovino alimento anche in situazioni di degrado sociale e nelle difficoltà economiche che in questi ultimi tempi, causa Covid e pesante inflazione, si sono acuite. Ma c’è anche da chiedersi se sia andato in crisi quel controllo sociale un tempo molto efficace e se alcuni valori, specie nelle giovani generazioni, siano stati offuscati e travolti dall’illusione del guadagno facile e dal falso mito della conquista di visibilità e di peso in contesti criminali ben più ampi. Abbiamo qui raccolto alcuni interventi, alcuni dati ed alcune riflessioni che certo non possono essere esaustive di un tema così vasto e complesso ma che intendono offrire alcuni spunti per un ulteriore approfondimento.
LA PAROLA AL SINDACO
Quale è il Suo giudizio rispetto ai recenti episodi di micro criminalità?
I recenti episodi che allarmano tutti noi, ed i commercianti soprattutto, sono frutto di microcriminalità presumibilmente nostrana che continua a ritenersi immune da provvedimenti restrittivi, che arrivano quando la sommatoria di condanne riportate e passate in giudicato arriva al minimo edittale, cioè almeno due anni. Ho piena fiducia nell’operato delle Forze dell’ordine, con le quali il confronto è quotidiano e che hanno già operato, in collaborazione con la nostra Polizia locale, nei luoghi sensibili della nostra Città operando azioni mirate, di prevenzione e repressione che certamente porteranno i frutti sperati
Quali iniziative ritiene che il Comune possa prendere?
I controlli delle strade del commercio sono già stati intensificati da Carabinieri e Guardia di Finanza, che ringrazio sempre per la collaborazione che va oltre il dovere. Abbiamo già ampliato l’orario di lavoro di alcuni operatori di Polizia Locale oltre l’orario di chiusura dei negozi e predisposto un progetto per permettere ai commercianti di affrontare in sicurezza la chiusura serale delle attività. Ovviamente i fenomeni di microcriminalità sono difficili da eradicare, Tricase non li ha vissuti in passato ed il verificarsi in maniera intensiva in alcuni periodi genera allarme sociale, ma con la prevenzione e protocolli di condotta delle attività commerciali potremo arginarli.
Ci sarà un Consiglio comunale come richiesto dalle opposizioni?
Non ritengo necessario né utile un Consiglio monotematico sul tema; sono altresì convinto che non occorre spettacolarizzare il fenomeno che vive anche di episodi di emulazione e che invece occorre lavorare in silenzio e sinergia con le Forze dell’ordine che hanno competenza e professionalità nel controllo di questi fenomeni, al netto dei quali Tricase era e sarà una Città non vittima del proliferare di presenza di criminalità organizzata.
A TRICASE NIENTE FAMIGLIE MAFIOSE
La Relazione semestrale del 2022 della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) fornisce una fotografia delle “famiglie” mafiose operanti in Provincia di Lecce. Numerosi i clan presenti ma nessuno che riguardi Tricase o paesi limitrofi. I territori più vicini a noi dove invece la DIA ha riscontrato la presenza di famiglie mafiose, sono Taurisano, Presicce e Matino.
E’ un dato confortante, segno evidente di un tessuto che tiene e che non si lascia permeare da clan organizzati e dediti a delitti ben più gravi del furtarello. Eppure non si può abbassare la guardia se si considera che Tricase costituisce un centro di indubbio interesse per le dimensioni e per le attività imprenditoriali che vi si trovano.
I FURTI IN CAMPAGNA
Di tanto in tanto mi capita di andare in campagna. Forte il dispiacere nel vedere i tanti alberi di ulivo distrutti dalla xylella, ridotti in moncherini incapaci di offrire lo spettacolo di sempre. Ancor più forte è il dispiacere quando mi raggiunge il proprietario del terreno vicino e mi dice, rassegnato, che ormai lui non ci mette più piede in campagna perché gli è passata la “fantasia”: “Eccome; avevo piantato due alberi di mandarino e me li hanno rubati!”
Lascio il mio compaesano e sto per entrare nel mio oliveto quando incrocio un vecchio compagno di giochi: “Come stai, da quanto tempo…E che fai?”. “Lassami stare –mi risponde contrariato- sono venuto stamattina per raccogliere le poche olive che ci sono e non solo non ho trovato le olive ma non ho trovato neppure le reti. Me le hanno rubate!”
Mentre cerco di consolare il mio amico di infanzia, mi raggiunge un anziano infuriato: “Sono trasuti con la macchina e sono passati sopra le piante di rape! Basta, non se pote scire ‘nnanzi così!”.
E il mio amico di infanzia, a quel punto incoraggiato nella sua incazzatura, ci tiene a dirmi che, a parte la xylella, a parte i ladri, ci sono pure i cacciatori. “Scusa, ma che c’entrano i cacciatori” gli chiedo ingenuamente. “Come che c’entrano! E’ vero che hanno diritto di passare, ma non è possibile che entrano con i cani e quelli saltano sulle mie verdure e le distruggono”.
Percorrendo la stradina che mi aveva portato nei pressi della mia campagna avevo notato alcuni cartelli con la foto delle videocamere e l’avvertenza che la zona è sorvegliata. Ero rimasto sorpreso nel vedere sistemi di videosorveglianza in campagna, ma poi, dopo aver ascoltato i miei amici, ho capito. Ed allora ho detto loro: “Avete ragione e fate bene a gridare, ma non basta, bisogna reagire: ci sono le riprese delle videocamere. Andate dai Carabinieri oppure dalla Polizia Municipale e denunciate tutto e magari loro potranno risalire ai colpevoli”.
“Ma ce dici ‘menu!?” “Non funzionano sicuru, e poi Iddri non perdono tiempu per ste quattro ulie ….”
CRESCE LA CRIMINALITA’ MINORILE
In occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, il Procuratore Generale della Corte d’Appello di Lecce, Antonio Maruccia, non ha mancato di lanciare un grido d’allarme per il crescere della criminalità minorile.
“Aumentano i reati consumati con violenza alla persona, sia dal singolo che dal gruppo, le cosiddette baby gang, spesso in assenza di movente, per futili motivi; fatti espressione di frustrazioni, di fallimenti e di opposizione alle regole e al sistema”.
I dati parlano chiaro: nell’ultimo 2022 sono aumentati i procedimenti penali minorili passati nella provincia di Lecce da 354 dell’anno precedente a 382. “Una criminalità minorile –ha spiegato il Procuratore Maruccia- connotata da aggressività, dall’indifferenza e da indiscriminata violenza; sono segnali di una profonda crisi educativa oltre che di un profondo disagio economico, sociale e familiare che determinano situazioni di pregiudizio per i minori spesso indotti a considerare ‘normali’ attività gravemente illecite”
Da una ricerca pubblicata nell’Ottobre 2022 e condotta dalle Università Cattolica, di Bologna e di Perugia in collaborazione con il Dipartimento per la Giustizia Minorile e il Dipartimento per la Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno dai 15 ai 24 anni sono emersi dati preoccupanti. I gruppi di minori oggetto di attenzione si dividono in due tipologie: “i ‘bulli’ per le loro attività sui social network con lo scopo di diffondere in rete le proprie azioni come atto di sfida e autoaffermazione e i ‘delinquenti’, meno propensi a pubblicizzarsi, sono identificabili per la ripetitività dei reati commessi”.
Alla radice –secondo questa ricerca- “l’assenza o la problematicità dei rapporti con le famiglie o le istituzioni scolastiche, la conseguente ricerca di modelli di riferimento all’interno di un gruppo che favorisce i processi emulativi e i meccanismi di reciproco sostegno, incoraggiamento e deresponsabilizzazione per le azioni criminali; il disagio socioeconomico; l’abbandono scolastico; l’assenza di stimoli ed ambizioni personali dal punto di vista formativo o lavorativo; l’analfabetismo delle emozioni; l’incapacità relazionale con i propri pari; il crescente utilizzo di social network e il conseguente aumento del cyberbullismo” In Italia negli ultimi dieci anni le segnalazioni di minori autori di reati sono aumentate del 15,34%, passando da 28.196 nel 2010 a 32.522 nel 2020 (Rapporto Direzione Centrale della Polizia criminale)
I REATI DENUNCIATI NELLA NOSTRA PROVINCIA
Nel 2020 i delitti denunciati dalle Forze di Polizia all’Autorità Giudiziaria in Provincia di Lecce hanno visto ai primi posti i Furti (6.847), seguiti dalle Truffe e frodi informatiche (2.758), dalle denunce per Danneggiamenti (2.007), dalle Minacce (972); seguono poi le denunce per Lesioni dolose (554) e per violazione delle norme sugli Stupefacenti (431); ultima tra le denunce più rilevanti le Percosse (132).