di Alfredo SANAPO

Da quando, all'indomani delle elezioni, la giunta De Donno si è insediata, la maggioranza ha perso pezzi. Al netto, si è verificato il passaggio di consiglieri profughi verso l'opposizione pari a 3 unità. Il risultato è stato il materializzarsi di un vantaggio limitato ad un solo voto in consiglio comunale. Pertanto, la sfiducia da parte di un singolo individuo della maggioranza equivarrebbe grossomodo alle dimissioni del Sindaco. Peraltro, la congiuntura non è favorevole, sia per la durata non fisiologica dei mandati delle precedenti amministrazioni, sia per la scansione temporale con la quale sta maturando questa emorragia.

Il quadro di questa situazione riporta alla memoria quanto accadde alla Camera nel 2010. Il deputato on. Scilipoti, regolarmente eletto nella lista di Italia dei Valori nel 2008, in occasione della mozione di sfiducia al governo Prodi II, su spinta dell'on. Berlusconi, passò al gruppo misto votando con il centrodestra. L'episodio, noto come "campagna acquisti" da parte del Cavaliere, ebbe origine, con le dovute proporzioni, dalle medesime condizioni in cui oggi si trova il Consiglio Comunale di Tricase.
Nell'eventualità che il fatale travaso del consigliere X dovesse verificarsi, sarebbe interessante chiedere all'opposizione come mai, pur essendo così consistente, non riesce ad abbattere l'ultimo dente sano di un'arcata cariata. Allo stesso modo, sarebbe intrigante interrogare la maggioranza di quale arcana natura sia il collante che la mantiene in piedi, seppur in maniera così precaria.
Chi sa, risponda! Un giornale, infatti, deve porre interrogativi e assicurare agli attori politici di avere il diritto/dovere a rispondere. Il fine è informare il lettore/cittadino mettendolo nelle condizioni di conoscere i fatti, interpretarli e stimolare la sua capacità critica per farsi un'idea della situazione ed esprimersi in merito al momento opportuno.
Più si dilungano i tempi di attesa della risposta, più si alimenta un convincimento: che la maggioranza, volta a far diventare sempre più rare le occasioni di confronto pubblico, e la minoranza, forte numericamente, ma poco incisiva nella sua funzione di controllo, abbiano deciso di tirare a campare. Il sospetto sarebbe che gli schieramenti si siano accordati per una tregua armata, fatta di farsesche schermaglie, in attesa di cogliere i venti favorevoli per la ricollocazione politica più idonea alla riconferma elettorale. Se, come spero, qualcuno chiarirà i motivi di questo torpore della dinamica democratica, questa mia ultima riflessione verrà derubricata ad un'elucubrazione di un malpensante

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