di Alessandro DISTANTE
Il restauro della Chiesa dei Domenicani in Piazza Pisanelli ha suscitato reazioni diverse; da chi –come chi scrive- è rimasto positivamente colpito a chi, invece, pur apprezzando la qualità del lavoro fatto, nutre dubbi sulla colorazione della facciata.
Il nuovismo è certo una deviazione dai corretti canoni di giudizio, ma talvolta sembra emergere una difficoltà a valutare ed apprezzare tutto ciò che innova, anche quando, come nel caso in questione, non si tratta neppure di una innovazione quanto invece di un ritorno alle origini.
Si è in errore se in queste reazioni si intravvede un approccio culturale restìo ai cambiamenti, incline troppe volte alla conservazione più che al recupero? Eppure talvolta emerge nei troppo spesso invocati tempi che furono, nel ricordo nostalgico di una mitica età dell’oro fatta di personaggi di alto spessore, di una politica di grandi passioni o, ancora, in una stampa locale che nulla ha a che spartire con quella dei nostri giorni o, infine, in quei dibattiti in biblioteca o al cineforum pieni di gente e di scontri ideologici e via discorrendo.
In quei ricordi si scorge non un’operazione –come quella sulla facciata di San Domenico- di recupero, di rivitalizzazione o riattualizzazione di vecchi primati, quanto invece un approccio solo nostalgico che finisce per scolorire il passato e per non offrire nulla al presente e figuriamoci al futuro.
Ecco perché è interessante leggere le reazioni al restauro della facciata di San Domenico, al di là della questione puramente artistica; quasi un’esercitazione: leggere, attraverso quella esperienza, la cultura tricasina per scoprirne pregi ma anche difetti in uno sforzo di recupero e soprattutto di riattualizzazione dei suoi valori.
di Oronzo RUSSO
Roberta Calati, giovane promessa di Montesano Salentino (nata e residente a Tricase), giorni or sono ha avuto l’onore di veder premiata una sua poesia al Premio Firenze.
La notizia è stata accolta con estremo piacere tanto da indurci ad interessarci di Roberta Calati frugando tra i suoi scritti fra cui la stessa poesia premiata dal titolo “Sole”, che vi proponiamo.
“Aliti di vita soffiano tra i rami spogli stamane al sole dell'aurora
dialogo tra la natura e i fruscii del grecale scambiandosi parole
ed io divento ombra dietro al passo del verso riflesso
che dilania la mia anima con la tunica che di poesia velo traspare
Seguo quella lenta figura mentre si mostra alla silente natura
senza alcuna indicazione se non quella delle sue mani
che scrivono del tempo vissuto chiedendo del tempo che verrà
consce che non avranno alcuna risposta
E se pur il vento è abile ad intagliare i rami verdi di primavera
sono tanti i momenti differenti fatti di parole da non dire
restando tutt'uno negli eterni silenzi che si celano divisi nei sogni
uniti nel concerto delle ore fino all'ultimo sguardo del sole”
E’ stato così facile comprendere come l’autrice evidenzi la metafora esatta del tempo macinato e disintegrato, altrimenti perso, ma anche del grande immenso amore per la sua terra, sintesi di un’anelata riappacificazione che passa attraverso il filtro della parola. Quasi un documento umano di un atto d’amore. Non altrimenti si potrebbe definire la sua passione per la verità, anche dolorosa, che la insegue da tanto tempo, forse colpa della durissima iniziazione misterica al lavoro ed al sacrificio per la poesia che si scopre sin da tenera età.
L’arte a tutti i costi, l’ansia di arrivare, grazie anche ad una meticolosa, più che pignola ricerca, i suoi grandi segreti, e si intuisce che le rinunce non sono state indolori, che i vuoti a rendere sono stati tanti, sono ancora tanti anche per colpa di un apprendistato erratico e avventuroso che la incalzerà, forse, per tutta la vita, per quest’ansia di mettersi in discussione. Pagine intense, storie di varia umanità, interessi a giro periscopico e un’intelligenza che non ha padroni.
Ed alla fine scopri la storia intima e personale di una vocazione alla verità, che fa di Roberta Calati donna scomoda per chi poco ricerca quella virtù e vive una vita senza domani.
di Nunzio DELL'ABATE
Accade di frequente che il patrimonio comunale venga compromesso, anche seriamente, dagli effetti di un sinistro stradale.
A farne le spese sono segnaletica, impianti semaforici, pali di pubblica illuminazione, recinzioni e barriere protettive ed altre pertinenze del genere. Talvolta anche lo stesso sedime stradale, sia a livello strutturale che di pericolosità. Basti pensare ai frammenti dell’equipaggiamento dei veicoli o della stessa segnaletica ed altro interessato dall’incidente, alla perdita di carico e/o versamento di liquidi da parte dei veicoli trasportanti coinvolti, alle carcasse di animali.
Non sempre l’intervento dell’Amministrazione Comunale è celere, sia dal punto di vista del ripristino immediato delle condizioni di sicurezza veicolari ed ambientali (posizionamento di segnaletica d’emergenza) che di riparazione definitiva.
E comunque ha un costo per le casse comunali, spesso notevole. Costi che non sempre vengono recuperati da chi ha cagionato il sinistro o dalle compagnie assicurative. Proprio di recente a Depressa, in conseguenza di un incidente, è stato divelto un impianto semaforico, il cui ripristino non è stato proprio spedito ed ha comunque portato ad una spesa di 2.500 euro.
Come ovviare ad una tale problematica? Molti Comuni hanno da tempo adottato una soluzione assai funzionale, tempestiva ed economica. Si tratta di un servizio reso da aziende nel settore del ripristino delle sedi stradali danneggiate o alterate in seguito ad incidenti automobilistici. Garantiscono un pronto intervento di bonifica dell’area dell'incidente e di ripristino della viabilità in sicurezza, oltre alla riparazione in tempi celeri di ogni danno. Ma soprattutto non pesano sulle casse comunali in quanto si rivalgono in piena autonomia sugli autori del sinistro e sulle compagnie assicurative.
Come si procede operativamente? Con un avviso pubblico e la selezione della migliore offerta contrattuale a seconda delle esigenze rappresentate.
Un’Amministrazione Comunale, specie ai giorni d’oggi, dovrebbe ragionare da impresa: veloce e massimo risultato con il minimo sforzo, sfruttando innovazione e competenze. Un auspicio che ci auguriamo tutti si trasformi presto in realtà quotidiana
fonte Regione Puglia
RAFFORZAMENTO STRUTTURE OSPEDALIERE PER EMERGENZA COVID: CIRCOLARE EMILIANO-MONTANARO
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e il direttore del dipartimento Politiche della Salute, Vito Montanaro hanno indirizzato ai DG delle aziende ed enti del servizio sanitario regionale, una nota sul rafforzamento delle misure organizzative per la gestione dell’attuale fase epidemica, con le indicazioni operative per la rete ospedaliera COVID.
Infatti il Ministero della Salute ha spiegato che nelle ultime otto settimane in Italia sono stati registrati rapidi incrementi dell’incidenza, che ha ormai raggiunto i 241 casi/100.000 e del tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva (9,6%) e nelle aree mediche (12,1%), mentre si mantengono stabilmente e significativamente al di sopra della soglia epidemica sia l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici (1,13) che l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (1,09).
“Alla luce dell’attuale andamento epidemico – scrivono Emiliano e Montanaro - e anche in considerazione degli ulteriori impatti epidemiologici ed assistenziali potenzialmente correlati alla maggiore diffusione della variante Omicron, le cui caratteristiche in termini di trasmissibilità, gravità della malattia e sensibilità ai vaccini attualmente in uso non sono ancora chiaramente definite, si ritiene importante raccomandare la tempestiva attivazione a livello regionale di tutte le misure organizzative atte a fronteggiare nelle prossime settimane un eventuale incremento anche sostenuto della domanda di assistenza sanitaria legata all’infezione da SARS-CoV-2, sia a livello territoriale che ospedaliero, garantendo l’adeguata presa in carico dei pazienti affetti da COVID-19 in relazione alle specifiche necessità assistenziali”.
Sulla base della rilevazione effettuata oggi, la Regione Puglia si attesta ad un tasso di occupazione, pari al 5% di Terapia Intensiva e al 7% di Area medica.
Per quanto attiene la rete ospedaliera COVID la Giunta regionale, ha stabilito tra l’altro, quanto segue: “di prendere atto dell’attuale rete ospedaliera COVID e di stabilire che, qualora dovesse determinarsi la recrudescenza della pandemia ed un conseguente incremento del numero di pazienti ricoverati in Terapia Intensiva e nelle Unità Operative di Area medica, le Direzioni strategiche dovranno garantire la tempestiva e graduale riattivazione dei posti letto”.
Rispetto alla attuale rete ospedaliera dei posti letto attivi e comunicati al Ministero della Salute, le direzioni strategiche delle aziende e enti, pur dovendo garantire il numero minimo di posti letto, non potranno effettuare alcuna disattivazione.
Inoltre, tenuto conto del numero pazienti COVID, attualmente ricoverati in Terapia Intensiva e Area Medica, si invitano i DG. a garantire, in via prioritaria, una organizzazione dell’assistenza per Area vasta, soprattutto con riferimento agli ospedali non dotati di strutture assistenziali indipendenti ed in questa fase non facenti parte della rete ospedaliera COVID (in alcuni casi solo per alcune discipline).
Si evidenzia, in particolare, che le strutture di riferimento sono:
Area Vasta Salento: DEA “V. Fazzi” di Lecce;
Area Bari: Struttura Maxi Emergenza presso Fiera del Levante;
Area Puglia Nord: A.O. “OO.RR.” di Foggia.
Sulla base dell’andamento epidemiologico della pandemia, ed in particolare, qualora dovesse essere superata la soglia dei posti letto occupati di Terapia intensiva del 7% e di Area Medica del 9% (calcolata su base regionale, come da monitoraggio quotidiano), le province maggiormente coinvolte dalla eventuale recrudescenza della pandemia, dovranno attivare gradualmente i posti letto previsti.
La circolare prevede disposizioni anche per le aree pediatriche delle strutture sanitarie.
“A disposizione del sistema, operativi modularmente secondo le esigenze – spiega il direttore del dipartimento Vito Montanaro - ci sono 482 posti letto di terapia intensiva Covid (attualmente occupati al 5%) e 2.722 posti letto di area medica (attualmente occupati al 7%)”.
Il presidente Emiliano sottolinea come il reparto delle Grandi Emergenze della Fiera del Levante di Bari si sia dimostrata “una scelta saggia, intelligente. Occorre in questa fase rimanere vigili e pronti a intervenire nel caso di necessità – dichiara - colgo l’occasione per ringraziare gli operatori sanitari pugliesi per la loro professionalità e spirito di servizio”.
Salvatore Vantaggiato, scomparso di recente, è stato una figura importante per Tricase.
Lo abbiamo ricordato in occasione della morte, ma ci sembra importante ed utile riassumere, seppure brevemente, le principali tappe della sua attività lavorativa, sempre attenta al sociale.
Salvatore cominciò a lavorare piccolissimo a 12 anni presso il lavaggio del fratello.
Specializzatosi come autista di pale meccaniche, lavorò al Ciolo per la costruzione del famoso ponte. La sua bravura fu subito apprezzata tanto che gli venne offerto un lavoro all’estero che, per amore della sua terra, rifiutò.
Divenuto autista e punto di riferimento di don Giovanni Bentivoglio, contribuì alla realizzazione dei capannoni della manifattura di tabacchi (dove poi si insediò Adelchi) e lì lavorò per molti anni accompagnando Bentivoglio anche nei tanti viaggi a Roma.
Con la nascita del primo figlio, decise di cambiare vita e rilevò la locanda di papà Paolo e di mamma Nenì per gestirla insieme alla moglie Anna Maria.
Siamo negli anni ’60 e nasce così il primo Albergo Ristorante, affermatosi nell’intera Provincia, specie negli anni 70/80, divenendo famoso per la buona cucina.
Salvatore era un sognatore, un pioniere dello sviluppo turistico tricasino. Per questo pensò, senza tuttavia riuscire a realizzarlo, ad un villaggio turistico al Canale del Rio con noleggio imbarcazioni nel porto di Tricase e stabilimento balneare con pedane amovibili alla Rotonda.
Divenne presidente della Virtus Tricase prima di passare il testimone all’amico Giuseppe Colazzo
Sponsor di tante attività sportive giovanili, fu presidente prima della Tricasina e poi dell’Inter Club
Insieme al fratello Angelo divenne armatore di un peschereccio di venti metri, il “Giuseppe Padre”
E poi tanto sostegno all’associazionismo tricasino, in una idea di lavoratore socialmente attento, impegnato a creare le condizioni perché Tricase fosse sempre più bella ed attraente.
Un esempio di imprenditore lungimirante, coraggioso e aperto.
E per questo lo ricordiamo.