di Alfredo De Giuseppe
Ora, che abbiamo deciso dall’aprile di quest’anno di eliminare la povertà, ora che abbiamo smesso di salvare i poveracci nel Mediterraneo, ora che le ONG sono diventate il nostro nemico da abbattere, che abbiamo mandato a marcire in galera Cesare Battisti, ora che il senso comune vuole giustizia e libertà un tanto al chilo, ora che potremo goderci la pensione con largo anticipo, ora che faremo vedere all’Europa quanto siamo tosti, ora è arrivato il momento di pensare alle cose serie. E’ vero, c’è pure il congresso del PD, fissato esattamente un anno dopo la super sconfitta elettorale, ma questo non fa neanche notizia. E c’è pure il nostro Emiliano che cambia idea su ogni cosa, ma questo è connaturato all’uomo e quindi non attuale. Le cose serie, dicevamo.
Ci sono problemi al Sud che sembrano ormai endemici. Disoccupazione, spopolamento, infrastrutture inefficienti, corruzione e difficoltà nel reperire una classe dirigente adeguata a tali complessità. Ma ormai nessuno pare occuparsene e preoccuparsene. Senza andare troppo lontano, dal dopoguerra fino alla fine degli anni ’60, il Sud sembrava recuperare la forbice che lo differenziava dal Nord. Poi, lentamente, anno dopo anno, le differenze economiche e sociali sono tornate ad ampliarsi. Sarà una coincidenza ma la difficoltà storica è sembrata più evidente con la nascita e il rafforzamento delle Regioni.
Intanto che il mondo andava avanti, noi stavamo progettando di ridare il governo delle nostre contrade ai vecchi potentati, a far gestire la modernità con i soliti metodi clientelari e mafiosi che stavano per essere debellati. Abbiamo ridato potere a chi doveva essere isolato da un governo centrale efficiente. Guerre politiche in ogni quartiere, di potere per il potere, per i soldi, per un posto, quasi mai per programmare il futuro e avere una visione più globale. Del resto da sempre il popolo affronta i propri problemi senza approfondirli e senza il buon senso che dovrebbe derivare dalle sconfitte.
Quando l’Albania nel 1991 si liberò dal cacchio soffocante del regime di Henver Hoxa, pensai subito che quella poteva essere una bella opportunità per il Sud, per il Salento soprattutto. Potevamo fare un bel porto con un collegamento costante di merci e persone, potevamo investire in infrastrutture comuni, potevamo avere una nazione in crescita che ci vedeva (ci adorava) come partner privilegiato.
Una strada vicina per tutto l’est. Risultato: dopo quasi trent’anni, la Germania ha effettuato in Albania i più grandi investimenti in termini strutturali (aeroporti e strade), turistici e industriali, mentre noi continuiamo ad aprire qualche pizzeria. La Grecia, il Montenegro, ma anche la Turchia, la Tunisia, l’Egitto, dovevano diventare i nostri migliori supporter e invece siamo arrivati a viverli solo come nemici. Nonostante il mare nostrum del tempo dell’Impero Romano e nonostante la facilità attuale di collegarsi. Dovevano essere per noi come la Svizzera, la Francia, l’Austria lo sono per la Lombardia e il Veneto e invece abbiamo deciso di inseguire nuovamente il sogno della razza ariana.
Uno strabismo storico e colossale che invece di portare nuova linfa economica e culturale, ci condurrà a litigare in continuazione sui saldi di bilancio, che saranno sempre più difficili da portare in equilibrio. Per il semplice fatto che siamo avvitati su noi stessi e le soluzioni semplicistiche non fanno che peggiorare la situazione. Perché ora si è aggiunto Internet, la vita digitale, il commercio si sposta ogni giorno di più verso il web, il futuro sta per scorrere su strade inesplorate. E gli esploratori sembra che viaggino tutti lontano da questo Sud, destinato a luogo di villeggiatura estiva.
Ora che siamo in mezzo alla tempesta, che viviamo tempi di indecisione, lasciamo che concetti di democrazia vengano sabotati, che sintomi di umanità vengano derisi, che la propaganda a mezzo web diventi il nostro vero governo. Ora sarebbe il momento di difendere il sogno di un’Europa illuminista, di opporsi al trumpismo di tutto il mondo, di pensare ai Sud ridistribuendo le energie e le risorse, preservando l’ambiente, inventando nuovi modelli di consumi. Ora è davvero difficile, anche solo pensarlo.
di Giuseppe R. Panico
Il recente disastroso evento atmosferico che ha colpito la nostra costa ha messo in luce, ancora una volta, l’ insicurezza viaria di Marina Serra. Un problema non certo recente ma di cui si prende atto solo in caso di eventi che richiamano migliaia di persone o di impedimenti lungo l’unica stretta tortuosa strada, che dalla litoranea porta al lungomare.
Manca una alternativa anche ai mezzi di soccorso e, per una marina quasi ferma agli albori della civiltà delle auto e della balneazione aristocratica, racchiusa fra mare, promontorio del Calino, canale del Rio e scoscesi declivi e mummificata dalla politica, il rischio non può che aumentare. Particolarmente nel periodo estivo, quando l’afflusso di vacanzieri, richiamati anche dalla ben nota piscina, porta problemi di traffico e parcheggio.
Saprà il PUG in itinere dare maggiore sviluppo e sicurezza costiera a noi tutti e al nostro turismo? O verrà anche condizionato dalla bulimia burocratica che prevede ben 34 (trentaquattro!!) organismi competenti in materia ambientale? (Dal sito del Comune). Vorranno tutti dire la loro? In Europa, siamo già nella vergognosa penultima posizione (peggio di noi la Grecia) come efficienza istituzionale. Sono passati molti decenni da quando il senso dello sviluppo e del progresso portava a scelte opportune e razionali.
Prevale ora la politica del “poi vedremo” che tanto promette e poco mantiene e che giustifica la propria inerzia o imprevidenza anche con motivi ecologici o ambientali. Dell’ambiente, oltre che fauna e flora, ne siamo parte anche noi, col diritto a fruire di sviluppo e sicurezza adeguata ai nostri tempi e non più a quando al mare o in villa ci andavano poche auto con “vip” in vacanza o poche nostre “girls” in “suttaneddi”.
Per la “salvaguardia” del mare e della costa si è ora contrari a quasi tutto. Alle trivelle oltre l’orizzonte, alla TAP, ai progetti di Briatore, agli impianti di gassificazione etc. E se nel mondo per rilanciare l’economia del mare, si raddoppia il Canale di Suez e quello di Panama, si aprono nuove rotte fra i ghiacci e si attivano le “vie della seta” e tante ricerche, noi poniamo veti anche per tappare qualche buca sugli scogli o scavare qualche misero scalino per scendere meglio in acqua. Dimentichiamo che il pur carente sviluppo turistico, di cui oggi godiamo, è dovuto agli scavi fatti dai nostri avi, cavando “piezzi” e pietrame proprio sulla costa per costruire torri costiere, porticcioli, bagnarole, piscina etc.
Il PUG dovrebbe essere consegnato entro la notte del prossimo capodanno, fra i consueti brindisi, tappi e tronetti e poi, se non cestinato, forse approvato e poi realizzato. Ma economia permettendo perché l’Italia è di nuovo in recessione e dunque con nuovi freni ad investire. Ancora più senza una cittadinanza più attiva e coesa ove i “Liberi e Forti”, come scriveva, oltre un secolo fa, Don Luigi Sturzo, sappiano farsi protagonisti del futuro e non solo canuti attori e cantori del passato. Senza sviluppo e adeguati servizi non si creano nuove imprese, unica vera fonte di lavoro, rimanendo così solo Deboli e Sottomessi al solo reddito di Stato.
A Marina Serra, ove la nautica è stata preclusa ad un porticciolo mai manutenuto, mai dragato, mai adeguatamente gestito, mai ammodernato, oltre a realizzare la nota piscina, si progettava anche un parcheggio a mezza costa fra gli ulivi per centinaia di auto, con un secondo collegamento viario alla litoranea. Serviva ad evitare la “trappola” al già allora crescente numero di automezzi e frequentatori.
Avanzava il reale “sviluppo sostenibile” fatto oggi solo di veti e parole. Poi arrivarono le idee mummificanti e la “trappola” lì è rimasta. Passato è il “trombone d’aria”, gli alberi da ripiantare la politica non ce li regala; un prestito agevolato per le attività imprenditoriali nemmeno e dopo quasi due mesi i cavi ed i pali della Telecom sono ancora lì, stesi nell’erba. Meno male che la litoranea Serra-Rio è stata anche liberata dagli incolti oleandri ed ora è più sicura e panoramica.
Potrebbe diventare un alto lungomare che, spaziando da Otranto all’Albania e alla Grecia, congiunge meglio le nostre due marine. Già detto sul Volantino, ma a volte, per dare una smossa alla politica o cambiare mentalità, servono le rivoluzioni e in Italia non ne abbiamo mai avute. Chissà se almeno quella del “tornado”, oltre a rivoltarci case e campagne, porterà i nostri “Liberi e Forti” a qualche valida smossa o ad esprimersi e dibattere.
Ma prima che il paesano “spread” economico, che è anche civico e culturale, ci confini in una trappola che i nostri giovani evitano emigrando. Lo “spread” che noi siamo, non li induce a tornare e portare esperienza, o investire in paese o in costa i loro risparmi.
A volte nemmeno per le vacanze o a portarsi dietro amici e turisti.
NON CI DIMENTICHIAMO…
di Nunzio Dell'Abate
Nelle marine di Tricase aleggia un silenzio assordante.
Alla frenesia e rassicurazioni dei giorni immediatamente successivi al tornado, sembra aver preso il posto un sentimento di sconforto ed abbandono.
Eppure tanti effetti del devastante uragano sono ancora lì, con incresciosi risvolti sul piano ambientale e di immagine, non lasciando presagire nulla di buono in vista della stagione estiva: alberi, pali della pubblica illuminazione e segnali stradali divelti; muretti di recinzione abbattuti; un immenso deposito di materiale ligneo e scarti vari di fronte al piazzale della Rotonda che desta preoccupazione per il rischio di incendi e di cattivi odori, a causa della lenta macerazione del legno, e per il pessimo colpo d’occhio; diverse colonne di fumo che in modo un po' tetro si levano al cielo, segno dei tanti focolari cui si ricorre, talvolta in modo improvvido, per smaltire i materiali di risulta.
Ma ciò che ferisce di più è lo smarrimento, per non dire rassegnazione, dei tanti cittadini e titolari di attività commerciali colpiti dall’evento calamitoso.
Per questa ragione chiediamo al Sindaco di indire a stretto giro un incontro pubblico o meglio ancora un Consiglio Comunale aperto in modo da relazionare la comunità sullo stato dell’arte: cosa si è fatto e cosa si farà, tempi, modalità e costi; a che punto è il procedimento per la dichiarazione dello stato di calamità naturale; quali e quante risorse economiche sono state stanziate.
Non vorrei che a caldo nei primi giorni si siano generate eccessive aspettative.
Ricordiamo che il Sindaco ha richiesto a tutti i danneggiati una perizia corredata di idonea documentazione fotografica, di cui gli stessi hanno anticipato il costo.
Occorre trovare subito prime forme di ristoro, anche sotto forma di riduzione dei tributi comunali o di incentivi. La redazione dell’imminente bilancio di previsione annuale del Comune deve essere incentrato sul recupero e ricostruzione delle marine.
Guai se non fosse così. Non bisogna abbandonare nessuno, serve vicinanza e conforto più di quanto offerto nell’immediatezza dell’evento.
L’Amministrazione batta un colpo e tutti facciano la loro parte nel segno di quel senso di comunità solidale che ci deve contraddistinguere sempre.
Giovedì 24 gennaio, a partire dalle 18,00 circa, saranno consegnati i Premi Figilo 2019
“Premio Figilo per la storicità del foglio informativo settimanale cittadino di Tricase"
Alessandro Distante, direttore editoriale Il Volantino di Tricase
Terza edizione di “FIGiLo”, Festival dell’Informazione Giornalistica Locale dal 23 al 26 gennaio 2019 al Bellavista Club di Gallipoli organizzato da Caroli Hotels, da Piazzasalento, giornale diretto da Fernando D’Aprile e dal Gal Terra d’Arneo con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, della Provincia di Lecce, del Comune di Gallipoli, dell’Associazione Nazionale Stampa Online (Anso) e dell’Associazione Nazionale Giornalismo Costruttivo.
In un settore editoriale in crisi, l’informazione locale apre nuovi possibili panorami, in cui intrecciare una professione sempre più complessa e articolata con i nuovi strumenti della comunicazione, come il citizen journalism e i social media. Mai come oggi c’è bisogno di giornalisti e giornalismo, interlocutori e intermediatori sempre più preparati e raffinati in mezzo ad una rivoluzione che dura da una decina di anni ed ancora non si è assestata. Una rivoluzione che combatte e si adatta ogni giorno con la forza ridondante del web e dei social tra fake news, hate speeches, blog e viralità.
Di questo e altri temi, punta ad occuparsi Figilo, un momento di incontro, confronto e crescita dedicato ai giornalisti, agli operatori della comunicazione e agli studenti. Obiettivi da raggiungere attraverso quattro giornate di incontri e dibattiti con noti direttori e giornalisti delle principali testate locali e non, docenti universitari e responsabili della comunicazione istituzionale, presentazioni di libri, che riuniscono il mondo del giornalismo, dei media e della comunicazione, anche con ironia ed autoironia, e momenti di riflessione e discussione.
L’evento si arricchisce di sei incontri formativi accreditati presso l’Ordine dei Giornalisti che saranno tenuti da giornalisti, magistrati, docenti universitari ed esperti della comunicazione.
Figilo ospiteràla mattina del 23 gennaio, nel ristorante panoramico del Bellavista Club Caroli Hotels, la VI edizione di “Penne al Dente, giornalisti chef per un giorno”, il concorso enogastronomico organizzato da Coldiretti Lecce.
Da segnalare gli interventi del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Nazionale Carlo Verna e del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Puglia Piero Ricci, del direttore di Tuttosport Xavier Jacobelli, dei docenti universitari Ruben Razzante, Stefano Cristante (che parlerà di comunicazione insieme a Nandu Popu dei Sud Sound System) e Luigi Spedicato, del magistrato Roberto Tanisi, del direttore del Tg Norba Vincenzo Magistà e della dirigente del Dipartimento del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Puglia” Ida Tammaccaro. Confermata anche la presenza di Lercio.it
Uno dei momenti caratterizzanti l’edizione 2019 è il Forum sul tema: “Locale e iperlocale, l’informazione nell’era digitale si apre a nuovi spazi. Esperienze a confronto” con la partecipazione di Emilio Faivre, direttore di Lecceprima.it, Marco Giovannelli, direttore di Varesenewspresidente Anso, Vincenzo Cifarelli, editore Livenetwork.it e Annagrazia Angolano, direttore responsabile di Canale 85 e Antenna Sud.
Non mancheranno gli incontri su temi di cronaca e attualità.
Mercoledì 23 gennaio dalle 16,00 ci si occuperà invece della ricostruzione (con i famigliari, i legali e i consulenti scientifici) e degli ultimi sviluppi sul giallo relativo alla morte di Ivan Ciullo, in arte Ivan Navi, il deejay di Acquarica del Capo trovato morto impiccato a 34 anni; saranno presenti i genitori e, tra gli altri, l’avvocato Valter Biscotti.
Giovedì 24 gennaio, a partire dalle 18,00 circa, saranno consegnati i Premi Figilo 2019 a sette giornalisti: Xavier Jacobelli, direttore di Tuttosport; Elio Donno, autore massimario Ordine Nazionale Giornalisti; Danilo Lupo, giornalista LA7; Gianfranco Lattante, caporedattore redazione Lecce “La Gazzetta del Mezzogiorno”; Renato Moro, caporedattore Nuovo Quotidiano di Puglia; Alessandro Barbano, giornalista già direttore de Il Mattino; Alessandro Distante, direttore editoriale Il Volantino di Tricase.
Venerdì 25 gennaio alle 16,30 si terrà un confronto, molto atteso, sul tema:
“Caso di studio: la questione Tap e le divisioni dentro e fuori la comunità” con la presenza dei rappresentanti della multinazionale Trans Adriatic Pipeline e i giornalisti Francesco Gioffredi, Tiziana Colluto e Luigi Russo (modera Antonio Gnoni, giornalista Rai). A seguire, rapido focus, ad un anno di stanza, sul giallo di Roberta Martucci con gli interventi delle criminologhe Roberta Bruzzone (collegata in videoconferenza) e Isabel Martina, l’avvocato Fabrizio Ferilli e la sorella della giovane scomparsa nel 1999 da Ugento, Lorella.
Venerdì’ 25, infine, prima visione del docufilm “DigitaLIfe” prodotto da Varese web e Rai Cinema con la presenza di Marco Giovannelli, direttore di Varesenews.