27 febbraio 2019
TRICASE CALCIO In un clima sempre più difficile….piove sul bagnato..
Accolto il ricorso del Lizzano: Sconfitta inflitta dal Giudice sportivo per 3-0 a tavolino, ai danni del Tricase per l’irregolare posizione del suo tesserato Pierpaolo Desiderato nella gara del 27 gennaio scorso giocata a Lizzano (0-0 al 90′).
Il Lizzano aveva presentato ricorso vantando la violazione dell’art. 95 Noif, avendo Desiderato già giocato, quest’anno, con Taurisano, Alto Salento e Tricase, quindi in tre società diverse, una in più rispetto a quanto previsto dal regolamento.
Dunque, cambia la classifica, siamo ultimi a pari punti con il Lizzano.
Domenica,ore 15 arriva al San Vito la Deghi Lecce (seconda in classifica)
Una donna racconta la sua situazione:
”Non riesco a contattare l’amministratore,e dal Sindaco non ho avuto risposta ”
“Voglio pagare regolarmente tutte le mie quote, ma, da un po di tempo non riesco ad avere un contatto personale con l’amministratore di condominio. Non risponde più al telefono, ignora i miei contatti, lo cerco per avere spiegazioni sulla gestione dell’immobile, senza nessuna risposta concreta. Sono stata dal sindaco Carlo Chiuri e dall’assessore ai servizi sociali Sonia Sabato per chiedere un supporto. Il tutto però, è rimasto inascoltato”.
E’ la vicenda che riguarda la signora Francesca Martina,un’inquilina residente nellazona 167 di Tricase chenon riescearassegnarsi e ad accettare una situazione di disagio che dura da troppo tempo con un grosso debito con l’Acquedotto Pugliese da parte di tutta la palazzina dovevive.
“Mi è stato detto chenon tutti pagano regolarmente ciò che è dovuto, ma io faccio il mio dovere e nonostante ciò, non vedo restituito quello che mi spetta”.
La signora Martina è madre di famiglia: “ho sempre pagato regolarmente i miei bollettini di occupante affittuaria, voglio “ pianificare” la mia situazione, voglio incontrarmi personalmente con l’amministratore del condominio dove vivo.
Sono stata agli uffici di competenza, mi hanno comunicato che ci vuole il verbale di assemblea con firme visibili del Presidente e del Segretario,riportante l’autorizzazione al distacco del/i condomino/i che ne fanno richiesta con riconoscimento del debito totale in capo al Condominio e ripartizione del debito totale per ogni singolo Condomino ( la somma dei parziali deve corrispondere con la morosità presnte)che dovrà essere riportata sul verbale e/o su un allegato al verbale; in più altra documentazione che deve preparare l’amministratore di condominio per riportare la corretta regolarità di tutto.
Lo so,vi sono problemi grossi ma non irrisolvibili, di cui tutti sono a conoscenza, chiedo almeno di risolvere il problema dell’erogazione dell’acqua, io ho sempre pagato anche perché mi è stato riferito che secondo gli orientamenti della Corte di Cassazione senza l’energia elettrica si può vivere ma senza l’acqua no”.
Forse una storia che capita spesso nei condomini, situazioni non facili da gestire ma, sia ben chiaro che pretendere il pagamento delle quote è un diritto, pagarle è un dovere, poiché tutto è ben disciplinato dalla legge.
L’appello finale della signora Martina è pieno di speranze:”Il buonsenso invita sempre e comunque al dialogo tra le parti, dunque,invito l’amministratore di condominio ad una convocazione per esporre a noi tutti la situazione per fare in modo che tutto possa essere facilmente gestibile, facendo prevalere la comprensione”
di Alessandro Distante
Il dibattito cittadino di questi ultimi anni ha avuto spesso al centro la spinosa questione dei marciapiedi di via Roma. Troppo larghi e troppo poco spazio per le auto: carreggiata stretta e pochi posti auto.
Fu un’idea dell’Amministrazione Coppola che, per quell’intervento, si attirò tante critiche quasi di più dell’altra grande scelta di quella Amministrazione, come fu quella dell’acquisto dell’ACAIT.
Eppure via Roma è diventata un luogo dove sono sorti importanti negozi e dove una famiglia o, quanto meno, una coppia, magari con passeggino, possono camminare tranquillamente.
Ma dall’altra parte molti si sono lamentati per la ristrettezza della carreggiata stradale, e, soprattutto, per la impossibilità di parcheggiare.
E’ sempre più spesso capitato che le auto hanno conquistato pezzi di marciapiede, dapprima negli stalli di sosta e poi su fino a salire sul marciapiedi.
La Città ha spesso giustificato questi piccoli abusi e prepotenze per la necessità di avere comodi e molti posti auto.
Ora la svolta: l’Amministrazione Chiuri ha deciso di intervenire su via Roma: il marciapiede verrà ristretto e la carreggiata stradale allargata.
Nella battaglia tra chi voleva passeggiare e chi voleva parcheggiare è ora giunta la decisione.
La motivazione è che in questo modo si porrà rimedio agli errori nella costruzione dei marciapiedi che, peraltro, sono di ostacolo ai disabili. Da qui la decisione di intervenire.
Il progetto di restringimento del marciapiede tuttavia rischia di mettere in crisi un’idea di Città dove le automobili lasciano lo spazio ai pedoni e dove i posti per passeggiare prevalgono su quelli sui quali marciare.
La scelta di ridurre il marciapiede potrebbe addirittura apparire come un “premio” per chi, in questi anni, ha abusato degli spazi occupandoli.
Se le scelte di chi amministra devono spingere verso la crescita della qualità della vita ed avere anche una funzione per così dire educativa, ci si deve chiedere se questa scelta sia in linea e sia coerente con l’apprezzabile progetto di chiusura del centro astorico o, quanto meno, di un accesso limitato e controllato.
Se è vero che il problema dei parcheggi effettivamente esiste e che andrebbe affrontato con urgenza, non si può pensare di risolverlo assicurando il parcheggio dove si vuole magari proprio davanti al negozio dove si vuole comprare.
In questi giorni, la Giunta Comunale ha approvato una deliberazione che dà ulteriore impulso ad un progetto avviato nell’Agosto 2015: Lavori di restauro e consolidamento dei paramenti esterni e di valorizzazione e fruibilità della Sala del Trono e dell’Ala Sud-Ovest del piano primo del Castello Gallone.
Il progetto sul Castello era stato inserito, nel febbraio 2018, nell’elenco dei 271 luoghi culturali selezionati da una apposita Commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il tutto nasce da un’iniziativa del Ministero dei Beni e delle Attività culturali denominato “Cultura e turismo” che venne approvato dal CIPE nel 2016 con un fondo complessivo di mille milioni di euro.
All’interno di quella dotazione, 150 milioni di euro furono previsti a favore di interventi afferenti a progetti di recupero di luoghi culturali dimenticati.
Ed il Comune di Tricase, a fine maggio del 2016, presentò un progetto per Palazzo Gallone, quale immobile dal notevole pregio culturale e storico che necessita di opere di restauro, recupero e manutenzione con una spesa prevista di un milione di euro.
A fine Novembre dello scorso anno, la Commissione ha chiesto ulteriore documentazione, tra la quale anche il progetto esecutivo.
Da qui la decisione di questi giorni della Giunta Comunale di dare incarico al Responsabile dei Lavori Pubblici di porre in essere quanto necessario per la predisposizione della documentazione necessaria e di individuare tecnici esterni a supporto del Settore Lavori Pubblici trattandosi di progettazione complessa e che deve essere approntata con celerità ed efficienza.
Un’ulteriore tappa, quindi, per un intervento importante per il Palazzo Gallone Castello e per la sua Sala del Trono.
La mia colonna di Alfredo De Giuseppe
Ogni città ha un suo simbolo nel quale si riconosce, Roma ha il Colosseo, Pisa ha la torre pendente, Torino la Mole Antonelliana e Tricase la Quercia Vallonea. Un simbolo un po’ dimenticato, abbandonato, certamente non valorizzato da nessuno. Eppure rileggendo il libro
“La Vallonea, natura e arte” a firma di Raffaele Congedo, pubblicato nel 1974, sono rimasto sorpreso di quanto nei secoli abbia rappresentato quell’albero per i tricasini. Il libro di Congedo scritto con passione e competenza andrebbe letto e studiato in tutte le scuole di ogni ordine e grado di Tricase: è un compendio di storia, di botanica, di passione ecologica e umanistica delle nostre terre.
La quercia Vallonea, un albero considerato sacro dagli antichi greci, era l’albero di Giove e rispettato per le proprietà tanniche che permettevano di conciare le pelli animali con una certa morbidezza. Nel Salento probabilmente arrivò circa 3.000 anni fa, ma trovò una sua vera e propria coltivazione con l’insediamento dei monaci basiliani, un po’ prima dell’anno mille.
La Vallonea, la quercia sacra che Omero menziona come consigliera di Ulisse, era ben presente intorno al XIV secolo nel Basso Salento, fino a Galatina. Ma fu Tricase a diventare la capitale della conciatura di pellami usando il tannino delle sue ghiande. C’erano nel suo territorio numerosi boschi di querce.
L’Orlandi a fine del 1700 ne contava circa 500, di cui alcune di dimensioni imponenti, affermando con certezza che qualche secolo prima erano molto più numerose. I tricasini appellarono la quercia con nomi diversi, come Falamida o Pizzofao, ricavarono sugli scogli di mare, vicino all’attuale porto, delle buche che, sfruttando anche le maree, aiutavano a pulire e ammorbidire le pelli. “Le conche della Rotonda” di Tricase Porto oggi non ci sono più, perché noi non sappiamo valorizzare nulla di ciò che siamo stati, neanche i ricordi.
Eppure l’arte della concia divenne così peculiare per Tricase che i suoi cittadini vennero chiamati “i Pelacane”, cioè “quelli della pelle del cane”. Per un periodo abbastanza lungo tutti volevano i manufatti di pelle conciati a Tricase perché profumati e morbidi. Si narra che anche Federico II, prima di imbarcarsi a Brindisi verso Gerusalemme per una crociata, volle delle cinture conciate con le nostre vallonee.
L’arte del pelacane andò via via scemando, prima a causa dell’importazione massiccia di ghiande dall’Asia e poi per l’arrivo di lavorazioni chimiche, più idonee a colorare pelli e tessuti. All’unità d’Italia, le Vallone erano ormai poche e considerate solo piante ornamentali, anche se qualche artigiano conciatore ancora resisteva.
Ad un certo punto per identificare l’esemplare più bello, più antico la nostra quercia fu denominata “dei cento cavalieri” perché la sua chioma, alta circa 15 metri copriva più di 500 mq. Nel 1972 la Provincia di Lecce, nell’ampliare la strada che da Tricase va verso il Porto aveva deciso di abbattere quell’ostacolo chiamato Vallonea (cosa che poi riuscì nell’abbattimento di parte dell’Abbazia del Mito).
Dopo le rimostranze del direttore del compartimento forestale, che minacciò addirittura di piantarci una tenda ed abitarci, si decise di effettuare un nuovo percorso (non sono riuscito a trovare documentazione su qualche protesta dei tricasini). Comunque nel 1979, l’Unesco riconosceva alla quercia di Tricase la qualifica di monumento naturale, quale specie botanica da preservare. Nel 2000 il WWF individuò in Italia 20 alberi, uno per Regione, da custodire per il loro valore storico e monumentale: per la Puglia l’unico albero selezionato fu la Vallonea di Tricase.
Molti avevano dimenticato però che quel residuo stradale, quel pezzetto di terreno dove insisteva la più grande quercia italiana e la terza più antica d’Europa, aveva ancora un legittimo proprietario con nome e cognome. Mentre l’ultimo boschetto di Vallonee ancora esistente fra il Porto e la Serra era diventato da decenni proprietà del Comune, la sacra quercia apparteneva alla famiglia De Nitto.
Nel giugno 2013 la proprietà decise di recintare l’area e di effettuare dei lavori su una pajara insistente sullo stesso terreno. Intervenne l’autorità giudiziaria e sequestrò il cantiere. Dopo qualche mese ci fu il dissequestro. Da allora silenzio assoluto, fra detriti, erbacce, ringhiere in alluminio e chiusura totale. L’Amministrazione Chiuri non pare interessata alla vicenda, né tantomeno la Provincia, la Regione, il WWF, l’ente parco. La quercia Vallonea, il simbolo di Tricase, sopravvive (?) nonostante tutto. Lei si lamenta e nessuno l’ascolta, neanche i pelacane.