di Giuseppe R. Panico
Il recente disastroso evento atmosferico che ha colpito la nostra costa ha messo in luce, ancora una volta, l’ insicurezza viaria di Marina Serra. Un problema non certo recente ma di cui si prende atto solo in caso di eventi che richiamano migliaia di persone o di impedimenti lungo l’unica stretta tortuosa strada, che dalla litoranea porta al lungomare.
Manca una alternativa anche ai mezzi di soccorso e, per una marina quasi ferma agli albori della civiltà delle auto e della balneazione aristocratica, racchiusa fra mare, promontorio del Calino, canale del Rio e scoscesi declivi e mummificata dalla politica, il rischio non può che aumentare. Particolarmente nel periodo estivo, quando l’afflusso di vacanzieri, richiamati anche dalla ben nota piscina, porta problemi di traffico e parcheggio.
Saprà il PUG in itinere dare maggiore sviluppo e sicurezza costiera a noi tutti e al nostro turismo? O verrà anche condizionato dalla bulimia burocratica che prevede ben 34 (trentaquattro!!) organismi competenti in materia ambientale? (Dal sito del Comune). Vorranno tutti dire la loro? In Europa, siamo già nella vergognosa penultima posizione (peggio di noi la Grecia) come efficienza istituzionale. Sono passati molti decenni da quando il senso dello sviluppo e del progresso portava a scelte opportune e razionali.
Prevale ora la politica del “poi vedremo” che tanto promette e poco mantiene e che giustifica la propria inerzia o imprevidenza anche con motivi ecologici o ambientali. Dell’ambiente, oltre che fauna e flora, ne siamo parte anche noi, col diritto a fruire di sviluppo e sicurezza adeguata ai nostri tempi e non più a quando al mare o in villa ci andavano poche auto con “vip” in vacanza o poche nostre “girls” in “suttaneddi”.
Per la “salvaguardia” del mare e della costa si è ora contrari a quasi tutto. Alle trivelle oltre l’orizzonte, alla TAP, ai progetti di Briatore, agli impianti di gassificazione etc. E se nel mondo per rilanciare l’economia del mare, si raddoppia il Canale di Suez e quello di Panama, si aprono nuove rotte fra i ghiacci e si attivano le “vie della seta” e tante ricerche, noi poniamo veti anche per tappare qualche buca sugli scogli o scavare qualche misero scalino per scendere meglio in acqua. Dimentichiamo che il pur carente sviluppo turistico, di cui oggi godiamo, è dovuto agli scavi fatti dai nostri avi, cavando “piezzi” e pietrame proprio sulla costa per costruire torri costiere, porticcioli, bagnarole, piscina etc.
Il PUG dovrebbe essere consegnato entro la notte del prossimo capodanno, fra i consueti brindisi, tappi e tronetti e poi, se non cestinato, forse approvato e poi realizzato. Ma economia permettendo perché l’Italia è di nuovo in recessione e dunque con nuovi freni ad investire. Ancora più senza una cittadinanza più attiva e coesa ove i “Liberi e Forti”, come scriveva, oltre un secolo fa, Don Luigi Sturzo, sappiano farsi protagonisti del futuro e non solo canuti attori e cantori del passato. Senza sviluppo e adeguati servizi non si creano nuove imprese, unica vera fonte di lavoro, rimanendo così solo Deboli e Sottomessi al solo reddito di Stato.
A Marina Serra, ove la nautica è stata preclusa ad un porticciolo mai manutenuto, mai dragato, mai adeguatamente gestito, mai ammodernato, oltre a realizzare la nota piscina, si progettava anche un parcheggio a mezza costa fra gli ulivi per centinaia di auto, con un secondo collegamento viario alla litoranea. Serviva ad evitare la “trappola” al già allora crescente numero di automezzi e frequentatori.
Avanzava il reale “sviluppo sostenibile” fatto oggi solo di veti e parole. Poi arrivarono le idee mummificanti e la “trappola” lì è rimasta. Passato è il “trombone d’aria”, gli alberi da ripiantare la politica non ce li regala; un prestito agevolato per le attività imprenditoriali nemmeno e dopo quasi due mesi i cavi ed i pali della Telecom sono ancora lì, stesi nell’erba. Meno male che la litoranea Serra-Rio è stata anche liberata dagli incolti oleandri ed ora è più sicura e panoramica.
Potrebbe diventare un alto lungomare che, spaziando da Otranto all’Albania e alla Grecia, congiunge meglio le nostre due marine. Già detto sul Volantino, ma a volte, per dare una smossa alla politica o cambiare mentalità, servono le rivoluzioni e in Italia non ne abbiamo mai avute. Chissà se almeno quella del “tornado”, oltre a rivoltarci case e campagne, porterà i nostri “Liberi e Forti” a qualche valida smossa o ad esprimersi e dibattere.
Ma prima che il paesano “spread” economico, che è anche civico e culturale, ci confini in una trappola che i nostri giovani evitano emigrando. Lo “spread” che noi siamo, non li induce a tornare e portare esperienza, o investire in paese o in costa i loro risparmi.
A volte nemmeno per le vacanze o a portarsi dietro amici e turisti.