di Gerardo Ricchiuto
Se n’è andato in punta di piedi dalla scena terrena all’età di 91 anni il dott. Franco Leo, Primario Emerito di Medicina dell’Ospedale “Card. G. Panico” di Tricase.
Il dott. Franco Leo
Faceva parte di quel nucleo originario di medici che la Madre Generale delle Suore Marcelline di Milano, Suor Elisa Zanchi, convocò presso l’Hotel Exelcior di Napoli per avviare l’attività ospedaliera. Di quel gruppo il dott. Leo, fu colui che sin da subito cominciò ad interessarsi anche di problematiche organizzativo-lavorative dei medici che iniziarono a lavorare, come egli ebbe a scrivere, “in una semplice casa di cura privata”. In breve si arrivò poi al decreto del Medico Provinciale del 6 novembre 1968, cui fece seguito il decreto del ministero della Sanità del 16 dicembre 1969 con il quale “i servizi e ititoli acquisiti dal personale dell’Ospedale Cardinale Panico di Tricase sono equiparati ai servizi ed ai titoli acquisiti dal personale in servizio presso Ospedali di Zona, amministrati da Enti ospedalieri pubblici”.
A tal proposito egli, per meglio affrontare tali problematiche lontane dalla formazione medica, ritenne opportuno aderire al sindacato medico CIMO e pruomuoverne la diffusione all’interno della neonata struttura ospedaliera ed in provincia,.poichè lo riteneva l’unico sindacato di categoria non legato al carrro dei partiti. In tale ruolo, con lungimiranza ed imtelligenza, in questa nostra sonnolenta periferia sociale e sanitaria, il dott. Leo riuscì a rappresentare e a mediare, tra le esigenze dell’Ente e dei medici, le peculiari istanze che la nascente ospedalità classificata, cui appartiene l’Ospedale di Tricase, andava via, via ponendo. Gli interlocutori privilegiati furono le figure fondanti dell’ Ospedale, a Milano Madre Elisa Zanchi ed il suo consulente legale Avv. Luigi Costanza ed a Tricase la Madre Superiora, Suor Dina della Morte e la Direttrice Amministrativa, Suor Giulietta Mandelli. Sul piano squisitamente professionanle, intanto, egli,da stimato cardiologo, formatosi alla scuola del Prof. Camilli di Firenze il quale fu il padre dei pace-maker in Italia, con slancio operativo si mise al lavoro seguendo essenzialmente due direttrici: la formazione e l’aggiornamento dei suoi collaboratori e l’ammodernamento dell’organizzazione dei reparti di Medina Uomini e Donne che era chiamato a dirigere.Consapevole della incombenza sempre più stringente di tempi nuovi anche in sanità, per certi versi prefigurandoli, sempre più spingeva e spronava i suoi collaboratori ad aggiornarsi e specializzarsi..Favorì sin da subito i rapporti e le convenzion con le università, con le scuole di specializzazione, anticipando di anni quell’ospedale di formazione di cui tanti ancora oggi parlano, compreso l’attuale Ministro della Salute, come la modalità più adeguata per la formazione del medico da concretizzarsi sul campo, negli ospedali, e non esclusivamente nelle cliniche universitarie.
Quegli stimoli e quei percorsi cominciarono già nei primi anni a produrre i frutti; si passò da una medicina basata essenzialmente sulla semeiotica e sugli esami di laboratorio di base, ad una medicina che intensificava l’utilizzo delle indagini strumentali anche invasive per la diagnostica e la terapia come l’endoscopia digestiva, l’endoscopia broncoscopica e toracica, il trattamento dialitico, la diagnostica doppler ed ecografica. Si formò così un gruppo di lavoro, specializzato nelle diverse branche internistiche, al quale egli assicurò piena autonomia operativa, organizzato su base “dipartimentale”, allo scopo di erogare un’assistenza specialistica più qualificata in termini specialistici, ma nello stesso tempo unificata da una visione globale e coordinata del paziente.
Così ai due iniziali reparti di Medicina (Uomini e Donne) si aggiunsero dapprima la Sezione di Cardiologia e la Sezione di Pneumologia, successivamente il Servizio di Emodialisi cui è stata affiancata una Sezione di Nefrologia, il Servizio di Endoscopia Digestiva, l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC), il Day- Hospital Oncologico ed il Servizio di Neurologia..
Completò l’opera di crescita ed ammodernamento dell’assistenza ospedaliera favorendo l’istituzione del Centro di Rianimazione, il secondo ad essere attivato in provincia, dopo quello dell’Ospedale “V. Fazzi” di Lecce. Ne diede il battesimo, per così dire scientifico, organizzando, insieme al dott. Silvio Colonna ed al dott. Pasquale Barone, a Lecce un importannte convegno scientifico nazionale sulla insufficienza respiratoria che vide la partecipazione come relatori delle personalità nazionali ed internazionali più autorevoli sull’argomento. Il suo impegno nel campo formativo scientifico era una fucina di eventi, dagli incontri rivolti ai medici di medicina generale, a quelli rivolti agli specialisti delle più diverse specialità internistiche, il suo dinamismo organizzativo anche in questo settore non aveva pari in tutta la provincia, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Arrivò inoltre ad essere eletto Presidente dell’Ordine dei Medici, ruolo che ricoprì con fermezza e decisione finchè lo ritenne compatibile con il suo modo di intendere il ruolo del medico e della professione. Chi come il sottoscritto ha avuto modo di conoscerlo da vicino, lo ricorda con affetto e riconoscenza per la sua schiettezza, immediatezza e generosità con gli ammalati e con i colaboratori.