Circolo PD di Tricase
La questione “275” è tornata, con prepotenza, protagonista di una discussione che – da decenni – non accenna ad avere una parola definitiva.
Il circolo locale del Partito Democratico, per mezzo del suo direttivo convocato in maniera permanente, ha proceduto ad approfondire – anche e soprattutto dal punto di vista tecnico – le due ipotesi di tracciato del tratto che interesserà il territorio di Tricase presentate durante l’incontro dello scorso 4 maggio, organizzato dall’Amministrazione comunale e che ha visto la partecipazione dell’ass. Regionale Nunziante, del Presidente della Provincia Gabellone e del Sindaco Chiuri.
Così come ipotizzato, il progetto delle due alternative stradali presenta – a nostro avviso - “due volti della stessa medaglia”.
Due ipotesi di tracciato che, così come concepite, andrebbero irrimediabilmente a consumare suolo del nostro territorio senza che ci siano dati sufficientemente esaustivi a giustificare l’opera nel suo complesso, senza una reale visione d’insieme del Capo di Leuca: Il Partito Democratico di Tricase crede, infatti, così come affermato nello studio di mobilità della penisola salentina nel PPTR, che il Salento debba essere considerato come un’unica città diffusa.
Ci preme sottolineare che, ancor prima di convocare i Sindaci dei comuni a Sud di Tricase senza coinvolgere preliminarmente la nostra Comunità, l’Amministrazione comunale debba tener conto della deliberazione di Consiglio Comunale adottata all’unanimità in data 22/12/2016, con la quale si definiscono le linee guida da seguire relativamente alla questione “275”.
Come dimostrato dai fatti che riguardano la storia del progetto, è ancora possibile realizzare una nuova progettazione del tratto a sud della zona industriale di Tricase con il coinvolgimento degli Enti Locali, dei singoli cittadini e delle associazioni portatrici di interessi diffusi, di conoscenza e cura dei luoghi, mediante un processo virtuoso di pianificazione e coerente con le necessità attuali del territorio e orientato verso uno sviluppo sostenibile.
Ecco perché auspichiamo che gli Enti preposti alla realizzazione del progetto si ispirino ai principi della “riduzione del consumo di suolo”, della messa in sicurezza della viabilità esistente e del superamento degli attraversamenti di alcuni centri cittadini con opere leggere e a dimensione comunale o intercomunale.
Assodato che il primo lotto dei lavori arriverà alle porte di Tricase, crediamo, invece, che sia possibile destinare le risorse economiche, che verranno stanziate per il secondo lotto, all’adeguamento della viabilità già esistente, riconoscendo centralità a un modello di mobilità completamente differente rispetto al periodo in cui l’opera è stata pianificata.
La bellezza dei nostri luoghi, la particolarità del nostro tessuto sociale e culturale, le peculiarità della nostra terra, debbono essere i protagonisti del progetto.
Non cambia, dunque, la posizione del Partito Democratico rispetto alla questione “275”: i tracciati, cosi come proposti, non tengono conto di come le ragioni economiche e sociali della nostra terra siano mutate.
E’ tempo di immaginare la costruzione di “strade - ponte” che uniscano realmente le comunità del Capo di Leuca e consentano a chi viene di godere del lento scorrere del tempo, e non strade che dividono le nostre radici e inducono alla veloce indifferenza nei confronti del nostro patrimonio.
Il Presidente Luigi Giannini
E' passata una settimana dall'ultimo spettacolo della rassegna "Teatro a Palazzo - Venerdì d'Autore a Tricase" organizzata dalla Compagnia Teatrale "La Svolta" in collaborazione con l'Associazione "Diversamente Stabili" e con il patrocinio del Comune di Tricase.
In cinque serate di programmazione abbiamo avuto una presenza di pubblico di volta in volta maggiore fino al sold-out di venerdì 18 maggio.
Un susseguirsi di spettacoli che hanno catapultato il pubblico nell'universo femminile analizzandolo in tutte le sue sfaccettature. Un turbinio di emozioni e di riflessioni all'interno del calendario degli spettacoli che hanno spaziato temporalmente dal '900 ai giorni nostri con Peppino De Filippo, Cristina Comencini, Dario Fo e Franca Rame, Salvatore Cosentino, Aldo Lo Castro.
Un affettuoso grazie a tutto il pubblico che ha preso parte alla rassegna, che ci ha dato fiducia e che dopo ogni spettacolo ha voluto fermarsi a chiacchierare con noi.
Un ringraziamento va a chi ha creduto nel nostro progetto, agli sponsor e al media partner Mondoradio.
Grazie agli amici Gianluigi e Michele per il puntuale e instancabile sostegno tecnico e logistico.
Un grazie particolare va al direttore artistico Antonio D'Aprile per aver selezionato accuratamente gli spettacoli capaci di sviscerare il tema trattato nel migliore dei modi portando il pubblico a riflettere.
La passione per il teatro, la responsabilità che tutto funzioni alla perfezione, la capacità di sopperire all'imprevisto sono alla base di chi ha lavorato dietro le quinte affinché la macchina organizzativa funzionasse.
Ora ci prendiamo un piccola pausa in vista della stagione estiva e poi…subito al lavoro con la nuova edizione della rassegna.
di Pino Greco
Nella zona industriale di Tricase, Miggiano e Specchia c’è un mare di immondizia…
dove ormeggia per strada un gommone.
E’ l’unica cosa che è cambiata. Per il resto non è cambiato nulla. La zona Industriale di Tricase, Miggiano e Specchia, non è mai tornata pulita (entro un paio di mesi) come era stato promesso dal presidente Tondo in “collaborazione” con i sindaci dei tre Comuni. Il problema sembra senza soluzione. Siamo punto e a capo.
La zona A.S.I. è ancora oggi invasa da rifiuti di ogni genere.
Proprio così, la zona industriale di Miggiano, Specchia e Tricase è un sito vasto quanto un rione della Città di Tricase, un’area dinanzi alla quale ogni giorno passano decine e decine di auto ma che non ha mai destato l’interesse di nessuno. L’A.S.I. è un’immensa discarica a cielo aperto che cresce giorno dopo giorno con un peggioramento dello stato delle cose. Qui si continua a scaricare di tutto, dai grossi tubi in cemento e plastica presenti nelle campagne ad un gommone che “ormeggia” per strada, forse in attesa della bella stagione.
C’è di tutto di più: rifiuti ingombranti come vecchi elettrodomestici e mobili, sacchi di cemento e altro materiale proveniente da cantieri edili. E poi buste nere contenenti immondizia domestica, vecchi materassi, polistirolo, lamiere, scarti di ogni genere, dalla plastica al vetro. L’ex zona P.I.P., da qualsiasi prospettiva la si voglia vedere, è ormai considerata un’area dimenticata.
Situazioni di estrema emergenza mai veramente affrontate in questi ultimi anni in modo radicale e definitivo.
Qui imprenditori e artigiani dovrebbero essere attratti e non completamente scoraggiati da problemi e disservizi di ogni tipo.
Finora si è proceduto con soluzioni approssimative e temporanee con la conseguenza di non raggiungere mai quella soluzione concreta che chiedono tutti coloro che nella zona industriale ci lavorano. Arrivare con auto e mezzi tra strade senza illuminazione e segnaletiche, strade piene di buche e pezzi di ferro che fuoriescono dall’ asfalto, capannoni abbandonati, erbacce e discariche abusive è oltremodo penalizzante e fa scappare eventuali investitori.
Se a ciò si aggiungono i pesanti contributi che il Consorzio ASI sta chiedendo ai vecchi e ai nuovi imprenditori che si vogliono insediare oppure che si sono già insediati da tanti anni, il quadro diventa veramente desolante.
Per effetto di un Regolamento del 2015 tutti devono pagare un contributo pari ad € 6,00 al metro quadrato e ciò per la infrastrutturazione e per i servizi forniti dal Consorzio o per quelli che dovrebbe fornire.
Una bella cifra se si tiene conto della grandezza dei lotti. Ma soprattutto una somma che, piuttosto che incoraggiare, scoraggia gli operatori economici e che finisce per addossare un fardello pesante, specialmente di questi tempi, a chi da anni lotta per sopravvivere.
Se poi malgrado questa richiesta di contributi, lo stato della Zona Industriale è quello sopra descritto, allora siamo proprio … in alto mare. Sarà per questo che è stato ormeggiato il gommone?
LUNEDI 21 MAGGIO - ore 16.30 – PALAZZO GALLONE
LIBRERIA MARESCRITTO E COMUNE DI TRICASE PRESENTANO:
IL VIOLENTO MESTIERE DI SCRIVERE
GIORNALISMO E NARRAZIONE: UN CORPO A CORPO CON IL MONDO
INCONTRO CON IL DIRETTORE DELL’ESPRESSO MARCO DAMILANO
che parlerà del suo ultimo libro
“UN ATOMO DI VERITA’. ALDO MORO E LA FINE DELLA POLITICA IN ITALIA” (Feltrinelli Editore)
A Roma, in via Fani, la mattina del 16 marzo 1978, alle ore 9,15 un commando di terroristi appartenenti alle Brigate Rosse blocca l’auto su cui viaggia il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro e l’Alfetta che la segue. Vengono sparati 80 proiettili: l’azione dura appena tre minuti e si conclude con la morte dei cinque uomini della scorta ed il rapimento di Aldo Moro.
La prigionia dura 55 giorni, durante i quali le Brigate Rosse comunicano con l’esterno attraverso dei comunicati fatti trovare dai giornali e informano che Aldo Moro è prigioniero politico e verrà giudicato secondo i criteri della giustizia proletaria.
Alla fine del processo Aldo Moro verrà condannato a morte. Viene infatti ucciso il 9 maggio e fatto trovare nel portabagagli di una Renault rossa in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure a pochi passi dall’Altare della Patria.
Questi i momenti salienti che tutti conosciamo: l’inizio, il culmine e la fine del sequestro Moro.
Sui molti lati oscuri della vicenda c’è tutta una letteratura, documentari ed anche il cinema si è occupato a più riprese di quello che nei 40 anni successivi è diventato il “caso Moro”.
Damilano si sofferma poco sui misteri dei 55 giorni e per principio quasi non nomina i brigatisti, compiendo così una scelta che contiene il giudizio politico della sconfitta del progetto brigatista.
Il libro di Damilano non è un saggio e neppure un romanzo: è prima di tutto un viaggio nella memoria di un giornalista che quel 16 marzo del 1978 era un bambino che passa con il suo pulmino delle scuole elementari da Via Fani venti minuti prima della strage ed è chiaro che quel giorno, quel ricordo rimarrà indelebile nella sua mente e segnerà, con la presa di coscienza successiva, la sua formazione umana, politica e professionale.
Compiendo un viaggio anche fisico nei luoghi di Aldo Moro, quelli della sua vita, del suo sequestro e della sua morte e, aspetto importantissimo, rileggendo i suoi pensieri, quelli delle lettere che Moro scrisse durante la prigionia mentre si consumava il suo dramma umano e psicologico oltre a quello politico, Marco Damilano, da appassionato di storia della politica, ci restituisce la figura di un uomo che, scrive, “è stato sicuramente un uomo di potere, ha conosciuto il potere in tutti i suoi aspetti, anche il più crudo e il più oscuro. Nessuno come lui sapeva cosa si muove nel fondale occulto della politica e della società italiana. Ma proprio per questo immaginava la costruzione di percorsi complessi, di tempi lunghi, di non esaurire un progetto politico nello spazio di un istante. Anche la sua ultima operazione, l’ingresso del Pci nella maggioranza di governo, aveva un respiro strategico”.
Moro aveva compreso più di ogni altro la necessità di un cambiamento profondo del sistema politico italiano e si sforzava di guidare il paese verso una rifondazione delle istituzioni democratiche.
“Se voi mi chiedete fra qualche anno cosa potrà accadere (parlo del muoversi delle cose, del movimento delle opinioni, della dislocazione delle forze politiche), io dico: può esservi qualche cosa di nuovo. Se fosse possibile dire:saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà” (dal discorso di Moro ai gruppi parlamentari democristiani del febbraio 1978).
Sequestrato e poi ucciso Moro si interrompe brutalmente anche il suo disegno politico, che nessuno è stato più in grado di proseguire.
“Via Fani”, scrive Damilano, “ è stato il luogo del nostro destino. La Dallas italiana, le nostre Twin Towers. Il momento che ha cambiato tutto. Nel 1978, l’anno di mezzo tra il ’68 e l’89. Tra il bianco e nero e il colore. Lo spartiacque di diverse generazioni che cresceranno tra il prima e il dopo: il tutto della politica – gli ideali e il sangue – e il suo nulla. La trasformazione della politica da orizzonte di senso a narcisismo e nichilismo, da speranza a paura e rabbia, con il rischio di annullare in entrambi i casi il singolo individuo. Il sequestro di Aldo Moro ha segnato la fine di una generazione. La sua morte ha spezzato l’ultima possibilità della Repubblica dei partiti di auto-rinnovarsi”.
Parlerà con Marco Damilano Stefano Martella (giornalista e scrittore)
Con l’intervento del Sindaco Carlo Chiuri
di Alessandro Distante
Sono passati più di due mesi dalla consultazione elettorale per il rinnovo del Parlamento; oltre ad attendere ancora la formazione di un Governo, attendiamo di vedere sul territorio gli Eletti.
Alcuni erano e sono rimasti degli illustri sconosciuti, altri erano e sono rimasti dei fantasmi.
La continua latitanza dei partiti, attivi soltanto in periodo elettorale, non esime tuttavia gli Eletti dal cercare un rapporto con i cittadini.
Non sembra che questa esigenza sia stata avvertita.
Eppure sono in gioco gli interessi collettivi, affidati, in questa fase, soprattutto a chi stila contratti destinati a fare la storia; vero è che si annunciano gazebi e consultazioni on line, bypassando la fiducia da ricercare in Parlamento (come dice la Costituzione), ma ciò non impediva agli Eletti di farsi vedere per ascoltare e così, magari, favorire anche qualche spunto per il redigendo programma di Governo.
Gli Eletti, peraltro, rappresentano la Nazione (come dice la Costituzione) e non solo gli iscritti ad un Partito o Movimento.
Ed invece nulla di tutto questo, con Parlamentari che non hanno avvertito, al momento, l’esigenza di essere sul territorio, forse troppo occupati a lavorare per la nascita del Governo o troppo preoccupati di dover nuovamente presentarsi agli Elettori che, ancora una volta ingrati e pregiudizialmente ed ingiustamente polemici, potrebbero dire:
“Ma questi, chi li ha visti?”
di Cosimo Musio Presidente “Dialoghi e Reti”
DON TONINO E TRICASE. LA SUA AZIONE, LA SUA EREDITA’…
Continuano gli appuntamenti organizzati dall’Associazione “Dialoghi e Reti”. Come abbiamo già avuto modo di dire, la nostra Associazione nasce con l’intento di promuovere e suscitare occasioni di riflessione e di dialogo su tematiche di interesse sociale. Riteniamo, infatti, che una Comunità si connatura come tale anche dalla capacità di interrogarsi, dialogare ed esperire percorsi di vita condivisi e solidali, orientati alla realizzazione del bene comune.
Dopo l’incontro con il Sindaco Carlo Chiuri e il convegno su Aldo Moro, tenuto dall’on. Gero Grassi, il 22 e 23 maggio prossimi, saràla volta di un appuntamento carico di emozione e, ci auguriamo, di spunti di riflessione, dedicato a don Tonino Bello e al suo ministero di parroco nella nostra città.
L’iniziativa nasce da una riflessione: in questi 25 anni tanto si è parlato e si è scritto di “don Tonino Vescovo”, poco di “don Tonino Parroco”.
Si è avuta l’impressione che Tricase, pur amandolo molto, lo abbia testimoniato poco; anzi, soprattutto nel periodo immediatamente successivo alla sua consacrazione a vescovo, si è cercato di riporre in un cantuccio quanto da lui realizzato. Ed anche dopo la sua morte ha prevalso il timore ad aprire una riflessione comunitaria sul suo ministero di parroco che, pur avendo riguardato solo una delle tante, troppe, parrocchie di Tricase, ha avuto, tuttavia, un’impronta più ampia.
Spesso si è affidata l’esegesi del suo pensiero e della sua azione a persone che hanno “letto” don Tonino e non a chi, invece, lo ha “vissuto”.
Forse, chissà, la sua preghiera/testamento “La Lampara”, anziché ispirare la meditazione e la traduzione in pratica del suo lascito, ha prodotto l’effetto opposto: ha inibito gli animi. E, per la verità, ciò non può meravigliare. Don Tonino non passa nelle vite di chi gli si accosta, anche se in maniera postuma, senza causare una crisi di coscienza. La sua forza sta nella capacità di mettere a nudo, di fronte al proprio vissuto, il lettore o chi ne fu fortunato uditore. Don Tonino, pur dicendo bene di tutti, come scriveva Padre Turoldo, pone quesiti evangelici che non lasciano via d’uscita. La scelta che pretende è una scelta radicale a favore dei poveri, degli emarginati, degli esclusi…dei dropout. Senza se e senza ma.
Rispetto a questa inibizione ci piacerebbe provocare un’inversione di tendenza: contribuire ad aprire un confronto, libero e franco, rischiare, mettendoci in discussione tutti, e tutti insieme, come Comunità. Sono queste le ragioni, che mi auguro nessuno vorrà considerare presuntuose, che ci hanno spinto ad organizzare un incontro chiedendo a degli Amici di aiutarci a riflettere e a meditare.
Abbiamo chiesto a Gigi Lecci, Claudio Morciano e Caterina Scarascia, che con don Tonino hanno condiviso il percorso nelle organizzazioni laicali e all’interno della parrocchia, di offrirci la loro radicata testimonianza.
Alfredo De Giuseppe, al tempo giovane uomo, inquieto e intraprendente, e Vittorio Serrano, in quegli anni Sindaco di Tricase, approfondiranno il contributo che don Tonino ha dato alla Comunità sociale e politica.
Sarà, poi, Alessandro Distante, dal suo osservatorio attivo di Direttore de “Il Volantino”,
a creare un ponte tra “gli anni di don Tonino Parroco” e i nostri tempi, ponte propedeutico ad un auspicato percorso dialogico che, ispirato dal“La Lampara”, tratteggi un futuro che spetterà a tutti noi scrivere.
Il tutto con la speranza che la memoria di don Tonino stimoli sempre più, nella nostra Comunità,“la capacità di inventarsi, la gioia di prendere il largo, il fremito di speranze nuove, (…) l’ebbrezza di camminare insieme”.
di Pino Greco
LIBELLULA FULGOR TRICASE: UNA CASA DOVE SI STA BENE….
E’ il momento di dire grazie… E’ finita la stagione 2017/18. Tra gli applausi e saluti.
E’ il momento di dire grazie
Grazie perché sono stati rispettati i programmi di inizio anno.
Grazie perchè è stata una stagione esaltante, una Fulgor salva con largo anticipo con ben quattro giornate.
Grazie perché è stato fatto un buon lavoro, un campionato con la mentalità giusta, un giusto mix tra la valorizzazione dei giovani e il far divertire i tifosi.
Grazie perchè si chiude con un settimo posto a 33 punti, il primo campionato nazionale di serie B della gestione Cassiano.
Grazie perché è il secondo anno della Libellula, due anni di risultati positivi per tutta la società rossoblu tricasina.
E’ il momento di fare i complimenti
Complimenti alla società che ha una eccezionale resistenza alla passione e al lavoro.
Complimenti alla famiglia Cassiano, al presidente Francesco, al figlio Enrico e alla moglie Rosaria.
Complimenti per la professionalità ed efficienza ai medici Salvatore Cacciatore, Carlo Cazzato e Sandra Perrone.
Complimenti ad Antonio Scarascia e Letizia Pecoraro, Stefano Sodero, Pierangelo De Marco, Donato Casciaro, Massimiliano Coluccia, Francesco Ciardo, Giuseppe Stefanizzi e Riccardo Lecci che hanno fatto un lavoro straordinario.
Complimenti a Michele De Giorgi, primo allenatore e Giuseppe Amoroso, secondo allenatore, per aver contribuito ad una stagione equilibrata e ben giocata. Complimenti agli atleti che hanno dimostrato grande attaccamento alla maglia.
Complimenti agli sponsor che hanno partecipato, hanno creduto e continuano a credere nella pallavolo tricasina, rendendo possibile lo svolgimento di un campionato importante come quello della serie B maschile nazionale.
Complimenti ai tifosi, a tutti coloro che giorno dopo giorno, partita dopo partita, fanno di questa società una casa dove si sta bene.
Un pensiero a chi non ce l’ha fatta ed è morto tra l’affetto della moglie e dei due figli.
Grazie e complimenti doppi perchè le sconfitte e le vittorie rivelano il cammino della vita e fanno maturare.
Grazie a tutti, e se ho dimenticato qualcuno perdonatemi… sarà per il prossimo anno
di Nunzio Dell'Abate
Pur continuando ad espletare i nostri compiti istituzionali, abbiamo scientemente silenziato l’azione mediatica da qualche tempo a questa parte. Abbiamo infatti notato una certa insofferenza alla nostra esuberanza propositiva e non volevamo essere di intralcio al governo cittadino.
Specie con un Sindaco che vede tutto nero e complotti dappertutto ed alla prima difficoltà minaccia le dimissioni.
Ma a distanza di un anno dall’insediamento della nuova Amministrazione, un minimo di sana verifica va fatta non fosse altro che per schiarirsi le idee e ripartire con più determinazione.
Verrebbe da sintetizzare, rivisitando a Tricase la canzone vincitrice a Sanremo, “Non mi avete fatto niente” in “Non avete cambiato niente”. Infatti, a parte l’aumento delle indennità di sindaco ed assessori e delle posizioni verticistiche del personale, nulla è mutato.
Anche il primo bilancio di programmazione economica - approvato, come accadeva sistematicamente in passato, fuori termine a metà anno e con diffida del Prefetto al seguito- è il copia e incolla di quello dello scorso anno. E, come in passato, non si è potuto dare il minimo contributo alla sua formazione, visto che la Commissione Consiliare deputata ai lavori preparatori si è tenuta lo stesso giorno di convocazione del Consiglio per l’approvazione del bilancio, celebrato a sua volta tre giorni dopo!!
Eppure il bilancio, prima di un insieme di numeri, è un mix di azioni e desiderata che disegnano la Città che si vuole.
E Tricase ha solo l’imbarazzo della scelta nella strategia vincente per diventare attraente e produttiva: centro storico, nuova zona commerciale, centro servizi, marine, frazioni, zona industriale, patrimonio immobiliare, programmazione culturale-turistica, mobilità urbana eco-sostenibile e risorse umane (imprenditoriali ed associative).
Con tutti presupposti per pensare in grande, attraverso una rete integrata e permanente con gli altri Comuni del Capo di Leuca.
Ne viene invece fuori una Tricase anestetizzata, senza caratterizzazione e sussulti, dove il problema da rincorrere e risolvere è il quotidiano. Per la verità, anche quello lascia a desiderare: folta vegetazione in ogni angolo del paese, manto stradale dissestato, viabilità al collasso, mancanza di sicurezza e sorveglianza, servizi carenti o inadeguati.
Con i soliti sperperi che si trascinano da anni: spese per contenzioso alle stelle, spese per la pubblica illuminazione che sfiorano i 750.000 euro, costi eccessivi per le utenze comunali, € 50.000 per spese postali e manifesti, appalti di servizi comunali scaduti ed in eterna proroga, ecc.
E con le solite disattenzioni in settori nevralgici: appena 1.000 euro per lo sportello delle attività produttive e neppure un centesimo per le politiche del lavoro. Per non parlare della gran confusione in tema di organizzazione del personale, con aumento di costi per il 2018 di € 210.000 e dissapori su in palazzo.
Non vogliamo apparire impietosi, ma c’è bisogno di uno scossone. Né possiamo restare inermi spettatori, il ruolo consiliare attribuitoci non ce lo consente. Ma soprattutto ce lo impedisce quella voglia irrefrenabile di contribuire a cambiare per davvero il nostro paese, la nostra mentalità e il nostro comune agire; quella voglia di veder applicati in concreto quei principi di efficienza, economicità, razionalità e legalità cui dovrebbe sempre ispirarsi l’azione pubblica.
In una parola, di crescere…
Tricase: Prima agli arresti, poi assolto. Revocata anche la misura cautelare
Assoluzione nel giudizio con rito abbreviato per Oronzino Paganelli, 55enne di Tricase
assistito dall’avvocato Tony Indino, accusato di maltrattamenti in famiglia.
Il gip Carlo Cazzella lo ha condannato alla lieve pena di quattro mesi per atti persecutori, con pena sospesa, revocando la misura cautelare del divieto di avvicinamento, dopo l’iniziale arresto ad opera dei carabinieri di Tricase nel gennaio scorso (la misura era stata poi sostituita dal Tribunale del Riesame di Lecce a seguito di ricorso del difensore).
L’accusa, rappresentata in udienza dal pubblico ministero Paola Guglielmi, aveva richiesto una condanna a 1 anno e 8 mesi con la conferma della misura cautelare.
L’indagine era partita dopo la denuncia della ex moglie, nel dicembre scorso, per presunti maltrattamenti ed atti persecutori subìti nel corso di tutto l’anno 2017: l’uomo, infatti, avrebbe maltrattato la moglie convivente costringendola, dall’agosto dello stesso anno, a lasciare l’abitazione coniugale continuando a molestarla ed altresì costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita.
Una giornata di eventi a Marittima di Diso e Tricase
per far conoscere e valorizzare il patrimonio agricolo autoctono
Torna la settimana della Biodiversità Pugliese e il Parco Naturale Regionale costa Otranto Santa Maria di Leuca bosco di Tricase la celebra. Il 20 maggio una serie di iniziative saranno spunti importanti per raccontare studi e progetti a favore della biodiversità e del patrimonio di tradizioni e colturale che essa racchiude.
Si inizia alle 9:00 del mattino sino alle 13:00 in un luogo simbolo , il Belvedere dei frutti Minori a Marittima di Diso, dove la bellezza naturalistica si fonde con il valore del suo recupero dall’abbandono. Qui ci sarà la possibilità di prender parte ad una visita guidata con il biologo del Parco,dott. Francesco Minonne, tra i terrazzamenti dei ‘frutti minori’ che accolgono le specie frutticole antiche, tornate a radicare grazie al progetto RE.Ge.Fru.P, nato con l’obiettivo primario di recuperare le varietà autoctone frutticole perse e di valorizzarne le proprietà. Il pero Monaco il fico Paolo, l’azzeruolo, il gelso, il carrubo, il sorbo e i melograni segnano il percorso su uno sfondo di grande bellezza. Poi sarà la volta della visita ai paesaggi agrari costieri.
Nel pomeriggio varia il luogo ma non il tema. La coop “Terrarossa” , la “Masseria Nonno Tore” e l’azienda agricola “Gli Orti di Peppe”, in collaborazione con il Parco Naturale Otranto-Leuca e “Meditinere”, organizzano“Tricase e le colture orticole tradizionali”, un pomeriggio di videodocumenti, visite in campo e piccole degustazioni. L’appuntamento è presso la chiesa dei diavoli, alle ore 17, per lo spazio proiezioni che vedrà in rassegna : “Diversity food” di Klesha Production, cartoon sulle varietà tradizionali e “la Pestanaca di Santu Pati”, documentario di Pierpaolo Battocchio Biata sulla straordinaria carota multicolor, produzioni di Terrarossa per il Sac Porta d'Oriente e “sapori autentici di comunità”, “La cicoria bianca di Tricase” di Salento Km0 e in anteprima “la marcia del seme”. Quest’ultimo è un video racconto dell' iniziativa di raccolta popolare promossa dell'Ente Parco, che ha arricchito la banca del seme delle Università Pugliesi, nell'ambito del progetto BiodiverSO.
Di li a poco nella vicina Masseria Nonno Tore Carlo e Irene sveleranno proprietà e gusto del Carciofo spinoso di Tricase, ecotipo tutto tricasino coltivato in situ fin dall'800. Poi sarà la volta dell'azienda agricola “Gli Orti di Peppe”, sempre in contrada Mito, per partecipare alle lavorazioni di un orto e conoscere da vicino alcune antiche varietà locali recuperate e coltivate senza veleni da giovani agricoltori.
A chiudere la giornata un aperitivo ‘marenna’ alla Chiesa dei Diavoli, guarnito da una gustosa birra artigianale al carciofo autoctono prodotto da Agribirrificio del Capo e Nonno Tore, e dal “vino biodiverso dei bambini” prodotto da questi ultimi pigiando ben 54 varietà di uve autoctone della Puglia. Durante l'evento verrà distribuito il calendario Biodiverso del Parco.
Un appuntamento imperdibile con la biodiversità del Salento. Necessaria l'adesione al 320 7709937
di Alfredo De Giuseppe
Oggi mi rivolgo a Lei, dott. Antonio Nunziante, vice presidente della Regione Puglia, che venerdì 4 maggio è venuto nella nostra Tricase per discutere con la cittadinanza dei progetti della nuova strada 275. Mi rivolgo a Lei perché in quell’incontro tenuto a palazzo Gallone ho intravisto quel lampo di vera disponibilità all’ascolto, quel positivo atteggiamento non populista (tipico di tutti i politici del decennio) che porta ad affrontare con lungimiranza i problemi, perché ho intravisto una persona onesta e fuori dalla logica degli affari a tutti i costi.
Però... poiché ho intravisto anche una effettiva difficoltà ad esprimere un’idea compiuta sull’argomento, reiterando semplicemente la possibilità della decisione alle comunità e ai loro rappresentati, vorrei ricordarle che la Politica dovrebbe anche cominciare a fare proposte costruttive, ipotesi di sviluppo sostenibile con uno sguardo aperto ai prossimi decenni. E per questo mi trovo costretto a scriverle.
Durante l’incontro gli ingegneri dell’Anas e altri rappresentanti istituzionali hanno presentato due ipotetici progetti alternativi: uno verso Est, coinvolgendo la Cosimina e uno verso Ovest che, partendo dalla zona industriale si incuneerebbe fra Lucugnano e Tricase. Dando per scontato che questa seconda soluzione è quella che ricalca fedelmente il vecchio progetto a 4 corsie, ancora fortemente voluto da tutta la classe politica (5S escluso) per le più svariate ragioni, non vorrei qui entrare in questa discussione. Vorrei invece porle delle questioni di fondo ancora più interessanti, ancora più strategiche.
Il Capo di Leuca per motivi storici, ma soprattutto geografici, nei decenni del boom economico è rimasto abbastanza escluso da progetti faraonici e da mega industrializzazioni. Questo particolare, che negli anni ha creato sempre disoccupazione, emigrazione e marginalità, oggi potrebbe diventare una risorsa immensa ed inesauribile. Se solo per un attimo la classe politica, da Bari a Castrignano, sapesse immaginare un modello nuovo, originale, di sviluppo e di conservazione, noi potremmo fare del Capo di Leuca un posto ricercato nel mondo, un posto intriso di una storia e di una biodiversità davvero spettacolari. Ma bisogna crederci e far partire le idee con coerenza e coraggio, senza tante concessioni alla vecchia, interclassista ipotesi di uno sviluppo del cemento senza fine e senza confini.
È arrivato il momento di pensare a questo lembo di territorio come un unicum: una decina di Comuni che devono concentrarsi intorno ad un unico progetto, dove non c’è spazio in ogni Comune per aree industriali e artigianali, per depuratori mal funzionanti che scaricano a mare, continuando fra l’altro nuove espansioni urbanistiche, in nome di uno sviluppo che è diverso da quello immaginato decenni fa, dove ogni frazione di 1.000 abitanti sembrava dovesse avere il proprio stadio olimpico e la propria università.
Se davvero ci sono i soldi per fare delle opere strutturali è il momento di pensare, caro dott. Nunziante, a cose nuove, che, seppur non rivoluzionarie e già viste, meritano semplicemente un po’ di coraggio. Le faccio due soli esempi di opere strutturali che potrebbero portare nuove prospettive di lavoro valorizzando quel che il territorio offre: una vera pista ciclabile della Litoranea che parta da Porto Cesareo, faccia il periplo di tutto il Salento, arrivi a Leuca, Otranto fino a San Cataldo (e magari ogni cinque chilometri intersecarla con sentieri, tratturi, monumenti e bellezze naturali); la continuazione del treno della Sud-est fino a Leuca, generando finalmente un tragitto completo che parta dall’aeroporto di Brindisi possa giungere (anche di domenica) nel punto più a sud della Puglia.
Poi ovviamente le strade vanno risistemate e ampliate dove possibile, ma, per favore, non ci venga a dire che il dedalo di paesini che forma il Basso Salento necessita di nuove autostrade. C’è bisogno, invece, di Amministratori locali lungimiranti, di nuove prospettive e nuove regole, di immaginare un paesaggio risistemato e coerente, da consegnare ai visitatori e alle future generazioni. La strada 275 in questo senso è paradigmatica di due opposte concezioni del mondo, una prona all’asfalto e l’altra pronta a raccogliere le nuove sfide.
Vorrei che lei, e un nutrito gruppo di Sindaci, Consiglieri regionali e provinciali, Politici nazionali, intellettuali e imprenditori non ci dessero una nuova strada ma ci regalassero finalmente una nuova Visione.