di Pino Greco
Comunque vada, sarà un successo! “Lasciate che tutto vada come deve andare.
La differenza alla fine la faranno le parole, le persone.“ Era una famoso “ motto”vincente.
Potremmo utilizzare questo sostantivo capovolgendo il significato della sua azione:
Comunque vada non sarà un successo per l’Amministrazione Chiuri.
Proprio così. Indipendentemente dalle scelte del primo cittadino ( rientra o non rientra a fare il sindaco), questa amministrazione è entrata nel Guinness dei primati.
Infatti, numeri alla mano, sono tante le cose mai viste.
Dalla percentuale dei votanti ( al ballottaggio solo 5.393 voti), alla nomina dei primi assessori (tutti senza esperienza amministrativa), alle continue beghe fino alle offese, alla richiesta (con scadenza) di gruppi di maggioranza di sostituire i 4 assessori ( richiesta soddisfatta a metà), alle dichiarazioni poco “ amichevoli “ del sindaco nei confronti degli ex assessori Antonella Piccinni e Mario Turco, all’assenza del primo cittadino (nell’Assise) ogni qualvolta a prendere la parola era un consigliere di minoranza, all’arrivo a Palazzo Gallone di un vice sindaco ( ex dipendente comunale), all’attuale Giunta dove nessun componente ha tessera di partito, alle dimissioni dalla maggioranza ( dal proprio gruppo di appartenenza) del presidente del Consiglio comunale, alle dimissioni del sindaco, alla mancanza di fiducia con l’attuale maggioranza da parte del consigliere Giuseppe Peluso ( per promesse non mantenute).
Insomma, ci sembra che la strada per arrivare al voto si preannuncia molto breve, perché la differenza alla fine la faranno le parole e le persone.
Sabato, 12 ottobre ore 19,30 presso la tomba
del Servo di Dio Don Tonino Bello nel cimitero comunale di Alessano
Prosegue la programmazione di eventi di promozione del pensiero e dell’opera di Don Tonino Bello nella Città di Alessano.
Dopo aver completato l’installazione di dodici opere d’arte lungo l’itinerario artistico (che presto diventerà anche un percorso catechetico) che conduce alla tomba del Vescovo della Pace tramite il ciclo di eventi culturali “Venti alle Venti” e aver ospitato numerosi momenti di riflessione e laboratori esperienziali (da ultimo il meeting internazionale “Carta di Leuca” e i convegni organizzati dalla Fondazione Don Tonino Bello e dalla Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca), l’Amministrazione Comunale promuove una nuova edizione di “Musiche di Pace”, il tradizionale concerto – preghiera che propone e attualizza i temi cari al Profeta degli ultimi avvalendosi del linguaggio universale della musica.
È una delle occasioni più importanti che la Città dedica durante l’anno ai tanti pellegrini che si accostano alla figura di Don Tonino Bello per approfondirne l’opera pastorale, intellettuale e sociale profusa alla luce dei valori della Pace e dell’Accoglienza.
L’appuntamento è fissato per sabato 12 ottobre alle ore 19.30 presso la tomba del Servo di Dio Don Tonino Bello nel cimitero comunale di Alessano, dove, in occasione del XXV anniversario della morte, Papa Francesco si è recato per rendergli omaggio e indicarlo quale esempio di “Chiesa in permanente uscita missionaria”.
Dopo i saluti del Sindaco di Alessano Francesca Torsello, del parroco Don Gigi Ciardo, del rappresentante della Fraternità Francescana di Alessano Padre Francesco Monticchio, del Presidente della Fondazione Don Tonino Bello Giancarlo Piccinni e del nipote di Don Tonino Stefano Bello, la manifestazione prevede le esibizioni musicali del gruppo vocale Faraualla e di Antonio Amato Ensemble. Nel corso della serata verranno letti e recitati alcuni passi tratti dagliscritti di Don Tonino.
di Alessandro Distante
E’ da tempo che hanno scoperto il Salento.
Ed è sempre più frequente che il Salento scopra loro. Helen Mirren a Tiggiano e Staffan de Mistura a Depressa sono ormai diventati di casa.
Da qualche anno la famosa attrice, premio Oscar e tre volte Golden Globe, è diventata di famiglia a Tiggiano ma anche a Tricase; del resto il primo incontro lo ebbe proprio con la nostra Città quando venne per una edizione del SIFF.
Il Salento la colpì a tal punto da prendere casa e trascorrere molti mesi dell’anno, insieme al marito, l’altrettanto famoso regista Taylor Hackford, quello di Ufficiale e Gentiluomo tanto per intenderci.
Staffan de Mistura, invece, fa casa a Depressa, nel centro storico di un paese abbandonato da molti ma scoperto da chi ha occhi attenti al bello.
Quel che più interessa sottolineare è che la loro presenza è diventata una presenza attiva e propositiva.
Quest’anno –tanto per non andare lontano- la Mirren ha preso una bella iniziativa per la pulizia delle strade di campagna e, qualche tempo prima, aveva sponsorizzato una campagna per difendere i nostri ulivi dalla malaria della xylella.
Per non dire del progetto con il Comune di Tiggiano per un centro documentale sul cinema “spaghetti western” con la possibilità di portare in Salento tanti famosi registi ed attori.
Per canto suo, de Mistura non ha mancato di officiare l’inaugurazione di piazza don Tonino Bello e il percorso che, attraverso via Tempio, conduce alla Chiesa Madre.
Un padrino d’eccezione, non c’è che dire!
E poi a Depressa l’importante diplomatico, abituato a trattare con i più importanti personaggi della politica mondiale, non disdegna di passare il tempo libero anche al bar a giocare a biliardino.
Non molto distante da Tricase, villeggia Serena Dandini che tante volte raggiunge Tricase e che non manca di partecipare a serate (alcune anche organizzate dal Volantino) attirando intorno a sé un pubblico affezionato e divertito.
Quest’anno, per esempio, ha partecipato all’inaugurazione della Fiera della Fica a Marittima, dove scappa quando glielo consentono gli impegni televisivi e giornalistici.
Senza dimenticare Antonio Caprarica che, da Leuca dove villeggia, torma sempre con piacere a Tricase, non solo per presentare i suoi libri (ed il Volantino è sempre presente) ma anche per trascorrere piacevoli serate tra un assaggio ed una visita al centro storico, come avvenuto quest’estate.
Insomma, un Salento che si dona a chi viene, ma anche un Salento che riceve tanto da chi lo apprezza.
Uno scambio intenso e disinteressato, nel segno della bellezza, della semplicità o, in una parola, della qualità della vita.
RIPRENDE LA MENSA DI FRATERNITÀ
Il prossimo 5 ottobre, alle 13,30, riprenderà, dopo la pausa estiva, il servizio della MENSA DI
FRATERNITÀ che si svolge ogni sabato presso la struttura “MAIOR CHARITAS” dell’Associazione “Orizzonti di Accoglienza” di Via Galvani 44 – TRICASE.
La Mensa è aperta a quanti vogliono condividere un pasto con quanti si trovano in situazione di
bisogno (materiale, psicologico o affettivo) e per questo potranno trovare conforto nella sala mensa della struttura.
Vogliamo anche rimarcare che da quest’anno ai gruppi già presenti nella gestione del servizio
(Orizzonti di Accoglienza, Comune di Tricase, Ospedale Card. Panico, Parrocchia della Natività di
Tricase, Parrocchia S. Andrea di Tricase, Parrocchia di Patù) si affiancheranno due nuovi gruppi,
Parrocchia S. Antonio di Tricase e Parrocchia di Corsano: un segno di allargamento della sensibilità
di attenzione, servizio e accoglienza verso chi è più debole, nel rispetto del principio di solidarietà.
È doveroso ricordare che la fornitura di pane per tutti i pasti è offerta da “La Madia Salentina Srl”
di Tricase, così come è già avvenuto in tutti gli anni di vita della Mensa.
Un ultimo aspetto ci piace sottolineare: il gruppo di coordinamento ha deciso di aderire alla
campagna “Plastic free” lanciata da Caritas Italiana e pertanto da quest’anno la plastica verrà
bandita dalla nostra mensa e pertanto le posate saranno in metallo, in ceramica o di materiale
biodegradabile.
Per il gruppo di coordinamento
Claudio Morciano
La mia colonna di Alfredo De Giuseppe
Si dice (mi dicevano) che superati i sessanta la prospettiva cambia.
Hai superato la linea di demarcazione fra gioventù e vecchiaia, puoi pensare alla pensione, al meritato riposo e vedere il tutto con maggiore distacco.
Io che sono un sessantenne inconsapevole, che ci sono arrivato senza accorgermene e senza volerlo, riesco a vedere da quest’altezza le sedimentazioni degli anni, dei rimpianti, delle vittorie e delle sconfitte.
Riesco a vedere il film di una vita, ma non riesco a smettere di pensare al futuro, a ciò che sarà, a ciò che può venire in funzione dei nostri comportamenti.
È vero che una certa età può avere delle stanchezze incorporate: non vuoi più vedere le stesse facce ogni mattina, non vuoi più vedere spettacoli karaoke, sempre uguali a loro stessi, la commedia all’italiana con i suoi stereotipi, la politica televisiva con i giornalisti star e neanche lo stesso tramonto.
La stratificazione di eventi, ormai sempre più accelerata,
può generare confusione e sconforto, voglia di mollare e di uscire dal contesto.
Ma succede anche che puoi avere curiosità di incontrare persone nuove, di fare altri percorsi con loro, che vai a cercarti gli spettacoli innovativi che abbiano in sé i germi dell’universalità, puoi vedere dei film bellissimi anche se girati con un cellulare, puoi parlare di politica senza inebriarsi dentro.
Così pensavo mentre, qualche giorno fa, leggevo dell’ennesima ricerca che fissa a 64 anni l’età in cui si diventa realmente adulti, dopo la quale smette di esistere definitivamente il bambino che eri stato.
Nel dubbio mi tengo buona la norma che una ricerca statistica vale nel suo assunto generale ma non per i singoli. Però ora mi sovvengono i sessantenni della mia infanzia, che sembravano vent’anni più vecchi e da un millennio fermi nel loro status.
Tra i miei vicini di casa c’era chi era curvo dalla fatica e dall’assenza di anti-infiammatori, chi non vedeva bene e guidava un’Ape Piaggio, chi aveva la gotta e chi camminava con il bastone.
Molti di loro avevano come unico sfogo l’osteria con annesso vino annacquato.
C’era una miriade di stranezze (perché l’umanità di per sé è strana, essendo unica nella sua composizione genetica): chi non dormiva la notte ma solo di giorno, chi aveva l’amante sotto casa, chi faceva il sacrestano e chi aveva le galline sotto il letto.
C’era poi una minoranza di signorotti che aveva il bagno in casa, vestiva bene, aveva studiato e di solito era un insegnante, un medico o un discendente di famiglia nobile. Erano pochi, molto pochi.
I sessantenni di oggi corrono per mantenere integra la massa muscolare, vanno in bicicletta vestiti come Nibali, frequentano palestre roboanti e fanno diete personalizzate con i cibi più esotici, cucinano come chef stellati, si curano e si amano, con tatuaggi e massaggi.
Tentano di rimanere giovani, per sempre giovani, non tanto nella testa quanto nel fisico.
Non frequentano le umide osterie, ma i pub alla moda con il miglior vino del mercato, parcheggiano auto costose nello stesso spazio dove i loro padri avevano un carretto col cavallo, usano i social compulsivamente e spesso sperano di essere affascinanti.
Ai figli insegnano qualcosa di vecchio, mentre loro si rifanno le rughe, abusano di medicine e viaggiano senza nesso: e infatti i figli non ci capiscono più niente.
Straparlano spesso di politica, sparando decine di luoghi comuni sul passato e sulla nostalgia del bel tempo che fu (che forse non c’è mai stato), mentre qualcuno li ascolta, pensando davvero che abbiano avuto delle esperienze importanti.
I sessantenni, e parlo al maschile perché son gli unici che penso di conoscere un po’, sono figli di famiglie patriarcali nella loro impostazione medievale, hanno vissuto il boom economico, le trasformazioni della donna, la tranquillità impiegatizia e pensionistica, hanno visto l’uomo sulla Luna con le tv bianco/nero e la fine del socialismo reale, hanno lottato per ideali di libertà, diventati post-ideologici, hanno finito per votare i loro nemici di gioventù.
Sono tanti,statisticamente tanti.
C’è uno spazio vitale oltre i sessanta? Rassicuro me stesso e gli altri vecchietti.
C’è uno spazio di vita a due uniche condizioni: che si continui a studiare e lavorare e che si coltivi la pratica di guardare avanti, anche oltre la propria morte.
Perché quella verrà, ne sono convinto, ma il mondo continuerà, almeno per un po’.
Sono consapevole che, come capita a tutti, fra qualche decina d’anni non lascerò nessun vuoto incolmabile: il mio posto sarà preso da un essere più evoluto di me.
Tricase, 6 ottobre 2019
E’ giunta nel primo pomeriggio di oggi la comunicazione
del consigliere comunale Giuseppe Peluso :
“Ritengo che ad oggi non ci siano i presupposti per continuare un rapporto collaborativo e di fiducia con l’attuale maggioranza”
Il consigliere Peluso: “Dopo mesi di attesa alla finestra, mi trovo costretto, con grande rammarico, a dichiarare in questo momento così delicato le mie decisioni per rispondere alle continue perplessità dei miei concittadini.
Come dichiarato dal sindaco nel mese di giugno, con l’appoggio di tutta la maggioranza, entro fine settembre si sarebbe dovuti arrivare ad una completa rimodulazione della giunta; ed io pur di mantenere un equilibrio in consiglio, ho accettato di sacrificare il mio assessore mettendo, come sempre, al primo posto gli interessi della collettività e non del singolo.
Tuttavia, dopo vari rinvii e promesse non mantenute, siamo arrivati ad ottobre dove la situazione è rimasta invariata.
Mi piace essere una persona coerente e corretta con me stesso e con gli altri, atteggiamento questo che non è stato ricambiato nei miei confronti.
Per i motivi sopra esposti, ritengo che ad oggi non ci siano i presupposti per continuare un rapporto collaborativo e di fiducia con l’attuale maggioranza"
POLITRIC
Il Sindaco Chiuri ha presentato le dimissioni ed ora vi sono 20 giorni per ritirarle; è questa l’ipotesi che traspare, avendo il Sindaco dichiarato di voler continuare a governare con persone disponibili afare il bene di Tricase.
La chiamata è alla difesa di Tricase, minacciata da nemici interni ed esterni, assetati di potere e di ambizioni elettorali. Il gridare al nemico è un’antica tecnica difensiva.
Ma è vera? Chiuri parla di una comunità che sta camminando con impegno e sacrificio.
Ed è proprio questo il punto debole dell’analisi: quello che è maturato negli ultimi tempi è l’arretramento di un progetto di Città.
E’ quanto denunciato dal Presidente Martina e, prima di lui, dagli ex Assessori Turco e Piccinni.
Il nemico, tanto evocato dal Sindaco, rischia di trovare spazio perché trova il vuoto della politica e l’assenza di un progetto leggibile di Città: ad esempio, si chiude il centro storico e si occupa di auto via Roma; si chiede al Consiglio comunale il percorso della 275 e poi si condivide un altro progetto; si esprime pubblico apprezzamento per iniziative culturali ma poi dopo il saluto sopraggiungono sempre impegni istituzionali; si loda la comunicazione ma si sbeffeggia la stampa locale.
Quello che è venuto meno è proprio quello spirito di comunità in cammino, sol che si consideri che il clima di fiducia –al di là di quanto dichiarato dal Sindaco- è venuto meno addirittura all’interno della maggioranza.
A questo punto non basterebbe neppure un chiarimento interno se non vi è una svolta nello stile di fondo, altrimenti non resterebbe che rimettersi agli elettori.
Il rischio è che una conflittualità interna costringa ad andare avanti con diminuita forza ed allontani da quella pacificazione voluta da Chiuri, una pacificazione difficile ma che va perseguita nell’interesse di Tricase.
Solo così si sconfiggono i nemici veri o presunti, interni o esterni; ma per questo occorre la politica, quella vera che da qualche tempo non è dato scorgere.
A.D.
Tricase, 3 ottobre 2019.
Carlo Chiuri: “Non svendo assolutamente Tricase ed assecondare bramosie e ambizioni interne ed esterne: sarebbe la paralisi! In assenza di un rapido e sereno confronto, sarebbe oltremodo dannoso continuare”.
A causa delle continue fibrillazione interne alle liste collegate alla mia candidatura e con le quali, nonostante tutto, si è riusciti a creare nella città un nuovo clima di fiducia e l’attivismo“, scrive il dimissionario primo cittadino, “ritengo attualmente è necessaria una pausa di riflessione.
È mia intenzione continuare solo con persone quei sei disponibile a fare il bene di Tricase non suddivide le poltrone a destra e a manca (anche ipotetiche futuribili).
Non posso accettare che interferenze esterne, le quali il supremo interessa della città è assolutamente indifferente, blocchino l’attività operativa intrapresa e a fatica portare avanti in questo ultimo periodo.
Queste persone“, attacca Chiuri, “non vogliono sviluppo di Tricase! Non è mia intenzione lasciare la città ostaggio di interessi elettoralistici che certamente minerebbero, anzi paralizzerebbero l’attività amministrativa. Di fronte ad un disfattismo di tal fatta”, accusa, “non è assolutamente tollerabile il silenzio e l’inerzia, pertanto sono costretto contrariamente ai miei intendimenti e per l’estremo amore che nutro verso la città i miei concittadini, a rassegnare le dimissioni“.
Secondo Carlo Chiuri, questo “è un atto di responsabilità per non far prevalere ambizioni che nulla hanno a che vedere con l’interesse della città e per non danneggiare una comunità che sta camminando con impegno e sacrificio.
Non svendo assolutamente Tricase“, conclude, “per assecondare bramosie e ambizioni interne ed esterne che non hanno minimamente amore verso la nostra comunità: sarebbe la paralisi! In assenza di un rapido e sereno confronto, basato sulla chiarezza e la condivisione, sarebbe oltremodo dannoso continuare“.
Adesso come avviene in questi casi la legge consente un lasso di tempo di 20 giorni per eventuali considerazioni.
Il sindaco e i suoi avranno il tempo e la possibilità di guardarsi in faccia e capire se sarà il caso di fare un passo indietro o confermare le dimissioni che porterebbero prima ad un Commissario prefettizio e poi alle elezioni anticipate.
di Giuseppe R. Panico
Il nostro piano regolatore (PUG), dovrebbe veder la luce entro la fine di quest’anno.
Lo avremo per davvero dopo aver riposto molti quattrini, decenni di attesa e incerta fiducia nei nostri eletti?
Saremo cancellati dal lungo elenco dei comuni inadempienti?
Contribuirà a quello sviluppo sostenibile spesso richiamato ma mai pianificato e ben avviato se non con un triste elenco di occasioni mancate?
Ad oggi si può dire che il PUG dovrebbe tener conto di una urbanistica, disordinata e ben lontana da quei criteri ambientalistici ed ecologici così diffusi altrove; di un calo/ invecchiamento della popolazione sempre più accentuato e di un eccesso di capitale edilizio abitativo.
Si aggiunge una economia basata essenzialmente su commercio e servizi, alimentata da attività prevalentemente impiegatizie di Stato e Parastato (Polo Sanitario e Scolastico), di servizi e redditi da pensioni.
Il tutto destinato a ridimensionarsi proprio per il calo della popolazione (chiusura di scuole, meno clienti o solo anziani per sanità pubblica e privata e meno consumi).
La libera imprenditoria è inoltre poco favorita, e, nella zona industriale, la recente vendita, dopo anni all’asta, dell’ex grande stabilimento Adelchi a meno del costo di un modesto appartamento per i nostri ragazzi emigrati a Milano o al Nord, indica come nuove attività industriali/manufatturiere di rilievo siano una mera utopia.
La stessa edilizia è ormai limitata a manutenzione o ammodernamento di vecchie case e tante altre sono abbandonate o lasciate incomplete. Sarà il PUG a darci speranza di resurrezione e rinnovamento, o seguirà l’esempio del Piano Coste, ove la prevalenza di criteri (o scusanti) conservativi/ambientali, hanno reso ancor più lontana ogni idea di sviluppo?.
Sul PUG sembra calato un soffocante silenzio; della attuale amministrazione non se ne conosce orientamenti e pensiero; dal residuo dei partiti non si odono echi e pareri, e le tante liste, da periodo elettorale e senza solide strutture organizzative, sono svanite come neve al sole d’agosto.
I relativi eletti rimasti “solitari”, senza supporto o pungoli alle spalle, non possono che operare
(o vegetare) in base alla loro motivazione politica o personale tornaconto.
L’opposizione sembra in gran parte ridotta ad una poco attiva minoranza e il Capitale Sociale (cittadinanza attiva) stenta a crescere e ad esprimersi anche nelle fasce più preparate/acculturate. Che PUG avremo?
Sperabilmente concreto e motivato, di vero interesse per pochi ma utile per noi tutti pur privo di fondi o risorse per una sua rapida attuazione.
Ai quaranta anni persi (come da” politric” sul Volantino) dovremo così aggiungere altri decenni.
E’ come se la cura per il malato arrivasse con un incerto medico, senza idonei medicinali e quando il prete è già passato. Ne beneficeranno gli eredi.
Si è aperto in questi giorni il 59°salone nautico di Genova, il più importante del Mediterraneo con una crescita economica annuale di oltre il 10% e una quota di mercato mondiale (per i mega yacht) del 45%.
Di barche nella zona industriale ne costruivamo pure noi. Ora non più. E’ ben risaputo come la disponibilità di porticcioli e posti barca, oltre che creare benessere e diversivi per la popolazione locale è anche una potente attrattiva turistica
E’ inoltre un valore aggiunto decisamente rilevante per gli insediamenti locali (seconde case, villaggi turistici) e crea qualificato lavoro e avanzamento sociale.
E’ inoltre ben noto come la nostra costa, sia stata prima svilita con il depuratore e sversamenti nel Rio, poi mummificata frenando ogni nuova iniziativa edilizia, poi resa poco attrattiva per carenza di più idonei servizi e poi infine resa ostile alla nautica con la recente diminuzione di posti barca o nessun loro incremento, sia pure con “porti a secco”.
Ma con il paese che invecchia, deperisce e non si industria, non ci rimane che la valorizzazione
costiera. Lo “Scenario di Sintesi” del PUG, sul sito del Comune, già prevede per Marina Serra e
Tricase Porto “Aree di Rafforzamento della Polarità Portuale” e “Aree Urbanizzate”.
Facili parole ma dagli incerti significati se non accompagnate da più permissivi criteri e i vicoli che per tali aree si intende attuare e rilanciare una economia che faccia da motore anche per lo stagnante retroterra cittadino.
Ma forse ci vuole una “politric”che, per risollevarci, sappia farsi “poli-crik”.
Come per un’auto da lungo tempo in panne sul lungomare e che, ben rifornita di carburante e
doni, corra verso il paese e non più viceversa”.
Non avremmo nel Salento una nuova piccola Montecarlo ma forse è urgente un serio pubblico dibattito sulla rotta o ricetta da prendere, salendo a bordo del nostro PUG ancora sugli scali.
RISPONDE AL SINDACO CHIURI E ALLA MAGGIORANZA IL DOTT. DARIO MARTINA :
“Constatato che ormai non possono esserci più le condizioni
politiche di assonanza e condivisione di programmi e ideali,
anticipo al Presidente del Gruppo “Cambiamenti per Tricase”,
consigliere A. Baglivo, che nelle
prossime ore saranno presentate le mie dimissioni
dal Gruppo consiliare di maggioranza ”
Segue la risposta alla lettera sottoscritta e protocollata ( giovedì 26 settembre) da nove consiglieri di maggioranza (esclusa Federica Esposito) vale a dire: Antonio Baglivo,VincenzoChiuri, Pasquale De Marco,Alessandra Ferrari, Luigi Giannini, Francesca Longo, Giuseppe Peluso,Maurizio Ruberto e Carlo Chiuri
LA LETTERA DI DARIO MARTINA
Tricase,01 ottobre 2019
“Attendevo una risposta alla mia istanza, in merito alle dinamiche dei lavori dell’Assise, mossa nell’interesse e nella garanzia delle funzioni di ogni singolo suo componente.
Invece, mentre dai colleghi di minoranza, e con mio forte stupore da molti cittadini, ricevevo apprezzamenti per un’azione che è stata letta come tutela di autonomia per l’unico organo elettivo di rappresentanza della comunità, dai voi colleghi di maggioranza solo un assordante silenzio.
Silenzio che veniva rotto da una lettera firmata dalla quasi totalità della stessa e con la quale si richiedevano alla mia persona “chiarimenti” circa un “…comportamento particolare poco favorevole alle attività ed iniziative dell’amministrazione…” avvallato, secondo voi firmatari della missiva, dal riscontro di un “atteggiamento distaccato ed avulso dalle dinamiche del confronto e della collaborazione… di perseguire una visione egoistica, ristretta e che guarda a logiche di parte…”.
Ciò che colpisce è la tempistica di questa richiesta, che viene a pochi giorni dalla mia istanza.
Una tempista che fa riflettere specie se rapportata a quanto già accaduto ai due ex assessori, rei di non aver condiviso alcune linee e di aver protocollato una lettera di divergenza sulle azioni della Giunta e, forse per questo disappunto, defenestrati senza alcun preavviso e con una certa immediatezza. Se così fosse, sarebbe questa una metodica razionale per azzittire quelle voci che sono fuori dal coro, per far tacere ogni pensiero discordante.
Verrebbe da pensare che se anch’io fossi stato un assessore probabilmente avrei condiviso le stesse sorti di questi.
Basti ricordare ciò che Lei, Sindaco, già nel corso della campagna elettorale ha fatto nei miei confronti quando, rivolgendosi ad alcuni miei sostenitori, ha chiesto che fossi “limitato”. Verrebbe, ancora, da pensare che ci sia la volontà di ricercare necessariamente un “nemico” per nascondere le proprie debolezze di tenuta amministrativa, distogliendo così l’attenzione da quei temi caldi che la politica locale in questo periodo deve affrontare.
Si è quindi da voi riscontrato nella mia persona un atteggiamento distaccato dalle dinamiche del confronto e della collaborazione all’interno del gruppo maggioritario con il ricorso a comunicazioni protocollate. Per questo, signor Sindaco, colleghi Consiglieri, mi chiedo e vi chiedo: quali e quanti sono stati i momenti, nell’ultimo anno, in cui ci siamo ritrovati per discutere delle problematiche della città?
Nasce proprio da questa mancanza di confronto e pianificazione dell’opera la mia necessità di protocollare alcune richieste, raccolte dalle indicazioni della cittadinanza e presentate nel suo interesse agli organi competenti. Non credo che per un consigliere protocollare una richiesta possa essere fatta passare come una rivendicazione di “autonomia”, come la pretesa di differenziarsi o marcare posizioni personali.
Al contrario, per il sottoscritto era divenuto questo uno “stato di necessità”, un bisogno che si è creato proprio da quella mancanza di dialogo all’interno della maggioranza, che molti di voi firmatari della missiva hanno più volte, e giustamente, lamentato richiedendo incontri di confronto che spesso non si sono mai tenuti.
E ancora, mi chiedo e vi chiedo. Quali decisioni hanno visto il coinvolgimento corale di quel giovane gruppo che affacciandosi alla politica con entusiasmo voleva apportare un sano cambiamento della città?
Dove è finito proprio quel nostro entusiasmo che era dei primi mesi? Dove sono i nostri candidati consiglieri (ottanta validi cittadini) che hanno permesso al Candidato Sindaco Carlo Chiuri di sedere sullo scranno di Palazzo Gallone?
Proprio verso di loro il Primo Cittadino aveva garantito una continua informazione sulle scelte amministrative e il loro coinvolgimento diretto, tramite l’ascolto e la condivisione delle loro idee, per essere parte attiva in quel disegno della città che doveva venire.
Sono alcuni di loro, e non pochi oggi, i nostri primi oppositori perché profondamente delusi, perché lasciati soli, perché coscienti di essere stati abbandonati al termine della tornata elettorale, perché astanti incolpevoli di una promessa non mantenuta.
Anche loro facevano parte di un gruppo che non si è saputo, o non si è voluto, mantenere.
Anch’io, come loro, sono oggi profondamente deluso perché mi sento sono sentito “usato”, considerato un portatore di voti e non di idee e contributi per la città, per una causa che si è dimostrata impregnata da troppo individualismo decisionale.
Eppure, non era dai nostri palchi elettorali che la cittadinanza ha ascoltato termini come pacificazione, collaborazione e fattivo confronto con tutte le forze che sarebbero state presenti in Consiglio?
Quella collaborazione e quel confronto che sfido chiunque oggi a trovare non solo all’interno della maggioranza ma anche nell’Assise, dove proprio Lei, Sindaco, si assenta ogni qualvolta a prendere la parola è un consigliere di opposizione, con tutto il significato che quell’atto comporta.
Quel confronto che invece ho sempre ricercato nella Commissione che ho l’onore di presiedere, perché conscio che solo dai suggerimenti di tutti, e dalle critiche mosse con spirito costruttivo, può nascere l’idea per il bene comune.
Ma per far questo bisogna avere una capacità all’ascolto ed essere predisposti a non rigettare il confronto, attitudini che forse a qualcuno potrebbero mancare.
Che fine hanno fatto le nostre linee programmatiche con le quali ci siamo presentati all’elettorato e che da noi sono state votate in Consiglio? E soprattutto, le stiamo attuando?
Queste non sono solo mie domande; sono le domande che la città ci pone e a cui noi Amministratori siamo tenuti a rispondere! Nessuno escluso.
Pertanto, esprimere all’interno di un gruppo una critica sul modus operandi o non condividere un’idea (un esempio è dato dall’avanzo di bilancio che per il sottoscritto doveva essere dirottato non su corso Roma ma sulle nostre marine) può essere definita una “visione ristretta”?
Denunciare, all’interno di un gruppo, l’assenza di una programmazione coraggiosa, la mancanza di una visione a medio/lungo termine della città, senza nascondersi dietro la continua rincorsa dell’emergenza, può essere fatta passare come “visione egoistica”?
Segnalare, all’interno di un gruppo, l’isolamento politico in cui è stata fatta cadere la mia città risponde a “logiche di parte” o è un monito su cui qualcuno dovrebbe riflettere?
Già, le logiche di parte… Sono stato eletto in una lista civica nella quale era risaputo, chiaro ai più e ancor prima della tornata amministrativa, il mio pensiero e la mia vicinanza a quei valori che ricadono in un area progressista. Ho fatto una scelta conquistato da quell’idea di pacificazione, di cui sopra si è detto, visto il particolare contesto politico locale dell’epoca.
Non sembrava essere un problema allora, sembra lo sia diventato adesso ed in via esclusiva per la mia persona.
Eppure molti colleghi esprimono idee di appartenenza che possono essere vicine o lontane alle mie, possono o meno avere tessere di partito, ma non per questo mi sono mai permesso (né mai mi permetterò) di muovere alcun pensiero.
Non lo ho mai fatto per il rispetto che nutro verso la libertà di opinione, con il suo mutamento, verso la partecipazione attiva e la libera iniziativa che voi, con quel riferimento nella vostra lettera, avete pregiudicato.
Essere eletto in una lista civica non credo implichi un’estraneità assoluta nei confronti di gruppi politici.
Soprattutto se da un invito a conoscere in maniera informale un alto rappresentante politico nazionale, se da un incontro nel quale il tema non era certo l’attività amministrativa, se da una conoscenza dalla quale non poteva certamente nascere alcun “complotto” verso di essa, si vuole solo montare ad arte un pretesto, costruire un caso.
E allora parlatemi con i fatti; ricordatemi di quando avrei favorito il partito in questione (ricordo di interrogazioni presentate dal suo esponente in Consiglio e da me non accolte) o di quando avrei votato in Consiglio in disaccordo con la maggioranza e a favore di questo!
Solo se ciò fosse vero, solo allora e a ragione vostra, si sarebbero violati i valori etici e politici di un patto che andate a richiamare e a cui credo ad oggi di aver portato rispetto.
E proprio per questa “visione di parte” che mi si attribuisce, a difesa del ruolo che ricopro all’interno dell’Assise, per il rispetto che ad essa devo, per confutare sul nascere ogni possibile dubbio, chiedo pubblicamente, a voi intestatari, di evidenziare qualsiasi atto o azione, semmai ci fosse stato, che nell’esercizio della funzione di Presidente del Consiglio abbia potuto favorire una parte delle componenti o abbia viziato i lavori dell’Organo consiliare.
Pertanto, constatato che ormai non possano esserci più le condizioni politiche di assonanza e condivisione di programmi e ideali, anticipo al Presidente del Gruppo “Cambiamenti per Tricase”, consigliere A. Baglivo, che nelle prossime ore saranno presentate le mie dimissioni dal Gruppo consiliare di maggioranza.
Antonio Baglivo,Vincenzo Chiuri,Pasquale De Marco, Alessandra Ferrari, Luigi Giannini,
Francesca Longo, Giuseppe Peluso, Maurizio Ruberto e Carlo Chiuri.