PREMIO IL VOLANTINO A CLAUDIO SCAMARDELLA Il 16 aprile nella Sala del Trono si svolgerà la 7^ Edizione del Premio giornalistico Il Volantino.Quest’anno il Premio sarà consegnato a Claudio Scamardella, direttore del Quotidiano di Puglia, edizioni di Lecce, Brindisi e Taranto. Scamardella ha lavorato per 18 anni per Il Mattino di Napoli, dove ha ricoperto vari ruoli fino a diventare redattore capo e capocronista nel 2001 nonché responsabile del dorso cronache dal 2004 al 2008. Dal gennaio 2009 è stato vice direttore del quotidiano gratuito Leggo. A fine 2009 è stato nominato Direttore de Il Quotidiano contribuendo ad una notevole crescita del giornale e caratterizzandolo come giornale di comunità.

SCAMARDELLA: COSA HA DETTO E COSA HA FATTO Il Quotidiano di Puglia è il primo giornale dell’area Jonico-Salentina per primato di lettori e copie vendite. “Il giornale –ha dichiarato Scamardella in occasione dei 35 anni di vita del Quotidiano- è fortemente radicato nel territorio, lo dicono i numeri, però questo non basta. Non basta più essere il semplice mezzo di informazione della comunità, cosa che è già superata dagli eventi, dall’apertura tecnologica, dal digitale. C’è bisogno di qualcosa di diverso, e noi lo stiamo facendo andando oltre le notizie, diversificando la nostra offerta, non limitandoci certo alla cronaca, ma diventando sempre più un giornale d’opinione. Ma c’è bisogno ancora di qualcosa in più. Non solo un giornale della comunità, ma un giornale-comunità, che metta in azione la comunità”. “Non c’è soluzione alla crisi di questi tempi che non parta da una ritrovata centralità del territorio: il nostro giornale è radicato nel Salento, nel Grande Salento, ma è riuscito a sfuggire la deriva di ogni provincialismo, a sfidare i potenti e acquistare un peso anche a livello regionale proprio perché parte del territorio. Quotidiano, con i 400mila lettori raggiunti dal cartaceo e dal web, e il Salento, con le province di Lecce, Brindisi e Taranto, che ambisce a diventare Capitale europea della Cultura nel 2019, faranno insieme quest’ultimo pezzo di strada fino al 2019, quando il giornale festeggerà i suoi 40 anni” .Nel dicembre 2013 Scamardella prese parte, come promotore, ad una serata pro Comunità Chiara Luce, iniziativa a favore delle madri sole con bimbi a carico e gestanti in difficoltà. La manifestazione si tenne presso il Politeama Greco.“Uniti contro il racket”. Con questo slogan nel Maggio 2014 il Quotidiano, diretto da Claudio Scamardella, si fece promotre di una iniziativa pubblica contro la criminalità e le estorsioni. “Sarà una marcia di popolo senza bandiere e bandierine” scrisse nel suo Editoriale il Direttore. E’ di qualche mese fa l’iniziativa di Quotidiano per vedere arrivare a Lecce il treno Frecciarossa.

LA STORIA DEL PREMIO Il Premio, giunto alla sua 7^ edizione, nasce nel 2008 sotto la guida di Giuseppe Giacovazzo, già giornalista RAI e poi direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno. Sotto la sua supervisione si svolsero le prime tre edizioni che videro premiati, nell’ordine, Antonio Caprarica, Piero Sansonetti e Serena Dandini. L’idea era quella di avere un momento di confronto sui temi del giornalismo e, più in generale, su quelli della comunicazione, con personaggi in qualche modo legati al territorio salentino e che potevano mettere in collegamento l’attività di un micro media, quale un giornale locale, con quella dei mass media ed inserire il dibattito di una cittadina del Sud all’interno di temi di ampio respiro.Nelle prime tre edizioni la manifestazione fu affiancata da un concorso riservato agli studenti degli Istituti di scuola superiore di Tricase: chiamati a comporre un testo giornalistico, il vincitore veniva premiato con una giornata presso la Redazione del Premiato. Quel concorso non venne più ripetuto dopo aver registrato -incredibile a dirsi- il poco interesse se non addirittura la resistenza degli studenti vincitori a recarsi presso le Redazioni, seppure fosse tutto spesato. Il Premio della quarta edizione venne consegnato a Lino Patruno, già direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno ed autore di numerosi scritti e libri sul Mezzogiorno. Quella sera, e siamo nel 2012, intervennero anche Francesco Boccia e Adriana Poli Bortone per parlare, insieme a Patruno, di Sud. L’anno successivo, una vera divagazione, con il Premio conferito al vignettista Sergio Staino, in una serata piena di pungente umorismo. L’ultimo Premio, lo scorso anno, è stato consegnato a Francesco Giorgino, giornalista del TG1 con radici pugliesi. Ad intervistarlo, oltre al direttore del Volantino, anche giovani redattori delle testate di alcuni Istituti Scolastici del Salento. Il Premio, quest’anno, verrà consegnato al direttore del Quotidiano di Puglia, Claudio Scamardella, scelto per aver saputo trasformare il giornale da lui diretto in un foglio della comunità, capace non solo di riportare le notizie ma anche di assumere iniziative importanti per il territorio. La serata, che si svolgerà il 16 aprile presso Palazzo Gallone in Tricase, vedrà anche la partecipazione attiva di alcune personalità del posto che, di tanto in tanto, sono ospiti del Quotidiano di Lecce. Ed infatti ad intervistare Scamardella si alterneranno, con il direttore de Il Volantino, Alessandro Distante, il vescovo di Ugento, mons. Vito Angiuli, il dott. Vittorio Raeli, giudice presso la Corte dei Conti di Bari ed il regista Edoardo Winspeare, anch’egli di Tricase. La manifestazione gode del patrocinio del Comune di Tricase e della Provincia di Lecce.

PREMIO 2008...ANTONIO CAPRARICA

 

Tra qualche giorno saremo chiamati alle urne per un referendum, richiesto da nove regioni (poi ridottesi ad otto per la “defezione” dell’Abruzzo nel gennaio u.s.), abrogativo di una norma varata da questo Governo.E già da quest’incipit si intravede la “novità” rispetto al passato di questa consultazione referendaria.Primo, i fronti del “Si e del “No” non si sono coagulati intorno alle “tradizionali” separazioni tra “progressisti” e “conservatori”. Secondo, questo è un referendum richiesto non da dei cittadini, ma da Consigli regionali, afferenti a regioni nella maggioranza dei casi amministrate dai medesimi partiti di governo a livello nazionale. Insomma, da un lato, l’atteggiamento contrario, a livello locale, ad attività “nel proprio giardino” suscettibili da avere un qualche impatto ambientale (e mi dicano lor signori quale non lo è …) è pervasivamente bipartisan. Dall’altro, acquistano sempre più rilevanza politica, in Italia ma non solo, i divari tra le autonomie locali ed il governo centrale, a discapito di quelli tra “ricchi” e “poveri”, tra “capitalisti” e “proletari”, insomma prende piede una logica che si potrebbe definire “geograficamente corporativa”, e ciò in concomitanza con la fine delle “vacche grasse”: fatto questo, che, mutatis mutandis, ricalca, piuttosto inquietantemente, l’esplosione delle logiche localistiche nell’Unione sovietica degli anni ’80, in un contesto di stagnazione economica e di svanimento dell’effetto propulsivo, sull’attività economica, della pianificazione. Terzo, non si può certo sottacere il tormentato iter di indizione dei comizi elettorali. Originariamente, la proposta referendaria comprendeva inizialmente sei diversi quesiti, tutti, nel novembre 2015, giudicati legittimi dall’Ufficio centrale per il referendum. Ma il Governo ha modificato le norme in questione nel dicembre 2015, di modo che il detto Ufficio ha dovuto nuovamente pronunciarsi sulla legittimità dei sei quesiti, ammettendone solo uno. Alcuni fra i Consigli regionali promotori della consultazione hanno quindi sollevato unconflitto di attribuzione fra poteri dello Stato allo scopo di far riammettere due dei cinque quesiti respinti dall’Ufficio citato, ritenuto infine inammissibile per un mero vizio di forma. Quarto, in un primo momento, il comitato promotore del referendum e le opposizioni parlamentari avevano proposto che questo si tenesse lo stesso giorno delle elezioni amministrative, adducendo, invero a ragione, delle economie di spesa. Tuttavia, il Governoha optato per la divisione delle due consultazioni, ed ilPresidente della Repubblica ha avallato tale la scelta anche perché la legge prevedrebbe l'obbligatorietà dell’accorpamento solo in caso di elezioni di diversa natura, ma non nel caso di elezioni e referendum (ma comunque, è da rilevare, la legge non lo preclude …). Ma veniamo all’analisi della questione nel merito. La norma che sarebbe abrogata se vincessero validamente (ovvero previo raggiungimento del quorum) i “Si” inerisce solo i giacimenti off-shore, di petrolio ovvero gas naturale, che si trovano entro le dodici miglia nautiche dalla costa e per i quali è stata già rilasciata una concessione entro il 31.12.2013: in particolare, sancisce la possibilità di prorogare la relativa concessione oltre il quarantesimo anno di attività, in unica soluzione, e fino all’esaurimento del giacimento. L’esito del referendum non ha quindi formalmente alcun effetto sul rilascio né: (a) di nuove concessioni per zone ubicate entro le citate miglia, che sono interdette all’attività estrattiva e continueranno ad esserlo a prescindere dall’esito del referendum; (b) di nuove concessioni per zone situate oltre le suddette miglia, che continuerà ad essere permesso a condizioni invariate; (c) di proroghe, oltre il quarantesimo anno di rilascio, alle concessioni esistenti ed inerenti aree ubicate oltre le dette miglia, che continuerà ad essere permesso fino all’esaurimento del giacimento. In più, se la norma in questione fosse abrogata, tornerebbe in auge il comma 8 dell’art. 9 della L. 9/91, che prevede la possibilità di prorogare la concessione di sfruttamento di qualunque giacimento di petrolio ovvero gas naturale off-shore (quindi anche quello ubicato entro le citate miglia) oltre il quarantesimo anno di rilascio, di cinque anni in cinque anni, fino all’esaurimento del giacimento. Insomma, se vincessero validamente i “Si”, sarebbe, quantomeno formalmente, una ben modesta vittoria: il quadro normativo inerente la coltivazione di giacimenti di petrolio ovvero gas naturale off-shore non subirebbe alcuna variazione, se non che, per quanto riguarda i soli giacimenti ubicati all’interno della fascia delle citate miglia, dopo quarant’anni dal rilascio della relativa concessione saranno possibili, sempre fino all’esaurimento del giacimento, reiterate proroghe quinquennali invece di un un’unica proroga. Certo, non può sottacersi che questo referendum è “caricato” di significati che vanno ben oltre le conseguenze dell’eventuale abrogazione della norma oggetto dello scrutinio popolare, al punto tale da essere divenuto una sorta di plebiscito sulle politiche ambientale ed energetica del Governo, anzi sull’intera attività del Governo. Ma è evidente che chi, per esempio, non è insoddisfatto dell’attività del Governo al punto tale da volerlo mandare a casa, ma è a favore dell’abrogazione della norma oggetto di referendum, oppure, all’opposto, chi ne ha abbastanza di quest’esecutivo ma è contro quest’abrogazione, si trova in estremo disagio; per non parlare poi di quelli (e forse sono tanti) che vorrebbero innanzitutto che si ponesse mano, una volta per tutte, alla normativa inerente lo sfruttamento delle risorse naturali in Italia, che definire caotica è dire poco. Per completare il quadro (che, se non fosse tragico, sarebbe comico, o viceversa …) nessuno sa quali saranno i reali effetti della vittoria di uno o dell’altro schieramento, ulteriore rispetto a quello, come ho detto marginale se non risibile, della conferma ovvero dell’abrogazione della norma in questione: infatti, alla fine saranno “gli eletti” a tirare le somme, e, considerati i precedenti, non c’è certo alcuna garanzia che lo faranno in modo tale da rispettare la volontà popolare. Proprio l’oggettiva “strumentalizzazione” di questo referendum ne costituisce, a mio avviso, l’anomalia maggiore. Essa dimostra ancora una volta che tutta la materia degli strumenti di democrazia diretta, di cui il referendum abrogativo è la preponderante espressione attualmente prevista nel nostro ordinamento, deve essere profondamente rivista. Questi strumenti devono essere sostanzialmente potenziati, anche e soprattutto nel senso di prevedere la consultazione del popolo nella fase, che definirei “positiva”, di elaborazione delle norme. I cittadini, sicuramente più informati ed acculturati rispetto al periodi in cui la Costituzione fu redatta, sentono a ragione di poter contribuire in modo diretto all’elaborazione delle leggi e delle politiche, e sono stanchi di firmare “deleghe in bianco” ai politici. D’altra parte, l’innovazione tecnologica permette di massimizzare l’entità la qualità la frequenza di questo contributo da parte dei cittadini, a costi peraltro progressivamente decrescenti.Ma questi strumenti devono essere anche affinati, in modo tale che il cittadino che partecipa direttamente al processo democratico possa ragionevolmente confidare che il suo parere avrà una qualche influenza, e non si senta “tirato per la giacchetta” di qua o di là, ovvero, per dirla tutta, strumentalizzato da chi alla fine decide, e nel farlo si prende innanzitutto cura di conservare tutto il suo potere “di classe”.

Tricase, 7 aprile 2016 piazza Pisanelli ore 17 circa… manifestazione per chiedere : RICERCA APERTA -  ANALISI LIBERE  questo vogliamo  PER IL SALENTO

 

Premio IL VOLANTINO A CLAUDIO SCAMARDELLA  direttore del Quotidiano di Puglia, edizioni di Lecce, Brindisi e Taranto
Ad intervistare Scamardella si alterneranno, con il direttore de Il Volantino, Alessandro Distante, il vescovo di Ugento, mons. Vito Angiuli, il dott. Vittorio Raeli, giudice presso la Corte dei Conti di Bari ed il regista Edoardo Winspeare 

Sabato 16 aprile - Sala del Trono Palazzo Gallone - Tricase -  Ore 19

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