di Giuseppe R. Panico

Il solstizio d’estate con la pioggia ci ha portato anche la   Waterloo di una classe politica che, troppo dedita ai propri virtuosismi intellettuali, aveva trascurato le reali pubbliche esigenze. Pure Napoleone perse la sua ultima battaglia anche per colpa della pioggia e poi del fango che frenava le sue palle di cannone sparate contro   i nemici. In attesa del suo ultimo 5 maggio, poi così ben celebrato dal Manzoni con una splendida poesia, fu inviato, con biglietto di sola andata, sulla lontana isola di Sant’Elena a meditare, osservando il mare, su luci ed ombre del suo passato. Forse politici e politicanti della recente Waterloo politica verranno anche loro inviati su qualche isola sperduta, in forzata vacanza a cantarsi da soli e inascoltati le loro gesta.

Il nuovo corso della politica intanto rapido avanza pur, fra bordate social, balle di fango e stelle cadenti in cerca di una perduta via   lattea. Per la deriva immigratoria, che dall’Africa vien dal mare, si è messa così in luce la tanta ipocrisia politica, l’ affarismo privato ed un’Europa che, sui troppi migranti senza diritto di asilo, sembra proprio voler dire “che si aiutino da soli in casa loro e chi tanti ne ha accolti (come l’Italia), tutti se li tenga”. Ma è ormai estate con parenti e conoscenti in arrivo, pure loro un tempo emigrati altrove, e turisti già in viaggio. Ne trarrà beneficio la nostra povera economia, in una Tricase ove però poco si fa per essere più attraenti e competitivi.

E se in città vale il “ricomincio da zero”, per le due marine, sembra dover ripartire se non da “sottozero” almeno da “sott’acqua”. Non solo per i “grandi temi” attinenti al mare, come il solito depuratore (oltre alla grave carenza di parcheggi), ora pure in ampliamento per depurare le acque pluviali. Spesso ci inquina le narici, ci schiuma la vista sul mare e, quando usciamo dall’acqua, altro che quel romantico “sapore di sale… sapore di mare” sulla pelle.

Complice pure l’assenza di tratti fognari urbani, anche nelle marine (la priorità è ora ripulire le acque che vengono dal cielo e non quelle dal cesso!), ci ritroviamo, diluito in mare e sovra-pelle, quanto rimesso dal sottopancia. Speriamo almeno che la pioggia, prima di essere depurata, non indebolisca le fondamenta della Chiesa-Madre, lasciate da tanti mesi, per scavi archeologici a rilento, alla penetrante mercé della nostra natura. Di storici crolli, se Porta-Terra regge e l’arcata della piscina a Marina Serra pure, ci basta l’ACAIT.

Con l’estate ci si aspettava di vedere, a seguito del Piano Coste, tratti di scogliera coperti di sdraie, ombrelloni, gazebo, docce etc. per chi volesse, pagando, dare più confort alle proprie parti molli, fino ad ora in gran parte rosolate, fra mischie di barche e bagnanti, sul cemento della banchina del porto, o sulla solita impervia e vietata scogliera. Divieti di balneazione”, poco credibili, mai rispettati e mai fatti rispettare, ancora impazzano sotto il sole e sotto gli occhi di perplessi turisti.

Altro che una nuova estate da Rimini Rimini, pur in embrione, con soft drink sulle arse labbra, occhiali da sole e penetranti sguardi sulle altrui parti molli o sode. Ci ritroviamo nella solita Tricase ad osservare pure il muraglione del porto con la sua testata smozzicata, transennata e pericolante da lungo tempo e che impedisce il collegamento fra i due lati, se non con una lunga circumnavigazione. Malgrado lo scarso “appeal” dei previsti “stabilimenti balneari” e “spiagge libere con servizi”, sono state avanzate diverse domande di concessione, ma con esito negativo (per eccesso di burocrazia? e dunque mancato benessere paesano e servizi turistici.

E’   venuta a mancare pure la regata velica Coppa Magna Grecia che ogni anno dava lustro e notorietà alla nostra Tricase. E’ un po’ anche il risultato di un carente sostegno istituzionale alla Lega Navale, soprattutto in termini di locali da risanare a proprie spese, per i corsi di vela, per avvicinare al mare le persone diversamente abili e per supportare i corsi professionali a carattere nautico recentemente istituiti nella scuola. Tricase si è negato così un progetto che tanto successo ha avuto altrove. Il Mare è Vita, lo si dice spesso ma, per essere tale, bisogna farlo vivere, non solo da pesci, molluschi e ingiallite memorie storico-marinare, ma anche con una moderna e libera economia turistica e pluriservizi. Lungo la litoranea si avventurano intanto molti ciclisti stranieri.

Ma a loro (e a noi stessi) non offriamo altro che una viabilità ristretta e pericolosa per gli incolti oleandri bordo-strada, e un panorama costiero impedito da selve di canne. E se per un attimo, all’altezza del Rio, pongono lo sguardo verso terra, scoprono che, a differenza del resto del mondo, l’energia elettrica viaggia con una fila di pali rotti e cadenti retti dai fili e non attraverso fili retti da solidi pali. Se poi arrivano al belvedere del Calino non possono che rimanere stupefatti, non solo dal bel panorama, ma dal degrado del luogo.

Sulla via del mare, la grande quercia dei cento cavalieri vivacchia fra sterpaglie, incuria e sarcasmi. Pare non sia rimasto nessun ardimentoso cavaliere, armato di durlindana e con pulzella dal cuore infranto, che si degni di bonificare e valorizzare quell’area. Lo stesso dicasi per la “via del sole” (verso Marina Serra), oggetto di tante passeggiate. Senza un Napoleone locale, è difficile parlare di una Waterloo del nostro sviluppo turistico.

Ma, avendo non un’isola in mezzo all’oceano come S. Elena, ma solo una isoletta senza storia e senza nome, con acque da ripopolare d’urgenza con squali-tigre affamati, si potrebbero lì incatenare a meditare, gli artefici della nostra stagnazione che, troppo avvezzi ai grandi inutili temi e alle loro utopie, ci lasciano in brache di tela a meditare…sugli squali. Ma meritevoli di qualche mordace e sdentato squaletto lo siamo forse un po’tutti.

 

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