Quando Antonio Turco mi ha raggiunto telefonicamente, ho immediatamente pensato a scadenze nei pagamenti fiscali o alla imminenza di adempimenti; il dott. Turco, da anni a puro titolo di volontariato e gratuitamente, offre consulenza alla nostra Associazione per tutto ciò che attiene agli adempimenti fiscali.

Ed invece Antonio mi ha comunicato un’idea che ho trovato subito bellissima: mi ha chiesto di regalare ai Lettori e a tutta la Città una sua (prima) opera letteraria: un romanzo ambientato in Tricase e collocato temporalmente nel primo dopoguerra.

Un regalo ai Cittadini per offrire loro, in un periodo di forzoso isolamento, un modo per impegnare il tempo in maniera piacevole e per conoscere, attraverso un romanzo, momenti ed aspetti della storia cittadina.

Ho ovviamente accolto con entusiasmo la proposta ed ho risposto subito positivamente.Antonio mi ha poi inviato il Romanzo che ho cominciato a leggere.

A quel punto ho scoperto che il regale era veramente bello ed importante.

Vi confesso che non ho finito di leggerlo, ma dai primi capitoli ho apprezzato lo stile e lo spessore della storia raccontata.

Del resto, conoscendo da anni il dott. Turco ed avendo come Volantino avuto anche il piacere di averlo tra i Redattori, ero già sicuro che il regalo sarebbe stato gradito a tutti i Lettori.

Ringrazio a nome di tutti Voi l’amico Antonio e con lui abbiamo deciso di farvi avere il Romanzo con il prossimo numero.

In questo modo vi daremo il tempo di gustare la goia dell’attesa.

Quindi, a partire dal prossimo numero, potrete scaricare dal sito ilvolantinoditricase.it il Romanzo e così godervi una bella ed istruttiva lettura.

A.D.

di Giuseppe R. Panico
Chissà quando e in quanti vedremo l’approvazione del PUG e la fine del virus. Se il PUG riguarda il futuro assetto cittadino, il virus riguarda la nostra stessa esistenza e la nostra economia.
In questi giorni, ci confortiamo col “tutto andrà bene”, molto meno col fatto che le crisi danno anche nuove opportunità. Non solo per chi lucra sulle altrui sventure con mascherine e medicine, terremoti e ricostruzioni, paure e credulità o con politica di basso rango affamata di consenso.
Lo è soprattutto per una comunità che sappia orientarsi verso un nuovo modello di sviluppo economico.
La “terza guerra mondiale”, o da virus, da un lato ci sta facendo cambiare le nostre abitudini e le priorità delnostro vivere e dall’altro, come tutte le guerre durature, come pare sia anche questa, (Trump ha già richiamato un milione di riservisti e ha preventivato centomila morti negli USA) ci porta arivoluzioni sanitarie e sociali, tecnologiche ed economiche e a ridiscutere gli accordi internazionali.
Può portare anche a guerriglie interne che, se non diventano civili, diventano sociali, per la diffusa povertà e l’accaparramento di beni essenziali.
Ci si è messo anche il forzato “stare in casa” e iltimore dell’altro quale presunto “untore” asintomatico e così il consueto vivere sociale sembra quasi ridotto al solitario campare.
Non bastano certo social, smartphone e TV a dare alla nostra esistenza nuovi valori, ma a base tecnologica e facilmente manipolabili.
Papa Francesco che pregatutto solo e il Presidente Mattarella che non va dal barbiere sono oggi i simboli di un isolamentopersonale, di intere comunità e nazioni che, se durevole, potrebbe portarci a ben gravi conseguenze.
E non ci aiuta certo lo scarso sostegno economico europeo; da paesi più ricchi omeno colpiti dal virus o con un diverso approccio, derivante anche da una diversa cultura etico- religiosa, verso la malattia e la protezione degli anziani (i più colpiti dal virus).
Vedono spesso l’Italia come il Bel Paese disorganizzato, spendaccione e troppo inerte nel risollevarsi dalle sue gravi inefficienze e saldare i vecchi debiti e i nuovi dovuti al virus.
L’ economia è da sempre la locomotiva che traina ogni umana attività ed è ben difficile parlare d’altro se la testa vacilla perché la pancia è vuota. Di guai nel nostro Sud ne avevamo già abbastanza, a cominciare da una politica tanto loquace quanto poi incapace di realizzare programmi e promesse.
Ora con il virus e lapossibile chiusura per sempre, di molte imprese al Nord come al Sud, vi è il forte rischio di battaglie sociali, fomentate da “una guerra civile permanente”, quasi erede della guerra al brigantaggio, fra lo Stato e una Mafia spesso vincente e che già occupa o condiziona la politica di gran parte del nostro Sud .
“Tutto andrà bene”, ma… “tutto andrebbe meglio”, cogliendo leopportunità di questa crisi, anche con un esame critico delle potenzialità cittadine e degli errori commessi. Insieme al pandemico virus sfuggito dal vaso di Pandora, ne è uscita infatti anche la speranza per un futuro migliore e il recupero di una ricchezza meglio distribuita che allontani la fame, l’elemosina e l’indigenza.
Tricase, a differenza di altri comuni, può già basarsi su ben tre solidi poli economici: ospedaliero, scolastico e costiero. Ma per uno slancio efficace verso l’erapost-virus occorrerebbe un più solido e affidabile polo composto da capitale sociale (cittadinanza) e una più adeguata e lungimirante politica che, fra l’altro, reindirizzi il PUG verso il polo costieroincrementandone lo sviluppo residenziale e turistico.
Il parco Otranto-Leuca (etc.) ha già salvato e salvaguardato, anche con l’abbandono e l’incuria dei terreni, fauna e flora, ambiente e paesaggio, politica e poltrone.
Ora è il caso che si salvi e si salvaguardi l’umanità locale, non solo con medici e ospedali, scuole e cultura, ma anche con una vera economia basata sul PUG.
A meno di non voler sopravvivere di carità o spese di Stato insieme ai concittadini che non troveranno più aperte nemmeno le aziende del Nord, ove lavoravano e poi lasciate in fretta e furia. Ma nella consapevolezza che avremo non molto da uno Stato con già troppe cambiali che lasceremo a figli e nipoti, e che, non avendo voluto, in tempi di miglior salute, sottoporsi ad una terapia intensiva di parsimonia ed efficienza, sembra in corsa verso il suo stato… terminale.
Non solo per colpa del Corona Virus lasciato sfuggire dal vaso di Pandora o un tardivo povero nostro PUG sfuggito daPalazzo Gallone.
 

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi domenica 5 aprile, in Puglia, sono stati registrati 1.103 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono risultati positivi 77 casi, così suddivisi:

28 nella Provincia di Bari;

9 nella Provincia Bat;

12 nella Provincia di Brindisi;

18nella Provincia di Foggia;

6 nella Provincia di Lecce;

2 nella Provincia di Taranto;

1 fuori regione

(1 caso non attribuito ieri è stato attribuito oggi alla relativa provincia di appartenenza).

Sono stati registrati oggi 9 decessi: 5 in provincia di Foggia, 3 in provincia di Lecce, 1 in provincia BAT.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 20.080 test.

Sono 113 i pazienti guariti.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 2.317 così divisi:

790 nella Provincia di Bari;

138 nella Provincia di Bat;

246 nella Provincia di Brindisi;

564 nella Provincia di Foggia;

368 nella Provincia di Lecce;

182 nella Provincia di Taranto;

24 attribuiti a residenti fuori regione;

5 per i quali è in corso l'attribuzione della relativa provincia.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

Il bollettino epidemiologico Regione Puglia 5/4/2020 è disponibile a questo link: http://rpu.gl/bollettinoepid20200405

Tricase,5 aprile 2020

di don Donato Bleve

Domenica delle palme: Gesù entra glorioso in Gerusalemme messaggero di pace.

È il giorno del suo “Shalom” a un mondo sempre più incapace di costruire la pace. Cristo entra glorioso in Gerusalemme. Quali sono i “segni” della sua “gloria”? Un asino simbolo di profonda umiltà e mitezza.

Rami di ulivo da sempre simbolo di pace, da quando la colomba del diluvio ritornò con nel becco un ramoscello d’ulivo per indicare che poteva cominciare una vita nuova. Poi ragazzi che circondano Gesù e gli gridano: “Osanna al Figlio Di Davide, Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!”.

Ragazzi … sempre presenti nel Vangelo, attratti e accolti da Gesù, mentre gli adulti si opponevano. Scelti da Lui come “segno” per i discepoli: “prese un bambino, lo pose davanti a loro dicendo: se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.

Mi pare che i giorni che viviamo, in casa, messi in silenzio, nella solitudine, nella mancanza e proibizione di contatti, di relazioni… siano un tempo buono per una verifica dentro la vita individuale, familiare e sociale.

Credo che sia un’occasione per liberare la nostra vita da tanti fronzoli e inutili preoccupazioni che a volte rendono cieca l’esistenza, vuoto il cuore…un deserto. Rendono la nostra umanità quasi un prato pieno di erbacce, ci portano a voltare le spalle gli uni contro gli altri creando così un mondo altamente conflittuale, una società resa impraticabile nel vivere e promuovere “umanità”, disvalori che non accomunano ma disperdono.

Questo tempo ci ha costretti a rapporti disumani. L’uomo non è fatto per isolarsi, per chiudersi in casa… per essere privato della propria libertà, ma per la relazione, per la creatività, per “entrare e uscire”, di casa, dagli uffici, dalle scuole, dalle chiese… per fecondare il mondo di “umanità”, quella vera.

Umanità che non accetta di essere violentata da oppressione, mafiosità, disuguaglianze sociali, da leggi non “uguali per tutti”, come è scritto nei tribunali, ma fatte per i furbi, i corrotti, gli sfruttatori degli operai, dei lavoratori e dei poveri, fatte per i “padroni…padrini”.

La domenica delle palme mi fa ricordare mio padre e tutto il mondo dei contadini, delle famiglie semplici come i bambini attorno a Gesù. Gente capace di dare il primato a valori grandi, non commerciabili: Dio anzitutto, come Signore assoluto del creato e della vita dell’uomo; lo dice solennemente la Sacra Scrittura: “Io sono il Signore, non avrai altro dio!”.

I nostri padri, nel giorno delle palme, portavano i rami di ulivo per la benedizione e la processione, per la Messa con la narrazione della Passione e Morte di Gesù. Tornati a casa, nel pomeriggio o il giorno dopo, si recavano in tutte le campagne di famiglia per “piantare” il ramo di ulivo benedetto al centro di ogni terreno pulito, senza erbacce perché la palma doveva emergere nell’orto e dovunque l’uomo impegnava il suo tempo per dissodare e lavorare la terra.

La “palma”, soprattutto quel ramo di ulivo, esprimeva ed esprime anche oggi, se vogliamo non perdere il significato delle cose, il grande valore della Pace, per la quale l’uomo deve usare tutte le risorse della propria intelligenza e del proprio cuore per costruirla o riedificarla quando è in crisi, e difenderla.

Quest’anno non possiamo recarci in chiesa per portare i rami di ulivo, né fare processioni e gridare e cantare “Osanna al Figlio di Davide…”.

Non possiamo seguire, se non sui mezzi di comunicazione, le celebrazioni della settimana più Santa dell’anno liturgico, cuore della nostra fede.

Credo, però, che possiamo “piantare” nel nostro cuore il ramoscello di ulivo, sgombrando il “terreno” da tutto ciò che ostacola la Pace: estirpare ingiustizie, oppressioni di ogni forma, calunnie, maldicenze, rancori, divisioni, e violenze… per accogliere nel cuore tutti, educando anche bambini e ragazzi… su quanto proclama Gesù di Nazareth dal “Monte”, quando dice: “Beati i costruttori di Pace, perché saranno chiamati Figli di Dio”, non “schiavi”ma “Figli”.

Il ramo di ulivo in terreno libero, lavorato e reso fertile, porterà a considerare la terra un “giardino”, come un valore in cui specchiarsi, ritrovare in essa il luogo dove coltivare e far fruttificare il grande bene della “PACE”, che è un valore mai commerciabile e un valore per le più positive relazioni fra gli uomini, fra le nazioni, i continenti e direi… fra la Terra e il Cielo.

Nel giardino del “mio cuore”, il mio orto di vita, di scelte responsabili, di sentimenti, di affetti, di rispetto e di relazioni con gli altri, domenica, 5 aprile, pianterò e coltiverò il “ramoscello del mio ulivo” per diventare “Costruttore di Pace”. Per me, per tutti.

E quindi si apriranno le nostre porte e potremo incontrarci e salutarci e guardarci con occhi nuovi, e cuore nuovo… saremo tanti “rami di ulivo” che cammineranno per le strade e continueranno a dare germogli e frutti di Pace.E sarà sempre “Pasqua di Risurrezione e di Vita nuova”.

Con i migliori Auguri Pasquali di Pace per tutti.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi sabato 4 aprile, in Puglia, sono stati registrati 1.053 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono risultati positivi 58 casi, così suddivisi:

21 nella Provincia di Bari;

0 nella Provincia Bat;

16 nella Provincia di Brindisi;

19 nella Provincia di Foggia;

3 nella Provincia di Lecce;

2 nella Provincia di Taranto;

3 casi di residenti fuori regione risalenti a ieri sono stati registrati oggi.

Sono stati registrati oggi 9 decessi: 6 in provincia di Bari, 2 in provincia di Brindisi, 1 in provincia di Lecce.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 18.977 test.

Sono 94 i pazienti guariti clinicamente.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 2.240 così divisi:

762 nella Provincia di Bari;

129 nella Provincia di Bat;

234 nella Provincia di Brindisi;

546 nella Provincia di Foggia;

362 nella Provincia di Lecce;

180 nella Provincia di Taranto;

23 attribuiti a residenti fuori regione;

4 per i quali è in corso l'attribuzione della relativa provincia. 

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

Il bollettino epidemiologico Regione Puglia 4/4/2020 è disponibile a questo link: http://rpu.gl/bollettinoepid20200404

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