di Ercole Morciano
Pubblicato il libro di Salvatore Coppola sulla prima guerra mondiale
Cento anni fa, precisamente i giorni 2 e 3 del gennaio 1918, non erano ancora passate del tutto le feste. Giorni tristi e amari erano stati quelli di Natale e Capodanno, vissuti anche dalle famiglie di Tricase, per la terza volta trascorsi con la patria in guerra.
Tristi per le famiglie in lutto, dovuto alla morte in guerra dei propri cari; amari, per quelle in cui vi erano famigliari al fronte, feriti o in prima linea a combattere; penosi per tutti perché gli stenti erano ormai diventati insopportabili. Proprio in quei giorni, tra Capodanno e l’Epifania scoppiò a Tricase un’altra rivolta delle donne.
L’altra si era avuta nel 1905, il 2 gennaio, con lo sciopero di circa 900 tabacchine per chiedere l’abolizione del cottimo e l’aumento della paga giornaliera fissato a £.0.35, il più basso della provincia. Partita da Tricase, la protesta avrebbe infiammato tutta la Terra d’Otranto per la durata di un intero anno.
La protesta delle donne di Tricase del gennaio 1918, da me raccontato con tutti i particolari sul “Volantino” n.37/ 2015, è descritta, insieme con le altre, sul recente libro dello storico Salvatore Coppola, già docente nei licei classici di Maglie e di Madrid, noto a Tricase per gli studi sulla storia della nostra città da lui pubblicati. Pane e Pace è il titolo del libro di Coppola edito per le edizioni Giorgiani.
Nel panorama della storiografia sulla “grande guerra” l’opera si colloca su una particolare prospettiva d’indagine: il rapporto tra le donne e il conflitto. Sono numerose le pubblicazioni sulle donne che, specie al nord, sostituirono gli uomini partiti al fronte nelle industrie, nei lavori pesanti, nelle attività agricole, nei trasporti.
La preziosità dell’opera di Salvatore Coppola sta nell’aver tirato fuori dagli archivi le storie di tante donne che, assenti perché in guerra i mariti o i figli, mentre si fanno carico del lavoro in campagna e nei tabacchifici di Terra d’Otranto, difendono con forza il loro diritto ad avere quel poco che lo stato ha promesso e chiedono inoltre la pace, subendo denunce e prigioni.
Chiedono che sia data la razione di pane quotidiano (sempre più ridotta), che il pane sia commestibile e non procuri malattie, che le famiglie aventi soldati al fronte ricevano il sussidio in tempo utile, che la distribuzione del pane sia fatta senza imbrogli, che le autorità si oppongano alla speculazione e all’accaparramento del grano e della farina.
A questi giusti diritti, gridati dalle donne durante le manifestazioni e descritti da Salvatore Coppola come registrati negli atti di pubblica sicurezza o giudiziari, si aggiunge spesso un’altra richiesta, questa più preoccupante per le autorità del tempo, che la vedono come una sfida o, peggio, un’azione disfattista: “vogliamo la pace, fate tornare i nostri mariti dal fronte, non vogliamo i sussidi vogliamo i nostri uomini”.
Di questo grande movimento spontaneo, che interessò le tre provincie di Lecce, Brindisi e Taranto, Salvatore Coppola ha studiato le cause, il carattere, gli obiettivi, la reazione delle classi dirigenti e dell’apparato statale con le misure sempre più repressive, specialmente dopo la disfatta di Caporetto, e infine gli effetti anche sul lungo periodo.
La parte più corposa del volume comprende la descrizione analitica di tutte le proteste, a partire dal 1917. Le prime, nel mese di marzo, riguardano i centri di San Donato, Ceglie, Grottaglie, Presicce e Ostuni. L’ultima protesta ebbe luogo il 9 luglio 2018 a Sogliano Cavour.
Di ogni manifestazione Salvatore Coppola dà la descrizione dei fatti, i nomi delle donne e degli altri denunciati, degli altri protagonisti della vicenda (politici, amministratori, forze dell’ordine), dei difensori (ricorre spesso il nome de noto avvocato penalista tricasino Antonio Dell’Abate), gli esiti del processo e le altre notizie del caso. Le fonti citate nelle note sono quelle archivistiche classiche (Archivio Centrale dello Stato e Archivio di Stato di Lecce e di Taranto) e gli organi di stampa provinciali.
La presentazione del prof. Mario Spedicato, la prefazione del prof. Giuseppe Caramuscio, l’indice dei nomi e la parte fotografica completano un volume che ha il pregio di delineare un segmento di storia salentina in cui le donne sono state le protagoniste e hanno saputo affrontare una pesante realtà con dignità e coraggio.
di Pino Greco
Entro il tre febbraio 2018 bisogna attrezzarsi per evitare sanzioni o addirittura la chiusura dell’attività. Di cosa parliamo? Di sicurezza sui luoghi di lavoro. Una delle ultime leggi regionali in materia di riduzione delle esposizioni alla radioattività naturale derivante dal gas radon in ambiente confinato.
La legge regionale n° 30 del 3 novembre 2016, e s.m.i. ha fissato, sia per gli edifici esistenti che per le nuove costruzioni i livelli limite di riferimento, misurati con un valore medio di concentrazione su un periodo annuale suddiviso in due semestri, in particolare:
a) per gli edifici destinati all'istruzione, compresi gli asili nido e le scuole materne, il livello limite di riferimento per concentrazione di attività di gas radon in ambiente chiuso, e in tutti i locali dell'immobile interessato, non può superare i 300 Bq/mc, misurato con strumentazione passiva;
b) per gli edifici non destinati all'istruzione, e aperti al pubblico il livello limite di riferimento per concentrazione di attività di gas radon in ambiente chiuso, e in tutti i locali dell'immobile interessato, non può superare 300 Bq/mc, misurato con strumentazione passiva.
I titolari/esercenti delle suddette strutture, devono provvedere, ad avviare le misurazioni sul livello di concentrazione di attività del gas radon da svolgere su base annuale suddiviso in due distinti semestri (primavera-estate e autunno-inverno) e a trasmettere gli esiti entro un mese dalla conclusione del rilevamento al comune interessato e ad ARPA Puglia. In caso di mancata trasmissione delle misurazioni entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il comune deve provvedere ad intimare con ordinanza la trasmissione delle misurazioni svolte, concedendo un termine non superiore a trenta giorni, la cui eventuale e infruttuosa scadenza comporta la sospensione per dettato di legge della certificazione di agibilità.
GAS RADON – GENERALITÀ
Il radon è un gas radioattivo di origine naturale, è incolore, inodore e insapore ed è prodotto dal decadimento radioattivo del radio, generato a sua volta dall’uranio, presente nelle rocce, nel suolo nelle acque e nei materiali da costruzione come cementi, laterizi, graniti o tufi. Essendo un gas, il radon fuoriesce dalle porosità e dalle crepe del terreno e da detti materiali da costruzione e, in misura generalmente minore, dall’acqua. Oltre che dai materiali da costruzione, il radon può penetrare nelle abitazioni anche attraverso fessure, giunti di connessione, canalizzazioni degli impianti idraulici, elettrici e di scarico. Una volta esalato si disperde rapidamente in atmosfera, al contrario si accumula facilmente negli ambienti chiusi. In Puglia la presenza di radon all’interno degli edifici è dovuta principalmente al sottosuolo, e in parte ai materiali da costruzione e all’acqua. Il fenomeno del carsismo influisce sensibilmente sul processo di esalazione del radon attraverso la formazione di una rete sotterranea di diffusione del radon che, trasportato dall’acqua e dai gas, può percorrere anche grandi distanze per essere poi liberato all’esterno grazie alla presenza di numerose faglie presenti nelle rocce calcaree
ESPOSIZIONE AL RADON - EFFETTI SULLA SALUTE
Il principale danno per la salute legato all’esposizione al radon, è un aumento statisticamente significativo del rischio di tumore polmonare. A livello mondiale, il radon è considerato il contaminante radioattivo più pericoloso negli ambienti chiusi ed è stato valutato che il 50% circa dell’esposizione media delle persone a radiazioni ionizzanti è dovuto al radon. Trasportato all’interno dell’apparato respiratorio, il radon, raggiunge i polmoni, dove decade emettendo radiazioni dannose per i tessuti.
Quindi l’inalazione del radon comporta il rischio di tumore ai polmoni e ai bronchi a causa dell’energia rilasciata in questa regione dalle radiazioni emesse durante il processo di decadimento. Il rischio aumenta al crescere della concentrazione e del tempo che si trascorre in presenza di elevate concentrazioni di radon. Esiste, inoltre, una stretta relazione tra gli effetti di fumo e radon, tanto che un fumatore rischia circa 15 volte di più rispetto a un non fumatore esposto alla stessa concentrazione.
In Italia l'esposizione al radon è responsabile (secondo la stima del 2010 dell'Istituto Superiore di Sanità) di circa 3.200 casi di tumore polmonare all’anno, in Europa se ne contano circa 20.000 casi all’anno. In termini percentuali ciò rappresenta circa il 10% di tutti i decessi per tumore polmonare in Italia. Questa percentuale varia da Regione a Regione da 4% a 16%, in relazione ai livelli medi di concentrazione di radon.
La misura della concentrazione di radon presente all’interno di un ambiente confinato permette di valutare l’esposizione e dunque il rischio associato alla permanenza all’interno dell’ambiente considerato. La valutazione del rischio ha lo scopo di stabilire la necessità di intraprendere o meno eventuali interventi di bonifica. Fermo restando che l'eliminazione completa non è possibile, esistono però azioni di rimedio efficaci e controllate, attraverso cui è possibile ridurre la concentrazione a livelli accettabili.
Avamposto MARE - Porto Museo di Tricase
Sabato, 20 gennaio 2018 ore 19:00
L’aumento crescente della popolazione e delle attività svolte lungo la costa sta generando inevitabili mutamenti nei delicati equilibri degli ecosistemi marini e costieri. L'alterazione e la scomparsa di importanti habitat, con la successiva perdita di biodiversità e servizi ecosistemici, determina un bilancio negativo non solo di tipo ambientale ma anche socio-economico, con un complessivo impoverimento del capitale territoriale a disposizione delle generazioni future.
L’OASI BLU, potrebbe rappresentare la soluzione a questo problema.
Tricase, vuole continuare ad affrontare il problema condividendo e sperimentando la possibile soluzione con i vicini transfrontalieri di Albania e Montenegro, sempre investendo in cultura e natura con il Porto Museo di Tricase. Come?
Lo spiegherà il Dott. Massimo Zuccaro, del Ciheam Bari, nel corso dell'appuntamento che si terrà sabato 20 gennaio, alle 19, sempre presso l'Avamposto MARE.
di Alessandro Distante La campagna elettorale è partita ai Massimi livelli.
A cominciare dal ritorno a Tricase di Massimo D’Alema dopo venti anni passati in giro per l’Europa e per il mondo.
Ma, assicura lui, in questi anni di apparente assenza ha seguito le nostre vicende ed è informato su tutto; eppure ricorda Cesare Lia e, con invidia, Codacci Pisanelli al quale bastava un saluto dal balcone (ma quale?) per raccogliere il 90% dei voti.
Sono sicuro che ricorderà anche le vicende di una banca che, dopo aver fatto incetta dei risparmi salentini, venne venduta a peso d’oro al MPS; oppure ricorderà le industrie del calzaturiero e la loro fine oppure quelle delle energie rinnovabili, che furono la fortuna di pochi e lo scempio delle nostre campagne.
Ha ricordato, e come farne a meno, don Tonino e la tradizione del cattolicesimo politico a Tricase contraddistintosi, a Tricase come in Italia, per quel richiamo forte all’etica della quale era impregnato aggiungo io- anche il mondo della militanza comunista.
Era un’etica che concepiva l’impegno nelle Istituzioni come servizio da rendere per la comunità, dove il singolo era espressione di un gruppo ed assicurava fedeltà ad un partito al quale era legato da motivazioni ideali se non ideologiche.
Una visione di politica molto lontana dalle cronache di questi giorni che hanno visto, a Tricase, diventare referenti di un nuovo Partito quelle stesse persone che fino all’altro ieri erano garanti della linea politica del vecchio Partito e lo rappresentavano in campagna elettorale; e le cronache hanno riportato anche la notizia del passaggio di alcuni Consiglieri comunali eletti in un Partito ad un altro, nato, però, contro il vecchio Partito. Mi metto nei panni di chi ha votato chi oggi non lo rappresenta più.
La politica –ha ricordato D’Alema- è un servizio alla comunità e richiede coerenza; ora è chiamato a verificare se quella coerenza sia ancora un valore per tutti, e soprattutto se certe scelte, a partire da chi gli è più vicino, appaiono coerenti ai cittadini. Perché, se così non fosse, chi le ha fatte avrà forse dato soluzione ad un disagio personale ma avrà dato anche un pericoloso contributo ad una disaffezione alla politica che è l’anticamera per la crisi della democrazia.