La mia colonna di Alfredo De Giuseppe
Ho letto velocemente la Relazione dei Servizi Ispettivi della Ragioneria dello Stato, giunta da un paio di mesi a Palazzo Gallone e portata a conoscenza attraverso i giornali solo qualche giorno fa. Da una prima sommaria lettura emergono gravi e continuative contestazioni contro l’ultima Amministrazione Coppola. Ma non daremo certo su questa colonna un giudizio di merito su ogni singola faccenda: cercheremo invece di capire da dove arrivano così macroscopiche inadempienze.
Partono da lontano, molto lontano, quando il Comune era una casa democristiana, dove una cerchia molto ben selezionata di amministratori riusciva a imporre assunzioni, lottizzazioni, affidamenti di lavori pubblici, e sovvenzioni a go-go, aggirando regole e buon senso. Anzi c’era un senso unico, applicato sempre e ovunque, ed era quello della clientela famelica e amicale.
Su queste fondamenta di ogni singolo Comune si creò l’enorme debito pubblico italiano che ancora oggi è il flagello della nostra convivenza sociale e che molte anime belle fanno finta di dimenticare, vagheggiando un passato bello e ricco, comunque sempre migliore del presente. Mentre i Paesi europei progredivano velocemente, l’Italia aveva smarrito ogni ideale e ogni visione del futuro. All’improvviso, era 1993, si scoprì super corrotta, fantasticamente indebitata, in mano a mafie, lobby e manovratori di ogni genere. Allora per tentare di rimanere seppur minimamente agganciata al benessere occidentale, per tentare di entrare nell’Euro (ritenuto all’epoca l’unico salvataggio possibile), la stessa classe politica tentò di auto-riformarsi.
Nacque così nel 1997 la legge Bassanini, che tentando di riformare tutto il sistema della Pubblica Amministrazione, dava di fatto ai Funzionari un potere superiore a quello dei politici che avrebbero dovuto limitarsi a dare gli indirizzi, mentre la gestione di ogni singola operazione doveva avere un ben preciso responsabile amministrativo. Ad oltre vent’anni di distanza possiamo affermare serenamente che l’obiettivo di aumentare l’efficienza e superare la corruzione è fallito. È bastato mischiare politici e funzionari e tutto è saltato.
Già nel 2001, da direttore del mensile Nuove Opinioni, segnalai l’anomalia del più importante funzionario del Comune che ne diventava Sindaco senza dimettersi dal suo ruolo apicale. Naturalmente furono pochissimi quelli che pensarono che questo potesse essere un problema. Invece, anche senza alcuna ruberia, è sempre un problema perché un conflitto d’interessi si estrinseca in mille rivoli diversi, in mille risvolti, in relazioni complicate, in auto limitazioni o eccessi di potere.
Certo è che Antonio Coppola, a causa di questo perenne conflitto d’interessi, nei lunghi anni di governo non ha potuto modificare la struttura organizzativa del nostro Comune, non poteva intervenire senza destare sospetti, invidie, antipatie, corrosioni e veti incrociati. Era parte in causa e lo sarebbe stato purtroppo fino all’ultimo suo giorno da Sindaco, senza un Piano Regolatore e senza un Ufficio Tecnico efficiente.
Ora l’attuale Sindaco, il nostro bravo e pacificatore Carlo, eletto a furor di popolo per cambiare tutto, non ha ancora cambiato niente. Soprattutto in relazione alla macchina amministrativa che invece meriterebbe nuova linfa, nuovo entusiasmo e nuove regole. Una prima regola dovrebbe essere elementare: non tenere nascosta nel cassetto per circa 40 giorni una Relazione esplosiva che riguarda la precedente Amministrazione e che apre uno squarcio (finalmente la trasparenza) sulla gestione della cosa pubblica a Tricase.
Se in definitiva nel tempo trascorso dal suo arrivo alla sua divulgazione, la Relazione fosse stata oggetto di valutazione di vecchi amministratori e funzionari, sottraendola invece al controllo delle minoranze e del Consiglio tutto, per Chiuri ci sarebbe un’unica, malinconica, seppur veloce strada: la fine della sua giovane consiliatura, per mano non solo dell’opposizione ma anche dei suoi stessi consiglieri
di Angelo Piscopiello
Bis videor mori !
Con grande sofferenza leggo i nomi dei tanti "gladiatori "
desiderosi di nuova gloria e con vera, funesta mestizia apprendo che dai tanti collegi
e' scomparso il nome dell' amata Tricase.
Addio celebre Collegio Senatoriale di Tricase !
E' il risultato dei tanti piccoli arrampicatori succeduti nella gestione della cosa pubblica,
capaci solo di incrementare il proprio patrimonio, fatto non abbisognoso di verifiche.
Ma la nostra Tricase risorgerà oltre ogni incapace ( vittima o carnefice, io tra i primi)
che abbia ricoperto ruoli di rappresentanza istituzionale elettiva.
di Alessandro Distante
Chiuse le liste, i candidati, aspiranti onorevoli e senatori, sono pronti a sfidarsi.
Mai come questa volta a farla da padrone sono state le scelte dei singoli. Lo spettacolo non è stato edificante: basterà pensare a chi all’ultimo momento ha cambiato partito ed è stato subito candidato in un altro; a chi lo ha fatto qualche mese addietro, sposando movimenti che fino a qualche tempo fa sparlavano del Sud; oppure a chi ha fondato un nuovo partito e si è ritrovato ai vertici e per giunta candidato pur avendo avuto responsabilità di vertice nel vecchio Partito.
Ma i passaggi non sono stati soltanto trasversali ma anche territoriali. Ed allora: in Salento tanti candidati da fuori, tutti però innamorati del Salento!
Ma niente è casuale. Il venir meno di ogni appartenenza al partito o almeno ad un gruppo che si ritrova su un progetto, non dico su un ideale, porta poi a questi spettacoli indecenti.
Salta il principio di appartenenza e salta il principio della territorialità specialmente se i collegi sono così vasti da andare da Tricase a Francavilla Fontana. Ma, ancor prima, salta anche un minimo di dignità e di rispetto.
Ciò che conta è esserci ed assicurarsi un posto in prima fila per poi essere eletti.
Ed il posto lo si ottiene grazie a qualcuno che sta a Roma senza alcuna scelta da parte dei cittadini.
Di primarie neanche a parlarne ed anche quando le consultazioni, come avviene in un Movimento, sono aperte alla base non mancano dubbi e critiche se il risultato è la riconferma di tutti gli onorevoli e senatori uscenti.
Tricase comunque ha un candidato messo in terza fila; potrebbe farcela, con un po’ di fortuna; l’elezione dipende non tanto dalla capacità di consenso del candidato quanto dagli strani meccanismi elettorali dove i candidati e chi li candida studiano tutti i trucchi per garantire la vittoria a chi deve vincere e per lasciare sperare gli altri.
Alla fine ad essere ringraziati per la elezione non saranno i cittadini ma chi, bontà sua, li ha proposti come candidati e messi in pole position.
di Munir,immigrato somalo
Mi chiamo Munir, vengo dalla Somalia, ho trent’anni, sono sposato e ho un figlio di un anno e mezzo. Sono arrivato in Italia nel giugno 2016 e dallo scorso aprile sono ospite del progetto SPRAR gestito da Arci Lecce qui a Tricase.
Quando la libertà di espressione diventa migrazione forzata. Nel mio Paese ero un giornalista. Nel mio paese ero un giornalista, e ho lavorato nella redazione di “Radio Marka”, un’emittente radiofonica che si trova nel sud della Somalia, molto ascoltata nella mia città di origine, e per la quale ho realizzato anche interviste a funzionari pubblici. Fare informazione nl mio paese è molto pericoloso. I gruppi criminali minacciano e a volte uccidono i giornalisti ritenuti colpevoli di schierarsi contro di loro. Uno di questi gruppi, tra i più pericolosi della Somalia, chiamato Al-Shabaab, ha iniziato a perseguitarmi a causa delle notizie che diffondevo. Al-Shabaab è un gruppo terroristico che da anni compie attentati e azioni violente che colpiscono soprattutto la popolazione civile.Sono sempre stato contro la violenza, perché credo che la pace sia la più grande aspirazione per ogni uomo e popolo di questo mondo. Gli uomini di Al-Shabaab hanno iniziato a perseguitarmi e a minacciare me e la mia famiglia. Sono stato costretto e portare mia moglie e mio figlio a Mogadiscio, mentre io ho deciso di scappare.
L’Italia e Arci. Dopo un viaggio molto complicato sono arrivato in Italia. Qui a Tricase mi sento al sicuro e ho trovato nuovi amici. Studio la lingua italiana, ho una professoressa che si chiama Isabella, che mi ha sempre aiutato ad apprendere meglio questa lingua per noi molto difficile, e frequento anche la scuola pomeridiana per prendere la licenza media. Grazie al supporto di Arci e della comunità che mi ospita ho avuto molte opportunità di integrazione e dialogo con i cittadini di Tricase, come per esempio durante le feste natalizie, quando ho partecipato come comparsa al Presepe vivente indossando i panni del soldato romano. Ho frequentato dei corsi di formazione professionale e spero di trovare presto un lavoro e la mia completa autonomia.
Raccontarsi a tavola. Il giorno di Santo Stefano sono stato a pranzo presso una famiglia a Tricase, che mi ha invitato grazie al progetto “A tavola con noi”. Sono stati molto gentili come me e mi hanno fatto sentire in famiglia. Ora siamo rimasti in contatto e questo è molto importante per me. Mi fa sperare in un futuro migliore. Il mio sogno è che mia moglie e i miei bambini possano, un giorno, passeggiare con me per le strade di Tricase, liberi dalla paura e dalle violenze.