Via Roma è l’emblema delle questioni traffico e viabilità della Città di Tricase. Su via Roma si sono confrontate e scontrate due scuole di pensiero, se non addirittura due modi diversi ed opposti di vedere la vita: da un lato, chi sostiene che il marciapiede era bello e fruibile quando era largo, consentendo a tutti di passeggiare comodamente e ammirare vetrine e negozi. Sono i fautori di una Città a misura d’uomo dove il relax e la bellezza hanno il sopravvento. Dall’altro lato, chi invece ha sempre sostenuto e sostiene che quel marciapiede così grande limitava la carreggiata impedendo alle auto di parcheggiare e così poter comodamente fruire degli esercizi commerciali e/o dei locali che si affacciano su via Roma. Soni i fautori della Città comoda e della vita frenetica dove raggiungere comodamente con l’auto il punto desiderato è l’unico modo per poter fruire dei servizi che la Città offre.
E gli argomenti pro o contro non finivano qua: da un lato chi, dietro la scelta pro marciapiede largo, vedeva e sognava una Città dove il passeggio, magari di coppia o familiare, la poteva fare da padrona, abbandonando le auto a debita distanza e godendosi una salutare passeggiata; dall’altro, chi, invece, sottolineava la assurda scomodità di dover parcheggiare lontano e poi raggiungere i negozi.
C’è poi una terza scuola di pensiero che è quella che “comunque la si faccia” va sempre male. Sostenevano la necessità di parcheggiare (così come è adesso), ma, ora, si lamentano che i parcheggi sulla corsia di destra, andando verso Piazza Cappuccini, non sono in sicurezza; se il guidatore apre lo sportello, rischia di essere travolto dalle auto che sopraggiungono.
Ma le tipologie di approccio alla questione non finiscono qui: c’è un’altra categoria; è quella del “chi se ne frega degli altri”; anche prima, quando il marciapiede era ampio, salivano con l’auto sul marciapiede e riuscivano a parcheggiare (ben inteso momentaneamente), così risolvendo i loro problemi.
Non poche discussioni in campagna elettorale si sono fatte su via Roma; c’era il partito del marciapiede largo e c‘era il partito della carreggiata larga. Scontri, promesse, discussioni,….
Ebbene un pasticciaccio brutto, come quello del quale raccontava Carlo Emilio Gadda. Lì era “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana”; qui è “Quer pasticciaccio brutto di via Roma”. Ma sempre pasticciaccio è! A.D.
Era il maggio dell’anno 2018 quando, su queste colonne, dedicavamo un articolo al tema della viabilità. “La sfida della viabilità” prendeva spunto da un’Assemblea convocata dal Sindaco Carlo Chiuri per un confronto con i cittadini sulle ipotesi progettuali della strada statale 275.
Davamo poi notizia di un Capo di Leuca più vicino al resto d’Italia con l’annuncio del biglietto unico Trenitalia-Ferrovie del Sud Est. La Città di Tricase –ed era questa una bella notizia- era stata individuata come hub, e cioè snodo fondamentale, insieme a Maglie, del sistema di collegamento ferroviario, punto di arrivo dei treni ma anche punto di partenza per il successivo trasporto pubblico su gomma per tutto il Capo di Leuca.
Correva, come detto, l’anno 2018; da allora, sono passati sei anni e quei progetti, più volte presentati e ripresentati, non sono stati ancora attuati.
La sfida della viabilità con il resto del Salento è strettamente collegata con la viabilità interna. E’ evidente che se da fuori le persone e/o i turisti raggiungono Tricase con il mezzo pubblico non avranno più necessità di venire con l’auto e questo potrebbe segnare un contributo importante per risolvere il problema traffico cittadino e, soprattutto, quello del trovare parcheggio. Pensiamo a quante sono le persone che raggiungono quotidianamente Tricase per lavorare (scuole, ospedale, negozi,…)
Ed allora? Metropolitana di superficie o promesse di superficie?
Sabato, 2 marzo in distribuzione il settimo numero del settimanale cittadino di Tricase
Questa settimana approfondimento sulla viabilità a Tricase
Numerosi gli interventi finalizzati a riasfaltare le strade, notevoli i lavori sul basolato nel Centro storco e non poche le novità importanti sulla segnaletica.
Eppure….
di Cosimo RIZZO
Torna l’appuntamento mensile con la rubrica “energia in comune”, dedicato alle novità introdotte dal decreto pubblicato il 24 gennaio e a tutti gli aggiornamenti che seguiranno nel corso dell’anno.
Come già annunciato in precedenza, la misura prevede uno stanziamento pari a 2,2 miliardi di euro volto a finanziare le CER realizzate in comuni con popolazione sotto i 5000 abitanti.
Tale sostegno è erogato attraverso un contributo a fondo perduto che può coprire fino al 40% delle spese ammesse, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l'obiettivo di raggiungere una potenza installata complessiva di almeno 2 gigawatt.
In aggiunta, è prevista una tariffa incentivante fissata per 20 anni, destinata ad agevolare la realizzazione di 5 gigawatt entro il 31 dicembre 2027.
Alcune Regioni italiane, inoltre, stanno attuando ulteriori iniziative di sostegno allo sviluppo delle comunità energetiche attraverso finanziamenti provenienti dai fondi europei e regionali. Nei prossimi giorni è prevista l’approvazione delle regole operative con le quali saranno chiariti gli ultimi dubbi riguardo i requisiti di accesso alla misura e saranno disciplinate modalità e tempistiche di riconoscimento degli incentivi.
Entro 45 giorni dall’approvazione delle suddette regole, il GSE attiverà i portali attraverso i quali sarà possibile presentare le richieste. Nell’attesa, sono già in corso numerose iniziative che coinvolgono cittadini, piccole medie imprese, enti, condomìni e promotori di progetti di condivisione dell’energia, favorendo una partecipazione attiva e nuove attrazioni di investimenti nel settore dell’energia rinnovabile.
La misura, che ricordiamo contempla qualsiasi forma di energia rinnovabile, si aggiunge alle altre iniziative previste dal governo per sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, segnando un passo significativo verso la transizione energetica e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.
L’invito è dunque quello di continuare con le vostre richieste, alle quali cercheremo di fornire le informazioni utili con i prossimi appuntamenti.
Informazione promozionale cell. 349 16 78196 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
di Alfredo De Giuseppe
Osservando con attenzione la cronologia degli avvenimenti riguardanti Villa Sauli a Tricase Porto, si possono fare delle facili considerazioni storiche. Fino al 2017, fino cioè all’iniziativa intrapresa dalla giunta Chiuri, (con l’appoggio della pentastellata Sodero) nessun governo della Città aveva preso la benché minima iniziativa rispetto al grave abuso edilizio che si perpetrava da sempre sotto gli occhi di tutti.
La struttura nasce nel tempo del dominio della DC quando, specie nei paesi del Sud, si ignorava qualsiasi rispetto per la tutela del paesaggio. Si concedeva tutto a tutti per una manciata di voti e, in definitiva, per il malcelato pensiero dominante che l’unico sviluppo possibile fosse quello edilizio. Noi, intesi come cittadini, siamo figli di quella cultura clientelare, della deroga personalizzata, della cortesia amicale e parentale. Questo è un paese senza un Piano Urbanistico Generale e si rifà ancora ad un Piano di Fabbricazione del 1974 emendato così tante volte (si dice oltre 200) da delibere ad hoc che è difficile per chiunque capirci qualcosa. Ognuno può rifarsi ad una norma scritta o di prassi, con la conseguenza che la discrezionalità di politici e funzionari è altissima con grave danno della vita cittadina, del traffico, dei servizi igienici, scolastici, commerciali, sanitari, sportivi e di ogni tipo. Un disordine voluto, cercato e fermamente conservato. Prima, negli anni ’60, da famiglie proprietarie di terreni, poi da costruttori improvvisati e infine da tecnici sempre più determinanti. Il sindaco Serrano, dopo il tentativo di Cassati nei primi anni ’60, tentò di far approvare un Piano Regolatore a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Non se ne fece nulla, anche per la forte opposizione interna alla stessa DC, che aveva sempre un guardiano delle famiglie storiche ben posizionato nelle varie amministrazioni. Poi più niente: Ecclesia ha fatto trascorrere gli anni novanta senza toccare nulla; allo stesso modo di Coppola dal duemila in poi, consacrando quest’ultimo lo status quo e continuando a risolvere, da tecnico/sindaco, la maggior parte delle molte diatribe nascenti in ogni singola questione. Musarò non riuscì mai a prendere in mano il dossier PUG, cosa che invece fece Chiuri che affrontò l’argomento quasi fino a giungere alle fasi finali, con la sonante bocciatura da parte dei tecnici operanti nel nostro Comune che bollarono quella bozza come irricevibile per il sostanziale blocco delle aree edificabili.
Il risultato di tutto questo è un territorio di oltre 48 Kmq devastato in ogni dove, campagna e mare, centro e periferia, sfilacciato e inguardabile nei collegamenti con le frazioni. La questione Villa Sauli non è dunque una questione tecnico/giuridica ma prettamente politica. Una politica che riguarda Tricase e tutto il Sud, la nostra Regione, la nostra Provincia (con qualche eccezione). Quando infatti la politica non sa decidere, non vuol prendere posizione, non sa programmare, non riesce a darsi una visione condivisa, quando si piega agli interessi di parte, si corre sempre sul crinale del disastro. E il Sud lo fa ormai da troppo tempo.