di Luigi Marcuccio Tricase torna sotto i riflettori televisivi a causa del progetto di riciclo delle acque meteoriche che langue incompiuto, e fiaccato dagli elementi, a più di un decennio dall’inizio dei lavori. Questo progetto prevedeva la depurazione delle acque pluviali perché, a titolo oneroso, fossero utilizzate per l’irrigazione.
Ebbene, pur nella persistenza di alcune zone d’ombra, qualcosa si può dire sulla questione.
Primo, l’impianto summenzionato è tuttora non funzionante, anche perché non ancora collaudato; non solo, le opere già effettuate sembrano soggette a (singolarmente rapido forse ...) deterioramento.
Secondo, poiché i fondi stanziati sono stati tutti interamente spesi, il Comune di Tricase ha chiesto, al fine di completare l’opera, un ulteriore stanziamento alla Regione Puglia (non ho capito se di fondi da questa gestiti oppure fondi regionali “veri e propri”), che questa sarebbe recalcitrante a concedere.
Terzo, sullo sfondo si intravedono due altre opere, in un rapporto di (quasi?)-connessione con l’impianto anzidetto. La prima è un secondo invaso, da costruirsi vicino alla vasca già realizzata: taluni sospettano che servirebbe a rimediare ad alcuni errori tecnici, mentre altri affermano che si tratterebbe di “altra cosa”, senza null’altro aggiungere. La seconda opera è una condotta sottomarina per sversare le acque “sporche” al largo della costa.
Quarto, il progetto in questione fu messo in opera senza che venisse effettuata alcuna dettagliata analisi di fattibilità, sia tecnica che economico-finanziaria, con particolare riferimento: (a) alla variabilità della domanda di acqua per l’irrigazione in ragione del succedersi delle stagioni e degli eventi atmosferici; (b) ai criteri di stima della domanda d’acqua e di fissazione del prezzo di vendita (medio? marginale? “politico”?); (c) all’entità, la natura e le modalità di esazione del canone fisso per l’allacciamento alla rete e del prezzo di vendita per m3; (d) al fatto se i relativi introiti attesi coprano i costi di gestione e di manutenzione e, in caso contrario, in quale modo questi possano essere finanziati; (e) alle istituzioni deputate a gestire l’intera operazione.
Insomma, inebriati dalla volontà di “fare” ... e basta (non importa che cosa ...), e dall’impressione che “i finanziamenti” stiano aspettando qualcuno che li “intercetti”, ci si tuffa, è proprio il caso di dire, in acque poco conosciute e piuttosto perigliose, forse ignari del fatto che i progetti di irrigazione hanno un basso tasso di successo, soprattutto in contesti in cui, come il nostro, non esiste alcuna tradizione di tal genere. Ma tanto, avranno forse pensato i nostri amministratori, “ci sono i finanziamento fuori bilancio comunale”, dimenticando che: (a) questi denari sono in realtà o frutto della tassazione o determinano un aumento del debito pubblico il cui fardello viene scaricato sulle generazioni future (e ciò anche nel caso dei famosi “fondi europei”, che non sono denaro “stampato” e buttato giù dagli elicotteri ma soldi che i singoli stati versano al bilancio dell’Unione europea e che, detratti i non trascurabili costi di gestione del sistema, vengono redistribuiti tra i singoli stati, a cura della Commissione europea, per finanziarie progetti opinati rispondere ad obiettivi dell’Unione europea); (b) il progetto di cui si chiede il finanziamento potrebbe non essere appropriato alla realtà locale; (c) all’ente pubblico che usufruisce di finanziamenti “fuori bilancio” per realizzare un’opera è, di prassi, richiesto di contribuirvi con fondi propri (come è accaduto in questo caso, per circa, se non erro, 1 milione di euro).
Ma quello che più mi lascia con l’amaro in bocca é che, dopo i litigi, in diretta televisiva ed in differita sui social network, le reciproche accuse di comportamento menzognero, incompetenza, “aver fatto brutte figure” e quant’altro, tutti sembrano comunque convergere su una comune linea da seguire: the show must go on, l’opera deve essere completata (come, si vedrà ...).
Nessuno osa sfidare il conformismo ed il populismo dilaganti interrogandosi se valga la pena di terminare un progetto fondato sull’ipotesi che a Tricase vi siano soggetti disposti a pagare per l’acqua irrigua. In realtà l’agricoltore tricasino, già rara aves e peraltro in via d’estinzione, spesso e volentieri si rifornisce dalla falda freatica di acqua senza sborsare nulla oltre il costo di estrazione della medesima; quest’ultimo, a sua volta, si compone in massima parte di un costo (quello di perforazione del pozzo) affrontato all’inizio dell’attività estrattiva e quindi non evitabile interrompendola (in gergo tecnico siamo in presenza di un sunk cost). Non è realistico poi pensare che, nel prossimo futuro, sarà esatta una tariffa per l’estrazione dell’acqua sotterranea, visto l’appiattimento di tutte le forze politiche sulla posizione, becera prima ancora che demagogica e populista, che “l’acqua non è un bene e quindi non si paga”: ergo, il singolo, con tutta probabilità, non avrà né interesse né incentivo alcuno a rifornirsi, a titolo oneroso, di acqua dal previsto impianto, in quanto, gratis o quasi, disporrà dell’acqua di falda.
D’altro canto, la distribuzione di acqua depurata a titolo gratuito: (a) richiederebbe continue iniezioni di denaro pubblico per garantire il funzionamento del sistema, cosa che, anche a volerla ritenere realistica, solleverebbe problemi di equità sociale (perché l’acqua irrigua sarebbe disponibile gratis e quella per usi domestici a pagamento?); (b) non risolverebbe il problema del divario tra l’acqua “in entrata” e quella “in uscita” nell’immediatezza degli eventi piovosi, visto che nessuno irriga quando vi è un evento piovoso né a breve termine da questo.
In conclusione, le acque piovane, anche se depurate, dovranno essere, almeno in parte, sversate in mare. Ebbene, attualmente le acque meteoriche e reflue sfociano nel canale del Rio: le seconde, dopo una depurazione dall’efficacia indubbiamente migliorabile, le prime, parrebbe, senza alcuna significativa depurazione. Ora, la depurazione delle acque piovane prevista nel progetto non mi sembra evitare sensibilmente l’inquinamento di quest’insenatura, e soprattutto la percezione di questo, che è alla fine quello che conta nell’ambito dell’auspicato sfruttamento del notevole potenziale turistico del canale del Rio. In realtà, la condotta sottomarina sembra l’unica opzione in grado di coniugare la difesa dell’ambiente con la necessità di sversare le acque piovane in mare: ma allora non conviene adottare questa soluzione, da finanziarsi anche tramite i risparmi derivanti da una depurazione meno costosa (comunque necessaria ma meno incisiva che nel caso della produzione di acqua irrigua)?
di Pino Greco E' sabato 1 aprile 2017...
VERITÀ O PESCE D’APRILE ?
L’ON.LE ANTONIO LIA ( EX SINDACO DI SPECCHIA), SI CANDIDA ALLA CARICA DI CONSIGLIERE COMUNALE A TRICASE
E’ pronta una lista di amici tricasini. L’ex sindaco di Specchia : “Non sarò candidato sindaco, siamo un gruppo di amici, dunque liberi di scegliere o di aggregarci ad un candidato sindaco più meritevole di fiducia” . Non è il “ nuovo” candidato sindaco. Non è un pesce d’aprile. Era nell’aria. L’On.le Antonio Lia, si candida alla carica di consigliere comunale a Tricase. E’ pronto a partecipare e a scendere in campo con una propria lista. Da tempo sono in corso incontri e confronti, per scegliere o aggregare un candidato sindaco più meritevole di fiducia. “ L’intento è quello di essere presenti nella futura Amministrazione Comunale, per far ritornare Tricase un paese guida, che dia la forza e concorra allo sviluppo economico e sociale di tutto il Capo di Leuca. Sono convinto che per Tricase ci vuole un’Amministrazione che abbia, il più ampio consenso,che venga fuori un’Amministrazione autorevole perché il momento è difficile e preoccupante”. Queste le parole dell’On.le Antonio Lia, al nostro telefono.
VERITÀ O PESCE D’APRILE ?
IL CENTRODESTRA FERMO AI BOX. Non è facile trovare un“ buon pilota”.
Il candidato sindaco del centrodestra ? Non si hanno notizie…
VERITÀ O PESCE D’APRILE ?
NELL'ARIA C'È UNA NOVITÀ, CARMINE ZOCCO E PASQUALE SANTORO,
PRONTI A UNIRE IL CENTROSINISTRA … PRONTI A FARE UN PASSO LATERALE…
Il candidato sindaco del PD, sarebbe il dott. Cosimo D’Aversa.
Il candidato sindaco della maggioranza, sarebbe il prof. Carmine Zocco
Il candidato sindaco di “ Libera Tricase ”, sarebbe il prof. Pasquale Santoro
Il condizionale è d’obbligo…Perché, dopo la riunione di martedì 28 marzo….sono tutti pronti ad unire il centro sinistra.
Dunque, si va verso un candidato sindaco “ nuovo ”, con il prof. Carmine Zocco e il prof. Pasquale Santoro, pronti a fare un passo laterale, ad unire le forze, per un centro sinistra più forte
Il PD ? Rischia una caduta a picco o quanto meno un ridimensionamento…
VERITÀ O PESCE D’APRILE ?
ANTONIO MUSARO’ CANDIDATO CONSIGLIERE COMUNALE
Fa parte di una lista…Antonio Musarò candidato alla carica di consigliere comunale
PARTITO DEMOCRATICO - Circolo di Tricase - COMUNICATO STAMPA
COSIMO D’AVERSA è il Candidato Sindaco del Pd di Tricase.
La decisione è stata assunta a larghissima maggioranza dall’Assemblea degli Iscritti al Partito.
Il Dott. COSIMO D’AVERSA, già Direttore del Settore Programmazione Finanziaria, Entrate e Sviluppo Economico del Comune di Tricase, è il Candidato Sindaco alle Amministrative comunali dell’11 giugno prossimo che gli Iscritti al Circolo di Tricase del Partito Democratico, a larghissima maggioranza, hanno scelto e proposto alla Città e alle Forze Politiche del Centrosinistra.
L’indicazione per il Dott. COSIMO D’AVERSA è maturata in una serie di incontri assembleari, ma anche in focus d’ascolto che il Commissario Cittadino del Pd, unitamente al Gruppo dirigente, hanno attivato rispetto alle diverse sensibilità politico-culturali che agiscono in Tricase.
Il Pd di Tricase ha compiuto la scelta avendo ben compreso la propria responsabilità derivante dal diritto-dovere, in quanto forza maggioritaria del centrosinistra, di testimoniare che in Tricase ci sono ancora CITTADINI che amano la buona politica, che richiede, in passaggi fondamentali della vita cittadina, di concentrare intelligenza, passione, energia attorno a questioni di rilievo e non deve, invece, farsi trovare prigioniera della autoreferenzialità degli schieramenti.
Si ha certezza che anche nella prossima competizione elettorale le Forze Politiche del Centrosinistra, unite alle Espressioni civiche che hanno a cuore il futuro della Città e dei Suoi Cittadini, profonderanno forze e impegno per ridefinire i valori ideali, per restituire speranza, fiducia nel futuro senza di cui ogni impresa per migliorare la vita cittadina di questa nostra Città diviene un vano sogno.
Niente giustifica la non partecipazione alla vita politico-amministrativa della nostra Tricase. Abbiamo tutti il dovere di abbandonare l’egemonia del presente; dobbiamo, invece, scegliere, immaginando una politica capace, attraverso decisioni alte e partecipate, di pensare le ricadute di ogni singola nostra scelta sulle generazioni future.
TRICASE ci chiedeva di individuare un Candidato Sindaco che, pur nella continuità dell’amministrazione di centrosinistra, sapesse mettere in atto cambiamento e nuovi sistemi di valutazioni affidabili e trasparenti.
Trasparenza, chiarezza delle procedure, buona politica, tavoli di confronto e attività di controllo, una nuova cultura dell’Amministrazione, al fine di ristabilire un nuovo “patto di fiducia” con i cittadini, secondo i principi di efficienza, trasparenza, partecipazione, solidarietà e condivisione.
Il Dott. COSIMO D’AVERSA è questa guida amministrativa cittadina plurale, che, eletto Sindaco, saprà aprire un cantiere progettuale condiviso per la Città e per la Comunità.
Chiediamo alle Cittadine e Cittadini di Tricase, militanti nelle Comunità Politiche del Centrosinistra, di voler sostenere con convinzione il Dott. COSIMO D’AVERSA in questo delicatissimo momento storico della vita politico-amministrativa della Città, ben sapendo che trattasi di una Persona che può dedicare passione, competenze e solidarietà alla costruzione di un cammino amministrativo condiviso.
Alle Comunità Politiche Civiche sentiamo di poter assicurare che il Dott. COSIMO D’AVERSA è PERSONA che può aiutare questa nostra Città a crescere come Comunità plurale e, quindi, parlare, dialogare, solidarizzare e farsi ascoltare dalle altre Comunità civiche del nostro Capo di Leuca.
Tricase, 30 marzo 2017
GABRIELE ABATERUSSO
Commissario Cittadino del Pd
Dovrebbe essere operativo a giorni...
Dovrebbe essere uno “ stimolatore economico” per la Città di Tricase...
Non conosciamo ancora i particolari operativi . Si parla di una interessante novità ...
Le voci dicono che quello che verrà fuori è un “ progetto ” mai visto a Tricase, coinvolgerà tutti...
Siamo certi che la nuova Associazione Commercianti abbia fatto le cose per bene...
Non ci resta che attendere...
Nuove generazioni crescono. Marco D'Amico e Riccardo Panico
cat. giovani under 18, rispettivamente 1° e 3° alla medio fondo " Valle d'Itria" a Martina Franca
2° e 4° alla medio fondo "Castelli e Torri" a Carovigno.
Due gare , due podi.
Se il buongiorno si vede dal mattino...
Recensione a cura di Vito Cassiano
Il Convegno di Studi, promosso dalla Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca e svolto il 2 luglio 2016 presso l’Auditorium Benedetto XVI di Alessano, ha avuto come tema “Giuseppe Codacci-Pisanelli laico cristiano impegnato nella politica e nella cultura”. Mons. Vito Angiuli, vescovo della diocesi, mediante questo convegno, ha voluto ridare “memoria di quest’uomo così benemerito e ridarla a tutti, come un punto di riferimento a quanti, oggi, operano nella società da cristiani e da salentini”.
In verità, lo svolgimento del convegno non ha registrato l’attenzione e la partecipazione che si aspettava e si desiderava, forse per il periodo e il giorno in cui si decise di tenerlo, ma nell’occasione furono presentate relazioni, rilevanti per il loro contenuto storico-scientifico e il loro valore testimoniale, di studiosi e di testimoni diretti dell’illustre concittadino. I relatori hanno rivisitato la vita di Giuseppe Codacci-Pisanelli sotto diversi profili, quello umano e religioso e, riapprofondendolo in modo essenziale e pregnante, il suo magistero politico e culturale, come quello di un uomo che ha vissuto e ha contribuito in modo notevole a creare e a rafforzare le istituzioni democratiche e culturali , nel periodo immediatamente post-bellico, nella fase costituente, e a sviluppare in modo originale ed efficace una notevole cultura giuridica.
Le relazioni presentate nel convegno sono ora riprodotte integralmente nel volume curato da Mons. Salvatore Palese, Giuseppe Codacci-Pisanelli (1913-1988).Laico cristiano impegnato nella politica e nella cultura. Studi e testimonianze, testi e immagini, Congedo Editore, Galatina, 2017. La lettura del volume ripaga alquanto la mancata presenza al convegno commemorativo, ma più che altro arricchisce e ravviva una conoscenza, per certi aspetti anche nuova ed inedita, che accresce la stima per questa illustre figura di politico cristiano. e la notorietà che il nostro Salento e Tricase in particolare riceve dal suo impegno sociale e culturale. E tutto ciò suscita in molti che l’hanno conosciuto o di cui ne hanno sentito parlare un sentimento di riconoscenza per la sua opera e di rinnovata fiducia e interesse per l’impegno politico, in un momento difficile , qual è quello odierno, in cui sembra predominare una mentalità antistituzionale o, come si dice oggi, di antipolitica, che manifesta un cieco individualismo e un certo degrado della convivenza civile. CodacciPisanalli con il suo alto magistero civile e culturale, con la sua attività politica, ci sprona oggi ad essere costruttori e non demolitori dei valori democratici.
Particolarmente interessante e, per diversi aspetti, inediti sono gli esiti della ricerca effettuata da Ercole Morciano, che con il suo stile limpido e lineare offre nella sua relazione una ricostruzione degli anni giovanili di Giuseppe Codacci-Pisanelli, in cui, dietro l’influsso primario della madre e poi di un maestro di spirito come mons. Massimo Massimi, divenuto poi cardinale, sviluppa una visione spirituale che lo porterà poi sempre a coniugare la dottrina e la pratica religiosa ad una concezione antropologica aggiornata, aperta alla contemporaneità e nello stesso tempo integrata ai valori della laicità e della fede. Come sottolinea il curatore del volume nella sua prefazione: “Ercole Morciano offre un contributo assolutamente originale sulla formazione giovanile di Codacci-Pisanelli e sull’alta e profonda spiritualità che fu il motore della sua vita familiare, politica e culturale, attingendo a fonti scarsamente note e descrivendo modalità che caratterizzano i giovani cattolici migliori del Novecento. Si tratta di uno studio fondamentale per comprendere interamente la personalità di Giuseppe Codacci-Pisanelli” (o.c. p.8).
Il Dott.AntonioScarascia offre un approccio scientifico di ricostruzione storica del notevole contributo dell’illustre parlamentare alla redazione della Costituzione italiana. Si tratta di fatti e aspetti già conosciuti, ma che sono riproposti in modo organico e puntuale con un’ampia appendice documentaria . Il relatore nel suo breve saggio illustra a grandi linee il lavoro di argomentazione, di analisi e di proposta svolto da Codacci-Pisanelli in seno all’Assemblea costituente e, in particolare, in seno alla Commissione dei 75, gruppo ristretto dei deputati cui fu affidato il compito di elaborare il Progetto di Costituzione, e della sottocommisione di questa che approfondiva l’organizzazione dello Stato. Nel suo studio, Scarascia richiama la proposta di Codacci-Pisanelli, non approvata poi dall’Assemblea, di istituire la Regione Salento e l’intenso lavoro svolto per l’introduzione nel testo della Costituzione dell’istituto della decretazione d’urgenza, il quale, osteggiato e rimosso più volte, in seguito alle argomentazioni politiche e giuridiche del nostro parlamentare, ottenne l’approvazione definitiva dell’Assemblea.
Il tema dell’impegno politico nella sua attività di parlamentare della Repubblica Italiana, svolto in modo eccellente per diversi lustri e con importanti incarichi governativi, è affrontato dal sen. emerito Giorgio De Giuseppe, già vice presidente della Camera. La sua più che altro è la testimonianza di un discepolo divenuto poi collega.“Giuseppe Codacci-Pisanelli si è impegnato nella vita pubblica, con dedizione assoluta e con uno stile suo inconfondibile. Non ha mai pensato a se stesso o ai suoi interessi. Ha pensato agli altri Per lui politica significava operare e, quindi, fare qualcosa di utile.” Secondo questo stile si adoperò per il riscatto del Mezzogiorno. Il relatore richiama l’impegno del nostro parlamentare per la salvaguardia e lo sviluppo dell’agricoltura salentina, la sua lotta nel consorzio internazionale per la realizzazione del protosincrotone per attività di ricerca sulla materia indicando la zona di Nardò, in alternativa a quella di Ginevra, la quale però per motivi geopolitici ebbe la meglio. Ma la sua grande opera di sviluppo del Mezzogiorno è stata l’istituzione dell’Università del Salento. Notevole fu anche il contributo di Codacci-Pisanelli alla politica estera. Egli è stato protagonista della politica italiana dall’inizio dell’era repubblicana, da quando si discuteva il duro trattato di pace alla fine della guerra, all’avvio dell’unificazione europea e, in qualità di presidente dell’organismo internazionale unione interparlamentare “autorevolmente a nome dei parlamenti dei cinque continenti” ha incontrato i capi delle maggiori potenze mondiali apportando un contributo rilevante alla moderazione e al superamento delle contrapposizioni.
L’uomo che realizzò un sogno”, l’Università del Salento, è il tema trattato ed esposto nella relazione riportata nel volume dal prof. HervéCavallera, docente ordinario di pedagogia presso l’Università. Dopo un breve excursus sull’istruzione nel meridione dal medioevo ai nostri giorni, il relatore focalizza la sua attenzione sull’Università salentina e sul suo fondatore. Egli ritiene che “ GiueppeCodacci – Pisanelli realizzò un sogno tanto agognato dai Salentini (l’Università appunto) e lo difese e l’amò sopra tante cose” ed auspica che l’Università possa assumere la denominazione del suo effettivo fondatore.
A conclusione il volume riporta la testimonianza del prof. Vittorio Serrano, già sindaco di Tricase, che ripercorre sul filo della memoria e delle opere realizzate l’attività ammnistrativa e politica svolta da Codacci- Pisanelli in qualità di Sindaco per dieci anni di Tricase e di esponente di spicco della politica della Democrazia Cristiana del territorio.
Mons. Vito Angiuli, infine, nella sua conclusiva riflessione colloca la figura di Codacci-Pisanelli nell’alveo del discepolato evangelico con le note tipiche del cristiano della lettera a Diogneto. “ Pur essendo nel mondo, essi non sono del mondo. Ciò non toglie che devono vivere per il mondo , agendo nella storia per amore dei fratelli” . E’ ciò che ha fatto in modo eminente il nostro illustre concittadino, che non solo ha detto, ma ha vissuto con i fatti la sua esperienza e il suo impegno di politico cristiano dando speranza e suscitando amore.
La seconda parte del volume riporta una ricca documentazione fotografica curata anche con una breve introduzione dal Dott. Carlo Vito Morciano, e diversi testi di Giuseppe Codacci-Pisanelli.
di Giuseppe R. Panico Nella storia dell'uomo la viabilità è sempre stata, oltre che funzionale allo sviluppo e al progresso, motivo di immagine e capacità tecnica . Non solo dunque quale trampolino di lancio verso altre economie , ma anche per evidenziare ricchezza, potenza, capacità e cultura nel realizzarne e gestirne le opere.” Fare strada” o “farsi strada”è diventato anche un modo di dire per indicare l'anelito al successo e il detto “dimmi che strade hai e ti dirò chi sei” aiuta anche a definire l' identità di una cittadina. Da noi, in economia, vorremmo “fare più strada” e identità ma, nella nostra provincia, abbiamo intanto il record delle imprese che chiudono.
La nuova “strada maestra” extraurbana (la SS 275) verso Nord è intanto ancora sulla carta e quella urbana, via Stella d'Italia, è ormai in decadenza. Diretta questa verso l'ACAIT e il monumento ai caduti, indicava una patria che, dando lavoro col tabacco ed esigendo giovani vite per le sue guerre e poi commemorare, intendeva anche dare risalto alla nostra comunità. Il viale della stazione che era anche il segno della nostra valenza economica, per i prodotti della terra da imbarcare sui treni merci, e di quella umana per i tanti giovani che si imbarcavano di buon mattino per andare a scuola a Lecce, ora è solo una una mera strada- parcheggio con ben radi passeggeri FSE. E' la Tricase che cambia o cambiata, ma che stenta a progredire.
Verrebbe da pensare a una nuova strada-simbolo. I simboli , come sempre, ove condivisi e credibili, rompono l'inerzia, creano dinamismo, svecchiano il presente, motivano i più capaci e dinamici , fanno identità e, con buoni e lungimiranti capi, una migliore via d'uscita verso il futuro diventa possibile e ne può sorgere un vero rinascimento. Se allora crediamo che la nostra economia, basata sul comparto scolastico ed ospedaliero (voluti e gestiti da altri), può essere rilanciata valorizzando le Marine, come si dice da oltre mezzo secolo, non ci resta che darci da fare.
In attesa di un Piano Coste, di un Piano Urbanistico e ora pure di un Piano Mare, chissà quando da realizzare e con quali risultati economici (la nostra burocrazia ha tempi biblici , la irresponsabilità politica non ha alcun interesse a ridurli, l'estremo e diffuso conservatorismo/ambientalismo frena ogni iniziativa, i nuovi enti creano spesso solo poltrone con stipendi a nostro carico ), non ci resta che aprirci almeno una strada- simbolo proprio verso la costa, con capolinea il sole che sorge sul mare e che tramonta sulla terra e con accanto (finalmente come nei paesi evoluti) una pista ciclabile/pedonale.
E non si può che pensare alla attuale strada per Marina Serra. E' già ben larga con tanti spazi laterali ,( residui del vecchio tracciato e da alberare), corre in pianura, è dominata dall'alta serra del Calino, un chiesetta campestre ristora gli animi e un vicino magnifico e solitario ulivo secolare sembra un vecchio nonno-ulivo, lì a raccontare ai passanti la storia del territorio. Mentre già il profumo di mare invade nuove villette e antichi muri a secco, la strada prosegue fra lievi pendenze e dolci curve. Uno stupendo campo di ulivi secolari si espande sulla destra e un recente grande complesso alberghiero avvicina al mare tanti giovani ospiti estivi. Non rimane che una lieve salita ,fra due storiche ville, e poi una breve discesa e rinfrescarsi a quella fontana o quel bar o sostare un attimo di fronte a quel monumento ,ove la porta di un sommergibile ci ricorda i tanti marinai ancora sul fondo, poco lontano da noi nella loro bara di acciaio in fondo al mare.
Proseguendo lungo la scalinata, si raggiunge la antica chiesa ove, fra tanta pace e serenità fronte-mare, le sue caditoie ci ricordano che era anche un fortino per i contadini della zona. Come sempre, per difendersi dai “Mamma Li Turchi”o da altri nemici, oltre alla fede religiosa o nei valori comuni, serve anche la fede nelle armi. Dalla panoramica piazzetta lo sguardo corre sul mare e la sottostante costa: al promontorio del Calino, al profondo incavo della grotta Matrona, alla rada del Lavaturo, all' Hotel con piscina, allo Spinchialuro, al porticciolo, all'unico “stabilimento balneare” della nostra costa, alla famosa piscina naturale , alla maestosa 'ultima torre (Palane) e all'insenatura dell' Acqua Viva con le sue sorgenti. Con buona visibilità, lo sguardo corre verso le alte innevate vette dell'Albania e le isole greche di Corfù e di Othoni.
E' la nostra natura, la nostra storia che la nostra carente identità economico- culturale non ha saputo o non ha voluto ancora più valorizzare, con atti e progetti credibili, all'insegna di una economia più liberale e di un sostenibile sviluppo. Scuola e cultura, ospedale e sanità, marine e turismo sono i tre pilastri della nostra, ora traballante, piattaforma economica. Il terzo è quello di più in nostre mani ed alla politica che sappiamo esprimere. Una strada- parco, un viale verso il mare, attuabile senza traumi territoriali, (come invece sarebbe sulla via per Tricase Porto), più che un simbolo ,sarebbe uno strumento concreto e trainante per un reale sviluppo costiero comprensivo di una sana ripresa delle locali attività edilizie .
Ad attendere ancora non ci resta che sperare nella economia di Stato o Parastato degli altri due pilastri ,quali una nuova Casa di Betania, per i troppi anziani che avanzano negli anni e la svendita delle scuole per i sempre meno giovani che le frequentano.
TRICASE O TICASE ? Ci segnalano che il Servizio unico di persone in attesa all’ospedale Cardinale Panico
è operativo nella Città di TRICASE, mentre il biglietto riporta TICASE.
Si sa…sbagliare è umano
di Alessandro Distante Voglio scrivere “Di getto”. La presentazione della raccolta di scritti di Alfredo De Giuseppe, svoltasi nella Sala del Trono domenica scorsa, ha offerto lo spunto per un vivace dibattito, degno di essere ripreso.
Ho contestato e contesto una lettura sulla storia recente di Tricase guidata da una logica nostalgica, rivolta al passato, ma deconstestualizzata e, per ciò stesso, fuorviante.
Trovo inaccettabile richiamare esperienze -pur valide socialmente, culturalmente e politicamente- e riproporle o meglio indicarle come unico valido esempio di partecipazione civile e popolare, se non si tiene conto del contesto storico, dell’epoca e dell’oggi.
Prima i partiti si caratterizzavano come pesanti e strutturati (oltreché pensanti) ed i luoghi del dibattito erano, oltre a quelli istituzionali, esclusivamente quelli tradizionali delle assemblee pubbliche.
Oggi tutto è cambiato: i partiti sono ben altra cosa ed i luoghi di discussione sono più virtuali che reali; le contrapposizioni ideologiche, brutte ma rassicuranti, sono venute meno da tempo.
Ed allora: è mai possibile mettere a confronto due periodi e, per esempio, due periodici in un contesto radicalmente cambiato?
Gli “strumenti di lotta” di una volta possono essere riproposti e rimpianti oggi? E poi: il “nemico” da sconfiggere può oggi identificarsi in un Potere ben individuato che –secondo l’ipotesi accusatoria- gestiva e gestisce un sistema clientelare?
Oggi i Partiti non esistono più nella forma pesante e pensante e non sono il luogo di decisione delle sorti di un paese, sempre più guidato da leader più o meno carismatici che anche a Tricase si spartiscono il territorio; il Potere, oggi, ha luoghi, spesso nascosti ed esterni, dove tessere le trame delle sorti collettive.
Nella analisi nostalgica del ricordo dei “beni tempi andati” colgo un rischio ancora peggiore: il non riuscire a scorgere quei germi di speranza che non devono essere soffocati ma valorizzati.
Non tutto va bene, siamo d’accordo; ma neppure tutto va male!
Ed allora non si può non vedere in quanto accaduto in questi dieci anni qualcosa di importante, altrimenti si rischia di far morire la speranza che è quella che dobbiamo trasmettere ai giovani.
Come si fa, ad esempio, a negare che Tricase ha una realtà associativa ricca e qualificata, se è vero che una Associazione ha combattuto e vinto una battaglia (condivisibile o meno) sulla 275 e che tutto ciò è accaduto malgrado le Istituzioni o contro di esse?
Come si fa a negare che Marina Serra è stata valorizzata da un’iniziativa come Alba in Jazz, voluta dall’Amministrazione Comunale?
Come si fa a non dire che si è diffuso l’interesse al bene comune se è vero -come è vero- che giungono in Redazione tante segnalazioni su discariche abusive, parcheggi fuori posto, inciviltà varie? E l’elenco potrebbe continuare.
Mi chiedo: è mai possibile che quando si mettono in evidenza le positività si debba essere tacciati di superficialità o, peggio, di servilismo nei confronti del Potere?
Il giornale che dirigo, pur con tutti i suoi limiti, vuole essere (e forse lo è) un giornale della città della quale vuole mettere in evidenza anche quello che c’è di buono e di valido; non ha come mission quella di scardinare un sistema di potere, ma di essere utile alla comunità.
Al di là delle facili e comode semplificazioni, vi deve essere lo sforzo di rappresentare una realtà vera, ben consapevoli –come ascolteremo nei prossimi giorni- che dobbiamo sempre interrogarci su cosa sia la verità.
Ed allora: nell’interesse di Tricase, abbandonati i luoghi comodi e le giustificazioni rassicuranti, costruiamo la storia coniugando idealità a pragmatismo; scegliamo la parte construens a quella destruens; veicoliamo le idee con i tanti mezzi a disposizione, facendo tesoro prezioso delle esperienze passate ma smettendola di mitizzarle; con coraggio analizziamo le questioni e offriamo le soluzioni, ma responsabilmente, senza puntare solo il dito contro gli altri così mettendo a tacere la coscienza.
Dobbiamo avere, insomma, la forza di uscire dallo stato di minorità –che tanto ha penalizzato il Sud- e diventiamo –per dirla con il Filosofo- adulti, per non rischiare di ritrovarci, senza accorgercene, già vecchi.