LA PAROLA AL RESPONSABILE TECNICO ING. COPPOLA

a cura di Pino Greco

Abbiamo parlato della attuale situazione dell’Ospedale con l’ing. Antonio Coppola, responsabile tecnico dell’Azienda Ospedaliera.

Ingegnere, come giudica questa particolare e delicata fase di vita del Panico?

“Nel corso della vita di chiunque si alternano i periodi di grande attività a periodi di   rallentamento ed anche di sosta, non necessariamente negativi. È così anche per l’Ospedale Card. Panico di Tricase. Mi pare – afferma l’Ingegnere – che si tratti solo di un temporaneo malessere, come altri che nei tanti anni della sua attività ci sono stati ma, come quelli, anche questo sono certo sarà presto superato. Gli anni appena trascorsi – prosegue – sono stati di grandissima attività. Si sono realizzate nuove strutture che hanno comportato un altissimo impegno economico, progettuale, di programmazione e dato altrettanta soddisfazione per i risultati raggiunti”.

I timori che si vanno diffondendo sul futuro del Panico li ritiene giustificati?

“La nostra città – dichiara Coppola– ha   reagito con interesse a questa euforia creativa. Il rallentamento, fisiologico, ha fatto sorgere numerosi interrogativi forse anche perché molto grande era stato il precedente movimento. L’ospedale non si è fermato, ma ha cominciato a muoversi con una ‘velocità di crociera’. Si continuano – prosegue – ad ammodernare gli impianti, in   gran parte sostituiti, ed a realizzare strutture all’avanguardia per la produzione di energia elettrica, termica e frigorifera. Si prosegue con le opere di ammodernamento delle centrali termofrigorifere, tutte opere non visibili dall’esterno. Si stanno completando le strutture del nuovo edificio, che amplia l’ospedale di circa 40.000 metri cubi, per più di un   terzo del volume esistente, e pure la parte di collegamento tra il vecchio ed il nuovo edificio con una struttura alta circa 40 mt su nove piani”.

Ed ancora “Si sono acquistate nuove sofisticate attrezzature per la diagnostica e per le sale operatorie e si prosegue con le protezioni dell’edificio dagli agenti atmosferici, sempre più violenti, come la forte alluvione dell’ottobre 2022 che ha arrecato notevoli danni sulle coperture. Tutte opere che comportano ingenti impegni di spesa non sempre facili da sostenere”.

C’è stato qualche fattore in particolare che ha creato criticità e quali sono le prospettive?

“Gli anni di paralisi, legati all’emergenza COVID – riferisce l’ing. Coppola– hanno reso molto più difficile reperire materiali ed hanno comportato fortissimi incrementi dei costi, aumentati ancor di più in conseguenza delle guerre e della fortissima richiesta di materiali per l’edilizia nel periodo di maggior utilizzo dei Bonus 110 e dei Bonus energia. Sono difficoltà che ogni nostra famiglia ha dovuto affrontare e tutti sappiamo quanto sia difficile governare queste contingenze, a cominciare dal Governo centrale, dalla Regione fino ad arrivare alle nostre piccole famiglie. L’ospedale è una   grande famiglia e, dunque, i problemi sono in proporzione più grandi. Basti pensare che i preventivi di spesa per le nuove opere sono aumentati di oltre il 20%. Si tratta di milioni di euro in più che vanno reperiti. Come in ogni famiglia, un’accorta gestione è indispensabile”.

“Vi sono inoltre da superare – prosegue l’ing. Coppola– i lunghi tempi connessi con l’espletamento delle pratiche burocratiche. L’Ospedale di Tricase è uno dei pochi in Puglia accreditati, cioè riconosciuti dalla Regione come eseguiti e gestiti nel totale rispetto delle norme vigenti nel settore sanitario in tutti i campi (strutturali, dei servizi, della gestione). Ogni variante è sottoposta al preventivo vaglio ed approvazione regionale. Le opere strutturali che si stanno ultimando sono nei limiti fino ad ora autorizzati. I prossimi lavori dovranno preventivamente essere approvati dagli organi competenti. In attesa di queste approvazioni, è necessario rallentare l’esecuzione dei lavori di completamento ma è anche prudente un’attenta riflessione per individuare le tecniche e le strategie più opportune per ridurre al minimo il costo, in rapporto al beneficio che si vorrà o si dovrà ottenere. Sono certo – conclude – che le capacità manageriali della Direzione Generale e la professionalità ed accortezza di tutti gli operatori sapranno portarci ad una rapida ripresa”.

a cura dell’avv. Carlo CIARDO, esperto in Diritto sanitario
La sanità è un argomento di portata cruciale. Solo per fornire qualche dato, si pensi che occupa oltre 670.000 persone ed impegna oltre 134 miliari di fondi nazionali, nonchè l’80% dei bilanci regionali. Per chi vive nel Capo di Leuca (e non solo) parlare di sanità vuol dire avere in mente la sagoma dell’ospedale “Card. G. Panico” di Tricase, un presidio essenziale, al quale ognuno può riconnettere i tornanti della propria vita.
E’ bene evidenziare che l’ospedale tricasino è stato il primo ospedale religioso “classificato” in Italia, alla luce della Legge n. 132/1968, il cui testo è frutto della originaria proposta formulata da Madre Elisa Zanchi, Madre Generale delle Suore Marcelline (ordine che gestisce il nosocomio).
Nel nostro ordinamento l’ospedale “classificato” è una specie di centauro con il corpo pubblico e la testa privata. E’ equiparato, infatti, ad un ospedale pubblico per ciò che concerne la programmazione della rete sanitaria, ma non lo è per tutti gli altri aspetti (vedasi Consiglio di Stato n. 7980/2023). In sintesi, siamo dinanzi ad ospedali complementari a quelli pubblici ma non parificati: simili ma distinti, utili ma distanti. Nel caso dell’ospedale “Card. G. Panico”, la gestione fa capo ad una Fondazione di diritto privato, ma il nosocomio rientra nella programmazione regionale e risponde alle esigenze del Servizio Sanitario Nazionale.
Tale combinazione pubblico-privato assommata nella stessa struttura, ha un risvolto significativo sotto il profilo economico. L’ospedale tricasino, pur rientrando nella rete ospedaliera pugliese, viene remunerato sulla base di tariffe predeterminate ed un tetto di spesa definito (come tutte le strutture private), a differenza dei nosocomi pubblici che fruiscono di un finanziamento “a bilancio”, in sostanza a consuntivo. Sia chiaro che non è in discussione la legittimità di questa differenziazione (oggetto di discussione dottrinaria da parte dei sostenitori del c.d. “quasi mercato” sanitario), in quanto la giurisprudenza amministrativa ha ripetutamente statuito che per gli ospedali pubblici un “obbligo” di prestare assistenza al quale si riconnette “la conseguente logica necessità di un intervento pubblico nel ripianamento dei disavanzi” (Consiglio di Stato n. 5947/2012).
E’ indubbio, però, che questa divaricazione non è senza conseguenze. Per dirla in termini medici: se questo assetto è una cura volta anche al contenimento dei costi, gli effetti collaterali non mancano.
Alcuni dati di fatto consentono di cogliere il problema. Il costo di un ricovero presso l’ospedale tricasino, magari necessitato da un’urgenza, soggiace al tetto di spesa ed alle tariffe (il cui ammontare è fermo da circa 12 anni). Ebbene, se un ricovero viene effettuato in un periodo dell’anno nel quale il budget è stato ormai raggiunto, quel costo determina uno sforamento del tetto di spesa fissato dalla Regione. Ecco che il sistema entra in crisi, perché l’ospedale che ha curato un paziente che aveva urgente necessità di assistenza è davanti ad un bivio: intentare un contenzioso per ingiusto arricchimento, ma con i tempi e l’incertezza propria dei giudizi, oppure invocare un intervento pubblico. Per non parlare delle prestazioni che possono ricadere interamente sulle tasche dei cittadini.
Oggi siamo in questa situazione. La stampa ha dato conto dell’incontro svoltosi il 9 gennaio scorso in Regione, nel corso del quale i rappresentanti degli ospedali classificati pugliesi hanno evidenziato il buco nei propri bilanci per via delle prestazioni erogate. Tali disavanzi, che minacciano la sostenibilità economica dei nosocomi, sono stati dettati non solo dalla domanda di assistenza, ma anche, tra l’altro, dagli aumenti dei costi legati al periodo Covid, dall’impennata dell’inflazione e dall’incremento delle utenze, come discusso nei mesi scorsi anche nella Conferenza Stato-Regioni.
La Regione Puglia, dal canto suo, ha affermato di non poter andare oltre il tetto di spesa prestabilito, in quanto tale limite rinviene dalla legislazione particolarmente stringente voluta dal Governo Monti e mai modificata successivamente. Di recente con la deliberazione di Giunta n. 464 del 06.04.2023 è stato disposto lo stanziamento di 33 milioni di euro – 8 dei quali per l’ospedale “Card. G. Panico” - ma tale intervento è finalizzato al recupero delle liste d’attesa, in virtù di un apposito finanziamento nazionale.
Resta quindi il nodo: questo centauro viene trattato come un ente pubblico quando si chiede che eroghi le prestazioni, ma si “scopre” essere privato quando si tratta di contingentarne i fondi. Un centauro al quale si impone una dieta dimagrante dal punto di vista economico, ma nel contempo si vuole che galoppi come Varenne.
Non vorremmo che questa problematica richiamasse la pellicola “47 morto che parla”, nella quale Totò, nel ruolo del nobile avaro, davanti alla notizia che il proprio cavallo era morto di stenti, si rammaricava dicendo “peccato, proprio ora che si era abituato a non mangiare”. Siamo chiamati a redigere una sceneggiatura differente per una realtà umana, territoriale e professionale, che ha una storia da difendere, un presente da affrontare ed un futuro da scrivere.
TRICASE - LA PAROLA AL DIRETTORE AMMINISTRATIVO DOTT.SSA MARIA GRAZIA COLUCCIA
Riportiamo di seguito le risposte dell’Ospedale alla nostra richiesta di chiarimento
 1) In via preliminare esprimo la necessità di prendere le distanze da chiacchericci su presunte vendite e/o accordi di vendita che, allo stato, non sono nei registri operativi dell’Ente e non sono noti alla scrivente;
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2) L’Ospedale Panico si muove, con determinazione e nonostante le difficoltà di vario genere, su tre direttrici: Appropriatezza di cura, Innovazione e Cultura Scientifica:
• La pubblicazione sulle testate giornalistiche nazionali dedicate alla Sanità dei lusinghieri dati rilevati dal Sistema degli Esiti del SSN (PNE) e AGENAS portano in sé l’evidenza del ruolo strategico assunto dall’A.O. “Card.G.Panico” nella cura delle patologie dalle più complesse alle malattie rare con interventi multidisciplinari in un sistema di relazioni coordinate e sincronizzate per l’efficienza e l’efficacia degli interventi.
• L’innovazione tecnologica (condizione indispensabile per essere al passo con i tempi e competitivi )in ogni caso è vissuta ed interpretata come :
- strumento al servizio del Personale Medico e Sanitario per ridurre impatti invasivi, assicurare metodiche di alta precisione ed ottimizzare i tempi di recupero dei Pazienti in interventi complessi: presso il Panico è in attività già dal 2018 il Robot Da Vinci che rende maggiormente performanti gli interventi di alta Chirurgia;
- opportunità per la migliore espressione delle professionalità e competenze proprie del profilo del Professionista in servizio presso questa Azienda Ospedaliera,
• La “Cultura Scientifica” vuole che nel Sud del Sud alcune tra le più importanti case Farmaceutiche internazionali “scelgano” l’A.O. Card.G.Panico per Studi e Sperimentazioni cliniche nelle malattie Neurodegenerative, nell’ Oncologia nell’Ematologia non meno che in altre discipline come la Cardiologia e le Chirurgie. Il “Panico” è, come noto, sede decentrata dell’ Universitaria del Salento e già dell’Università di Bari, per il Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche ed annovera una popolazione studentesca di oltre 250 frequentanti. E non solo, con le maggiori Università italiane (Parma, Padova, Roma, Siena) sono formalizzate Convenzioni Extra Rete formative per il completamento delle specializzazioni in diverse discipline Radiologia, Chirurgia Generale, Cardiologia ecc…
3) Le problematiche di carattere economico si correlano, per la maggior parte, a criticità di sistema determinate dall’ormai ultradecennale “Blocco dei Tetti”: l’anacronistica normativa emergenziale e i Drg’s inadeguati lasciano a totale carico dell’Ente i maggiori costi che nel tempo si sono stratificati, da ultimo, in appena 6 anni : Adeguamenti dei CCNL (2 contratti del Comparto e 2 contratti della dirigenza Medica più 1 appena firmato); incremento dei costi energetici ; impatto inflattivo ; aumento dei device medici anche per l’effetto del Payback ... per ultimo e non da ultimo la “Bufera Covid” che tanto ha stravolto le “gestioni” degli Enti e delle Strutture sanitarie …tremano i polsi al solo ricordo di cosa è stato ..e ci sarebbe da dedicare un capitolo sul ruolo di questo Ospedale nella bufera Covid. Nonostante tutto, con grande abnegazione si cerca di andare avanti.
4) E’ però necessario fare una “Riflessione” importante: una “quota” dei maggiori costi riviene, in modo diretto, dalla “maggiore attività” che però non trova “copertura” nel “Tetto” riconosciuto dall’Ente Regione che, si badi bene, non “remunera” un numero predeterminato di prestazioni … ma è appunto un “tetto” massimo.
Ora le maggiori prestazioni che questo Ospedale eroga rivengono:
• prima di tutto da un “bisogno” di cura, che viene espresso dalla Popolazione che insiste su un territorio di riferimento sempre più ampio rispetto a quando fu “pensato” il Panico e nell’ultimo decennio le chiusure ed il ridimensionamento di Ospedali pubblici, hanno implicato, di fatto, una maggiore utenza;
• da una sempre maggiore e qualificata assistenza “offerta” dal Panico << perché rivolgersi altrove e intraprendere costosi viaggi della speranza ? >> quando la Cura ( con C maiuscola) è possibile nella nostra Terra ? … la risposta è troppo ovvia per trovare svolgimento in questo contributo informativo ;
• e soprattutto la presenza di un “Pronto Soccorso” attivo 24H su 24H e per 365 giorni l’anno inserito nella Rete dell’Emergenza Urgenza e con le Alte Specialità inserite in tutte le Reti Tempo/dipendenti ( Infarto - PoliTrauma - Aneurismi – Radiologia Inerventistica ecc.. ) comporta accessi non regolabili in termini ragionieristici ..
• ed ancora la maggiore attività, non è (Forse) espressione di maggiore capacità erogativa e di potenziale di cura e assistenza? che se negata avrebbe comportato minori costi per l’Ente, ma di certo maggiori disagi per i Pazienti , che ne hanno beneficiato, ed anche maggiori costi per la Regione Puglia, perché dovendole comunque assicurare o in Ospedali pubblici o (il chè è ancora peggio) Fuori Regione, avrebbe dovuto farsi carico dei costi?
Ora, torna agevole e nella comprensione di tutti declinare da questa considerazione la purtroppo amara riflessione che dell’extratetto se ne avvantaggia la popolazione assistita (e questo nella mission di Carità dell’Opera ci può anche stare), ma se ne avvantaggia anche la Spesa Sanitaria pubblica (e questo, almeno nel nostro contesto, è profondamente ingiusto) determinando la necessità, sempre più impellente, di valutare la “sostenibilità” dell’Opera.
Un approccio concreto e scevro da retoriche, di qualunque genere, dovrebbe portare Chi amministra la Sanità Pubblica a puntare le risorse dove vengono ottimizzate pur sempre in un’ ottica pubblicistica: perché l’Ospedale Classificato deve essere visto per quello che è: un Ospedale equiparato al Pubblico che ha nella connotazione “ecclesiastica” (requisito ex lege 132/68) un valore aggiunto e non un limite o un espressione pseudo-privatistica.
5) Il “Panico” però non può esimersi dal fare i “Conti” e come il più ardito funambolo è chiamato a cercare continuamente un precario equilibrio su una corda non sempre tesa in modo rassicurante… Certo le difficoltà affrontate hanno avuto le loro inevitabili ripercussioni in vari ambiti : hanno mortificato slanci operativi, hanno rallentato alcune iniziative intraprese e certamente hanno determinato complicazioni nel pagamento dei fornitori : si sono allungati i tempi (e con alcuni non di poco) ma l’Ente può contare su un rapporto di trasparenza e di fiducia reciproca e quindi, questo rapporto ha fatto sì che si potessero affrontare momenti particolarmente critici che ora si spera di poter gradualmente superare .
La consapevolezza da parte di tutti gli Stakeholders di quest’Opera che non è votata al profitto ma è nata qui ! in questa Terra per servire un Territorio e la Sua Gente, che già soffre molte deprivazioni, con la speranza e l’auspicio che almeno la domanda di salute , nel momento del bisogno, possa trovare adeguata risposta e soddisfazione senza dover correre a destra e a manca con il cappello in mano …. e forse si sta affermando la consapevolezza e l’orgoglio che oggi si può fare Buona Sanità anche a Casa nostra a Tricase, nel Salento, in Puglia!
6) La Direzione strategica sente tutta la responsabilità del Servizio, della fedeltà alla Mission di quest’Ospedale, e non risparmia ogni iniziativa utile per trovare con l’Ente Regione ambiti e opportunità d’intervento come per esempio un ruolo attivo per l’abbattimento delle Liste d’Attesa, nella evidenza che anche l’Ente Regione ha ben presente il ruolo cruciale del “Panico”, e non solo nel contesto sanitario regionale.
La congiuntura purtroppo non è ancora favorevole e opportuni correttivi di gestione vengono altresì messi in atto per ottimizzare le limitate risorse cercando di calibrare un po’ tutto anche con una maggiore attenzione per gli acquisti che si fanno di volta in volta, in base alla programmazione ed alla disponibilità economica, e tutto il Personale e gli Operatori sono costantemente sensibilizzati al responsabile migliore buon uso e impiego dei mezzi e di quanto nelle disponibilità di servizio.
7) Relativamente alla nuova costruzione (Piastra dei Servizi,) va precisato che non si tratta di un “ampliamento” ma sono lavori di ammodernamento, adeguamento antincendio e antisismico e per risolvere alcuni problemi di accreditamento di spazi, nel rispetto delle nuove prescrizioni normative e regolamentari. Comunque, giusto per fare chiarezza i lavori sono realizzati con soldi rivenienti da finanziamenti extra vincolati.
E per concludere da dove siamo partiti credo che “pensare” al Panico solo quale Ospedale di qualità (pur nella periferia geografica della sua collocazione) sia fortemente riduttivo… il “Panico” è molto di più ! con i suoi circa 1.100 dipendenti e tutto l’indotto di filiera è una risorsa strategica anche da un punto di vista socio-economico , è un volano per la crescita culturale ed è una componente significativa nel panorama finanziario del territorio.
Forse, prima di alimentare voci fuorvianti e gratuite, bisognerebbe avere una pur minima consapevolezza di tutte le implicazioni, dirette e indirette di questa grandiosa Opera per apprezzare l’ impegno e il sacrificio riposto dalle Suore Marcelline, da tutto il Personale, i Collaboratori ed i Fornitori, in una sfida quotidiana e quasi in un confronto impari, in un ambito molto complesso come la Sanità, che nonostante tutto, porta l’Ospedale Panico a conseguire risultati lusinghieri nelle cure, a macinare numeri di tutto riguardo nelle statistiche di settore ed a proiettarsi, ancora oggi, coraggiosamente verso nuovi traguardi
Anche solo per questo… (che non è tutto) si deve al “Panico” solo grande rispetto, gratitudine … e un forte comune incoraggiamento …perché continui.

di Pino GRECO

Tricase- La Pia Fondazione di culto e religione “Card. G. Panico” – Azienda Ospedaliera – è una delle tre eccellenze ospedaliere che operano, come Enti ecclesiastici, nella Regione Puglia, unitamente alla Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo e al Miulli di Acquaviva delle Fonti.

La prima pietra dell’Ospedale venne posta il 4 gennaio 1963. Nell’autunno del 1967 giunsero a Tricase le Suore Marcelline, infermiere professionali e Caposala e il 1 ottobre dello stesso anno nel piazzale d’ingresso della nuova struttura si svolse la cerimonia di inaugurazione dell’Ospedale. I primi pazienti, provvisti di apposita impegnativa assistenziale, furono accolti nella nuova struttura il 4 dicembre 1967. Sono passati più di 56 anni e le suore Marcelline hanno sempre guidato con dedizione e successo la loro “azienda”, grazie alla loro professionalità, alla loro capacità, ai loro sacrifici e al loro intuito.

Ad oggi l’Ospedale, come documenta il sito dell’Azienda, conta 1.100 dipendenti, 38.000 mq, 400 posti letto, 23.000 ricoveri, 36.000 accessi Pronto Soccorso, 12.000 interventi chirurgici, 1 199.987 prestazioni ambulatoriali. Numeri di assoluta eccellenza per il nostro Paese!

Malgrado questa storia e questi numeri, anche per l’Ospedale Panico, come per tutti gli Ospedali e specialmente per quelli appartenenti agli Enti ecclesiastici, le difficoltà non mancano.

Analizzando il bilancio di esercizio, pubblicato per l’anno 2022 sul sito della Fondazione Sezione “Amministrazione Trasparente”, la perdita di esercizio dell’Ospedale è di oltre 9 milioni di euro.

Nella Nota Integrativa di accompagnamento al Bilancio  si legge che “la perdita significativa con cui si chiude il bilancio è dovuta a prestazioni sanitarie eseguite anche per ricoveri conseguenti al pronto soccorso con mancato riconoscimento da parte della Regione Puglia”.

“Il problema c’è – riconosce l’Assessore alla Salute della Regione Puglia, Rocco Palese – la Regione è sempre attenta anche all’ospedale Panico di Tricase. Purtroppo ci sono alcuni vincoli nazionali che sono addebitabili ad una delle leggi Monti, precisamente la 95/2011, che fa da impedimento soprattutto alla Regione Puglia. L’ospedale di Tricase produce molto più di quanto la Regione già eroga. Spero che la legge venga modificata”.

Intanto, con deliberazione della Giunta n. 464 del 6 aprile 2023, la Regione ha provveduto ad assegnare alcune somme agli Ospedali gestiti da Enti Ecclesiastici tra i quali il Cardinale Panico; tanto in forza di nuovi fondi previsti da una Legge statale per il recupero delle liste d’attesa.

Il totale del budget incrementale è stato fissato in € 8.373.052,83.

Una buona notizia, ma i problemi di fondo rimangono fino a quando rimane il divieto di remunerare prestazioni sanitarie effettuate al di fuori dei tetti di spesa, pur essendo l’Ospedale ecclesiastico “costretto” ad erogare quelle prestazioni. Sarebbe infatti inconcepibile che un Ospedale, specie se ecclesiastico, chiudesse le porte a chi ne ha bisogno sol perché ha esaurito il “bonus”

LA PAROLA AI NUMERI

 

 

 

di Alessandro DISTANTE

Fiore all’occhiello della intera Città, eccellenza nel campo sanitario, centro di formazione universitaria, orgoglio di un territorio, frutto di una generosa donazione, luogo di carità, tutto questo è l’Ospedale Panico. Eppure, da qualche tempo, circolano voci su trattative per una vendita dell’Ospedale a gruppi imprenditoriali del Nord operati nel campo della sanità.

Lo diciamo subito: ci auguriamo che le voci siano infondate, convinti che debba essere garantita, anche per il futuro, la qualità e la cura delle persone così come è accaduto in tutti questi decenni grazie alle Suore Marcelline e al loro management.

Le voci di una trattativa non ci potevano lasciare indifferenti, come non devono lasciare indifferenti la Politica, la Città di Tricase e l’intero Salento, considerata la “posta in gioco” che riguarda tutti e specialmente chi non può andare fuori e spendere soldi per farsi curare.

Per questo abbiamo chiesto ai vertici dell’Ospedale notizie e sperato in rassicurazioni. Ringraziamo la dr.ssa Coluccia (direttore amministrativo) e l’ing. Coppola (responsabile tecnico) per averci dato risposte e per averci detto che, seppure in un sistema che crea difficoltà soprattutto economiche a tutte le strutture ospedaliere gestite dagli Enti ecclesiastici, le voci di trattative sono soltanto “chiacchericci”.

Per fortuna! Perché, se così non fosse, la logica imprenditoriale si potrebbe tradurre, per esempio, nel privilegiare alcuni reparti (quelli più redditizi) a danno di altri (che magari verrebbero chiusi) oppure –se rimanessero i tetti di spesa- nel bloccare i ricoveri e le cure una volta raggiunto il budget assegnato.

Questi scenari –stando a quanto dettoci- non sono all’ordine del giorno, sicchè è salvaguardata, anche per il futuro, la meritoria opera di “carità” svolta dalla Pia Fondazione.

Nelle pagine interne, oltre alle chiarificatrici dichiarazioni dei vertici dell’Ospedale

(a cura di P. Greco) utili anche per conoscere il livello di eccellenza ed i numeri del Panico, un approfondimento sulla normativa (C. Ciardo) ed una lettura dell’ultimo bilancio (G.P. Zippo).

Le difficoltà economico-finanziarie, ben lungi dall’essere frutto di scelte sbagliate, sono le inevitabili conseguenze di una sanità da riformare se si vuole garantire a tutti, a prescindere dal reddito, quel diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Carta Costituzionale. Ed è questo il campo della politica chiamata a rivedere –come ci ha detto l’assessore regionale Rocco Palese- una legislazione che finisce per premiare l’inefficienza e non la qualità.

Sarà in distribuzione da sabato 17 febbraio un'edizione speciale dedicata al fiore all’occhiello della  intera  Città, eccellenza  nel   campo sanitario, centro di formazione universitaria,  orgoglio di  un territorio, frutto di una generosa donazione, luogo di carità, tutto questo è l’Ospedale Panico.

Eppure, da qualche tempo, circolano voci   su   trattative   per   una   vendita dell’Ospedale…

Sul numero 5 di questa settimana:

Vendesi?

Una assurda situazione

Uno strano centauro

La parola al Direttore Amministrativo Dott.ssa M.G. Coluccia

La parola al responsabile tecnico Ing. Antonio Coppola

Il Presepe Vivente precisa

Sport

Oltre alla versione cartacea sarà sempre disponibile sul sito redazionale (ilvolantinoditricase.it), la versione online

TELEFONI ROVENTI

Bollette telefoniche roventi al Comune. Per il periodo ottobre-novembre 2023 il Comune ha pagato a TIM la somma di € 6.937,26; quindi ogni mese poco meno di € 3.500,00.

MALEDETTI UCCELLI

Per la sistemazione delle reti antivolatile su Palazzo Gallone e sul Comando Compagnia Carabinieri il Comune ha liquidato alla Ditta che ha effettuato i relativi lavori poco più di € 8.000 (per l’esattezza € 8.174,00 IVA compresa per fortuna)

CAMBIA IL PIANO DELLE OPERE PUBBLICHE

Il Consiglio Comunale ha variato il Piano Triennale delle Opere Pubbliche inserendo alcuni interventi che in precedenza non erano stati previsti.

In particolare, per l’anno 2024 il Comune ha approvato l’esecuzione dei seguenti ulteriori lavori (oltre quelli già previsti nel Piano):

Lavori di restauro, risanamento conservativo, valorizzazione e fruizione del fabbricato ACAIT e delle aree esterne di pertinenza del Comune “da finanziarsi con richiesta di finanziamento su fondi ministeriali, per un importo di progetto pari ad € 8.500.000”;

Lavori di consolidamento statico e di restauro della Torre del Sasso: primo stralcio funzionale di lavori di manutenzione straordinaria e di recupero per € 300.000,00;

Consolidamento statico e restauro Torre del Sasso 2^ stralcio per un importo di € 240.000,00;

Restauro e riqualificazione giardino del Cimitero storico di Piazza Cappuccini con richiesta di finanziamento su fondi regionali per un importo di € 300.000,00.

Infine, nei lavori, previsti per l’anno 2025, è stato inserito l’intervento di Consolidamento e restauro della Torre del Sasso per un importo di progetto di € 540.000,00.

di Alfredo SANAPO

Da quando, all'indomani delle elezioni, la giunta De Donno si è insediata, la maggioranza ha perso pezzi. Al netto, si è verificato il passaggio di consiglieri profughi verso l'opposizione pari a 3 unità. Il risultato è stato il materializzarsi di un vantaggio limitato ad un solo voto in consiglio comunale. Pertanto, la sfiducia da parte di un singolo individuo della maggioranza equivarrebbe grossomodo alle dimissioni del Sindaco. Peraltro, la congiuntura non è favorevole, sia per la durata non fisiologica dei mandati delle precedenti amministrazioni, sia per la scansione temporale con la quale sta maturando questa emorragia.

Il quadro di questa situazione riporta alla memoria quanto accadde alla Camera nel 2010. Il deputato on. Scilipoti, regolarmente eletto nella lista di Italia dei Valori nel 2008, in occasione della mozione di sfiducia al governo Prodi II, su spinta dell'on. Berlusconi, passò al gruppo misto votando con il centrodestra. L'episodio, noto come "campagna acquisti" da parte del Cavaliere, ebbe origine, con le dovute proporzioni, dalle medesime condizioni in cui oggi si trova il Consiglio Comunale di Tricase.
Nell'eventualità che il fatale travaso del consigliere X dovesse verificarsi, sarebbe interessante chiedere all'opposizione come mai, pur essendo così consistente, non riesce ad abbattere l'ultimo dente sano di un'arcata cariata. Allo stesso modo, sarebbe intrigante interrogare la maggioranza di quale arcana natura sia il collante che la mantiene in piedi, seppur in maniera così precaria.
Chi sa, risponda! Un giornale, infatti, deve porre interrogativi e assicurare agli attori politici di avere il diritto/dovere a rispondere. Il fine è informare il lettore/cittadino mettendolo nelle condizioni di conoscere i fatti, interpretarli e stimolare la sua capacità critica per farsi un'idea della situazione ed esprimersi in merito al momento opportuno.
Più si dilungano i tempi di attesa della risposta, più si alimenta un convincimento: che la maggioranza, volta a far diventare sempre più rare le occasioni di confronto pubblico, e la minoranza, forte numericamente, ma poco incisiva nella sua funzione di controllo, abbiano deciso di tirare a campare. Il sospetto sarebbe che gli schieramenti si siano accordati per una tregua armata, fatta di farsesche schermaglie, in attesa di cogliere i venti favorevoli per la ricollocazione politica più idonea alla riconferma elettorale. Se, come spero, qualcuno chiarirà i motivi di questo torpore della dinamica democratica, questa mia ultima riflessione verrà derubricata ad un'elucubrazione di un malpensante

di Alfredo SANAPO

È sempre Carnevale...

Nel Rione di Sant'Eufemia lo scorso sabato ha avuto inizio l'Edizione 2024 del Carnevale Tricasino, "I masci de na fiata". Non potevamo trascurare l'evento sia per la valenza di un fenomeno di allegria calato nell'attuale contesto mondiale austero, sia per una circostanza che coinvolge emotivamente la nostra testata: questa edizione, infatti, si sviluppa nel ricordo di Senofonte Cavalieri, anima, cuore e memoria storica di Tricase e dei suoi riti carnascialeschi, il quale ha deliziato le colonne del nostro settimanale con i suoi versi.

Come vi avevamo ragguagliato nello scorso numero, quest'anno la kermesse è stata organizzata dalla Pro Loco e dal Comune di Tricase con la direzione artistica di Tricasémia. Si riarrangia lo schema organizzativo delle feste, ma nelle linee generali l'obiettivo rimane sempre il medesimo, cioè recuperare una tradizione di arti carnevalesche interrotta, riproporla in chiave contemporanea ed attualizzarla.

Nel documento progettuale di presentazione della manifestazione è stata rimarcata con pertinacia la ricerca storica, effettuata tramite fonti scritte e orali, sulla quale si basa l'evento burlesco tricasino: si sono così riuscite a delineare le peculiarità del Carnevale a Tricase.

Esso, in origine - si estrapola dal documento - era festeggiato senza carri allegorici ma con tante maschere quante erano le classi sociali (essenzialmente povere e legate all'agricoltura): ne derivavano travestimenti stravaganti e del tutto originali, i “masci”, che  si incontravano nelle piazze dei rioni e dei borghi di Tricase e frazioni per dare vita alle “masciate”. "Si trattava" - si legge ancora nel documento - "di momenti conviviali in cui i membri della comunità danzavano e cantavano, accompagnati da chitarre o da strumenti improvvisati. Si faceva visita agli anziani del posto o alle personalità più in vista delle piccole comunità territoriali (i signori e i don), li si “canzonava” con stornelli e poesie composte per l’occasione, chiedendo loro in cambio frutta di stagione o dolci tipici poveri, come le fiche siccate".

Da almeno un paio di lustri, dopo anni di oblio, la tradizione è stata ripresa. Nonostante la conurbazione dei diversi rioni che in passato erano frazioni, le loro identità culturali sono rimaste fortemente radicate nelle comunità. Tali differenze arricchiscono il patrimonio culturale cittadino e per questo motivo il Comitato Organizzatore ripropone le "antiche masciate" in ogni rione.

Non c'è mai stata - si fa sapere nel comunicato - la certezza della presenza di una maschera caratteristica. Così era fino a quando l'ingegno creativo di Ilaria De Marco e la magistrale interpretazione di Gianluca Errico hanno trovato un punto di incontro, dando anima, corpo e vita alla maschera identificativa e unificatrice delle tipicità e dei simboli delle frazioni e dell'hinterland tricasino, lu Masciu.

Perché la storia de lu Masciu prosegua - si comprende sempre nel comunicato - è opportuno legarla all'attualità. Quest'anno, dopo aver perso il diritto a percepire il reddito di cittadinanza, ormai senza lavoro, disperato in quanto avente un figlio a carico, lu Masciu ha deciso "cu se face monucu". La decisione di prendere i voti è maturata a causa di una folgorazione mistica avuta presso la chiesa di San Domenico dove si era recato per chiedere aiuto al Padre Eterno. Una volta ricevuta la risposta, pare che egli abbia dichiarato: "tocca me ccuntentu de chiru ca passa u cumentu". Non si sa ancora se sua madre, la Meli (interpretata da Giuseppe Elia), sia a conoscenza di questa drastica decisione e che tipo di reazione abbia avuto. Intanto, la notizia ha suscitato la curiosità della popolazione che festeggerà il carnevale, ma sicuramente vi parteciperà per spettegolare o informarsi in merito. Sapremo qualcosa di più durante e dopo le sfilate finali dell'11 e del 13 febbraio che partiranno alle 14.30 rispettivamente da Via Pirandello e dalla Zona Ospedale.

P.S.: i componenti del Consiglio e della Giunta comunale aderiscono senza esitazione alcuna alle sfilate: in fondo per loro è sempre Carnevale...

 
 
 
 
 
 

di Giuseppe R. Panico

Il Comune di Tricase, stando ad un elenco del 2014, è proprietario di circa 110 beni immobili, non tutti accatastati, senza contare quelli a proprietà mista (alloggi popolari). I 110 beni comprendono scuole, cimiteri, strade, piazze, palazzo Gallone ed ACAIT, ex macelli e chiese dei diavoli etc.

Molti di questi beni sono abbandonati, altri non utilizzati ed altri ancora sottoutilizzati, eppure le Amministrazioni Comunali che si sono succedute a Palazzo Gallone hanno continuato ad investire nella costruzione di nuovi edifici; questa politica continua ancora oggi, malgrado che si viva in un’epoca di restrizioni economiche, di debito pubblico per circa tremila miliardi di euro, di gestione telematica di tanti servizi con riduzione della necessità di nuovi uffici e locali; tutto ciò ha l’effetto –non secondario- di far aumentare le spese di manutenzione e gestione, spese, che, ove non sostenibili, riportano sovente a nuovo degrado, abbandono e sprechi.

Emblematico è il Palazzetto dello sport col suo svettante colonnato che si incrocia andando dal Capoluogo verso Lucugnano: emblematico di una cattiva programmazione rispetto alle esigenze del territorio e alla sproporzione di certe scelte, specialmente se si considera che, alle spalle di quello scheletro, vi è l’attuale Palazzetto dello Sport più che sufficiente per le attività sportive praticate. Quale fosse e quale possa essere l’utilità di un altro e più grande Palazzetto dello Sport rimane difficile da comprendere con l’unico risultato di avere un’area in proprietà non utilizzata e che forse sarebbe meglio cedere per rimpinguare le sempre esauste casse comunali.

Venendo ai giorni nostri vi è la costruzione del nuovo Asilo Nido, sempre sulla via per Lucugnano: si è proceduto alla demolizione dei locali dove una volta vi era stato il Tribunale e si sta costruendo un nuovo avveniristico edificio. Anche qui: quale programmazione si è fatta? La domanda sorge spontanea se si pensa che vi è già un Asilo Nido e, soprattutto, se si pensa che la popolazione, anche a Tricase, registra un evidente calo demografico ed un preoccupante invecchiamento. Malgrado ciò, si investe in un Asilo raggiungibile essenzialmente in auto (e non “piedibas”) malgrado vi siano già strutture similari.

Ma –si obietta- sono i fondi del PNRR che impongono determinate modalità di costruzione e che se non si utilizzano vanno persi. Ancora una volta senza alcuna strategia, senza considerare che quei Fondi sono in gran parte in prestito e da restituire all’Europa con i dovuti interessi. Perché quei fondi non si utilizzano per fini che potrebbero comportare un ritorno economico? E qui le responsabilità sono da ricercare a livelli di molto superiori a quelli comunali.

Le colpe non sono soltanto della politica: difetta un valido e partecipato contributo della cittadinanza, sovente caratterizzata da una sostanziale accettazione e assuefazione di quanto offre “il convento” e sostanzialmente divisa in tre gruppi. Uno striminzito e propositivo composto da attivi cittadini/e; uno ben maggiore e ben poco attivo, composto dagli abitanti iscritti solo all’anagrafe, ed un terzo giovanile, importantissimo e dinamico, ma che, lontano per studio o lavoro, mantiene con Tricase solo un rapporto anagrafico ed affettivo. Vedendo poi questo deluse aspettative e speranze, rinuncia a rientrare in un ambiente ritenuto immerso nel suo “M.A.I.”  Ovvero di “Museismo” rivolto al passato, eccesso di Ambientalismo rivolto al presente e Immobilismo verso un futuro che non potrà essere il loro. Né dei loro figli da inviare a nuovi asili fuori porta e poi a sostenere nuovi debiti e superflui immobili.

di Pino GRECO

Tricase- “Nel nuovo cimitero di Tricase e’ stato rilevato un cumulo di 40 metri di materiale vegetale in corso di combustione. Sono partite le indagini penali per risalire ai colpevoli”; queste le dichiarazioni da parte degli uomini del nucleo carabinieri forestale di Tricase giunti sul posto.

Qualcuno ha deciso di “pulire” l’area con il fuoco senza sapere, forse, che non è consentito dalla Legge. Per questo motivo, dopo la denuncia sono scattate le indagini. Quindi, ancora una volta, mancanza di rispetto delle regole, certo. Ma anche e soprattutto di rispetto per i defunti, che non meritano di riposare tra il fuoco, il fumo e rifiuti, ma anche di attenzione per chi ogni giorno si reca a far loro visita

il video del rogo al cimitero "nuovo" di Tricase

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