Siamo a fine luglio e nelle rastrelliere di piazza Cappuccini, di piazza Marinai d’Italia e di Tricase Porto non vi è l’ombra di una bici elettrica.

Meravigliati, per non dire contrariati, ce ne chiedono la ragione turisti ed anche concittadini che in passato ne hanno fatto gradito uso.

Voci di corridoio dicono che l’Amministrazione Comunale abbia deciso di non attivare il bike sharing (servizio pubblico di biciclette elettriche).

Certo è che l’attivazione del servizio contribuirebbe non poco a decongestionare il traffico, specie nelle marine, oltre a costituire una modalità eco-sostenibile di spostamento, tanto in voga tra giovani e meno giovani.

Duole comunque constatare che diverse parti delle stazioni di bike sharing si presentano arrugginite a causa dell’inutilizzo e della mancata manutenzione.

Nel frattempo sulla piazza arriva il somarello…?

di Giuseppe R. Panico

Nella nostra cittadina avere un posto statale è stato spesso il desiderio di tanti. D’ altro canto, senza un sistema imprenditoriale di maggior rilievo, se non quello assistito dalla politica, il lavoro reale non può essere che limitato e così anche la propensione a crearne di nuovo.

Il lavoro si crea anche rendendo il paese più efficiente, moderno e razionale e dunque più attrattivo per ogni forma di investimento. Qualità, quantità e affidabilità dei servizi pubblici, compresa urbanizzazione, viabilità e pubblici parcheggi, sono ovunque fattori trainanti dello sviluppo.

Tricase poi con le sue marine, dotate di porti/approdi, non può che favorire il turismo anche attraverso un incremento di posti -barca e, in particolare, di posti-auto. Invece parcheggiarsi in città o nelle marine è ormai un problema che incide sul nostro benessere e pone limiti allo sviluppo.” I problemi bisogna saperli gestire”, diceva un politico meridionale che sembra aver fatto scuola fra tanti suoi poco onorevoli colleghi.

Naturalmente coprendo i problemi di parole e senza mai risolverli. Tralasciando i posti- barca che, invece di aumentare (con modalità da porti a secco per le imbarcazioni minori e dunque più spazio per quelle maggiori), vanno invece riducendosi per l’avanzare di una cultura in antitesi con lo sviluppo turistico-economico ed occupazionale, il problema dei parcheggi, in città e sulla costa, è quello che colpisce di più.

Ai circa diecimila nostri automezzi, bisogna aggiungere quelli dei paesi vicini per i quali Tricase è ormai uno “shopping center” e il luogo di svago e passeggio (lungomari compresi). D’estate poi ne arrivano altre miglia, dovuti al rientro dei tricasini emigrati altrove e dei tanti turisti. Con i suoi estivi divieti, transenne e lavori in corso, la nostra cittadina e la sua costa diventa così una trappola da cui uscirne e, sovente, con scarsa voglia di tornarci.  

Tante auto, spesso in circuito alla ricerca di un posto, tolgono poi spazio e salute a pedoni e ciclisti e, a chi vive fronte-strada, riduce anche il valore immobiliare della loro casa.

La carenza di parcheggi sulla costa disincentiva poi il benefico uso del mare da parte di tante famiglie. E’ ben raro vedere una attività economica che, per attrarre clienti, non cerchi di avere più vicini parcheggi, come è difficile trovare un paese, con una dilagante povertà e tanta emigrazione giovanile, che non cerchi di capitalizzare le sue risorse. Il guaio è sovente che chi deve decidere o ha il potere, il dovere e, sperabilmente, la capacità di provvedere, cerca di capitalizzare per sé o con scelte e ideologie improprie.

Anche perché, come diceva l’economista Cottarelli nella sua recente visita a Tricase, manca quel “capitale sociale” (o cittadinanza attiva) in grado di premere, spremere o indirizzare i suoi amministratori verso ben motivati obiettivi.

A Tricase, nella assenza di una più diffusa cultura pedonale/ ciclistica che contribuisca a ridurre il numero di auto, se non come conseguenza del calo della popolazione (di nastrini rosa o blu se ne vedono pochi; di arrivi fra loculi e cipressi tanti; di partenze di nostri giovani, fattosi migranti, ancor di più,) di soluzioni ve ne sarebbero abbastanza. Basta guardare la mappa del paese e delle marine per scoprire tanti spazi idonei a nuovi parcheggi.

Da quelli in disuso nella stazione ferroviaria, alle zone Lama e Lavari; dalla zona “Donna Maria” alle aree vicino all’ospedale, dalle ampie superfici libere e piane a ridosso del porto a quelle di un vecchio progetto a Marina Serra. Spazi di proprietà altrui ma che potrebbero essere richiesti dal Comune in uso temporaneo/stagionale per parcheggi, anche a pagamento, e senza variarne la destinazione d’uso. Intanto neanche un marciapiede che colleghi piazza Pisanelli alle aree-parcheggio sulla via del porto presso la scuola o semaforo.

Come neanche una fila di paletti dissuasori a difesa di tanti pedoni che da Largo S. Lucia si dirigono verso la farmacia, la zona commerciale ed il nuovo parco pubblico. Aspettiamo per altri decenni il PUG, auspicabilmente più permissivo almeno verso le marine? O che sorga anche da noi il “capitale sociale” e proficuamente si attivi verso un meno grigio futuro?

Ma prima che Tricase si riduca ad una “location” per i soliti pochi che continuano a capitalizzare, “decapitalizzando” lo sviluppo di una intera comunità, all’insegna di quel detto, economicamente suicida, di “Menu Simu e Meiu Stamo”. “Più scuola ai ragazzi del Sud e che siano loro a creare quello sviluppo che i loro genitori non hanno saputo dare”.

E’ una recente proposta che sembra anche un sofferto ultimo invito, da parte di illustri firme del mondo economico e culturale, a quasi una rivoluzione socio- familiare.

Forse arriva in ritardo perché nessuno ha finora formato i nostri giovani ad essere il “capitale sociale” di un Meridione e di una Tricase che, ammalati ancora di familismo amorale, lentamente si spengono. E non solo per troppe auto e ben pochi parcheggi.

di Ercole Morciano

Prosegue senza sosta la fase di riorganizzazione dell’Adovos Tricase, iniziata il mese di giugno, di cui si è data una prima informazione su il volantino. Dopo l’apertura del gazebo alla festa di S. Antonio, iniziativa che ha portato a 80 il numero degli iscritti e a 55 nuove donazioni di sangue, l’associazione, cui aderiscono molti sportivi,  si è guardata intorno ed ha pensato di andare incontro ai bisogni delle persone diversamente abili con l’acquisto di almeno due joëlettes.

La jolette è uno speciale veicolo a ruota unica che consente a persone non deambulanti, bambini o adulti che siano, di partecipare a escursioni, gite o corse anche su sentieri normalmente preclusi per la loro difficoltà. Si adopera con l’aiuto di due adulti; quello anteriore assicura la trazione e quello posteriore cura l’equilibrio d’insieme; è quindi un mezzo che funziona solo in  collaborazione. La carrozzella è pieghevole e si può comodamente trasportare nel portabagagli di un’autovettura.

L’Adovos  ha pensato al giovane Danilo e dall’idea è passata ai fatti proponendo per sabato 21 luglio l’evento “Il gusto della solidarietà”  sul Fondo Spacca, in zona presepe vivente, per sensibilizzare sulla donazione del sangue e raccogliere fondi per l’acquisto di una joëlette.

Grazie al coordinamento di Roberto Zocco, alla consulenza scientifica della dott.ssa Elisa Nescis e alla collaborazione di molti soci e socie con le loro famiglie, alla disponibilità delle ditte che hanno offerto i prodotti e alle generose donazioni delle circa 200 persone che hanno risposto all’invito dell’Adovos, è stata raccolta la somma per l’acquisto della prima joëlette. Il preventivo è intorno a 3.800 € col massimo degli accessori. Pertanto quanto prima Danilo potrà avere a disposizione un mezzo per provare emozioni nuove, avere nuove esperienze e sorridere alla vita.

Questo obiettivo, il principale, è stato raggiunto ma non vanno trascurati gli altri effetti positivi dell’iniziativa: favorire il lavoro comune di gruppi di famiglie, offrire la possibilità di trascorrere insieme una serata diversa, sentirsi motivati e spinti verso costumi di solidarietà e di volontariato.  

È così che si contribuisce a favorire la tenuta del tessuto sociale di una comunità e si combatte l’aridità dell’egoismo che isola e divide.

 

Presenteremo  il libro AHIME' PARLO IL FRANCESE 

Storia dello statista Giuseppe Codacci Pisanelli scritto dal figlio Emanuele.

Un'occasione per conoscere il passato e riflettere sul presente della politica.

LUNEDI 30 luglio - Ore 21- P.tta Pisanelli - TRICASE

I professori si riunirono a proposero di realizzare con l’ausilio della Cassa del Mezzogiorno, del Governo e della nuova Comunità Europea, nientemeno che un superciclosincrotone con un grande anello di quattro chilometri di diametro vicino a Nardò. Sarebbe stato unico al mondo!

E così nella seduta del 31 gennaio 1967 a Montecitorio papà fece un intervento memorabile. Quell’anello venne da lui tracciato in Parlamento ed è riportato nella Gazzetta Ufficiale. Considerava l’acceleratore di particelle un ottimo progetto internazionale che avrebbe portato circa 10.000 posti di lavoro di grandissimo livello scientifico e qualità; sicuramente sarebbe stato di notevole aiuto per lo sviluppo della provincia e non come mera trasformazione di lavoratori da contadini ad operai, con un aumento di benessere limitato, ciò che invece sarebbe accaduto, egli stimava, con il polo siderurgico.

E poi, quando si trattava di sfide non si era mai tirato indietro. Del resto dell’idea del superciclosincrotone italiano ne aveva discusso anche con Carlo Rubbia, poi Nobel per la Fisica. Per dare corso al progetto dell’anello occorreva aprire al traffico civile l’aeroporto di Galatina e quando nei primi anni Settante avvenne anche il successivo riconoscimento internazionale dello scalo ne fu entusiasta. Cultura, scienza e turismo, mai acciaio e cemento, rappresentavano per lui il domani del Salento

Sarà presente l’Autore Emanuele Codacci Pisanelli

Condurrà Alessandro Distante, direttore de Il Volantino

Saluti di Carlo Chiuri, Sindaco di Tricase

 

 

di Alessandro Distante

Tra le tante, forse troppe, offerte dell’Estate tricasina, CIHEAM di Bari, in collaborazione con Magna Grecia Mare ed il Comune di Tricase, ha pensato di organizzare il Blue Land Day, un evento dedicato all’ambiente, per uno stile di vita più ecosostenibile.

A guidare la riflessione, un esperto, Grammenos Mastrojeni, diplomatico e scrittore italiano, consigliere d’ambasciata e coordinatore per l’ecosostenibilità della Cooperazione italiana allo sviluppo.

Presso Avamposto mare in Tricase Porto, a partire dalle ore 19,30 di Sabato 28, tutti a riflettere su come “Salvare il pianeta blu: soluzioni solide a una minaccia liquida”.

L’attenzione al mare non è casuale, considerato l’impegno della Associazione per un modello di sviluppo culturale ed economico da anni perseguito: riscoprire le tradizioni per recuperare una identità nel rispetto e nella valorizzazione dell’ambiente marino.

Un tema, quello del mare, che è di estrema attualità, sia per la sempre maggiore attenzione per quanto in esso viene sversato, sia perchè il mare è diventato il luogo di verifica della umanità dei popoli. Anche a Tricase, il mare è divenuto snodo fondamentale per un’idea del pianeta; dal Piano coste con il dibattito su come conciliare libera fruizione con servizi, allo scarico in mare della rete fognaria bianca, fino ad interrogarsi su chi, alla ricerca di una vita migliore, lo affronta in viaggi disperati e spesso drammatici.

L’incontro di Sabato non sarà quindi un convegno per specialisti ma un appuntamento per tutti, perché ne va del futuro di ognuno di noi e delle future generazioni.

“L’ambiente dice Mastrojeni- non è solo un valore estetico che potrebbe venire a mancarci nella sua bellezza. L’ambiente è la casa in cui viviamo. Se la facciamo crollare avrà delle ripercussioni su di noi e le più drammatiche sono già in atto, già si manifestano, sono che il crollo dell’ambiente introdurrà una dose di conflittualità talmente ingestibile per la nostra società da proporci degli scenari seriamente preoccupanti”.

A guidare l’incontro sarà a Tricase Fulvio Mamone Capria, Capo segreteria del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

“Il clima cambia, la natura soffre, le disparità sociali aumentano, i conflitti e le migrazioni crescono. E’ il momento –dichiara Mamone Capria- di ridurre gli impatti, di modificare i nostri consumi, di vivere ecologicamente, di attivare politiche che fermino la distruzione dell’ambiente. Siamo tutti chiamati a far parte di questo cambiamento che può ancora salvare il pianeta”.

L’incontro sarà anche l’occasione per un aggiornamento sul progetto di istituire la prima Oasi Blu europea, alla quale stanno lavorando Ciheam ed il Comune di Tricase; un’area protetta transfrontaliera che vedrà convolti, oltre al Porto di Tricase, anche quello di Palermo in Albania e di Ada Bojana in Montenegro.

Insomma un mare da salvare, per salvarci.

 

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