di Antonio Turco

Non capita tutti i giorni, bisogna ammetterlo, di scrivere un articolo critico rispetto all'andamento generale delle cose ed avere una risposta così tempestiva da parte dall'establishment politico. Ma è uno dei rospi che si manda giù più volentieri trattare questo argomento, perché la risposta data dall'amministrazione comunale merita una indubbia considerazione.

Ma di cosa si tratta ? Nei giorni scorsi, il Consiglio Comunale di Tricase ha approvato un accordo con il CIHEAM: Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei con sede centrale a Parigi, e con diverse altre sedi europee tra cui Bari. Il suo Direttore è il Dottor Maurizio Raeli, personalità tutt'altro che estranea alle nostre contrade.

L'attività sociale di questo organismo è incentrata sui settori economici primari, agricoltura prima di tutto ed il suo raggio d'azione è l'intero bacino del Mediterraneo interagendo con tutte le nazioni che vi si affacciano. Non è possibile riepilogare l'intera articolazione con cui esplica la propria attività istituzionale, su tale argomento si dovrà necessariamente ritornare in modo più specifico, ma è interessante sapere che fanno parte di questa azione temi come il miglioramento della produttività agricola, la sicurezza alimentare, l'andamento climatico, la crescita sostenibile, interventi per ridurre la povertà, la gestione integrata delle aree costiere.

E in che modo interagisce ? In che modo dialogherà con il nostro Comune ? Attraverso una partnership, una collaborazione economica, che fisserà uno spettro di progetti orientati alle necessità del nostro territorio e rientranti  nelle linee guida del programma di cooperazione.

Il CIHEAM può già contare su un tipo di attrezzata collaborazione con centinaia di altre istituzioni pubbliche e private dell'area mediterranea dove agisce sotto forma di agente di sviluppo sulle economie locali, come mezzo di trasmissione di elementi primari per l'incentivazione e lo sviluppo sociale ed economico del posto.

In verità la collaborazione tra Tricase ed il CIHEAM esiste già dal 2007 e si è incentrata su alcuni interventi strutturali ed estetici sul Porto ed alla collaborazione con l'associazione “Magna Grecia” con cui si è impostato un progetto di rivalutazione e valorizzazione del Porto di Tricase, secondo un modello di sviluppo che ha registrato un ottima accoglienza presso importanti organismi  come la FAO e il Ministero degli Esteri entrambi coinvolti nell'attività istituzionale del CIHEAM.

Altro elemento di rilievo è la creazione di “Avamposto Mare” che raduna altri importanti enti oltre a quelli già citati, come il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Università del Salento.

Interessanti alcuni interventi sul territorio che questa partnership potrà consentire.

Si parte dall'opera di ristrutturazione di alcune parti del Porto, al recupero della scuola elementare sita in Borgo Pescatori da destinare a spazio di accoglienza per giovani studiosi delle tematiche marine, poi il recupero del vecchio mattatoio comunale da destinare a sede di servizi a sostegno delle piccole imprese agricole con la valorizzazione dei loro prodotti ed altre tipologie di sostegno nell'accesso al mercato. In questi benefici rientra anche uno specifico progetto che riguarda l'ACAIT per il suo recupero architettonico e la sua trasformazione in spazio funzionale attrezzato per l'agricoltura.

In definitiva questo accordo contiene molti spunti (che vanno approfonditi in spazi appositi e trattati in modo più specifico) che già potrebbero rappresentare per Tricase ed il Basso Salento una importante opportunità di sviluppo, tagliato su misura sulle nostre risorse ed attitudini, ma queste opportunità vanno partecipate da parte della comunità perché diventino concreto elemento di sviluppo economico e di progresso sociale e vanno accompagnate dalla nostra Amministrazione Comunale facendo interagire strumenti urbanistici come il PUG di prossima approvazione con i programmi di più larga consistenza che questo accordo prevede.

Una visione condivisa ed una convergenza di forze potrebbero risollevare il nostro territorio dal suo preoccupante languore.

 

di Carlo Errico

Trovandomi nell’Ufficio Anagrafe, seduto davanti all’impiegata, è entrata una signora giovane. Gentilmente ha chiesto dove e come poteva fare la “denuncia di soggiorno” per sua sorella che doveva raggiungerla da un paese extracomunitario.

L’impiegata, con modi gentili (e scusandosi con me perché doveva far fronte anche alle richieste di sportello, ormai da tempo senza impiegato addetto. Sic!), ha chiesto se la sorella aveva già provveduto a dotarsi di permesso di soggiorno. Alla risposta “No” ha chiarito che presupposto per l’ingresso in Italia era quel permesso, e dopo avrebbe potuto denunciare la presenza a Tricase.

Fin qui, nulla di particolare.

Ciò che conta è accaduto dopo. Uscendo, ho incrociato ferma sul noto angolo di marciapiede del bar tristemente chiuso quella stessa giovane donna: parlava con altra donna, comunicandole che sua sorella la stava per raggiungere da … (ometto per privacy) ed era felicissima; da lì a qualche giorno sarebbe andata a prenderla al suo sbarco all’aeroporto.

Gli occhi letteralmente tracimanti contentezza di quella donna erano espressione di gioia autentica per un ricongiungimento tanto atteso, desiderato oltre ogni limite, anche di burocrazia.

In questi giorni si sta discutendo del Decreto Legge sicurezza. Chiarisco.

Come ogni buon governo nuovo che si rispetti, anche quello in carica ha voluto il suo decreto sicurezza. Temi come l’ordine pubblico, la vivibilità dei centri abitati, il decoro urbano, l’integrazione, tanto sbandierati in campagna elettorale, devono trovare subito una sponda visibile per soddisfare il bacino elettorale che quella maggioranza ha votato.

Ecco, dunque, il Decreto Legge N. 113 del 4.10.2018, voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, e che l’Aula di Palazzo Madama ha approvato il 7 novembre scorso con 163 voti favorevoli, 59 contrari e 19 astenuti (peraltro sotto forma di “emendamento interamente sostitutivo del disegno di legge di conversione decreto-legge n. 113, noto appunto come “Decreto Salvini” su sicurezza e immigrazione), dopo che il Governo aveva posto la questione di fiducia (il provvedimento è passato ora alla Camera dei Deputati).

 Non è questa la sede per approfondirne i contenuti in maniera completa. Ma l’associazione mi è sorta immediata nella consapevolezza che assistevo a quella scena dopo aver letto quel decreto e le novità, tra le altre, nel senso dei restringimenti in materia di immigrazione.

Alcune misure: abrogato il soggiorno per motivi umanitari; allungato da 3 mesi a 6 mesi il tempo di durata massima di trattenimento nei centri di permanenza per facilitare l’espulsione degli irregolari; riscrittura dell’intero apparato di norme che disciplinano l’immigrazione, le procedure per i richiedenti asilo, la concessione dei permessi di soggiorno temporanei per esigenze umanitarie, l’esecuzione dei provvedimenti di espulsione.

Senza indulgere in tecnicismo, basti sapere che i “motivi umanitari” per i permessi di soggiorno temporanei sono stati delimitati in termini pressoché tassativi, a fronte di un orientamento dell’autorità giudiziaria che, fino ad oggi, aveva improntato le proprie decisioni a chiara tolleranza (anche se con qualche chiusura al riconoscimento, ad esempio, di un permesso di natura umanitaria legato a ragioni di sola natura economica o di ripartizione della ricchezza tra la popolazione, come stabilito da Cassazione, VI Sezione Civile, con ordinanza 11.9.2018, depositata l’8.11.2018).

Con la vecchia normativa, chi non riusciva ad ottenere il riconoscimento dello status di “rifugiato” o la protezione sussidiaria poteva richiedere un “permesso umanitario”. Con il D.L. 113/2018 non più. E quel 25% circa di richiedenti asilo che negli anni scorsi se lo sono visto accogliere, appunto, per motivi umanitari, da oggi in poi avranno, chiaramente, diversa sorte.

E allora: allungamento dei tempi di trattenimento degli immigrati irregolari in vista del rimpatrio; drastica riduzione dei permessi di soggiorno. Queste due delle voci della ricetta dell’attuale governo.

Consentitemi seri dubbi, se l’obiettivo dichiarato è quello di coniugare sicurezza e legalità: il rischio evidente è che si andrà ad allargare copiosamente (almeno di quel citato 25%) il numero degli irregolari, allargamento al quale non sappiamo se corrisponderà una uguale capacità di respingimento ed espulsione.

Ecco perché mi hanno colpito gli occhi di quella giovane donna: lei, extracomunitaria già in Italia, viveva intensamente e con gioia il momento del futuro ricongiungimento.

Noi, cittadini italiani, viviamo quotidianamente i nostri ricongiungimenti familiari.

Gli extracomunitari irregolari …

Qualunque commento ulteriore sarebbe inutile, una mera trasposizione dei vostri pensieri, ciascuno per propria fede politica o, almeno, per convinzione personale.

Ma permettetemi di andare con la memoria al 7 marzo del 1991, giorno in cui arrivarono nel porto di Brindisi, a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni di ogni tipo, 27mila migranti, fuggiti dalla crisi economica e dalla dittatura in Albania.

Ed ai viaggi da Tricase dei furgoni carichi di vettovaglie per il primo aiuto. E l’arrivo a Brindisi, notando i profughi albanesi che vagavano per le strade e gli abitanti che scendevano dai condomini per offrire loro qualcosa.

La storia scorre; la storia giudicherà le nostre scelte.

La sensazione, purtroppo, è di una grande occasione perduta …

Speriamo non irrimediabilmente.

 

 

Ospitiamo per 10 uscite ( una volta al mese) la nuova rubrica CSC Centro Studi Colombo,

un Centro di Assistenza Didattica e Universitaria,che si avvale di una pluriennale esperienza nell’ambito dell’insegnamento scolastico

 Parte prima: IL SUCCESSO AMA LA PREPARAZIONE

“Amat Victoria Curam! “E’ proprio così:il successo ama la preparazione.
Prepararsi, infatti, ad un test d'ammissione complesso come quello di medicina è un compito che richiede attenta pianificazione, impegno e incrollabile dedizione senza lasciare alcunchè al caso.

Questo è possibile ,oltre che al supporto di una guida capace e qualificata quale quella offerta dallo staff del Centro Studi Colombo, anche grazie ad una metodologia di studio ed apprendimento che negli anni si affina e si migliora sempre più, al fine di ottenere risultati sempre più positivi, riducendo cosi’ ai minimi termini ogni casualità.

Un mix vincente per noi del CENTRO STUDI COLOMBO che anche quest’anno abbiamo superato, nei risultati, ogni ottimistica previsione ed aspettativa. 

Tra coloro, infatti, che hanno frequentato il corso per la preparazione al test di ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia, hanno superato la prova ben 17 candidati, pari ad una percentuale dell’ 80% dei partecipanti.

Il test, quest’anno prevedeva 120 quesiti relativi ad argomenti di logica, problem solving, ragionamento spaziale visivo, comprensione di brevi testi, ragionamento numerico, test di cultura scientifica, domande di lingua inglese e di cultura religiosa.

Per l’A.A.2018 – 2019 è stato già avviato il corso di preparazione al test d’ ingresso di Medicina e Chirurgia.

Quanti intendono iscriversi a tale facoltà sono invitati a contattare e presentarsi presso la segreteria del Centro, nelle sedi di Corsano o Maglie, per informazioni che possano essere utili ad operare, per il proprio futuro, la scelta giusta.

CORSO DI FORMAZIONE PER ASSISTENTE ALLA COMUNICAZIONE

L.I.S. (LINGUA ITALIANA DEI SEGNI)

L’Associazione Amici Insieme organizza un corso di formazione per Assistente alla Comunicazione L.I.S.

OBIETTIVO: Formare la figura professionale prevista della legge 104/92’, il cui ruolo è quello di “facilitare la comunicazione” tra la persona non udente, i docenti e i compagni di classe, cooperando affianco di due altri docenti: l’insegnante curricolare e di sostegno.

STRUTTURA: Tre livelli ( I° livello= 80 ore; II° livello= 120 ore; III° livello= 300 ore) nel quale si studierà la Lingua dei Segni Italiana nella sintassi, nel lessico e nella grammatica, oltre che le metodologie operative per i sordi.

Il corso per Assistente alla Comunicazione L.I.S. è patrocinato dalla Provincia di Lecce, dal Comune di Tricase, organizzato in collaborazione con l’A.N.S. (Associazione Nazionale Sociologi) e rientra nel P.T.O.F. dell'I.S.I.S. “Galilei- Costa- Scarambone” di Lecce.

Le lezioni si terranno tutti i venerdì dalle 16.00 alle 20.00 presso la sede del G.A.L. a Palazzo Gallone, Piazza Vittorio Emanuele, Tricase.

Iscrizione: Le adesioni devono pervenire entro e non oltre Venerdì 23 Novembre 2018.

Per ulteriori informazioni contattare: ASSOCIAZIONE “Amici Insieme” .

Direttore del corso dott.ssa Maria Rosaria Merenda cell. 389/5858806

E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

La mia colonna di Alfredo De Giuseppe

A Tricase Porto non c’è un albergo. I turisti si meravigliano della scarsa offerta, gli imprenditori del settore sono in attesa di notizie, molte seconde case (spesso pessime) che si affittano durante il periodo estivo hanno creato l’albergo diffuso che si è diffuso a sua insaputa.

Forse è meglio così, ma un Albergo, con tanto di permesso, fu in effetti costruito e pure sul punto più bello del Porto. La vicenda inizia nel 1962.

Il prof. Alessandro Sauli, nel presentare una generica domanda di edificabilità di un terreno di sua proprietà, aggiunge una nota per ricordare al Comune “l’inopportunità del vincolo posto dal Piano sulla parte a mare, rispetto alla strada, della punta che chiude il Porto a settentrione. Tale promontorio è infatti il centro visuale di tutto l’arco paesistico nel quale è racchiusa la Marina di Tricase, e quindi è della massima importanza che venga opportunamente sistemato con qualche costruzione rispettosa dei valori ambientali, immersa nel verde”.

Nel marzo 1963, viene presentato un progetto, a firma dell’ing. G. Sodero, per la costruzione di un albergo-ristorante. La Commissione Edilizia del tempo si oppone. L’avvocato Luigi Puzzovio, per conto della famiglia Sauli, scrive al Sindaco Piccinni, “consigliandolo” di rivolgersi alla Soprintendenza ai Monumenti ed alle Gallerie di Puglia e Lucania per ricevere un parere sulla fattibilità dell’opera. Incredibilmente la Soprintendenza dopo appena 15 giorni concede parere favorevole.

Il prof Salvatore Cassati, all’epoca Ispettore Onorario per le opere di Antichità e di Arte dei Comuni di Tricase e Andrano, si scaglia con una lettera ufficiale contro la decisione della Soprintendenza, si dimette dall’incarico, ricostruendo i fatti e concludendo senza giri di parole che “ tutto lascia supporre il clima di pressioni e di interferenze esistente, clima che nel caso specifico, ben si conosce in Tricase per una lunga storia che risale a vecchi e recenti rapporti poco simpatici del Sauli col Demanio, con l’Amministrazione Provinciale e l’E.P.T. di Lecce”. Nell’agosto 1963 la Commissione Edilizia esprimeva parere favorevole e il Sindaco immediatamente, il giorno dopo, rilasciava Autorizzazione a costruire.

“L’albergo-ristorante” di Tricase Porto viene completato nell’estate del 1967. Subito il Sauli chiede “il certificato di abitabilità in quanto, per ora, il sottoscritto intende adibire la costruzione ad uso abitazione”; il giorno 2 agosto 1967 l’ing. Antonio Scarascia rilascia Certificato di Collaudo e Prova di carico, rilevando comunque che “non sono state realizzate due stanze da letto e che sotto il locale di soggiorno è stato ricavato uno spiazzo coperto non previsto”.

La casa-albergo viene tranquillamente abitata dai proprietari, finché il 24 febbraio 1969, irritualmente, il Prefetto di Lecce “concede ai sensi della legge 2229 del 1939, licenza d’uso per il fabbricato di nuova costruzione, destinato a civile abitazione”; due mesi dopo il Sindaco Giuseppe Codacci Pisanelli, smentendo almeno in parte il Prefetto De Carlo, Autorizza “l’abitabilità del fabbricato per tutti gli usi di legge ed a condizione che sia adibito a piccolo albergo-ristorante”.

Naturalmente quell’orrenda costruzione sul Porto non è mai stata adibita a struttura ricettiva e in definitiva abbandonata dalla stessa famiglia Sauli già a partire dalla fine degli anni ’70.

Dopo anni di abbandono, degrado e silenzio, nel 2015 un gruppo di cittadini raccoglieva centinaia di firme per chiedere l’abbattimento della costruzione ormai cadente e pericolosa oltre che brutta. Nel settembre 2017 il Sindaco Chiuri, dopo numerose sollecitazioni, emetteva un’ordinanza per la messa in sicurezza dell’immobile e il ripristino del decoro urbano e della tinteggiatura. La proprietà a tutt’oggi si è limitata ad apporre dei paletti per la tenuta delle verande, che se possibile deturpano ulteriormente il paesaggio.

Questa è la lunga, ma semplice storia dell’ecomostro di Tricase Porto. E’ una storia rivolta alle nuove generazioni: quando sentite parlare dei favolosi anni ’60 e ’70 sappiate che questo era il modo di gestire la cosa pubblica; quando sentite parlare di consumo di suolo, di costruzioni abusive, del dileggio di ogni norma di buon senso dovete fare riferimento agli anni del boom economico; quando sentite parlare di debito pubblico dovete ricordare la gestione del potere di quegli anni, dove ad un certo punto i conti dello Sato non contavano più, era importante solo il consenso clientelare; quando dovete cercare i colpevoli sono quasi tutti i vostri padri consenzienti e spesso beneficiari di quelle prebende.

La cuccagna è durata fino al 1992, poi all’improvviso ci accorgemmo che non poteva durare e senza saperlo consegnammo il Paese a Berlusconi. Ora giudicate voi, ragazzi del terzo millennio, fate voi qualcosa per abbattere davvero quel sistema e iniziare a respirare l’aria pulita del mare.                                                                                                      


                                                                               

 

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