Il prossimo numero de IL VOLANTINO ( N.34)

Sarà distribuito nel corso della serata del Premio Giornalistico

VENERDI’ 22 NOVEMBRE A PALAZZO GALLONE

 

IL PREMIO 10^ EDIZIONE

La consegna di un premio è un gesto, un atto, un’azione; come ogni gesto vale più di tante parole e racchiude un profondo significato, immediatamente percepibile.

E’quello che c’è dietro il Premio che quest’anno conferiremo ad Antonio Padellaro.

Il Premio è giunto alla sua 10^ edizione ed ha un significato innanzitutto per chi lo organizza.

Da sempre il Premio Il Volantino è organizzato, in definitiva, dalla comunità di Lettori e dai tanti amici che danno un contributo, anche economico (partecipando alla cena), così attuando un’idea di fondo: non chiedere e non ricevere contributi pubblici.

E’ uno dei punti fermi anche del Giornale che esce settimanalmente reggendosi sui soli sponsor.

E’ una scelta anche del Fatto Quotidiano, giornale fondato e diretto da Padellaro che “non riceve alcun finanziamento pubblico”.

Il Premio è un’occasione di apertura della città di Tricase: rifuggire dalla chiusura localistica e talvolta narcisistica è una condizione di ogni iniziativa culturale.

Anche Padellaro ha sempre spinto le sue riflessioni in una chiave interpretativa di apertura senza nulla omettere pur di giungere alla verità.

Il Premio è un momento di intreccio di questioni locali a questioni nazionale ed internazionali.

Un giornale locale diventa localistico se pensa di offrire un servizio di comunicazione non ponendo in relazione quanto accade nel suo micro cosmo con tutto ciò che accade nel mondo.

Il Premio è un’occasione di incontro: tra un pubblico che, nel corso delle Edizioni, è cresciuto acquisendo una dimensione provinciale e personaggi prestigiosi che hanno l’occasione per far conoscere non solo le loro idee ma anche se stessi

di Pino Greco

NESSUNA PIETA’

Con l’auto nella Ztl per il funerale: multati.

 

ZTL. Il varco “incriminato”. Siamo in via Tempio

( in pieno centro storico a Tricase, angolo Piazza del Popolo)

A Tricase il Codice della Strada non risparmia neppure i morti.

E’ quello che è accaduto ad alcuni residenti: vanno al funerale del familiare, ma ricevono più multe per aver violato l’area pedonale.

Oltre al dolore per la scomparsa del proprio caro, arriva l’amara sorpresa: quattro verbali per essere entrati nell’area pedonale, dove si celebrava il funerale.

Ovvero: sono stati multati per aver accompagnato con un piccolo corteo di auto la salma del caro estinto in chiesa.

Circa 300 euro di multa perché i veicoli non erano ricompresi tra quelli autorizzati.

E’ successo a Tricase in via Tempio alle spalle della centralissima piazza Pisanelli, sede anche del Municipio.

Dopo lo sconforto di tutti i parenti, per la scomparsa di un familiare, qualche mese dopo sono giunti i verbali di contestazione di euro 58,10 oltre ad euro 13,00 a titolo di spese di procedimento; e così, euro 71,10 moltiplicato per quattro (le auto che hanno seguito il feretro), dà un totale, da versare nelle casse Comunali, pari a 284,40 euro.

Gli sfortunati contravventori hanno riconosciuto la colpa ed hanno pagato per la violazione commessa ma non hanno mancato di manifestare il loro disappunto.

Il “Regolamento”comunale va rispettato ma forse cambiato,con la introduzione magari di una deroga per chi partecipa al funerale.

Quel che è certo è che la pietà verso i defunti –come sostengono i diretti interessati- è sempre stata un segno dei legami in una comunità cristiana, utile anche a migliorare i rapporti tra i vivi, ma che nel Centro Storico di Tricase deve fare i conti conil Codice della Strada.

di Giuseppe R.Panico

L’agire della politica si presta da sempre a mutazioni e varianti.

Tuttavia, la coerenza verso programmi di sviluppo ed orientamenti culturali, considerata in altri campi una virtù, sembra aver oggi perso, anche per una carente formazione civica ed esacerbato opportunismo, ogni valore e credibilità.

Ne deriva sovente la inaffidabilità delle istituzioni e delle persone elette, con conseguente ulteriore allontanamento dei cittadini dalle urne e dal comune interesse. Cambiare casacca, per adattarsi a nuovi accordi ed alleanze, costituisce così non un atto politico sostenuto dai propri elettori, ma quasi un loro tradimento per procurarsi una seggiola, una poltrona o un posto al sole.

A nobilitarlo, non basta certo un profluvio di parole in politichese, a meno che non si voti, come sovente avviene, “per tifo” o “di pancia” o per “voto di scambio” o turandosi il naso sul meno peggio dei candidati (come suggeriva il grande Montanelli), e non per fiducia o credibilità in chi poniamo in mano i nostri soldi e il nostro futuro. Di salti e saltimbanchi sul carro dei vincitori di turno la nostra storia ne è piena, fino a sprezzanti commenti stranieri nelle ultime guerre.

Verso un paese che: “si sa con chi entra in guerra ma non si sa con chi la finisce”.

Tale modo di agire in politica (e non solo) continua ora a porci fra i paesi più inaffidabili d’Europa ed è una delle maggiori cause del nostro sottosviluppo nazionale e locale e fuga di tanti investimenti anche stranieri.

D’altro canto, senza una più adeguata mentalità, certi valori non si comprano al mercato, come frutta e verdura, per meglio nutrire la propria coscienza e riversarla, col voto, su quella dei nostri politici, così restii al cambiamento.

A volte capita che questi siano eletti con una “maggioranza bulgara”, derivante non dal giusto merito ma da ben altri discutibili fattori. E’ dunque ben raro che ne scaturisca un… “Lorenzo Il Magnifico” che, con vasta cultura ed oculata gestione del potere, sia in grado di rinnovare o far rinascere una comunità.

E’ più facile che ne derivi arroganza ed autoritarismo, “yes men” come collaboratori, carenze programmatiche e superficialità verso il pubblico denaro e il pubblico dibattito. In definitiva, un decadimento democratico con facili derive verso illegalità e…“mafiocrazia” (in Puglia di esempi ne abbiamo già tanti).

Soprattutto in comunità indebolite dall’assenteismo politico dei cittadini e che, senza procedure di “recall”, (iniziativa pubblica per licenziamento degli eletti prima del fine mandato elettorale) si trovano poi a subire amministrazioni dispendiose e poco produttive, ma decise a tenersi ben salde e calde le poltrone del potere.

Sembra quasi passata la politica dei ricchi nobili dei tempi del “Gattopardo”, (come dal famoso romanzo), del “Cambiare Tutto per non Cambiare Nulla”, che ci ha lasciato un Meridione sempre più in declino.

Ma sembra subentrata una politica più povera di capacità, cultura e diplomazia e che, erede della stessa mentalità, ha come motto: “Cambiare Nulla per non Cambiare Niente”, per proteggere, peggio che nel “Gattopardo”, le proprie rendite di posizione. Quasi come gli struzzi, che, estraniandosi da quanto li circonda, proteggono la propria testa mettendola nella sabbia.

Priva dunque di una visione più ampia e più rapide ed efficaci azioni verso il bene comune, lascia l’implume posteriore di quel corpo da struzzi, che, in fondo, rappresenta la collettività che la elegge e stipendia, in balia di altrui venti ed eventi.

Altro che “politica delle aquile” o del cambiamento, lungimirante e determinata verso un comune e credibile sviluppo, grazie a vista acuta, robusti becchi ed acuminati artigli, ovvero capacità ed affidabilità.

Speranza vana se la politica del passato, anche a noi vicina, non ci ha lasciato credibili piani di sviluppo (tipo PUG) e quella del presente, nel cambiare o meno casacca, ci lascia oltre al consueto starnazzare, un sacco di delusioni.

Forse perché le aquile volano e prolificano ben più a Nord o a quote o mentalità ben più silenziose e dinamiche.

Ci rimangono colombi e piccioni che si aggirano dentro e fuori i palazzi del governo in cerca di becchime politico. Purtroppo, ove questi si posano, più che darci nuove speranze, corrodono, con i loro maleodoranti “lasciti”, soldi e cornicioni.

E se qualche “falchetto”, datosi alla politica nostrana, sentendosi aquila, ne indossa la casacca, non fa che volare troppo in basso e troppo in tondo.

Facile impallinarlo da chi, disturbato, tira fuori la testa e prende la mira. “Nui simu fatti cusì” diceva anni fa qualche canuto tricasino.

Forse oggi lo si dice un po’ meno, ma la mentalità assente, sottomessa e poco incline al cambiamento è ben dura a cambiare. Come dimostra l’interesse verso il Piano Urbanistico Generale (PUG), diventato ora, solo per una singola iniziativa dell’opposizione, una “condizio sine qua non” per la continuità amministrativa.

Ma il paese non ha bisogno del “prendere o lasciare” frettolose cartacee ricette, scritte per una mera sopravvivenza politica, ma di una vera svolta.

Anche verso una “Urbanistica Partecipata” che non affossi, per un malriposto ambientalismo, in particolare verso le marine, ogni idea di sviluppo, investimenti e lavoro e che sia comprensiva di ben motivati aspetti tecnici, economici e programmatici. “Make America Great Again” (Facciamo di nuovo grande l’America) diceva, in USA, l’antipatico, arrogante e vittorioso Trump.

Nel nostro piccolo, senza aquile, mentalità e politica americane, si potrebbe almeno gridare ben forte, con casacca da veri cittadini, nelle orecchie di struzzi e piccioni presi per il collo, “Facciamo una Tricase Migliore”.

TUTINO E PIAZZA DON TONINO BELLO: UNA PRECISAZIONE

di Maria Assunta Panico Consigliere Comunale

Egregio Direttore, Le scrivo, seppur in ritardo, per una precisazione su quanto da Lei affermato nell’edizione n.29 del 12 ottobre scorso.

Si evince dalla sua disamina che l’Amministrazione Chiuri si è distinta per la sistemazione di Piazza don Tonino Bello e di Piazza Castello dei Trane a Tutino.

Tutino

Comprendo che le numerose foto, apparse sui social, del Sindaco Chiuri nelle suddette piazze, probabilmente finalizzate ad attribuirsi l’iniziativa di opere che non gli appartengono, hanno fatto pensare ad una programmazione della sua Amministrazione.

In realtà queste opere furono decise, pianificate, inserite nel piano delle opere pubbliche, messe in bilancio ed avviate durante l’Amministrazione “Coppola”, di cui ero componente.

A prova di ciò Le cito i seguenti atti: Delibera n.164 del 23-06-2016 con la quale si approvava il progetto di fattibilità tecnica ed economica dei lavori di sistemazione di piazza Castello dei Trane, di 43 strade circa e dello slargo antistante la Chiesa di San Nicola a Sant’Eufemia, i lavori per questa ultima opera inizieranno a breve, anche per valorizzare la presenza dell’ipogeo, con Delibera n.204 del 12-08-2016 approvammo i progetti definitivi di tutte le opere citate.

Inoltre con Delibera n.11 del 19-01-2017 decidemmo di utilizzare la somma di 100.000 euro, derivante dalle economie di gara per le opere di asfalto, per la sistemazione di piazza don Tonino Bello e con Delibera n.99 del 04-04-2017 approvammo il progetto esecutivo della piazza.

Piazza don Tonino Bello

I lavori hanno subito notevoli ritardi a causa dei rinvenimenti archeologici e della conseguente variante in corso d’opera.

Sarebbe stato oltremodo singolare se l’Amministrazione Chiuri non avesse proseguito lavori ed opere programmate e finanziate.

Continua a mancare, invece, nell’esperienza della compagine di Governo un’idea strategica di sviluppo della città, una visione programmatica che possa essere condivisa o almeno conosciuta dai cittadini, sicuramente in base ai bandi regionali emanati si procederà a singole progettazioni, ma non si intravede una programmazione ed una visione della città futura.

VENERDI,22 NOVEMBRE ORE 18.30 SALA DEL TRONO - TRICASE

PREMIATO ANTONIO PADELLARO

La carriera giornalistica

Antonio Padellaro nasce a Roma nel 1946 e diviene giornalista professionista nel 1968 lavorando per l’ANSA.

Nel 1971 si trasferisce al Corriere della Sera di cui è redattore e responsabile della edizione romana.

Nel 1977 passa all’Espresso dove diviene vice direttore. Nel 2005 viene nominato direttore de L’Unità fino all’agosto del 2008.

Nell’aprile del 2009 partecipa alla fondazione del nuovo quotidiano Il Fatto Quotidiano che inizia la pubblicazione il 23 settembre 2009 e

ne diviene direttore fino al 5 febbraio 2015. Il CdA del Fatto lo nomina presidente della Società Editoriale e rimane editorialista del

Libri pubblicati

Chi minaccia il Presidente. Il caso Cossiga (1991)

Processo a Craxi. Ascesa e declino di leader (1993)

Non aprite agli assassini. Il caso Fenaroli e i misteri italiani (1997)

Senza cuore. Diario cinico di una generazione al potere (2000)

Il libro nero della democrazia. Vivere sotto il governo Berlusconi (2002)

Io gioco pulito (2009)

Il fatto personale. Giornali rimorsi vendette (2016)

C’era una volta la sinistra (2019)

Il gesto di Almirante e Berlinguer (2019)

Nel marzo del 2005 viene nominato direttore de L’Unità

Ad intervistare Antonio Padellaro si alterneranno, oltre al nostro Direttore, i direttori o redattori di alcuni giornali protagonisti della carta stampata locale. Il Gallo, con Lorenzo Zito, Il BelPaese con Andrea Colella, La Voce di Corsano con Carlo Ciardo e 39° Parallelo con Alfredo De Giuseppe.

La scelta non è casuale, ma vuole mettere in vetrina esperienze varie tutte accomunate dalla passione per il giornalismo e per l’impegno al territorio.

Le testate sono quelle della carta stampata, in linea con l’attività del Premiato che, dopo aver lavorato in vari importanti giornali, è ora, oltre ad autorevole opinionista del Fatto Quotidiano, anche editore.

Si tratta di giornali a distribuzione gratuita che, tra mille difficoltà, escono da diversi anni se non addirittura decenni e che, con caratteristiche e ambiti di distribuzione diversi, assolvono al compito di informare e animare la discussione.

Il Volantino ringrazia le testate sopra menzionate per aver aderito all’invito, segnale importante per possibili future collaborazioni

in Distribuzione