di Cosimo RIZZO

Torna l’appuntamento mensile con la rubrica “energia in comune”, dedicato alle novità introdotte dal decreto pubblicato il 24 gennaio e a tutti gli aggiornamenti che seguiranno nel corso dell’anno.

Come già annunciato in precedenza, la misura prevede uno stanziamento pari a 2,2 miliardi di euro volto a finanziare le CER realizzate in comuni con popolazione sotto i 5000 abitanti.

Tale sostegno è erogato attraverso un contributo a fondo perduto che può coprire fino al 40% delle spese ammesse, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l'obiettivo di raggiungere una potenza installata complessiva di almeno 2 gigawatt.

In aggiunta, è prevista una tariffa incentivante fissata per 20 anni, destinata ad agevolare la realizzazione di 5 gigawatt entro il 31 dicembre 2027.

Alcune Regioni italiane, inoltre, stanno attuando ulteriori iniziative di sostegno allo sviluppo delle comunità energetiche attraverso finanziamenti provenienti dai fondi europei e regionali. Nei prossimi giorni è prevista l’approvazione delle regole operative con le quali saranno chiariti gli ultimi dubbi riguardo i requisiti di accesso alla misura e saranno disciplinate modalità e tempistiche di riconoscimento degli incentivi.

Entro 45 giorni dall’approvazione delle suddette regole, il GSE attiverà i portali attraverso i quali sarà possibile presentare le richieste. Nell’attesa, sono già in corso numerose iniziative che coinvolgono cittadini, piccole medie imprese, enti, condomìni e promotori di progetti di condivisione dell’energia, favorendo una partecipazione attiva e nuove attrazioni di investimenti nel settore dell’energia rinnovabile.

La misura, che ricordiamo contempla qualsiasi forma di energia rinnovabile, si aggiunge alle altre iniziative previste dal governo per sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, segnando un passo significativo verso la transizione energetica e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.

L’invito è dunque quello di continuare con le vostre richieste, alle quali cercheremo di fornire le informazioni utili con i prossimi appuntamenti.

Informazione promozionale cell. 349 16 78196 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

di Alfredo De Giuseppe

Osservando con attenzione la cronologia degli avvenimenti riguardanti Villa Sauli a Tricase Porto, si possono fare delle facili considerazioni storiche. Fino al 2017, fino cioè all’iniziativa intrapresa dalla giunta Chiuri, (con l’appoggio della pentastellata Sodero) nessun governo della Città aveva preso la benché minima iniziativa rispetto al grave abuso edilizio che si perpetrava da sempre sotto gli occhi di tutti.

La struttura nasce nel tempo del dominio della DC quando, specie nei paesi del Sud, si ignorava qualsiasi rispetto per la tutela del paesaggio. Si concedeva tutto a tutti per una manciata di voti e, in definitiva, per il malcelato pensiero dominante che l’unico sviluppo possibile fosse quello edilizio. Noi, intesi come cittadini, siamo figli di quella cultura clientelare, della deroga personalizzata, della cortesia amicale e parentale.  Questo è un paese senza un Piano Urbanistico Generale e si rifà ancora ad un Piano di Fabbricazione del 1974 emendato così tante volte (si dice oltre 200) da delibere ad hoc che è difficile per chiunque capirci qualcosa. Ognuno può rifarsi ad una norma scritta o di prassi, con la conseguenza che la discrezionalità di politici e funzionari è altissima con grave danno della vita cittadina, del traffico, dei servizi igienici, scolastici, commerciali, sanitari, sportivi e di ogni tipo. Un disordine voluto, cercato e fermamente conservato. Prima, negli anni ’60, da famiglie proprietarie di terreni, poi da costruttori improvvisati e infine da tecnici sempre più determinanti. Il sindaco Serrano, dopo il tentativo di Cassati nei primi anni ’60, tentò di far approvare un Piano Regolatore a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Non se ne fece nulla, anche per la forte opposizione interna alla stessa DC, che aveva sempre un guardiano delle famiglie storiche ben posizionato nelle varie amministrazioni. Poi più niente: Ecclesia ha fatto trascorrere gli anni novanta senza toccare nulla; allo stesso modo di Coppola dal duemila in poi, consacrando quest’ultimo lo status quo e continuando a risolvere, da tecnico/sindaco, la maggior parte delle molte diatribe nascenti in ogni singola questione. Musarò non riuscì mai a prendere in mano il dossier PUG, cosa che invece fece Chiuri che affrontò l’argomento quasi fino a giungere alle fasi finali, con la sonante bocciatura da parte dei tecnici operanti nel nostro Comune che bollarono quella bozza come irricevibile per il sostanziale blocco delle aree edificabili.

Il risultato di tutto questo è un territorio di oltre 48 Kmq devastato in ogni dove, campagna e mare, centro e periferia, sfilacciato e inguardabile nei collegamenti con le frazioni. La questione Villa Sauli non è dunque una questione tecnico/giuridica ma prettamente politica. Una politica che riguarda Tricase e tutto il Sud, la nostra Regione, la nostra Provincia (con qualche eccezione). Quando infatti la politica non sa decidere, non vuol prendere posizione, non sa programmare, non riesce a darsi una visione condivisa, quando si piega agli interessi di parte, si corre sempre sul crinale del disastro. E il Sud lo fa ormai da troppo tempo.

27 passaggi salienti in una sintesi cronologica per capire la questione Villa Sauli

  1. La storia inizia il 10 marzo 1962 quando il proprietario del terreno, prof. Alessandro Sauli, scrive al Sindaco di Tricase, per ricordargli “l’inopportunità del vincolo posto dal Piano sulla parte a mare, rispetto alla strada, della punta che chiude il Porto a settentrione. Tale promontorio è infatti il centro visuale di tutto l’arco paesistico nel quale è racchiusa la Marina di Tricase, e quindi è della massima importanza che venga opportunamente sistemato con qualche costruzione rispettosa dei valori ambientali, immersa nel verde
  2. L’8 maggio del 1962 lo stesso presenta istanza al Sindaco, ricordandogli “che la domanda precedentemente presentata, senza progetto, si riferisce ad una eventuale costruzione per Albergo-Ristorante e  serve a rendere più accogliente per i forestieri e i villeggianti la nostra marina, senza dire che consentirà ai numerosi turisti in transito di trovare un moderno alloggio ed ogni conforto. Il progetto che il sottoscritto presenterà al più presto, sono certo che incontrerà l’incondizionato appoggio di lei e di quanti hanno a cuore l’incremento e la valorizzazione della nostra marina, senza dire che la zona su cui dovrà sorgere tale costruzione sarà definitivamente sistemata ed abbellita, mentre ora giace inutilizzata”;
  3. Il 26 marzo 1963 viene presentato il progetto a firma dell’ing. Giovanni Sodero; inizia la pratica edilizia n. 53/1963
  4. Il 9 maggio 1963, di fronte a qualche negativa presa di posizione della Commissione Edilizia, l’avv. Luigi Puzzovio, per conto del proprietario scrive al Comune di Tricase “che un responsabile parere sulla conciliabilità della costruzione con la tutela del patrimonio naturale può essere espresso dalla Soprintendenza ai Monumenti ed alle Gallerie di Puglia e Lucania, alla quale Lei potrà rivolgersi ai sensi della legge n. 1497 del 1939”;
  5. La stessa Soprintendenza in data 10 giugno 1963 Autorizza di fatto la costruzione pur con alcune prescrizioni;
  6. Il 6 luglio 1963 l’Ispettore Onorario per le opere di Antichità e di Arte dei Comuni di Tricase e Andrano, Salvatore Cassati, si scaglia contro la decisione della Soprintendenza, si dimette dall’incarico, ricostruendo i fatti e concludendo senza giri di parole che “ tutto lascia supporre il clima di pressioni e di interferenze esistente, clima che nel caso specifico, ben si conosce in Tricase per una lunga storia che risale a vecchi e recenti rapporti poco simpatici del Sauli col Demanio, con l’Amministrazione Provinciale e l’E.P.T. di Lecce”;
  7. In data 6 agosto 1963 la Commissione Edilizia ricostruiva tutta la vicenda, sposando in toto la visione di Salvatore Cassati, ma rilasciando tuttavia Parere favorevole per la concessione edilizia;
  8. Il giorno dopo, in data 7 agosto 1963 viene rilasciato dal Sindaco Cosimo PiccinniNulla Osta per Esecuzione Lavori Edili” per la realizzazione sulla Litoranea Tricase- Castro di un Albergo- Ristorante con le seguenti prescrizioni: A) che l’arretramento minimo dalla via Provinciale sia di 10 metri; B) che sia rigorosamente rispettato il progetto presentato; C) che sia, negli spazi contigui, adorna a verde, dando una buona caratteristica panoramica; D) che non sia consentito in futuro alcuna sopraelevazione o estensione del fabbricato; E) che la costruzione venga adibita esclusivamente a Albergo Ristorante, aderendo pienamente al nulla osta della soprintendenza";
  9. Stranamente in data 28/11/1963 la prima prescrizione viene già modificata e si concede la possibilità di costruire a metri 9 anziché 10 dalla strada provinciale;
  10. In data 1 agosto 1967, a costruzione ultimata, il SauliChiede il certificato di abitabilità in quanto, per ora, il sottoscritto intende adibire la costruzione ad uso abitazione”;
  11. il giorno 2 agosto 1967 l’ing. Antonio Scarascia rilascia Certificato di Collaudo e Prova di carico, dentro il quale comunque rileva che non sono state realizzate due stanze da letto e che sotto il locale di soggiorno è stato ricavato uno spiazzo coperto non previsto;
  12. in data 24 febbraio 1969, irritualmente, il Prefetto di Lecceconcede ai sensi della legge 2229 del 1939, licenza d’uso per il fabbricato di nuova costruzione, destinato a civile abitazione”;
  13. in data 11 aprile 1969 il Sindaco Giuseppe Codacci Pisanelli, smentendo almeno in parte il Prefetto De Carlo, Autorizza “l’abitabilità del fabbricato per tutti gli usi di legge ed a condizione che sia adibito a piccolo albergo-ristorante”;
  14. durante l’estate 2015, dopo decenni di colpevole silenzio, soprattutto da parte degli amministratori locali, si costituisce uno spontaneo movimento di cittadini col nome esplicito di “Comitato ABBATTIAMO L’ECOMOSTRO DI TRICASE PORTO”;
  15. Nel giro di pochi giorni, la petizione del Comitato che chiede l’abbattimento della costruzione raccoglie 500 adesioni. Finalmente ne parlano anche i social e i media, specificatamente il 6 settembre 2015 con un ampio articolo “La Gazzetta del Mezzogiorno”;
  16. Fotocopia della richiesta di abbattimento con in calce le firme degli aderenti al Comitato viene depositata in Comune nel Novembre 2015, dopo aver acquisito tutte le informazioni storico/burocratiche del caso; nessuna risposta da parte della Giunta Comunale di Tricase guidata dal Sindaco Coppola;
  17. Dopo mesi di sensibilizzazione sul ripristino della bellezza in un luogo amato da tutti, il Comitato nell’agosto 2017 incontra il neo-Sindaco Carlo Chiuri che prende visione con attenzione della suddetta pratica e decide di inviare un’ingiunzione ai proprietari almeno per la messa in sicurezza del sito; è la prima lettera ufficiale del Comune alla famiglia Sauli, dopo circa 50 anni dal rilascio dell’autorizzazione edilizia;
  18. Nel novembre 2018 si abbatte su Marina Serra e Tricase Porto un devastante tornado. La giunta presieduta da Carlo Chiuri, in base a sopralluogo dei responsabili dei Vigili del Fuoco, nel rendicontare i danni arrecati dal temporale, annovera un peggioramento della situazione di quello che ormai tutti definiscono “l’Ecomostro di Tricase Porto”. Il sindaco Chiuri il 15/12/2018 firma l’ordinanza n. 264 in cui si ordina l’abbattimento “stante la concretezza e l’imminenza del grave pericolo per la pubblica incolumità”
  19. Il 12 febbraio 2019 il TAR di Lecce sospende l’ordinanza di abbattimento del 15/12/2018;
  20. Il 6 marzo 2019, finalmente con la corretta motivazione viene emessa dal Comune di Tricase un’ordinanza per la demolizione dell’immobile“ per essere stato realizzato in difformità all’originaria autorizzazione edilizia del 1963; Carlo Chiuri ne rivendica la strategia politica, l’Ufficio Tecnico certifica di fatto l’abuso iniziale.
  21. Il 10 maggio 2019 il TAR di Lecce sospende l’abbattimento dell’immobile. Gli avvocati Pietro e Antonio Quinto, difensori degli eredi, hanno documentato l’erroneità della ordinanza di demolizione, censurata anche sotto il profilo dello sviamento di potere. I difensori hanno, infatti, esibito una licenza di variante del 1965, ignorata dal Comune, che copriva le contestate difformità rispetto alla licenza del 1963, ma soprattutto la licenza di agibilità rilasciata dal sindaco dell’epoca in data 11/4/1969.
  22. Il 24 marzo 2020 il TAR, stavolta nel merito, dà ancora ragione ai proprietari e quindi sembra tutto finito: villa Sauli resta dov’è.
  23. Il 20 maggio 2020 la giunta Chiuri non abbandona la causa e dà mandato allo studio Sticchi Damiani di appellarsi alla sentenza del TAR di Lecce, rivolgendosi al Consiglio di Stato.
  24. Nel 2022 la villa viene ufficialmente posta in vendita dai proprietari attraverso un sito specializzato; si avviano alcune trattative con privati ma non si giunge a nessuna conclusione positiva.
  25. Con sentenza del 14 dicembre 2023, il Consiglio di Stato con sentenza inappellabile, condanna i proprietari alla demolizione ed alle spese processuali da rifondere al Comune di Tricase. Oltre al differente utilizzo dell’immobile rispetto all’originaria concessione, la Corte rileva che: “In occasione dei sopralluoghi è emerso che vi era stata una traslazione della sagoma e realizzazione su differente piano di sedime che ha comportato diverse altezze, con la conseguenza di un edificio sporgente per due lati sul promontorio roccioso che non poteva essere mimetizzato come a suo tempo suggerito dalla Soprintendenza. L’altra modifica rilevante è la realizzazione su due livelli del fabbricato”.
  26. Gennaio-Febbraio 2024, la sentenza è nelle mani della giunta guidata dal sindaco Antonio De Donno che ha anche la delega all’Urbanistica, lavora a stretto contatto con gli Uffici comunali del Settore Urbanistica e Lavori Pubblici ma non rilascia alcuna dichiarazione in merito; qualcuno dice che c’è da aspettare per la corretta (!) interpretazione della sentenza.
  27. Domenica 25 febbraio 2024, il Comitato “Abbattiamo l’Ecomostro di Tricase Porto” insieme ad altre Associazioni locali e nazionali organizza presso la spiaggetta del Porto un incontro per sollecitare l’Amministrazione Comunale a prendere posizione determinata e immediata sull’esecuzione della sentenza del 14.12.2023.

di Alfredo DE GIUSEPPE

Ci sono molti motivi per cui è da considerarsi cosa buona e giusta abbattere un ecomostro come Villa Sauli a Tricase Porto.

Alcuni sono semplici da intuire, altri hanno interpretazioni più recondite ma certo non meno importanti. Intanto chiariamo che sono da abbattere molte cose nei nostri paesi, perché la tutela del paesaggio, oltre che essere fissato dall’art. 9 della nostra Costituzione, è uno dei beni più preziosi cui aggrapparsi per debellare la volgarità dell’animo, per creare l’ambiente più dignitoso possibile alla convivenza civile. È noto come un ambiente degradato dal punto di vista architettonico favorisca altro degrado, una finestra rotta predispone ad un’altra finestra rotta, un parco abbandonato aiuta a farlo diventare una discarica.

Quindi da sempre pensiamo che la tutela del paesaggio non può essere la colpevolizzazione del singolo, ma la coscienza dei molti, rappresentando le corrette scelte politiche e l’esatta disamina delle leggi regolatorie. Ma a volte, l’importanza di una singola vicenda rappresenta un valore inestimabile nella comprensione collettiva dei sani principi della convivenza civile. Abbattere una casa che per decenni ha deturpato una delle perle della costa salentina (e direi italiana) significa mettere un punto fermo: da qui si comincia. Perché è evidente che la nostra civiltà va verso una nuova visione dell’ambiente e quindi molti edifici pubblici e privati – spesso abbandonati- nei prossimi decenni saranno abbattuti, modificati o almeno ristrutturati. Molte cose non saranno più concesse, molti progetti saranno meglio valutati, molti Comuni faranno i conti con la desertificazione del territorio e lo spopolamento degli abitanti. C’è da stare attenti ogni giorno: il turismo, famelico e invasivo, può edificare ogni costone, ogni pezzetto di terra, lasciando poi dietro di sé solo macerie sociali, economiche e umane. Attenzione: vivere in un posto bellissimo fa bene agli occhi e al proprio spirito, forse molto di più di due mesi di effimero trambusto vissuto come vassalli di una nuova onnivora cafonaggine. Non facciamoci ingannare di nuovo dal progresso devastante, lottiamo qui e ora per il bello, non certamente contro una o due famiglie.

di Gian Paolo ZIPPO

Tricase- Tralasciando ogni commento sull’intervista rilasciata dal Sindaco di Tricase alla stampa locale e sulla risposta del Dirigente comunale tirato in ballo dallo stesso Sindaco, vorrei soffermarmi sulla questione squisitamente politica e di metodo che tutta la vicenda si porta dietro.

A questo punto era inevitabile la convocazione di un pubblico dibattito da parte delle opposizioni, il minimo che potesse succedere!

Ad ogni modo, rileggendo le dichiarazioni del Sindaco, non intravedo - salvo mia svista - l’indicazione di date per la realizzazione delle tante opere citate, l’unico elemento certo è la percentuale indicata a conclusione dell’intervista: 100%.

Eppure mi piacerebbe (e credo ci piacerebbe) conoscere anche le percentuali di avanzamento dei singoli progetti, in una sorta di GANTT che metta in evidenza quanta parte del programma si sta realizzando.

Programma! Chi era costui? Ci sarebbe da dire, parafrasando una nota e ben più aulica citazione.

La programmazione sembra essere la grande assente di tutta la vicenda. Aspetto, questo, emerso anche dagli interventi del Consiglieri di minoranza nel corso del citato e partecipato incontro con la cittadinanza di sabato 17 febbraio.

Quindi riepilogando:

  1. Il Sindaco annualmente fa dei proclami sulle cose che intende fare, usando rigorosamente i verbi coniugati al futuro ed omettendo accuratamente di indicare delle date;
  2. La colpa di quello che accade o di quello che non si riesce a realizzare è sempre di qualcun altro, anche questo mi sembra un copione già visto e collaudato.

Comunque, quello che si è verificato è grave! Si è creato un cortocircuito tra politica ed amministrazione che non lascia presagire nulla di buono.

Facendo un paragone calcistico (che ho sentito giorni fa da un amico ed ho fatto mio come metafora perfettamente calzante alla situazione che stiamo vivendo), è come se l’allenatore di una squadra accusasse pubblicamente uno o più giocatori delle sconfitte subite.

Se ciò dovesse accadere, si aprirebbero delle inevitabili crepe nella squadra, creando quello che in gergo si dice “una spaccatura dello spogliatoio”, che porta inevitabilmente o all’esonero dell’allenatore o alla retrocessione della squadra.

Le due prospettive, riportate in ambito politico, non mi sembrano rosee, anche perché l’unica a perderci in tutta questa storia è la città di Tricase con tutta la sua comunità, indipendentemente dalla fede politica di ciascuno.

Già è vero, nonostante tutto siamo una comunità e ciò è stato evidenziato in maniera forte negli interventi fatti a margine del dibattito che si è aperto dopo gli interventi dei Consiglieri di minoranza nell’incontro di sabato scorso.

E’ emerso chiaramente, da parte della cittadinanza attiva, un appello forte all’unione, a far fronte “comune”, a mettere da parte personalismi e fazioni!

Per cui, ben vengano le occasioni di condivisione, di partecipazione, di scambio di idee…purché finalizzate alla messa in “comune” delle forze, delle professionalità e delle competenze che certamente non mancano nella nostra comunità, ma che bisogna avere il coraggio di offrire per il bene “comune”!

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