di Alfredo SANAPODe Wallen è il nome del noto quartiere a luci rosse di Amsterdam, un vero e proprio tempio del sesso e della cannabis tra prostitute in esposizione, peep show, sexy shop, cofffee shop e teatri erotici. La sua particolarità è la vicinanza alla Oude Kerk, cioè la Chiesa Vecchia, la più antica della capitale olandese. Con le dovute proporzioni, sia dimensionali che morali, è quanto accade nella frazione di Lucugnano. Pur essendo i suoi abitanti molto attenti ad apparire eticamente irreprensibili, pare piuttosto strano quanto si può osservare sul tratto della SS275 che ricade nel centro abitato. Come risaputo, accanto alla Chiesa Madre, centro religioso del paese, è situata una farmacia, centro laico terapeutico ed igienico. Da presidio medico di prossimità che si rispetti, essa è dotata di un distributore automatico di profilattici e prodotti annessi, montato proprio sul lato-chiesa.Santa Romana Chiesa ed anche alcune chiese protestanti, hanno aderito all'NFP (Pianificazione Famigliare Naturale), ossia l'insieme di metodi contraccettivi che l'istituzione religiosa ritiene moralmente ammissibili. Tra essi non è contemplato proprio l'utilizzo del profilattico.Nessun discorso moralistico perché, oltre a non avere il dono della fede, il sottoscritto non avrebbe le competenze per parlare di bioetica e campi simili. L'intento dell'articolo è prettamente ludico come evidente nelle sue premesse, divulgativo nelle informazioni qui di seguito riportate e stimolante nelle ricerca di una sintesi laico-confessionale in materia.Ho approfittato dell'osservazione esposta nel primo capoverso per approfondire la questione. Mi ha molto colpito la variazione all'interno del pensiero dell'etica cristiana su questo tema. Tutto ha avuto inizio con la confutazione delle tesi manicheiste da parte di Sant'Agostino nel 401 d.C.: i Manichei credevano che fosse immorale creare figli, perché la procreazione finiva coll’intrappolare le anime all’interno di corpi mortali. Agostino li condannò perché "considerano il matrimonio non per procreare figli, ma per saziare la lussuria" e affermò che le coppie sposate possono avere rapporti sessuali senza che nessuno dei due intenda procreare. Tutto si complica con San Tommaso d'Aquino che scriveva in Summa contra gentiles: "Ogni emissione del seme è contraria al bene dell'uomo, quando questa avviene in modo da rendere impossibile la generazione; e se questa viene fatta apposta, deve essere un peccato...". Cioè, il sesso volontariamente praticato senza fini procreativi diviene 'peccato contro natura': è fatto salvo il caso della donna sterile. Lutero, Calvino e i metodisti erano contrari al controllo non naturale delle nascite.A seguito delle scoperte ginecologiche a cavallo del XIX e XX sec., la Chiesa Cattolica fra dichiarazioni scritte e affermazioni in encicliche arriva progressivamente ad accettare i metodi contraccettivi "naturali": prima le conclusioni del Concilio vaticano II hanno esortato le coppie cristiane ad "essere disponibili attraverso il loro amore coniugale a cooperare con l'amore del Creatore [...] che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia"; poi Paolo VI con l'enciclica Humanae vitae ha aperto alla scienza medica sollecitandola "mediante lo studio dei ritmi naturali, a determinare una base sufficientemente sicura per la casta limitazione della prole"; infine, Giovanni Paolo II in Amore e responsabilità ha affermato che "un aspetto integrale dell'amore tra marito e moglie è l'apertura alla reale potenzialità di diventare genitore... ogni volta che i coniugi si donano nell’abbraccio sessuale".Il breve excursus appena enunciato dimostra che la Chiesa Cattolica ha avuto sull'argomento sesso un'apertura teorica, ma sostanziale solo nel caso di metodi contraccettivi che la biologia umana ha stabilito essere naturali. Mentre rimane attualmente refrattaria ai metodi chimici o fisici "non naturali" che creano una barriera alla fecondazione.Lasciando al clero il compito di risolvere la questione all'interno della curia e tra le coppie cattoliche, il presente scritto ha la modesta pretesa di riportare il problema agli effetti civili e igienico-sanitari, alla luce dell'aumento di promiscuità sessuale e dello sdoganamento delle varie tendenze sessuali. Laddove non sia possibile pretendere da tutti la castità, si raccomanda l'uso del preservativo per evitare gravidanze (soprattutto fra chi è consapevole di non essere pronto alla genitorialità) e la diffusione di malattie sessualmente trasmesse.Al di là di come la si pensi, sia il metodo laico che quello confessionale, l'uno che punta alla creazione di un impedimento all'incontro tra spermatozoo e uovo, l'altro alla castità, all'astinenza e ai meccanismi naturali per non concepire, hanno i medesimi obiettivi: moderare le maternità indesiderate e limitare la diffusione di eventuali patologie veneree. Il dialogo tra i due mondi in materia può essere utile a entrambe le parti purché non si perda mai di vista la meta comune.
di Alfredo BAGLIVO
Tricase, una cittadina dalle enormi potenzialità, avendo due marine a pochi chilometri. Da ragazzo insieme ai miei amici( anni '70) dicevamo che sarebbe stato bello se le strade che collegano Tricase a Tricase Porto e Marina Serra, fossero state illuminate e attrezzate con piste ciclopedonali. Sono tornato dopo 42 anni in questa terra natia e quel sogno di una società volta a curare il benessere dei cittadini, è rimasta in un cassetto. Da cittadino attivo ho più volte segnalato alle autorità competenti le criticità di alcune strade pericolose per i cittadini che non sono solo locali ma anche turisti, che camminano o vanno in bicicletta; ho cercato di parlare direttamente con alcuni degli amministratori per avere delle risposte ma il risultato è stato deludente. Eppure con i fondi del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, si sarebbero potuti presentare proposte progettuali, rispondendo ad una visione di una città come Tricase, più moderna e dinamica, verde, vivibile, sostenibile e capace di rispondere ai veri bisogni sociali, vecchi e nuovi.la mia battaglia di attenzionare la pericolosità delle strade di Santa Eufemia ed in particolare, la via Gonfalone, battaglia condivisa con una trentina di residenti che sottoscrivemdo una diffida, inviata al Sindaco e alla Polizia Locale ha prodotto solo l'inserimento di cartellonistica stradale con limite velocità a 20 km orari. Chi controlla tale limite? chi controlla gli autocarri ai quali è imposto il divieto di transito e che puntualmente non viene rispettato? Eppure, gli strumenti per controllare la velocità e gli automobilisti indisciplinati ci sono o valgono solo per alcune strade di Tricase? Le piogge cadute gg fa hanno causato enormi danni nella città. Nella via gonfalone gli stessi residenti non potevano uscire di casa, a causa non solo del fiume d'acqua che si era riversato sulle strade ma anche per colpa degli automobilisti non curanti del rispetto della velocità imposta a 20 km. L'assenza di fogne bianche e un traffico divenuto insopportabile, sta esasperando noi cittadini residenti.Non bisogna dare solo e sempre la colpa agli Amministratori di questa città, ognuno di noi deve fare la propria parte rispettando le regole, fondamentali per una sana società.
La tolleranza è un valore umano importante ma quando si parla per esempio, del rispetto del codice della strada , allora nessuna tolleranza. Spesso viene citata la Svizzera come esempio di luogo dove il rispetto delle regole è la norma, perchè condivise dalla popolazione e accettate. Spesso sono a Zurigo e vi assicuro che se avessi segnalato le criticità che ho segnalato in questa città, immediatamente si sarebbero attivati per dare sicurezza ai cittadini.Vi faccio un altro esempio di cattiva educazione degli automobilisti che transitando su via Gonfalone, essendo stretta e non conforme per legge ad un doppio senso di circolazione, tesi non condivisa dalla Polizia locale che in una relazione letta dal Sindaco in occasione di un Consiglio Comunale, l'ha definita strategica e che non essendoci stati incidenti rilevanti , si può continuare in tal senso, cioè a doppio senso di circolazione, ma l'esempio che desidero attenzionare riguarda alcuni automobilisti che pur di non rispettare i 20 km orari, a qualsiasi ora di giorno e di notte, segnalano la loro presenza strombazzando a velocità sostenuta, fregandosene completamente di chi sta riposando.Cosa mi aspetto da questa mia ennesima segnalazione? Nulla, perchè il nulla ho e abbiamo ricevuto noi cittadini attivi dalle precedenti segnalazioni! Mai arrendersi e testardamente continuerò la mia battaglia, sperando che la maggior parte dei residenti di Sant'Eufemia si uniscano a me per ottenere ciò che è sacrosanto: ASCOLTO e
GIUSTIZIA!
Caro Sig. Sindaco, spero che se verrà pubblicato questa mia riflessione, lei possa leggerla, impegnandosi prima che le scada il suo mandato, a risolvere definitivamente le problematiche segnalate, perchè la speranza è l'ultima a morire in noi cittadini!!!
di Alessandro DISTANTE
La “costruzione dal basso” sembra essere il modulo che gli allenatori scelgono per il calcio moderno. A costruire l’azione che porta al goal si parte dal basso, addirittura dal portiere che costruisce l’azione, per l’appunto, dal basso.
E se fosse così anche per la costruzione della pace?
In questo numero ospitiamo alle pagine 4 e 5 i resoconti di due iniziative, tra loro diverse ed apparentemente lontane, ma che si sono ispirate allo stesso schema di gioco: la costruzione dal basso.
Da un lato chi, riunitosi nelle Scuderie di Palazzo Gallone, si muove a difesa di un popolo bersaglio dell’azione genocida di Israele, e, dall’altro, un gruppo di militari appartenenti o già appartenenti alla Marina Militare che ricorda i sacrifici, anche di vite umane, per la difesa della Patria.
Entrambi con un comune obiettivo: costruire la pace.
La costruzione dal basso impone a tutti di giocare la palla, a partire, per l’appunto, dal portiere; allo stesso modo, anche la costruzione dal basso della pace impone un gioco dell’intera squadra o, mutatis mutandis, dell’intero Paese.
Ed allora spazio alle scuole di educazione civica, spazio ai percorsi formativi di coscientizzazione dei cittadini, spazio alle forme di costruzione partecipativa a cominciare dal livello comunale, spazio a tutte quelle iniziative di partecipazione solidale a sostegno dei più deboli e finalizzate a rimuovere quelle criticità fonte di conflitti.
In questo modo è possibile dare attuazione all’art. 52 della Costituzione che, come interpretato dalla Corte Costituzionale, consente la difesa della Patria sia con il servizio militare che con il servizio civile.
Se è condivisibile un ripensamento sulla obbligatorietà della leva (come recita l’art. 52), deve essere lasciata libertà ai giovani di scegliere il servizio civile come mezzo di difesa della Patria. Sarebbe un modo per incidere sulle cause di tanti conflitti, perché i conflitti internazionali tra Stati o tra popoli sono spesso conseguenza di conflitti interni (emblematica la guerra in Ucraina) o di situazioni di disagio che portano ad iniziative terroristiche ingiustificate e che, a loro volta, scatenano reazioni sproporzionate ed ingiustificabili (vedasi conflitto Palestina-Israele).
Le armi non bastano a mantenere la pace come dimostrano i drammatici eventi di questi giorni, ma, soprattutto, sono comunque causa di lutti personali e collettivi; per costruire la pace occorre rimuovere le cause delle guerre, “costruendo dal basso”, in un gioco di squadra dove tutti partecipano e in questo modo, tutti insieme, vincono la partita.
di Cosimo RIZZO
Cresce il numero di comunità energetiche attive sul territorio alle quali forniamo supporto tecnico e amministrativo. Dopo la nascita di iQ-CER, comunità energetica fondata lo scorso luglio e attiva sulle cabine primarie della zona nord di Lecce, è la volta di BE-HIVE CER, con sede a Montesano Salentino. Una nuova comunità energetica fondata da un gruppo di tecnici locali, che si distingue per il forte impegno alla sostenibilità ambientale legata alla tutela e la salvaguardia del territorio.
Entrambe le comunità sono costituite sottoforma di associazione non riconosciuta, una struttura giuridica flessibile, non a scopo di lucro, che permette la partecipazione collettiva e democratica dei membri.
La gestione delle comunità energetiche è affidata a una piattaforma web avanzata, capace di monitorare in tempo reale tutti i flussi energetici all'interno della configurazione di appartenenza.
Ricordiamo che entrare a far parte di una comunità energetica comporta benefici sia per i semplici consumatori, ai quali viene riconosciuto un contributo proporzionale al consumo orario di energia prodotta dai membri della CER, sia per i produttori che immettono energia rinnovabile nella rete collegati alla medesima cabina primaria. Inoltre, chi decide di installare un impianto fotovoltaico in comuni con meno di 5000 abitanti può richiedere un contributo a fondo perduto pari al 40% del costo sostenuto, se l’impianto viene inserito all’interno della comunità energetica.
Questi benefici si sommano ai classici benefici legati alla detrazione fiscale e sono riservati a tutti i membri, indipendentemente dai soggetti, per impianti con una potenza massima inferiore a un megawatt di picco.
Aderire a una comunità energetica consente di essere parte attiva nella transizione energetica, risparmiando sui costi energetici e promuovendo la sostenibilità nel territorio. La partecipazione è aperta a cittadini, enti pubblici, privati e aziende, e può avvenire in diverse forme.
Informazione promozionale - cell. 39 349. 1678196 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
“Ma è normale?” Così titolavamo in Prima pagina nello scorso numero; lo spunto veniva dall’episodio verificatosi in una Scuola di Tricase dove, sulla spinta di un messaggio social, una ragazza era finita, al primo girono di scuola, in coma etilico.
Alcuni dati sull’alcolismo, specie giovanile possono arricchire il dibattito.
Sono 464 gli alcolisti in cura presso il SerD della nostra ASL e 85 sono donne, spesso giovani mamme. A Tricase gli alcolisti in cura sono 14.
Da una ricerca su un campione statistico di 700 studenti intervistati con un questionario di 50 domande, i giovani 17enni sono gli opinion leader dello sballo e sono scettici sui rischi dell’alcol dipendenza.
L’indagine, curata dalla Comunità Emmanuel, risale al 2017. Da quell’indagine è emerso che tra gli adolescenti il 2% beve abitualmente.
Se diminuiscono i numeri di uomini che bevono, cresce invece quello delle donne.
Nel 2021 -secondo l’Istituto Superiore di Sanità- circa 1 milione e 370 mila ragazzi e ragazze di età compresa fra gli 11 e i 25 anni hanno consumato alcol secondo modalità a rischio per la loro salute. “Tra gli 11 e i 25 anni, età in cui il cervello deve ancora maturare la corteccia prefrontale e la capacità cognitiva razionale che è attivamente minacciata e interferita dall’uso di alcol con danni irreversibili alle sue funzioni, il 18,6% dei maschi e il 12,8% delle femmine sono consumatori a rischio, con frequenze in diminuzione ma ben lontane per i minori dal valore atteso di zero”.
Nella Relazione al Parlamento svolta dal Ministro alla Salute, Orazio Schillaci, il consumo di superalcolici da parte delle donne è aumentato del 31,2% (dati al 2022). Sempre a proposito di superalcolici, in Puglia, gli uomini rappresentano il 30,4% e le donne il 16,2%; dati un poco più bassi rispetto alla media nazionale: 38,1% di uomini e 17,2% di donne.
Un dato appare interessante e preoccupante: “Le fasce di popolazione maggiormente interessate sono rappresentate dai giovani 16-17enni per entrambi i sessi seguite dagli anziani ultra 65enni, prevalentemente uomini” (dalla Relazione del Ministro Schillaci).
A.D.