Tricase - E’ giunta in Redazione una lettera inviata dal Sig. Vito Tony Forte al Sindaco, al Comandante della Polizia Municipale e al Dirigente Ufficio Settore Urbanistica a e lavori Pubblici con la quale si segnala “una grave situazione di pericolo e disagio che si verifica ogni qualvolta si manifestano acquazzoni, anche di modesta intensità, nella zona Lavari con particolare riferimento all'incrocio tra Via Antonio Gramsci e Via Cesare Balbo”
“Purtroppo sempre più frequentemente le griglie destinate alla raccolta delle acque pluviali non riescono a drenare le stesse ogni volta che le precipitazioni superano i 45-60 min determinando un aumento del livello delle acque che, inevitabilmente, raggiugono le nostre abitazioni con allagamento degli scantinati e danni alle auto parcheggiate”
di Alessandro DISTANTE
Indubbiamente interessante il fenomeno che si intravvede dietro alcune iniziative svoltesi nell’Estate appena trascorsa.
A Lucugnano una Cena di comunità a conclusione delle attività legate alla mostra diffusa “Ci vuole un paese…” dedicata quest’anno a Papa Caliazzu. In altre parole, alcune strade della parte più antica della Frazione imbandite con tavoli e tovaglie in una cena aperta a chi voleva partecipare. Il tutto con il coordinamento dell’APS “Tina Lambrini-Casa Comi”. Un modo, al tempo stesso nuovo ed antico, di fare convivialità.
A Depressa, invece, l’intero paese mobilitato per organizzare ben tre Sagre, con il preciso intento di far conoscere ed apprezzare l’intero centro storico come in particolare è avvenuto per la “Sagra della Pasta fatta in casa”.
Occasioni per stare insieme, oltre che per gustare le delizie della cucina salentina e, al tempo stesso, per rivitalizzare i borghi; manifestazioni tanto più significative perché nate dal basso e da due periferie.
Iniziative nuove ma, al tempo stesso, antiche, se si pensa, per esempio, alle Tavole di San Giuseppe o altre simili tradizioni, tutte capaci di coniugare la devozione con opere di carità e, soprattutto, capaci di far respirare quella dimensione comunitaria che, indubbiamente, merita di essere recuperata e valorizzata.
Complimenti e grazie agli organizzatori e… alla prossima!
Tricase - Venerdì, 27 settembre 2024
La Chiesa di S. Angelo ha quattro secoli. Un incontro pubblico per ricordare l’evento. Era il 1624 quando fu terminata la costruzione della chiesa di S. Michele Arcangelo. Si legge l’anno sull’epigrafe che il committente, Cesare Gallone, figlio del barone di Tricase Alessandro, fece fissare sul prospetto della chiesa costruita a sue spese.
È una delle chiese dell’epoca barocca più belle del Salento, anche perché si discosta dalle altre per la delicatezza e la sobrietà delle linee architettoniche e dell’ornato che la avvicinano al gusto rinascimentale. Nel 2022 la chiesa è stata interessata da lavori di restauro sulle facciate, nell’ambito degli interventi programmati dalla Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca.
Per ricordare l’evento si terrà un incontro questa sera alle ore 20.00, presso la Chiesa di S. Angelo.
Relazionerà, con parole e con immagini, l’esperto e studioso, arch. Vincenzo Peluso, co-autore della Guida di Tricase e Frazioni, edita da Congedo, e di altre importanti pubblicazioni; interverranno il parroco, don Gianluigi Marzo, direttore dell’Ufficio Diocesano Beni Culturali e il sindaco Antonio De Donno. La cittadinanza è invitata.
Proseguono, tra le polemiche, i lavori nel Centro storico. Se i commercianti fanno sentire la loro voce, lamentandosi per la difficoltà per i potenziali clienti di raggiungere i loro negozi, il Sindaco De Donno rassicura che i lavori termineranno a fine ottobre e che tutto è stato concordato con i commercianti.
Dal canto loro i Consiglieri di opposizione si muovono organizzando un incontro pubblico sulla questione ma, a quell’incontro, non partecipa nessuno dei diretti interessati, con l’unica eccezione di un commerciante che ascolta, da lontano, quello che si dice.
Un quadro che mette in evidenza problemi che vanno ben al di là della questione dei tempi del ribasolamento e che deve servire da “sveglia” sul futuro del Centro e di Tricase.
Forse, per esempio, è il caso di cominciare a discutere e a confrontarsi, da subito, su come si pensa il Centro storico. Se qualcuno, già adesso, si preoccupa di una possibile chiusura al traffico, c’è invece chi se lo augura; se c’è chi spinge per un incremento dei locali di intrattenimento, c’è invece chi teme una trasformazione in un luogo animato solo di sera e vuoto durante il giorno; se c’è chi è favorevole al decentramento degli Uffici verso l’Acait, c’è invece chi teme la desertificazione del centro della Città; se c’è chi propende per una mobilità essenzialmente pedonale non manca chi, pur essendo d‘accordo, pone la questione parcheggi. Le sfaccettature della questione Centro storico potrebbero continuare, non ultima quella di un utilizzo dei palazzi e della case esistenti da trasformare, secondo alcuni, in un albergo diffuso e chi, al contrario, teme che questo contribuisca a svuotare il centro, salvo ad essere rianimato nei mesi estivi.
Insomma una serie di questioni che vanno molto al di là del ribasolamento; un’opera, quest’ultima, che deve servire da lezione per evitare che ciascuno tiri acqua al suo mulino, perdendo di vista l’obiettivo finale. E’ il momento, forse, di discutere del futuro del Centro storico e del futuro di Tricase. La questione Centro storico non è l’unica; basti pensare al dibattito e allo scontro sui lavori della Piazza Sant’Andrea a Caprarica oppure alla questione ampliamento del Pronto Soccorso dell’Ospedale Panico che porterà ad una modifica della fisionomia dell’intera zona, quella di maggiore afflusso per chi viene da fuori.
Ed allora: aspettare che si facciano i lavori per poi lamentarsi oppure conoscere e discutere prima e condividere scelte così importanti?
A.D.
di Giuseppe R. PANICO
Ancora una volta l’estate ormai passata è stata “nobilitata”, almeno a Tricase Porto, da quel maestoso rudere di villa/albergo da cartolina che campeggia su punta cannone. Ormai quasi un simbolo, malgrado la Giustizia si sia mossa, della tanta inerzia nel valorizzare le Marine. Passano gli anni, passano i decenni, passano pure i mezzi secoli ma, per le marine, continuiamo ad essere, fra fiumi di parole, vuoti dibattiti e promesse elettorali … “cusì”.
Restii al cambiamento, quasi come quel rudere al suo abbattimento, comune costiero ma poco marittimo e ancor meno turistico, pur avendo un bel mare, circa 9 km di costa, torri costiere, due porti, molte grotte e incantevoli panorami. Quest’anno anche più cartelli del solito, ma non certo per descrivere, in loco, le nostre bellezze naturali o quello che i nostri nonni, confidando anche in nipoti con maggior senso civico/ imprenditoriale/turistico, ci hanno benevolmente lasciato, ma per mettere, un po’ ovunque su costa e litoranea veti e divieti.
Ne abbiamo a colori verdeggianti, come quelli che qua e là indicano l’elevata pericolosità (sarà vero?) di tanta nostra costa (PG2/PG3); in bianco e nero per indicare ovunque, ai tanti porcellini e porcelloni con sembianze umane, che la costa non è una pubblica discarica ma una fonte di benessere collettivo e sviluppo economico. Poi abbiamo pure quelli che, nei pochi punti, di più facile accesso al mare, almeno per i tanti poco avvezzi alla perigliosa scogliera e alle spumose onde, ci avvisano che la balneazione è vietata, come alla spiaggetta di Tricase Porto e al porticciolo di Marina Serra. E non certo per le scarse condizioni igieniche dovute, in alcune ore, al super affollamento di bagnanti e loro “reflui” e scarso ricambio d’acqua. La lunga estate così calda e con l’acqua del mare più calda e gradevole, ha spinto anche le popolazioni dei comuni limitrofi ad affollare le nostre… “piscine”.
La decisione poi di devolvere circa mille euro al giorno delle nostre tasche al trasporto pubblico e gratuito alle nostre due marine ha, ancor più, incentivato la corsa al mare. Non per lunghe e salutari nuotate, ma per affollarsi, rimanendo in piedi, in tali acque basse e sicure ed a volte malsane.
Una corsa al mare anche con innumerevoli auto che, intasando ogni strada ed anfratto e, “sorvolando” su altri veti e divieti da codice della strada, hanno, con le tante multe, portato “benessere” economico al Comune e alle casse dei nostri solerti vigili. Un’estate, dunque, non certo favorita da acque e servizi da “bandiera blu”, come altre località vicine, ma da una frequentazione balneare di ben limitate pretese e modeste risorse economiche, poco attrattiva per turisti e bagnanti che, appena più esigenti, si dirigono altrove. D’altro canto, se il nostro Piano Coste, dopo ormai cinque anni, non ha prodotto né uno Stabilimento Balneare, né una Spiaggia Libera con Servizi, né nuovi parcheggi e servizi, sperare in un turismo costiero/balneare di maggiore livello economico, rimane utopia.
Abbiamo, almeno in gran parte, superato il vecchio detto “ mare vidi e fusci, caverna vidi e trasi (il mare guardalo e poi scappa perché pericoloso, la caverna guarda e poi entra e riparati ), ma duole leggere, su un ben nota e diffusa testata economica, quale Il Sole 24 ore, che a Tricase, “nel Salento più selvaggio”, “nessuno si industri a costruire un hotel” e che a Tricase Porto ci si fa il bagno (pur fra tanta scogliera bassa e utilizzabile) fra i divieti di balneazione. In passato, sul Volantino, si era già evidenziato come la perdurante carenza di servizi, qualità e programmazione anche costiera, avesse già portato Tricase, fra i comuni costieri salentini, ad avere il minore valore degli immobili privati.
Se non vogliamo continuare ad essere “cusì”, anche per un approccio conservativo/museale/ambientalistico, diventato spesso una scusante per coltivare inerzie, ritardi e rinvii, forse non ci resta che riascoltare Mario Draghi in sede europea. Ovvero l’urgenza di un nuovo slancio che permetta di superare gli attuali freni strutturali e, per noi, anche costieri e programmatici ed avviare una Nuova Ricostruzione Cittadina.
Nella consapevolezza che siamo già, dopo la Grecia, il Paese con minor sviluppo in Europa, con la popolazione, rispetto al Nord, con un reddito nettamente inferiore e, a Tricase, sempre più numerosa nell’avvalersi di contributi pubblici e mense Caritas. Forse una “Tavola Rotonda”, fra i tanti poteri (Comune, Provincia, Parco, C.P, Sovrintendenza etc.), con diritto di veto e divieto ma anche col dovere di venire a capo di antiche carenze, sarebbe già un buon avvio per l’estate e per il turismo che verrà.