4 luglio 2024 – Ore 20,30
Piazza don Tonino Bello - Tricase
PREMIATO PIERGIORGIO GIACOVAZZO
CHI E’ IL PREMIATO
Nato a Roma il 3 gennaio 1970, è entrato in RAI nel 1997 e nella Redazione del TG2 ha ricoperto il ruolo di telegiornalista nelle edizioni più centrali.
Di particolare importanza i suoi recenti servizi dall’Ucraina; dopo lo scoppio della guerra con la Russia, Giacovazzo è rimasto l’ultimo giornalista RAI sul fronte di guerra, benchè la RAI gli consigliasse di fare ritorno a Roma per evitare rischi.
La sua scelta, indubbiamente coraggiosa, è stata premiata dallo studio curato dal sito specializzato in comunicazione Spot and Web: Giacovazzo è risultato il telegiornalista più amato dagli italiani come indicato dal 18% delle preferenze ottenute su un campione di 560 italiani tra i 18 e i 65 anni.
Giacovazzo è redattore e spesso conduttore della rubrica settimanale “TG2 Motori” ma è un appassionato anche di biciclette e soprattutto di mountain bike.
E’ stato anche capo dell’Ufficio Stampa del campione die motociclismo Max Biagi.
Poco dopo l’invito da noi rivoltogli a venire a Tricase per ritirare il Premio è stato protagonista, mentre conduceva l’edizione del TG2, di un famoso “fuori onda” sulla figlia di Fiorello; un “incidente” che ha accresciuto la sua popolarità ed ha consentito al Nostro di esprimere “pubblicamente” quanto moltissimi spettatori pensavano.
di Carmine ZOCCO
Ogni scelta toponomastica rappresenta sempre un consapevole e delicato atto di politica della memoria scolpita nel marmo delle strade e nella storia di una città.
Queste scelte accompagnano i nostri percorsi quotidiani. Che siano i luoghi dei nostri giochi da bambini o degli incontri che scandiscono le tappe della vita, le denominazioni delle strade o piazze si imprimono nella nostra memoria. A volte si legano inscindibilmente a prodotti letterari(I ragazzi della via Pal, Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana), musicali (Il ragazzo della via Gluck), generazioni di scienziati (i ragazzi di via Panisperna) o eventi drammatici che hanno segnato la storia recente(Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Via Fani).
Alla domanda su quali opere, gesti o meriti abbiano espresso le personalità che popolano le targhe stradali delle nostre città, le risposte possono essere molteplici ma accomunate da un stesso criterio di valutazione: nel corso della loro esistenza si sono distinti per valori e virtù che sono da tramandare alle generazioni future. L'attribuzione del loro nome a un luogo pubblico è un riconoscimento al contributo che hanno dato all’evoluzione dell’umanità, nella dimensione economica, politica e culturale.
Occorre tener presente che questa operazione è talvolta ispirata dal clima politico-culturale del tempo in cui avviene. I modelli proposti saranno quelli che il potere e la cultura dominante vorranno far vivere e tramandare nell'immaginario collettivo.
Se questo è il criterio condiviso, come attivare la nostra sensibilità di contemporanei per ovviare all'assenza di intitolazione a persone che hanno segnato la storia recente per il valore delle loro azioni?
E come, invece, ovviare alla contraddizione lampante della persistenza nelle targhe delle ns strade di personaggi che non sono portatori delle virtù citate, che sono stati fautori di azioni e pensieri deprecabili o addirittura di crimini contro l’umanità?
È esemplare a tal proposito l'assenza di una strada/Piazza dedicata a G. Matteotti, di cui quest'anno ricorre il centenario del suo brutale assassinio per mano fascista, nonostante il Consiglio Comunale abbia già deliberato all’unanimità il 30 maggio 2023 per colmare questa mancanza.
Al contempo, è presente in Depressa una strada intitolata a Rodolfo Graziani. È stato un generale fascista e governatore nelle colonie africane di Etiopia e Libia, dove si è macchiato di crimini di guerra per l'uso del gas nervino e di rastrellamenti e uccisioni di civili inermi. Dal
1943 al 1945, a capo delle forze armate della Repubblica Sociale Italiana, è stato solerte per colmare questa mancanza collaboratore dell'esercito nazista nella lotta contro i partigiani, nelle deportazioni verso i campi di sterminio e nelle rappresaglie contro i civili italiani. I suoi misfatti sono stati riconosciuti dal Tribunale dell’ONU contri i crimini di guerra.
Che sia stata frutto di superficialità, ignoranza o, peggio, fatta a ragion veduta poco importa. Non è ammissibile, invece, che persista in una città che ha conferito la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre.
E’ necessario, perciò, il duplice atto di ripristino dell'intitolazione a Matteotti e della rimozione di quella a Graziani.
L'opportunità è nel futuro immediato: il 10 giugno, data del delitto Matteotti.
Farlo non è solo un doveroso risarcimento civile, ma può aiutare anche a orientarsi tra le strade e i vicoli ciechi del nostro presente.
a Silvana, cittadina esemplare
di Alessandro Distante
Il film più bello di quest’anno, a detta di tanti spettatori oltreché di buona parte della critica, è stato quello di Paola Cortellesi.
Le ultime scene di “C’è ancora domani” sono le file lunghissime e la “fatica” di tante donne che, tessera alla mano, si recavano, per la prima volta, ad esercitare il conquistato diritto di voto.
Era il riscatto della protagonista del film ed era la vittoria di tutte le donne e, in definitiva, la speranza che il diritto di voto poteva essere il modo e il mezzo per far valere il proprio pensiero e riscattare le quotidiane angherie.
Di acqua ne è passata sotto i ponti come pure sono passati i ricordi delle file davanti ai seggi.
E’ forte la paura che l’imminente appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo passi nella disattenzione dei più. Già la volta scorsa a votare si recò la metà degli aventi diritto. E sabato e domenica prossimi? Chi lo sa.
A giudicare da come ci stiamo preparando c’è da temere un flop. La scelta, fatta da molti leader nazionali, di candidarsi ammettendo esplicitamente che poi non andranno al Parlamento perché già impegnati in Italia, la dice lunga sulla “serietà” della richiesta di voto e lascia intravedere l’asservimento della elezione europea a logiche nazionali o, meglio, alla ricerca di affermazioni elettorali e personali, sganciando il voto dal fine del voto stesso.
Il vuoto degli spazi elettorali è emblematico e il vuoto registrato a Tricase in occasione dell’unico comizio svoltosi (sino ad ora) in Piazza Pisanelli è altrettanto significativo. Malgrado la celebrità dell’Oratore, a sentirlo solo in pochi.
Eppure l’Europa è il futuro; è il continente tradizionalmente inteso (forse a torto) come la culla della civiltà e del diritto che mai, come in questo momento di crisi e di guerre, potrebbe svolgere un ruolo di pacificatore.
Un Parlamento debole, perché poco rappresentativo, indebolirebbe qualsivoglia voce europea, ammesso che il rinnovato Parlamento riesca a dare peso al suo esistere e sappia porsi non solo come proiezione di forze ed interessi nazionali ma come luogo di crescita o, per dirla con la Cortellesi, come luogo che ci faccia credere che c’è ancora un domani.