GIOVEDI" 23 MARZO - ORE 20:30 - CINEMA MODERNO TRICASE Gaetano Cortese in "Supponiamo che Rino" - storie e canzoni di Rino Gaetano - UN VIAGGIO NELLA VITA DI RINO GAETANO ATTRAVERSO LE SUE CANZONI - Gaetano Cortese, cantautore sempre presente sulla scena salentina (ma non solo), già dalla seconda metà degli anni 90, il menestrello, affettuosamente definito dalla critica “il Bob Dylan del sud”.
Tre album all’attivo e uno in prossima uscita (RadiciMusic Records).
Dopo aver cantato e suonato per le piazze e i locali della Puglia per diversi anni, omaggia il cantautore, forse il più eclettico, amato e controverso della musica italiana, portando in scena in veste teatrale/musicale il “suo” SUPPONIAMO CHE RINO - sulla vita e le canzoni di Rino Gaetano, attraverso racconti, aneddoti da radio libere del tempo, ma soprattutto le sue canzoni.
A impreziosire ulteriormente lo spettacolo ci saranno sul palco Mino de Santis e Davide Sergi, con la voce narrante di Donato Chiarello e la testimonianza di Gino Greco (radio venere). Evento in collaborazione con RADIOVENERE e Andrea Rizzo di ARTEN.
Per info & prenotazioni: 3278621678 – 3462404143
Lunedi, 20 marzo 2023
Confindustria Lecce guarda al territorio e rilancia la propria azione a sostegno del tessuto produttivo locale.
In quest’ottica si colloca la forte azione del nuovo sportello per lo sviluppo delle imprese che opererà presso la sede del Gal Capo di Leuca di Tricase.
L'obiettivo di Confindustria Lecce a Tricase è quello di supportare l’imprenditoria locale nelle dinamiche di crescita economica e occupazionale
Mercoledì, 22 marzo alle ore 11,30 presso Palazzo Gallone un incontro di presentazione dello Sportello per lo sviluppo delle imprese.
Interverranno :
Nicola Delle Donne – Presidente reggente Confindustria Lecce
Antonio De Donno- Sindaco del Comune di Tricase
Alessandro Delli Noci- Assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia
Mario Vadrucci- Presidente camera di Commercio di Lecce
Antonio Ciriolo- Presidente Gal Capo di Leuca
Antonio Martella – Direttore Confindustria Lecce
I Sindaci e le imprese interessate
di Giovanni Carità
Capogruppo Consiliare “Tricase, che fare?”
Qualche mese fa scrissi su questo settimanale in merito alle linee programmatiche dell’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco De Donno, eletta qualche mese prima nell’autunno del 2020. Qualche mese fa era l’anno scorso. Qualche mese fa era il febbraio del 2021, oltre due anni fa.
Qualche mese fa è trascorso in fretta, come in fretta sono trascorsi gli anni, quasi tre, di questa amministrazione comunale. Tra circa due anni sarà il tempo di una nuova tornata elettorale, almeno secondo scadenza naturale. E molto prima della fine di questa amministrazione inizieranno i soliti movimenti sotto traccia per trovare il candidato sindaco “migliore”, magari deciso fuori Tricase, che di solito vince le elezioni, ma nulla porta di buono se non lo scorrere invano del tempo.
Qualche mese fa, venticinque per l’esattezza, scrissi che il Sindaco nel presentare le linee programmatiche in Consiglio Comunale (25/02/2021) aveva omesso di citare la “Tricase scomoda”, quella che è preferibile non vedere. In quell’occasione il sindaco si era limitato a presentare la narrazione di una visione che poi, col tempo, si è dimostrata essere la sua personale e non della maggioranza che lo aveva eletto. Anche perché appare effettivamente difficile scorgere l’esistenza di una maggioranza politica, coesa e soprattutto presente nella quotidianità.
In quel Consiglio Comunale e successivamente sulla stampa misi in evidenza, fummo in pochi a farlo, la totale assenza dalla discussione politica delle criticità presenti nella nostra città. Criticità che interessano le persone che ci vivono e non esclusivamente gli spazi della città.
È evidente che nella discussione politica cittadina, sempre più assente, c’è un limite enorme, datato negli anni, che potremmo definire “l’altrove che non vediamo” o che non vogliamo vedere. Tuttavia, per quanto noi ci sforziamo di non vedere, questo “altrove” ormai ci è entrato in casa e con esso, prima o poi, bisogna farci i conti.
L’altrove che non vediamo ha tanti volti. Ha il volto dello studente che terminati gli studi non ha altra possibilità se non andare via, quello dell’anziano relegato tra le mura di casa e sempre più solo, quello di chi è inciampato in nuove o vecchie tossicodipendenze e non trova soccorso per rialzarsi, quello degli immigrati e delle badanti ai bordi della piazza nei pomeriggi domenicali, quello dei giovani delle periferie, quello delle mamme che sognano un parco o una spiaggia sicura dove far giocare i bambini. Ha il volto degli abitanti di Depressa, Lucugnano, Tricase Porto, Marina Serra, località ai margini della vita pubblica e senza una prospettiva futura. L’altrove ha anche il volto delle vecchie case vuote a cui seguono nuove case svuotate dallo spopolamento. Ma l’altrove è pure nello sguardo rassegnato di chi vede gli altri paesi vivere nuove primavere, mentre la propria città annaspa in un tempo sospeso che sembra non terminare mai.
Noi questo “altrove” vogliamo approfondire, a cominciare dal pubblico incontro di martedì 21 marzo (ore 19:30) presso la Biblioteca Comunale della nostra città. Con l’augurio di una presenza ampia e partecipata, perché la primavera non venie mai da sola.
di Pasquale FERRARI
«Ma è del mestiere questa?».
La festa del Papà è una ricorrenza civile diffusa in alcune aree del mondo, celebrata in onore della figura del padre, della paternità e dell'influenza sociale dei padri. Il Padre è una figura essenziale nella crescita del Figlio, perché costituisce un punto di riferimento con cui il bambino si confronta e attraverso cui sviluppa la propria identità. Rappresenta un rifugio sicuro, una base su cui costruire le proprie esperienze relazionali. La figura paterna rappresenta simbolicamente la legge e l'autorità, dal latino "auctoritas", che nell'esperienza giuridica e politica romana è l’attività mediante la quale un determinato soggetto integrava gli effetti dell'attività di un altro, di per sé non sufficiente a produrli pienamente, e che deriva dalla radice del verbo augĕo, che significa appunto "far crescere".
Non è difficile, con tali premesse, pensare al ruolo della figura paterna nella Vita di un individuo, persino in una Società che abbiamo voluto sempre più fluida. Una società che, in coincidenza con la ricorrenza, registra l’exploit di una direttrice di asilo che, annullando tutte le attività correlate alla festa, afferma candidamente: “Ho accolto lamentele. La famiglia modello non esiste più!”.
Ma come?! E allora, cosa ci hanno raccontato finora? Si, è vero. È probabile che, come dice la nostra direttrice, la Famiglia – almeno quella intesa come trasposizione di quella del Mulino Bianco, che nell’immaginario collettivo ha da sempre rappresentato la quotidianità di una famiglia "all'italiana" – stia attraversando anni difficili. Avventurarsi ora alla ricerca delle cause di questa deriva significherebbe percorrere praterie indefinite. E non ne abbiamo né tempo, né spazio. E forse neanche voglia. D’altronde all’assenza di quello stereotipo ci stiamo abituando. E può darsi che lo siamo già, anche se – complice la moda di raccontare la propria vita come fossimo in un perenne Truman Show – c’è ancora più di qualcuno che ne spiattella sui social l’esistenza (vera o falsa che sia).
Si, d’accordo, potremmo anche fare a meno delle “organizzazioni”, delle “strutture”. E d’altronde, con la stessa facilità di comunicazione, apprendiamo sistematicamente di uno, dieci, centomila Papà (come altrettante Mamme), che ci insegnano come sia possibile riuscire a svezzare Figli – tante volte persino con risultati non meno importanti di quelli conseguiti nella comoda e calda alcova del prototipo ricordato – in completa “solitudine”. Intesa come assenza di ogni rapporto di presenza o vicinanza (affettiva) altrui. Ma “giustificare” la mancata celebrazione della figura paterna con l’assuefazione ad un nuovo concetto sociale di Famiglia (e, lo specifico per non generare fraintendimenti, non mi riferisco solamente alle unioni tra persone dello stesso sesso), significherebbe non riconoscerne la figura genitoriale – e l’importanza di tale rapporto – proprio in relazione a suo Figlio, confondendola con quella dell’uomo/padre rapportato al proprio partner. Celebriamo allora, imperterriti, e a dispetto delle “lamentele” accolte, un Papà sempre più implicato nel rapporto coi figli, in grado quanto la madre di occuparsene e stabilire una relazione d’attaccamento, ma che allo stesso tempo non si confonde con essa, che mantiene viva la specificità della sua figura e del suo ruolo. Ecco. Questo vorremmo dire alla nostra accondiscendente direttrice. È una ricorrenza civile.
di Alessandro DISTANTE
Due iniziative meritano la prima pagina: “La marcia dei bruchi” e “L’anello del Bello”. Niente male come titoli!, direbbe qualcuno, ma di che si è trattato?
La “Marcia dei bruchi”, con l’adesione delle Scuole G. Pascoli e G. Comi, delle associazioni Heidi e BILL e di intesa con il Comune di Tricase, ha attraversato la Città al seguito di John Mpaliza, ingegnere del Congo che si definisce “marciatore della pace”.
“L’anello del Bello”, una quattro giorni per ricordare i trenta anni dalla morte di don Tonino Bello, organizzata dalla Fondazione Terre del Capo di Leuca–De Finibus Terrae, con il contributo della Regione Puglia-Teatro Pubblico Pugliese e con il patrocinio del Comune di Tricase e della Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca. Due iniziative che hanno inserito Tricase in un circuito sovracomunale: la Marcia ha interessato l’intera Puglia, con partenza da San Severo e arrivo (ai primi di aprile) a Bari; l’Anello, un circuito che coinvolge molti territori del Sud Salento.
Due circuiti che si intrecciano e si inseriscono nel dibattito nazionale e mondiale: non si continua infatti a discutere, come fa John Mpaliza, dei rapporti tra Africa ed Europa di fronte alla “invasione” come, purtroppo, dice Qualcuno o Qualcuna? Non si dibatte forse a livello mondiale sui temi tanto cari a don Tonino come la pace e la non violenza mentre continua ad aggravarsi il dramma dell’Ucraina o, come dice Qualcun altro, mentre siamo già nella terza guerra mondiale?
Due iniziative che si propongono di non rimanere semplici celebrazioni, perché di giornate dedicate a questo o a quello ne abbiamo piene le scatole! Ed i presupposti perché non siano solo due eventi fine a se stessi ci sono tutti. Da tempo operano in Tricase due realtà, ad esempio, in prima linea nel vivere quotidianamente i temi delle migrazioni e della pace o, più in generale, della giustizia e dell’eguaglianza tra i popoli: il guppo “Mare Aperto” e la Caritas diocesana. Due mondi, apparentemente lontani, ma che spesso lavorano in perfetta sintonia e sinergia.
Passare dalle giornate-spot alla quotidianità vissuta, dalle belle iniziative alla diffusa bellezza della vita, dalla logica della difesa a quella dell’aiuto, dalla paura dell’invasione alla scoperta della fratellanza, da un’Italia hub energetica ad un’Italia ponte tra i popoli. “Tutti in marcia; tutti anelli di una catena di solidarietà!”, ha gridato qualcuno a Tricase.