di Alessandro Distante

Novembre mese per ricordare la memoria dei defunti. Il pensiero va al passato, a quando la persona o le persone che si ricordano erano in vita.

Eppure due morti improvvise di giovani della nostra Città avvenute proprio negli ultimi temi sono state l’occasione per pensare che la morte può essere l’inizio di una nuova vita.

Stefania e Giovanni, due giovani di Tricase, sono sopravvissuti nelle iniziative che loro stessi o i loro amici hanno voluto avviare, proprio partendo dal dolore della loro morte.

Per Stefania, una raccolta di fondi per i terremotati del centro Italia e per Giovanni una raccolta fondi per la ricerca sul cancro.

Due iniziative che riempiono di significato ed anche di speranza momenti drammatici quali sono quelli della scomparsa.

Attraverso queste iniziative è venuta a crearsi una sorta di prosecuzione della loro breve vita e in qualche modo consentono di tenere vivo quel legame che un incidente o una malattia hanno precocemente interrotto.

La forza di chi, pur stando male, pensa oltre se stesso, pensa agli altri, costituisce un grande insegnamento.

E’ l’insegnamento che dovremmo trarre da queste giornate: pensare che la morte, in un modo o nell’altro, non annulla una vita e che nel ricordo, ma anche nelle iniziative di aiuto agli altri, chi è andato via vive ancora e per sempre.

 

di Giuseppe R.Panico Manca poco al 4 novembre, giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. La storia ci insegna che le nazioni si sono formate essenzialmente attraverso le guerre, e quelle del secolo scorso, sono state fra le più cruente e sanguinarie. Non di rado la pace è intesa solo come un felice intervallo di tempo fra una guerra e l’altra e quello che stiamo vivendo in Europaè di una lunghezzasenza eguali e speriamo continui. Da circa 70 anni è infatti prevalsala cultura della pace con nuovi interessi e legami internazionali, quali l’Europa Unita,la NATO, l’ONU etc. per un mondo sempre più unito e globalizzato ma anche timoroso di una sua autodistruzione con centinaia di testate nucleari pronte all’uso e non tutte in buone mani. Continuano però, e con selvaggia violenza, decine di guerre convenzionali e i tanti atti di terrorismo. Sono il baratro in cui l’umanità sovente precipita e si aggroviglia per poi cercare di uscirne, ma con ferite sovente insanabili e poi causa di altre guerre. L’Italia, come altre nazioni, cerca di proteggersie prevenire tale pericoli anche con l’arma antica e sempre valida che è il forte legame fra Unità Nazionale e Forze Armate. Necessità dunque che i valori di tale legame siano sempre presenti e credibili. Nel groviglio dei rapporti internazionali e degli opposti interessi, tale credibilità serve anche per ristabilire o rafforzare la pace ove imperano disordini e conflitti. Avvieneanche in questi giorni, in particolare in Iraq contro l’ISIS, ove abbiamosoldati, aerei ed elicotteri. Altri reparti sono destinati lungo i confini orientali della NATO e unità navali operano sui mari per sorvegliare potenziali nemici del nostro paese. Ma quando il sostegno all’Unita Nazionale edalle Forze Armate decade, il paese si sfaldae,di fronte al pericolo, non resta che la resa e il chinarsi al volere altrui. Il 4 novembredunque non solo perricordare i tantissimi cittadini in armi, caduti per fare la nostra nazione libera ed unita ma anche per ildovere di conservare tali valori (altrove sconosciuti o sognati) ed essere coscienti della realtà del nostro tempo. In Italia (come in altri paesi) le Associazioni d’Arma, costituite da varie categorie di ex militari e regolamentate da apposite leggi,danno da sempre continuità a tali doveri con commemorazioni ecelebrazioni di ricorrenze storiche e militari, coltivando legamifracittadini con similari esperienze militari-professionali e accogliendo nel loro ambito quanti sono a loro culturalmente vicini. Associazioni dunque ben diversedalle altre e che le amministrazioni locali, nell’ambito dei loro doveri etico-storico-istituzionali, da sempre supportanoassegnando loroanche una sede. Nella nostra Tricase, forse caso unico nella storia dei circa 8000 comuni d’Italia, tale dovere è venutodi recente a mancare. Hanno dovuto lasciare definitivamente,per lavori ai locali in concessione, prima l’associazione Combattenti e Reduci poi quella dei Carabinieri e, in questi giorni, quella dei Marinai (ANMI). Purtropposenza nessuna accettabile proposta di sedi alternative, pur non essendo certo il nostro Comune carente di idonei locali.(A Maglie l’ANMI opera in locali delle scuole, a Porto Cesareo nella sede della biblioteca comunale, in stretto legame dunqueanche con le fonti della cultura cittadina). I vessilli della storia d’Italia e di tali valori che il 4 novembre a Roma accompagnano da sempreall’Altare della Patria il Presidente della Repubblica e che a Roma al museo del Vittoriano perpetuano la memoria degli eventi del passato, a Tricase non avranno più spazio alcuno. Così ha voluto il nostro Consiglio Comunalesubito dopo aver ascoltato… l’Inno Nazionale. Avremo dunque un centro cittadinoepurato dai “militareschi orpelli” e, in conseguenza, da tanti nostri anziani (ex militari o meno)che, dopo una passeggiata in quello che da sempre è stato il loro centro, potevano trovare ricovero ed amicizia, in particolare d’inverno, proprio presso le Associazioni d’Arma. Molte cose hanno un valore venale,altre un valore etico-storico-culturale-sociale, a volte religioso, a volte… patriottico. Nel passato, per miseri trenta denari, qualcuno antepose il primo al secondo e… passò alla storia. Nel presente la nostra amministrazione, a differenza di tante altre (nella provincia di Lecce, solo i gruppi ANMI sono ben 19)sembra proprio voler passare alla storia chiedendopiù denari(per le associazioni No-Profit la legge prevede sostanziali riduzioni) e poi sfrattando del tutto anche l’ultima delle Associazioni d’Arma. Non rimane che vedere sventolare sul tetto di Palazzo Gallone il vessillo di “Comune Demilitarizzato” e sentire alcuni cantare vittoria. Forse è il “nuovo” che avanza calpestando antichi valori. Lo voglionoanche coloro che la prossima primavera saliranno, se eletti, a Palazzo Gallone e che già lavorano su loro idee e programmi?Lo vuole pure la cittadinanza composta, fra l’altro, da tanti militari in servizio o in pensione? Passando vicino al monumento dei caduti, leggendo quei tanti nomi di giovani tricasini, osservando quel fante colpito a morte e poi volgendo lo sguardo verso il mare ove nelle acque di Leuca riposano ancora nel loro sommergibile tante decine di giovani marinai, vien quasi da dire loro: “Scusate ragazzi, ma a Tricase non vi è più posto nemmeno per la vostra… memoria”.

                                                                              

INIZIA IL CAMPIONATO DI SERIE C DI PALLAVOLO MASCHILE


DOMENICA 30 OTTOBRE 2016 ORE 18.30

PALAZZETTO DELLO SPORT TRICASE

FULGOR TRICASE - VOLLEY SPECCHIA

Ingresso libero

ASCOLTA L'INTERVISTA AL PRESIDENTE CASSIANO

http://www.ilvolantinoditricase.it/video.html

 

IL CALENDARIO DELLA LIBELLULA FULGOR TRICASE - Serie C Regionale 2016/17

Palazzetto dello sport Tricase - Via per Lucugnano

G

Data / ora

Squadra casa

Squadra ospite

1

30/10/16 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

SANDEMETRIO VOLLEYSPECCHIA

2

05/11/16 18:30

ASDR ARRE' FORMAGGI TURI

LIBELLULA FULGOR TRICASE

3

13/11/16 18:30

ASD VOLLEY GROTTAGLIE

LIBELLULA FULGOR TRICASE

4

19/11/16 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

TOMA CARBURANTI RUFFANO

5

27/11/16 18:30

VTT TALSANO TARANTO

LIBELLULA FULGOR TRICASE

6

04/12/16 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

S.B.V. GALATINA A.S.D.

7

10/12/16 18:30

ASD GS ATLETICO

LIBELLULA FULGOR TRICASE

8

18/12/16 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

LECCE VOLLEY

9

08/01/17 18:30

VIS SQUINZANO

LIBELLULA FULGOR TRICASE

10

15/01/17 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

ERREDI ASSICURAZ. TARANTO

11

22/01/17 18:30

PERLE DI PUGLIA CASARANO

LIBELLULA FULGOR TRICASE

12

29/01/17 18:30

SANDEMETRIO VOLLEYSPECCHIA

LIBELLULA FULGOR TRICASE

13

04/02/17 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

ASDR ARRE' FORMAGGI TURI

14

12/02/17 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

ASD VOLLEY GROTTAGLIE

15

19/02/17 18:30

TOMA CARBURANTI RUFFANO

LIBELLULA FULGOR TRICASE

16

05/03/17 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

VTT TALSANO TARANTO

17

12/03/17 18:30

S.B.V. GALATINA A.S.D.

LIBELLULA FULGOR TRICASE

18

19/03/17 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

ASD GS ATLETICO

19

25/03/17 18:30

LECCE VOLLEY

LIBELLULA FULGOR TRICASE

20

02/04/17 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

VIS SQUINZANO

21

08/04/17 18:30

ERREDI ASSICURAZ. TARANTO

LIBELLULA FULGOR TRICASE

22

23/04/17 18:30 Tricase

LIBELLULA FULGOR TRICASE

PERLE DI PUGLIA CASARANO

 

 

di Nunzio Dell'Abate

Caro Direttore,

hai proprio ragione quando affermi che “non è solo questione di soldi”.

Lo andiamo dicendo ormai da quattro anni che il dispotismo coppoliano procura danni su danni, purtroppo non sempre di facile quantificazione economica, come nel caso della delibera di affidamento diretto alla società di un Consigliere Comunale dell’incarico di istruttoria dei sinistri stradali, oggetto del Tuo ultimo editoriale.

Il danno più grave per l’intera Comunità resta il metodo di amministrare del Primo Cittadino, sempre incline a perseguire interessi non rispondenti a quelli della collettività e lontano da quella partecipazione democratica che dovrebbe connotare la gestione della cosa pubblica.

A partire dal rispetto delle procedure interne all’ente, le sole che possono condurre l’organo politico ad adottare atti amministrativi legittimi.

Su questo versante il Sindaco sovente elude le competenze degli organi comunali, quantomeno di quelli che egli sa essere dotati di autonomia di giudizio rispetto alle sue volontà.

Gli esempi di questi anni sono tantissimi.

Penso al Collegio dei Revisori dei Conti che ha dovuto più volte ribadire per iscritto le proprie prerogative di organo di controllo interno, giacché si evitava di sottoporre alla propria attenzione atti e documenti, ovviamente quelli che già si sapevano essere illegittimi e/o forieri di danno erariale. Le denunce alla Corte dei Conti da parte dei Revisori sono state, anche in tal caso, l’extrema ratio.

Penso alla scellerata convenzione per l’esercizio delle funzioni associate con il Comune di Tiggiano, caso emblematico del tentativo di forzare la mano pur di approvare un atto che si sapeva essere privo dei pareri preventivi richiesti dalla legge, in primis quello dei Revisori dei Conti. Risultato è stato l’annullamento delle delibere da parte del Giudice Amministrativo con condanna del Comune alle spese di giudizio, nell’attesa che la Corte dei Conti le recuperi -come accaduto per la condanna di giorni addietro di Sindaco, Assessori e funzionario- dai responsabili del relativo danno erariale. Il confronto preventivo, che pure cercammo faticosamente di promuovere in Consiglio anche in quella occasione, portò solo alla derisione del sottoscritto, tacciato dal Sindaco di essere un “omnisciente illuminato”…

Ancora più a ritroso, penso alla nefasta delibera di affidamento diretto a terzi dell’incarico di consulenza per il PUG con determinazione addirittura del compenso. Altro annullamento disposto dal TAR ed altra condanna del Comune alle spese legali e di conseguenza altra denuncia dell’intera Giunta alla procura contabile da parte dei Revisori.

Anche in questo caso potremmo chiederci: “e il dialogo?”

Il cortocircuito della comunicazione interna, quindi, non riguarda purtroppo solo i rapporti con il Comandante della Polizia Locale, come il Tuo editoriale farebbe emergere, ma permea in realtà tutte le dinamiche interne all’ente che non siano quelle riconducibili ai soliti yesman.

Ecco allora che l’interrogativo che giustamente poni in prima battuta, ossia se non era possibile un confronto preventivo rispetto a un atto che interessava il Corpo di Polizia Locale, trova la sua chiara risposta nel fatto che anche per quella delibera, come per tante altre, non veniva richiesto il parere del Comandante e neppure il suo coinvolgimento in fase istruttoria e ciò per la stessa ragione per cui non si chiedono i pareri ai Revisori o vengono bypassate le procedure di legge o rifiutato con dispregio ogni dialogo con la minoranza.

Nella mia veste di Presidente della Commissione Regolamenti, peraltro, ho avuto modo di appurare che sistematicamente i testi di provvedimenti che riguardano la Polizia Locale giungono all’attenzione della Commissione senza il dovuto coinvolgimento preventivo del Responsabile del Settore.

Perfino quando è la legge a prescrivere la necessità della “proposta” dei Responsabili dei Settori, la Giunta adotta atti in assenza di essa salvo poi, quando il Comandante segnala l’anomalia, tornare indietro per richiederla in maniera postuma a formale “sanatoria” di quanto già deliberato, disattendendola in definitiva nella sostanza senza addurre motivazione alcuna.

Ciò è accaduto di recente pure per la programmazione del fabbisogno del personale, allorquando il Comandante “proponeva” -seppur dopo espressa diffida di acquisizione del suo parere- di reclutare quattro vigili per i servizi di viabilità in strada, considerato il pensionamento negli ultimi tre anni di ben sei unità ossia più di un terzo dell’intero Corpo di Polizia Locale. Analoga istanza avanzata anche da noi della minoranza, con invito al confronto ed alla riflessione sulla inutilità di un’altra cat. D in quel Settore.

Niente da fare, la Giunta, all’indomani della pubblicazione della sentenza di condanna che la riguardava, reclutava, nel giro di pochissimi giorni, un nuovo Ufficiale della stessa categoria del Comandante...

Ancora una volta, l’interesse perseguito non coincide con l’interesse di utilizzare quelle risorse per l’assunzione di unità operative per strada, di cui la Comunità ha urgente bisogno.

Ancora una volta la proposta di dialogo impatta contro un sordo monologo!

Finché chi amministra non sarà disponibile ad accettare le regole del gioco democratico, restano due strade: o l’intervento della magistratura, nel ruolo suppletivo che evidenziavi nell’editoriale, oppure quella di voltarsi dall’altra parte e far finta di nulla.

di Luigi Piccinni Ahime, perché?

L’inverno a Tricase è perenne come nei paesi scandinavi.

Lì, però, l’inverno è una cornice di una realtà ordinata, bella, configurata in spazi gradevoli;

A Tricase l’inverno perenne, invece, è la cornice di una realtà brutta, sgradevole, capace di respingere anche l’assalto più vigoroso del più vigoroso ottimismo;

“lasciate ogni speranza o voi che entrate”: è sufficiente fare ingresso in Tricase per via Olimpica: a destra la cornice cadente dello stadio, il cancello arrugginito del circolo tennis, il manto stradale “bucato”, gli spazi antistanti le “dimore” dalle quali peraltro non si riesce a cogliere la fuoriuscita del benché minimo segno di vita, aggrediti dalle erbacce che sembra ti osservino esibendo la loro bruttezza mentre ti sfidano ad aggredirle con il tagliaerba;

Al proposito, devo dire che da tempo conservo tra le cose e gli scritti cui affido la cura delle mie incertezze e delle mie inquietudini quotidiane, una istanza garbata con la quale chiedo al sig. Sindaco ed al sig. Assessore al “decoro urbano” (è un termine laddove mi piace pensare che il decoro coincida con bellezza) di concedermi in uso quegli spazi perché me ne possa prendere cura, facendovi mettere a coltura fiori e piante o altro del genere;

quello scritto però non l’ho ancora inviato, perché ho timore di essere collocato nel “girone” dei soggetti che vivono nella società civile ma corrono il rischio di essere oggetto di trattamento sanitario obbligatorio;

bene: superate via Olimpica e accedete nel centro della città: ahimè la decadenza! Piazza Cappuccini: l’esposizione internazionale del nulla, la trasposizione ambientale dell’attesa, non certamente quella gioiosa che va in scena in stazioni o aerostazioni quando si attende una persona cara;

E ciò che mi indigna è pensare che c’è stato un progettista capace di partorirne il progetto.

Il passaggio di una donna mai dico mai, e penso di comprendere perché, mentre invito le donne a smentirmi;

perché quando la donna esce in pubblico si imbatte inevitabilmente in qualcuno o in qualcosa capace di ridestarne l’ambizione, laddove per ambizione va intesa la spinta emotiva che ha sede nell’animo femminile e che ha una sola direzione, quella verso il bello, sia esso il bello persona sia contesto ambientale;

Ebbene, ove la donna passasse o sostasse, circostanza rara, in piazza Cappuccini, sarebbe il veicolo del proprio corpo e niente più. Piazza Pisanelli, un tempo “salotto” ben frequentato da tutte le fasce sociali del paese, ora decadente anch’essa; un abbandono progressivo che si consuma giorno dopo giorno, eppure le foto storiche testimoniano che la piazza pensava in grande, mentre ora è triste e trascurata. E qui io mi incupisco se mentalmente ripasso le immagini del mondiale di ciclismo recentemente disputato in Qatar o le immagini del contesto ambientale di Singapore dove va in scena il gran prix di F1 laddove la pista viene illuminata da milioni di lampade ultramoderne e di progettazione rigorosamente italiana; provate ad osservare l’illuminazione di strade e piazze in Tricase!

Per non far parola del traffico, delle soste selvagge, dei bivacchi di auto davanti ai market delle strade strettissime dove la sosta è consentita nonostante le notevoli difficoltà degli automobilisti che per quelle strade devono soltanto transitare e, al proposito, mi si consentano poche considerazioni “filosofiche” nei confronti di chi, per destinazione funzionale, una tantum, ma solo una tantum, dovrebbe “studiare” il tema della viabilità nella città;

Via Olimpica, dove peraltro dimoro e pertanto sono testimone oculare dello “scempio” di cui quotidianamente viene fatta oggetto; una di quelle strade di collegamento importante, una strada alla quale chi è deputato al governo della città ed al governo della stessa sotto il profilo della cultura della viabilità, dovrebbero avere da tempo posto sotto quotidiana osservazione, studiando la tipologia dei comportamenti della maggior parte degli utenti che la percorrono alla guida dell’auto e, senza indugio, porre in essere adeguate misure atte ad evitare eventi che Dio non voglia, potrebbero essere devastanti per le conseguenze che sarebbero capaci di produrre;

Spesso assisto a sorpassi folli effettuati da imbecilli, trogloditi e peraltro in prossimità degli incroci con le strare parallele;

Penso che, quando ne avrò voglia, inviterò il Comandante dei vigili urbani e l’Assessore al traffico perché dalla terrazza dell’appartamento dove dimoro, osservino e, insieme tentino di pensare a come intervenire, non solo per sanzionare (l’imbecille non riceve beneficio dalla sanzione, l’imbecille reitera) bensì per concretizzare soluzioni. Ed ora mi voglio porre una domanda, la cui risposta vorrei trovare con l’aiuto delle osservazioni, spero numerose, della comunità attraverso la mia posta elettronica: non sarà forse il SILENZIO, complice vero della decadenza e quindi dell’inverno perenne a Tricase? Vi sarà anche corresponsabilità della classe dirigente, che evidentemente non è nelle condizioni di concretizzare una saggia amministrazione che, mi sia consentito, non si esprime soltanto con i progetti per i parcheggi del “Card. Panico” o con qualche striscia blu in più ma, se il costume della comunità inteso nelle sue più generali espressioni di vita, i suoi “movimenti”, le sue “cadenze” sono decadenti, ciò è perché evidentemente la comunità è decadente, intendendo per decadenza la apatia quale assenza di pathos;

D’altra parte però mi domando quale responsabilità, nella decadenza della città, abbiano il Sindaco odierno e la sua maggioranza, se sono perennemente impegnati ad “argomentare” avverso le sterili, puerili proposizioni di una minoranza del tutto aliena dall’esercizio costruttivo del confronto sui temi della qualità della vita; io dico che meritano, Sindaco e maggioranza, le attenuanti generiche che sono quelle attenuanti concedibili a fronte di circostanze non specifiche o di situazioni particolari soggettive ed oggettive, che attenuano senz’altro la censura che possa essere espressa nei confronti di una azione amministrativa, che non si concretizza al livello di terapia culturale sui comportamenti della comunità.

Per concludere, molto sommessamente svolgo una osservazione che và collocata nel medesimo contesto, nell’ambito del quale ho pensato alle attenuanti e l’osservazione coincide con una riflessione nella quale vorrei coinvolgere chiunque abbia voglia di esserne coinvolto: non sarà che coloro che ci hanno amministrato e ci amministrano non si siano sin qui posto il tema di come far terminare l’inverno nella città, perché tutti quanti noi della comunità non abbiamo, sin qui, interloquito con loro mediante argomentazioni, proposizioni, conversazioni, riunioni conviviali, conventions? Ragionare insieme, individuare insieme punti di incontro su cui fondare comuni richieste di miglioramenti della qualità della vita, per superare la vigente decadenza;

Spesso le decadenze affascinano, sia quelle personali, sia quelle sociali e non a caso la letteratura ha scritto le sue pagine più belle nel raccontare la decadenza di una famiglia, di una classe sociale, di una comunità, ma è necessario non subire questo fascino. Così come la Giustizia in questo Paese ha bisogno soltanto di una riforma articolata e coerente destinata a durare oltre lo spazio del mattino di una legislatura ma soprattutto ha bisogno di una cultura di essa, io dico che per uscire dall’inverno decadente di questa città, la città stessa, carica di tradizione come nessun’altra e nessun altro paese della provincia di Lecce, abbia bisogno essenzialmente di “cultura” intesa come partecipazione di pensiero, abbia bisogno di un movimento culturale di lunga durata e di ampio respiro che sia capace di attraversare profondamente la città stessa che coinvolga principalmente i giovani in essa rimasti e le donne, la cui assenza anche fisica in questo paese è veramente deprimente nella misura in cui le ragioni della stessa sono facilmente individuabili per chi voglia porvi vigorosa mente;

Ecco perché dico che i governanti che siedono a Palazzo Gallone non meritano soverchie censure così come non merita censura, in diritto penale, colui che toglie la vita a chi è consenziente a che gli sia tolta la vita;

Pertanto, confronto costante, sorretto da ansia culturale senza schieramenti o barricate ideologiche (l’unica ideologia eterna è il Cristianesimo perché sostenuta eternamente dagli invincibili e ineguagliabili insegnamenti di Gesù Cristo, inimitabili ed irraggiungibili da mente che sia d’uomo). Altro che slogans vuoti, mutuati dal linguaggio stantio di qualche impiegato di una segretaria di partito. Giovanni Gentile, quando sedeva nel Consigli Superiore della Pubblica Istruzione, collaborò con Benedetto Croce, di estrazione politica decisamente diversa dalla sua e quando fu nominato ministro della Pubblica Istruzione, designò come direttore generale il non fascista Lombardo Radice, varando così la sua riforma;

Qui è necessario rifondare Tricase, riaccendervi le luci della vita, è necessario che tutti ci si incontri, si rifletta, si proponga, ci si scambi opinioni, indirizzi mails, pensieri, esperienze, testimonianze come quella di cui scrivevo sopra a proposito di via Olimpica, organizzare incontri a tema con la gradita partecipazione della “classe dirigente”, i cui componenti finalmente darebbero un senso alla loro funzione, che sono certo sinora non hanno potuto dare sopportando, ahimè, il peso per niente soave della frustrazione e manifestandola soltanto inviando un’Ape carico di sacchi di catrame per far coprire una buca; uno stare insieme respirando la voglia comune di dare voce ad un per niente rivoluzionario intervento di comunità, che finalmente sia disinquinata dalle proposizioni di bottega, dalle alchimie di basso profilo partorite dagli incontri pseudo ideologici svolte in una segreteria di partito, un intervento concreto, riformatore, dettato non dalle contingenze politiche, dal calcolo del numero dei voti gestibili in quel rione o in quella via, ma dalla riflessione comune, dal ragionare insieme, spazzando via le scorie che fino alla storia presente hanno condotto Tricase nell’anticamera del peggio e distillando in quel ragionare insieme una sapienza alimentata dalla comune quotidiana frequentazione delle sensazioni finalmente esposte e vivisezionate culturalmente per giungere alla soluzione condivisa per la individuazione del percorso che potrebbe ricollocare Tricase nel contesto che merita ed assistito da una qualità della vita che Tricase merita;

Un intervento culturale capace di rendere un po’ più vera, se non proprio realizzare l’utopia di tradurre l’apatia della politica ed il suo linguaggio nella umana parlata della gente comune, che vuol diventare semplice magari facendo politica semplicemente restituendo alla propria città il volto vero della POLIS e della CIVITAS. Tutto ciò si può concretizzare se finalmente la comunità riuscirà a recuperare un cesto della spazzatura veramente grande, per gettarvi i vecchi, logori antistorici, banali slogans e collocare al posto di questi ultimi, concretizzandole, le coordinate per realizzare non le cose normali, ma quelle “ANORMALI”, intesa la anormalità non come patologia bensì come terapia. Bisogna voltare finalmente pagina; la storia è andata oltre e la comprensione di ciò è possibile soltanto se si comprende che non deve esistere l’ideologia della indignazione ma il sentimento dell’indignazione collettiva, che a Tricase si è persa nelle nebbie di un individualismo scettico e sconsolato, ma che a Tricase può andare in scena.

Sulla storia oramai soffia un vento non classificabile tra i venti tradizionali (il tender Schiaparelli è atterrato su Marte peraltro tra l’indifferenza di una umanità che vieppiù scambia i supermarket e le lavanderie automatiche per le nuove cattedrali o le nuove agorà); il vento non classificabile sta facendo assumere all’umanità comportamenti nuovi, molti di essi censurabili quanto illeggibili, ma tant’è se giorni fa a Milano ad accogliere il Dalai Lama v’erano migliaia di persone che nello zaino avevano un quadernino per appuntare i suo insegnamenti e se tra quelle migliaia c’erano molti cattolici alla ricerca di un senso della vita e del significato autentico di “la più grande pazienza è quella che si deve avere con noi stessi” che nulla è in confronto alla pazienza di Dio. Anche su Tricase deve soffiare il vento nuovo, fuori classifica, fuori dagli schemi della geografia studiata sui banchi di scuola e quel vento deve spazzare via prim’ancora che occupino la scena, tutti coloro che pensano di poter governare Tricase, in futuro, con le coalizioni di centro, di destra, di sinistra, di est o di ovest; l’unica voce che deve farsi sentire perché sospinta dal vento non classificabile è quella della comunità che, come tutte le anormalità, è destinato a produrre benessere.

Molti anni fa, insieme al nobiluomo Riccardo Winspeare, che collocò Depressa nella geografia del mondo e nelle dimore storiche della nobiltà italiana, inventai e misi su una sorta di cenacolo sito in piazza Castello in un immobile di proprietà Winspeare; io e quel nobiluomo, mai sufficientemente apprezzato, di riviste, di foto storiche in bianco e nero, di accessori di nobile fattura, inviammo pubblicità ed inviti alla nobiltà salentina, ai professionisti della Provincia insieme a quelli di Tricase e della frazione e producemmo un programma veramente degno di ben altre collocazioni geografiche; cominciarono a giungerci i riscontri e, devo dire, le prime serate registrarono nella piazza Castello, la presenza di molte persone e di molte auto di pregio ed auto storiche, ma credetemi, non v’era una sola persona che fosse di Tricase o di Depressa.

Temo, pertanto, che la storia come mi ricordava quel galantuomo di mio padre, si ripeta.

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