di Pino Greco Attestato di rischio civile !? Visto i numeri, visto il triste bilancio di quasi tutti i giorni, servirebbe un attestato di rischio civile e sociale. Non è una cattiva idea. Un documento che riporta la responsabilità di atti incivili compiuti negli ultimi anni, perché non esistono solo gli “specialisti ” del furto dei muri a secco, ma, l’abilità nell'esercizio di una sola “ figura ”, quella di essere ladro e vandalo.
Di cosa parliamo?Siamo venuti a conoscenza grazie alle segnalazioni di cittadini sensibili e preoccupati.Non è la prima volta, che qualcuno sta rubando parte dei muri della nostra costa, inoltre, a completare il quadro c’è un abbandono di rifiuti e materiale edile anche nello stesso posto del furto. Siamo sulla litoranea per Andrano, all’altezza del camping. Hanno smantellato una parte del muretto. La seconda segnalazione giunge dalle parti dell’Istituto Comi. Hanno scaricato un po di tutto. Chiudiamo questi 4 righi, con due considerazioni:
1 I numeri per avere un“ attestato di rischio civile e sociale ”, non mancano;
2 Segnaliamo anche alle altre “ categorie operative sul territorio ”, che sono state installate da parte della Polizia Locale, le telecamere. Dunque, c’è poco da scrivere…Tanto da fare !
di Vito Antonio Panico Gent.mo direttore, è martedì, c’è il mercato settimanale a Tricase. Sono le ore 13.30 circa, sono appena andati via quasi tutti gli ambulanti. Ecco come i signori ambulanti lasciano ogni martedì le strade e i marciapiedi della zona 167.
La prima foto documenta solo una parte della zona 167.
La seconda ci fa notare che è arrivata la primavera, tornano a fiorire gli alberi, un nuovo “ frutto” è presente sull’albero:
una busta di plastica.
Prendiamo il lato ironico della situazione, la busta presente sull’albero è frutto di una delle tante giornate di vento, che non fa altro che peggiorare la situazione.
Inoltre , tutto questo disagio fa moltiplicare le forze alla sempre presente e puntuale azienda che è “costretta”, forse, a fare quello che da contratto dovrebbe non fare.
Chiedo cortesemente alle forze dell’ordine un maggiore controllo al comportamento dei signori ambulanti.
Grazie a tutta la redazione, per l’impegno, grazie per la possibilità che date a tutti noi di esporre con molta sincerità la vita della nostra Città
di Giuseppe R. Panico Nella consueta cornice della sala del trono di Palazzo Gallone, è stato presentato, nei giorni scorsi, il Documento Programmatico Preliminare relativo al tanto atteso PUG (Piano Urbanistico Generale) che dovrebbe sostituire il vecchio Piano Regolatore. Di oltre quaranta anni fa, un ben grave ritardo ad aggiornare quello che sarebbe dovuto essere uno strumento agile e dinamico, per una migliore urbanistica e relativo sviluppo in paese e sulla costa. La nostra città è nel frattempo molto cambiata. Si è costruito troppo e male (il 25% delle abitazioni sono inutilizzate, molte incomplete), la popolazione cala ed invecchia, la natalità è molto bassa, l’emigrazione molto alta, la disoccupazione giovanile è enorme (il 40%,) il turismo marginale, con solo 30.000 (trentamila) presenze, a fronte delle 800.000(ottocentomila) di Ugento, e l' economia, basata, più che su imprenditoria manifatturiera, capitalismo e mercato, su Stato e Parastato di Scuole e Sanità e relativo indotto.
Nella situazione attuale, il PUG dovrebbe dunque basarsi anche su un’idea concreta e consolidata sullo sviluppo socio-economico che si intenderebbe portare avanti. Purtroppo assente o non condiviso nelle agorà delle tanto frammentate componenti politiche e sociali cittadine. La stessa situazione politico-amministrativa, priva di fatto di opposizione e con campagna elettorale in atto, non favorisce inoltre un PUG più dibattuto e approfondito. Il documento presentato, pur privo di tali utili elementi, contiene comunque i lineamenti tecnici e programmatici atti a definire l’assetto della nuova Tricase, le sue frazioni e le sue marine. Ovviamente partendo dalla attuale situazione, comprensiva di tutti i pertinenti fattori sociali, storici, architettonici, culturali, idrogeologici, etc, validamente approfonditi ed illustrati. Predispone le modalità di intervento per un successivo piano esecutivo atto a migliorare, razionalizzare e completare, l'attuale carente tessuto urbanistico-abitativo, ma non propone certo espansioni edilizie di sorta.
Il rilancio delle due Marine, oggetto di campagne elettorali, di potenziale benessere cittadino, di sviluppo economico- turistico, di studi approfonditi o da chiacchiere da bar e da bottega, sembra invece un sogno tradito o quasi svanito. Ad uno scarno Piano Coste, che mette in forse anche la stessa sopravvivenza dello scalo/porticciolo di Marina Serra, va ad aggiungersi un approccio urbanistico molto conservativo che, pur migliorando gli attuali assetti, non prevede alcuna evoluzione verso uno sviluppo turistico-residenziale con relativa, pur contenuta, edilizia. E questo in una Tricase che, soffrendo da tempo delle carenze sopra indicate, ha anche nuove scuole e nuove professionalità orientate al mare e turismo, mentre la Regione Puglia, proprio in questi giorni, oltre a stanziare decine di milioni di euro per il dragaggio e la sistemazione dei porti turistici, non fa che incentivare ogni iniziativa connessa alla valorizzazione turistica del mare e della costa (salone nautico in atto a Bari).Gli interventi del pubblico sono stati focalizzati proprio sulle marine. Il documento dice anche che sono state intervistate, per avere ragguagli e pareri, “key persons”(persone-chiave) di Tricase. Ma forse già orientate o interessate ad un turismo più limitato e conservativo.
In fondo nulla di nuovo e, come da mezzo secolo, in linea con una cultura dominante irrigidita da ambientalismo, conservatorismo e coriacea resistenza al cambiamento e, dunque, ben lontana da una reale e dinamica economia basata su uno sviluppo credibile e sostenibile in funzione turistico-costiera ed ora privo di alternative se non l’emigrazione. Abbiamo vissuto l’era economica del tabacco, poi delle rimesse dei nostri emigranti, poi quella delle scarpe ora quella dolorosa di padri e nonni a sostegno finanziario di figli e nipoti che vivono e vivranno peggio di loro. Rinunciamo ancora a fare quello che fanno da decenni tantissimi altri, valorizzare di più le marine, trarre ricchezza e, con questa, attuare anche quello che il PUG prevederà in città (nessuno dice ora dove trovare i fondi necessari). Si parla spesso di economia derivante dal rilancio della agricoltura di qualità, che il PUG potrà favorire con il miglioramento della viabilità campestre, ma questa, per sostenersi e ampliarsi anche verso le terre abbandonate non può fare a meno di più clienti, ovvero di turismo da incrementare con le attrattive usualmente più ricercate, quelle marine e costiere.
Siamo in tempo di elezioni e considerando doverosamente “key persons” anche i candidati a palazzo Gallone, quali possibili artefici o esecutori del PUG, non ci resta che ascoltare in merito il loro pubblico e motivato pensiero e augurarci un documento finale più permissivo. Vorremmo evitare di perdere l’ultimo treno dello sviluppo e conoscere programmi credibili e sostenibili, anche sotto gli aspetti economici. Non sarà un PUG finale da treno “freccia rossa”, con recupero dei troppi decenni perduti, ma che non sia nemmeno quello di una vecchia littorina FSE su un binario morto, che non ci porta da nessuna parte, nemmeno verso il mare, sia pur solo per lavorare di più e pagare il conto del suo restauro. Non è una azione dei validi tecnici del Pug, ma della politica e della nostra comunità che la esprime.
Nostra intervista ad Anna Maria Chiuri
Giunge in Redazione una telefonata. Dall’altro capo del telefono Gianni Zocco che ci informa che è apparsa in RAI una nostra compaesana, la sig.ra Anna Maria Chiuri, mezzo soprano; si è esibita nell’Aula del Senato. Il tempo di recuperare il numero di cellulare dalla madre che vive a Bolzano e via con l’intervista.
Ma prima una breve presentazione. Per chi non la conoscesse, Anna Maria Chiuri è un mezzo soprano che si esibisce in tutti i migliori teatri del mondo. I suoi genitori sono di Tricase ma lei ha vissuta in Alto Adige e ora è piacentina di adozione. Diplomatasi al conservatorio A. Boito di Parma si è perfezionata sotto la guida del tenore Franco Corelli.
Ha vinto diversi concorsi. Ha collaborato con grandi teatri italiani quali: La Scala di Milano, il Massimo di Palermo, il Regio di Torino, il San Carlo di Napoli, il Carlo Felice di Genova, la Fenice di Venezia, il Verdi di Trieste ecc. sotto la direzione di grandi maestri e, tra gli altri, di Riccardo Muti. Tra i mezzosoprani più richiesti nel repertorio italiano e tedesco, Anna Maria Chiuri ha anche inciso alcuni dischi. Si è esibita di recente anche all’estero e tra l’altro anche al Metropolitan di New York, al Festival di Edimburgo, al Rudolfilnum di Praga e a Tel Aviv con la orchestra di Z. Metha.
La chiamiano al telefono e scopriamo subito di avere in linea una persona gentilissima e felice di essere stata raggiunta da Tricase.
Quale il suo legame con Tricase?
Mi sento in qualche modo tricasina e ciò non soltanto perché i miei genitori sono di Tricase ma perché ci torno spesso. Soprattutto d’estate, ma vorrei venire anche d’inverno.
Di Tricase e della mia casa situata verso Marina Serra mi porto dentro il silenzio che ascolto quando sono lì.
Ricordo con tanta nostalgia le mie estati passate dai nonni; a piedi nudi sulla scogliera di Marina Serra.
A proposito, cosa pensa delle nostre Marine?
Marina Serra la trovo un po’ abbandonata. Per esempio, il baretto che stava sopra vicino allo splendido spiazzo davanti al Santuario non c’è più. Ma il mare di Tricase è bello così; certo non guasterebbe qualche piccola struttura che consenta di goderlo un po’ di più.
Diverso il mio giudizio per Tricase Porto dove vedo che c’è più animazione ma, al tempo stesso, come è difficile arrivarci, tante le macchine e pochi i posti per parcheggiare.
Nel Salento c’è stata in questi ultimi anni una forte riscoperta della musica tradizionale e in particolare della pizzica. Quale il suo giudizio?
Il Salento ha riscoperto la ricchezza della musica popolare. La Pizzica viene diffusa in tutto il mondo e questo contribuisce a far conoscere il Salento. Ci sono tanti bravi cantanti e musicisti.
Ma vorrei anche dire che sono venuta ad esibirmi al Politeama Greco di Lecce ed ho avuto la possibilità di apprezzare i musicisti e i direttori d’orchestra che lavorano a Lecce.
Ci sono grandi artisti conosciuti in tutto il mondo.
Un’altra tradizione musicale pugliese sono le bande
Adoro le bande. Non è immaginabile una festa patronale senza la banda: ha un suono più forte del rumore intorno. Vedere come anche i giovani seguono le bande è un fatto molto positivo.
Ricordo quello che mi diceva mia madre quando mi raccontava che suo padre faceva tanti chilometri per ascoltare una banda.
Cosa vorrebbe proporre per il Salento e per Tricase?
Mi piacerebbe che venisse ripreso il Raduno bandistico, un’occasione per il trionfo della cultura musicale bandistica che non è di poco conto se pensiamo che Giuseppe Verdi nasce con le bande e che quello che viene eseguito è la trascrizione autorizzata delle opere.
Molti bambini vengono avviati ad uno strumento. E’ un fenomeno che tante volte diventa quasi un obbligo.
I bambini non devono essere forzati nel loro avvicinarsi alla musica e tante volte sono i genitori a imporre lo studio di uno strumento.
Quello che si dovrebbe fare è far ascoltare la musica, ogni tipo di musica. Non necessariamente avvicinarsi ad uno strumento.
Un regalo per Tricase. Magari una sua esibizione in Piazza Pisanelli.
E perché no! Mi piacerebbe avviare a Tricase una master class estiva per avvicinare i bambini alla musica cantata.
Il canto può essere eseguito senza necessità di grandi teatri, può essere fatto dappertutto. Ed allora, chissà.
Grazie per l’intervista che ci ha concesso e La aspettiamo a Tricase.