di don Carmine Peluso
Tutino di Tricase. Quattro aprile 2018
Il tempo che stiamo vivendo è caratterizzato da grandi trasformazioni. Ci accorgiamo di questo cambiamento quando, guardandoci dentro, notiamo che i punti di riferimento, attraverso i quali guardavamo al mondo e a noi stessi, ormai sono messi in discussione. Inoltre politica, economia, lavoro, identità nazionale, non costituiscono più le nostre sicurezze, però ci hanno portato, quanto meno, a prendere coscienza delle nostre responsabilità e a curare queste dimensioni al fine di ottenere il rispetto di quelle garanzie sociali che ci permettono di avere una vita dignitosa.
don Carmine Peluso ( nella foto a destra)
Questa spada di Damocle non ha risparmiato neanche la fede. Prova ne è il saggio “Grand Design” di Stephen Hawking, morto il mese scorso, scritto in collaborazione con Leonard Mlodinow, pubblicato in Italia nel 2011, dove l'autore tratta delle teorie scientifiche in grado di dare conto della struttura dell’universo, dichiarando che la teologia è morta perché l’universo si spiega da se. D’altro canto, mi accorgo che molte parole che raccontano la nostra fede non hanno più nessuna risonanza nel nostro vissuto quotidiano. Infatti, spesso, le persone non sanno rendere ragione della propria fede. Tempo fa, mi parlarono di un sondaggio rivolto, se non ricordo male, ai giovani tedeschi che intorno alla domanda su che cosa richiamasse dentro di loro il nome di Dio, in gran numero risposero: il vuoto.
Credo che proprio questo voglia dire il seminarista Matteo, quando nel suo articolo sulla brochure della festa “Maria: specchio della tenerezza di Dio” , dice: “… forse che siamo caduti in un abitudine, …, una monotonia e ci siamo allontanati da Lei che diciamo di festeggiare?”. In effetti, spesso, ascolto discorsi che sottolineano il valore sociale della festa patronale o delle ritualità cristiane, ma si fatica a pensarle come espressioni della propria fede. Allora la festa diventa, senza sua colpa, il luogo delle nostalgie, il ricordo di un tempo che fu. Essa, sì, ci fa sognare, riportandoci indietro a dolci ricordi, ma poi, noi stessi che abbiamo sognato, realizziamo che la vita è un’altra cosa e quindi, passati i giorni dell'evento, si riprende con lo stress, il lavoro, le incomprensioni, gli amori, i rimpianti, le gelosie, i dubbi.
Quale sarà la via che occorrerà percorrere per ritrovare il gusto della vita? Aristotele sosteneva che l’uomo raggiunge la felicità quando esercita la sua capacità di ragionare. Si! Oggi si percepisce nella comunicazione popolare la mancanza di un ragionamento rigoroso: la legge naturale ridotta ad un semplice accidente, ad un prodotto della cultura; il sopravvento delle passioni declinate come necessarie all’espressione della libertà umana, senza più quella giusta misura di epicurea memoria, hanno ottenebrato lo spirito dell’uomo. Il Concilio Vaticano I aveva solennemente dichiarato che Dio si può conoscere con il lume della ragione, ma se essa è stata diminuita perché il sentimentalismo ha preso il sopravvento, la nostra ragione, allora, volerà basso e non andrà oltre il politicamente corretto.
Anche la vita cristiana senza l’apporto della ragione diventa una cosuccia fatta di moralismi e di frasi ad effetto. Pensare la Fede sarà, dunque, per noi cristiani la strada che ci conduce alla felicità, perché scopriremo personalmente che la vita, la nostra vita, non è frutto del caso, ma PENSATA da Dio e, in quanto pensata, AMATA. Scopriremo che la morte non ci è stata imposta da Dio, ma è diventata la necessaria conseguenza di una scelta sconclusionata fatta in Adamo. Capiremo che il Cristo si è spinto dentro l’abisso della nostra morte per riconsegnarci alla Vita.
In questo modo Dio, il suo mondo, il suo Amore, il suo Figlio, la creazione, il peccato, la Redenzione, la Grazia, Angeli, demoni, inferno, purgatorio, paradiso, non saranno parole fantasiose, ma parole che raccontano una storia vera. A questa storia ha creduto Maria diventando piena di Grazia.
Una festa di comunità nel 50° anniversario della scomparsa di Girolamo Comi
Lucugnano – Palazzo Comi
Martedì 3 Aprile ricorrerà il 50° anniversario della scomparsa di Girolamo Comi che sarà ricordato con una “Festa di Comunità” che si svilupperà tutta intorno a Casa Comi.
Girolamo Comi nacque a Casamassella il 23 novembre del 1890 e acquisì il titolo di Barone, il Palazzo di Lucugnano e altre proprietà, dalla sua famiglia. Dopo alcuni anni passati tra la Svizzera, la Francia e Roma (periodo nel quale il Poeta riuscì a stringere legami e contatti con i maggiori letterati dell'epoca), rientrò a Lucugnano dove si dedico completamente allo studio e alla produzione letteraria. Nella sua casa fondò l'Accademia Salentina (della quale fecero parti Maria Corti, Oreste Macrì, Mario Marti, Vittorio Pagano, Vincenzo Ciardo, Michele Pierri, Rosario Assunto e altri ancora), la rivista l'Albero e scrisse alcune delle sue opere più belle. Negli ultimi anni della sua vita, incapace di gestire le sue ricchezze e caduto in miseria, venne soccorso dall'Amministrazione Provinciale di Lecce che acquisto il suo Palazzo e con esso la sua preziosa biblioteca, e dai suoi concittadini lucugnanesi che furono pronti a restituire quanto il Comi seppe donare loro negli anni precedenti. Girolamo Comi si spense nella sua Lucugnano il 3 aprile del 1968, dopo un breve periodo di ricovero presso l'Ospedale Cardinale Panico di Tricase.
A 50 anni di distanza Lucugnano, luogo dove il poeta ha vissuto e operato per lunghi anni, lo ricorderà con un'intera giornata di eventi.
Si partirà alle 9.30 con la visita presso il Cimitero del paese per un omaggio floreale sulla tomba del poeta. Alle 10.30 presso Casa Comi il via ai laboratori per bambini (Saremo Alberi a cura di Fabiana Renzo) e per ragazzi e adulti (Le donne di Casa Comi a cura di Paola Bisconti). Alla stessa ora e alle ore 11.30 Visite Guidate presso la Casa Museo. Alle ore 12.30 un momento di grande convivialità caratterizzato da un pranzo sociale arricchito da proiezioni, dialoghi, racconti, poesie e musica. Alle ore 15 (fino alle 17, percorso di 13km circa) la Ciclopasseggiata lungo i “Luogi di Comi”. Alle ore 18 la Santa Messa presso la Chiesa Madre di Lucugnano che sarà seguita (inizio ore 19) dal Concerto del Coro Parrocchiale Lucugnanese “Dopo 50 anni...vive in mezzo a noi”, un omaggio al poeta con lettura di sue poesi, canti e musiche di di Schubert, Bach, Gen Rosso, Liz Ortolani, Leonard Cohen e altri ancora.
Dopo il concerto si tornerà a Casa Comi dove (alle ore 20) andrà in scena “Omaggio a Girolamo Comi e alla poesia salentina” a cura del Laboratorio Teatrale “Backstage” Piccolo Teatro Paradiso.
Dalle 21 festa conclusiva con la partecipazione di Officina Zoè, Ghetonia, Arsura, Salvatore Alessio, Zaira Giangreco e Max Però e tanti altri ancora.
Tutti i laboratori e le attività saranno gratuite e si svolgeranno presso Palazzo Comi. La messa e il concerto del coro parrocchiale si svolgeranno presso la Chiesa Madre di Lucugnano. Per il laboratorio Saremo Alberi, le visite guidate e la Ciclopasseggiata, prenotazione necessaria al numero 380/4580810 (Simone). Per il laboratorio Le Donne di Casa Comi prenotazione necessaria al numero 320/7728503 (Paola).
L'iniziativa è promossa dalla neonata Associazione “Tina Lambrini-Casa Comi” in collaborazione con Biblioteca Girolamo Comi, Associazione Meditinere, Associazione Archès, Centro Culturale Ricreativo e Sportivo Lucugnanese e Liceo Comi. Con il patrocinio di Regione Puglia – Polo Bibliote Museale della Provincia di Lecce, Città di Tricase e Provincia di Lecce.
Gli appuntamenti legati al 50° anniversario della scomparsa di Girolamo Comi proseguiranno nei giorni e nelle settimane successive. I più prossimi saranno:
Giovedì 5 Aprile – Convegno a Palazzo Comi sul tema “Il fondo francese della Biblioteca Girolamo Comi. Il caso di Andrè Gidè” con Oliver Lexa, presidente della Fondazione Arti di Venezia. Introduzione a cura di Giuliana Coppola.
Venerdì 6 e Sabato 7 Aprile – Convegno presso l'Università di Lecce (ex convento degli Olivetani) e a Palazzo Comi sul tema “Girolamo Comi, l'uomo e lo studioso a 50 anni dalla morte.” Sessione mattutina con inizio alle ore 9.30, sessione pomeridiana con inizia alle 16.30. Sabato 7 Aprile sessione a Lucugnano dalle ore 9.30 – Convegno organizzato dalla Soprintendenza Archivistica di Puglia e Basilicata in collaborazione con Università del Salento – Facoltà di Storia.
Sabato 7 Aprile – Concerto del Coro Polifonico dell'Università del Salento, presso il Salone Parrocchiale di Via Beccaria a Lucugnano (ore 20.30).
Per informazioni: 380/4580810 Mail:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Facebook: Palazzo Comi
Per questa Pasqua non si potrebbe che pubblicare qualche passo di don Tonino Bello.
Tanto più perché ricorre quest’anno il 25° dalla sua morte e ancora di più perché tra pochi giorni ad Alessano verrà il Papa a pregare sulla tomba del Vescovo già Parroco di Tricase.
Pasqua è una festa che ricorda un passaggio; per chi crede è il passaggio dalla morte alla vita.
Per tutti è un momento che segna il passaggio, quanto meno dall’inverno alla primavera, dal brutto tempo al tempo bello.
Un passaggio che, anche in campo civile e politico, si sta per compiere con l’avvio di una fase inedita della storia italiana.
Gli auguri sono quelli di vivere i passaggi e non di subirli, aprendosi alle nuove sfide e non invece chiudendosi per le paure.
di Fabrizio Cazzato
La Settimana Santa è una delle ricorrenze dell’Anno Liturgico più sentita e celebrata nelle varie Parrocchie e Chiese Confraternali della nostra città di Tricase. Il momento più suggestivo delle celebrazioni religiose esterne, si ha nel corso della giornata del Venerdì Santo, con la processione dei Misteri avviata dalla Chiesa di San Domenico; anche il Venerdì antecedente la Domenica delle Palme, quello denominato di Passione o dei Dolori, vede la comunità di Tutino recarsi in silenzioso raccoglimento con la statua dell’Addolorata alla chiesetta extraurbana della Pietà. Grazie alla solerte organizzazione delle nostre Confraternite si può constatare una fattiva partecipazione ai santi riti degli iscritti ai pii sodalizi e dell’intero popolo tricasino. Le sei Confraternite attive di Tricase contano ormai, rispetto al passato, pochi aderenti, per lo più anziani e il cambio generazionale è molto lento e faticoso. Tuttavia queste aggregazioni laicali cercano in tutti i modi di testimoniare la fede guardando al futuro, resistono alla globalizzazione culturale presente e non dimenticano il passato con le loro tradizioni e la loro storia plurisecolare. Alcune di esse fondate verso il XV secolo, quindi prima della Controriforma del Concilio di Trento (1545-1563), sono scomparse e forse riaffiorate nei secoli successivi. La Confraternita più antica di Tricase (e della Diocesi di Ugento) è la Congregazione laicale dell’Immacolata e San Nicolò di Tutino già presente nel “500 di cui il testo redatto delle regole ai confratelli nel 1649 risulta essere il più antico, che si possa conoscere, delle Diocesi dell’estremo Salento. Essa ebbe anche una forte azione moralizzatrice della sua attività religiosa, devozionale e penitenziale espressa attraverso la preziosa rappresentazione della Passione di Cristo raffigurata in ventiquattro formelle del bellissimo affresco recentemente restaurato, consistenti nella recitazione visiva dei testi evangelici della Passione di Gesù. Questo tipo di devozione personal-popolare che solitamente si svolgeva negli oratori confraternali furono via via sostituite da vere e proprie performance recitative(tragedie) fino a giungere alle processioni con le statue raffiguranti i vari personaggi della Passione, Gesù Cristo e l’Addolorata. Quest’ultima è la protagonista assoluta del Venerdì Santo, con il lungo velo poggiato sulla testa e il suo voluminoso abito nero, sfila nel suo incedere lento tra le orazioni dei fedeli, per le vie della nostra città.
Sarebbe opportuno osservare con degna nota la statua “ a manichino “ dell’Addolorata conservata nella Chiesa di San Gaetano di Tutino,(sede della Venerabile Confraternita dell’ Immacolata e san Nicolò) la quale appartiene alla vasta produzione della statuaria processionale pugliese e che ricalca in un certo modo i ricami a caratteri profani delle madonne vestite della Catalogna e dell’Andalusia spagnola. Tale genere di statuaria è conosciuta col termine di “Madonna vestita” (tra queste ricordiamo la statua della Madonna Immacolata in S.Angelo e le statue della Madonna del Rosario e dell’Addolorata in San Domenico) in quanto leggera e maneggevole, destinata all’uso processionale e che potesse essere trasportata anche dalle donne. Il più diffuso modello del genere è la statua della Madonna (ma ci sono anche statue di Santi) realizzata in legno o cartapesta per quanto riguarda testa, braccia e mani, mentre il corpo è un semplice “manichino vestito”. In prossimità dei riti pasquali, la statua viene sottoposta al rito della vestizione; l’evento commovente è un rituale privato e quasi segreto, privilegio di poche consorelle (e in alcuni casi di una sola); le donne si riuniscono intorno alla statua spogliandola, togliendole l’abito giornaliero, facendole indossare (a partire dalla biancheria intima) gli abiti solenni e sontuosi della cerimonia. L’abito finemente ricamato in filo d’oro e pietre preziose dell’Addolorata di Tutino indossato in occasione dei Riti della Settimana Santa appartiene alla tipica tradizione sartoriale della manifattura salentina ottecentesca, venne realizzato da una certa Teresina da Taranto agli inizi del ‘900 e commissionato per devozione di Addolorata Alfarano.
Amorevolmente custodito dalla Confraternita l’abito della Vergine, in raso di seta nera, è costituito da un’ampia gonna e da un corpino; su di esso si sviluppa un ricamo in oro eseguito con punto steso e punto lamellare con disegni floreali a racemi e volute di chiaro rimando alle forme rinascimentali. Sul petto è mostrato in evidenza un cuore trafitto da una spada in gemme rosse. Il volto sofferente ed intenso ha un roseo incarnato (sicuramente lucidato a cera) e la sua triste bellezza è segnata da lacrime realizzate in resina tanto da far brillare i suoi occhi in pasta vitrea; il lungo velo, poggiato sulla testa, nasconde una vera capigliatura legata a treccia. L’abito è completato da un velo in seta nera, realizzato nello stesso periodo, con puntina da piccola frangia in oro che nella sua ampiezza si distribuiscono alcune stelle ricamate in filo oro a punto lanciato. Grazie all’impegno e alla dedizione della signora Maria Meraglia , con la collaborazione della Confraternita stessa ,in occasione della visita dei sepolcri del giovedì santo , sarà d’obbligo visitare la Pietà allestita nella chiesa di san Gaetano a Tutino. Cominciamo questa meravigliosa pratica di fede che unisce anche il piacere della riscoperta di luoghi, immagini e tradizioni della nostra città.