di Nunzio Dell'Abate
Il Comune commissiona a una ditta il rifacimento di un marciapiede. I lavori causano consistenti danni alla confinante proprietà di un cittadino che, prima bonariamente e poi in giudizio, ne richiede il risarcimento all’Ente comunale. Quest’ultimo non risponde, né si costituisce in causa per indicare il vero responsabile dell’accaduto e farsi rivalere.
Il giudice di conseguenza condanna il solo Comune a pagare danni, interessi e spese legali.
Altro caso, ancor più eclatante.
Il Comune incarica di un servizio di assistenza per anziani un’azienda specializzata del settore, la quale espletato l’incarico ed emessa fattura resta in attesa del pagamento. Trascorrono invano due anni e l’azienda sollecita con il proprio legale l’Amministrazione comunale. Quest’ultima risponde asserendo di non aver ricevuto alcuna fattura. L’azienda gliela rimanda ed attende ancora invano per un altro anno, dopodichè cita in giudizio il Comune che viene condannato a pagare con l’aggravio di interessi moratori e competenze legali. Non è finita.
Il Comune sbaglia nel conteggiare quanto liquidato dal Giudice ed invia all’azienda una somma minore. La creditrice lo rileva e l’Ente comunale provvede ad integrare. Ancora più grottesco il seguito. L’azienda dopo tre mesi aziona con atto di precetto la differenza che, a suo dire, non ha ricevuto.
Il Comune predispone nuovo mandato di pagamento per la medesima integrazione con l’aggiunta degli oneri legali di precetto, senza procedere ad alcuna verifica.
Come Gruppo Consiliare, dopo aver rimproverato la gestione allegra dell’intera vicenda, chiediamo, con non poca fatica e sempre additati come i soliti “fastidiosi”, di bloccare il mandato e di effettuare in ragioneria i dovuti accertamenti. Risultato: la prima integrazione è stata regolarmente bonificata all’azienda che ha omesso di avvertire il proprio legale che a sua volta ne dà atto; il Comune non deve pagare altro.
Si potrebbe riempire un intero Volantino con fattispecie del genere. Ma gli interrogativi, inquietanti, restano sempre quelli: perché tanto sperpero di denaro pubblico? Se si pagasse di tasca propria, ci sarebbe altrettanta imperizia e negligenza, per non dire strafottenza?
Certo, quando si ascolta il Sindaco lamentarsi che non ci sono soldi in Comune, viene spontaneo rispondergli:
“Chiuda i rubinetti e ne troverà tanti”.
di Maria Assunta Panico
Consigliere Comunale
Pochi giorni fa ho letto sulla stampa che l’Amministrazione Comunale sta facendo ripartire il Servizio Civico Comunale dopo alcuni anni.
Un Servizio si attiva attraverso un atto di indirizzo da parte degli amministratori e ad oggi non esiste una deliberazione e nessuna Commissione Consiliare è stata convocata con all’ordine del giorno tale argomento.
Il Servizio Civico Comunale fu introdotto nel nostro Comune dopo una mozione presentata, nel 2008, dalla sottoscritta, con la finalità di consentire il potenziamento delle capacità individuali di quelle persone che, svolgendo un’attività di utilità civica, traggono motivo di fiducia, sicurezza e autostima e contemporaneamente ricevono un sussidio economico per far fronte a situazioni di emergenza, ma anche quella di arricchire la comunità con lavori di supporto, preziosi per lo svolgimento e lo sviluppo della vita comune.
L’Amministrazione “Coppola” di cui ero parte, anche, con il ruolo di Assessore alle Politiche Sociali, decise di attivare il Servizio Civico Comunale come si evince dalla Deliberazione della Giunta Comunale n.268 del 03-12-2015 con la quale si esprimeva indirizzo al Responsabile del Settore per predisporre gli atti necessari all’organizzazione dello stesso.
Il sistema dei Servizi Sociali del Comune è incentrato sulla programmazione del Piano di Zona, ma le numerose richieste, che pervennero e che erano indirizzate verso un sostegno economico o lavorativo, ci suggerirono un’azione di integrazione diretta da parte dell’Ente attraverso la suddetta iniziativa, prevedendo nel bilancio comunale le somme necessarie, confermate anche negli anni successivi.
Dunque un servizio attivato da noi qualche anno fa e che la compagine di Governo della nostra città, insediandosi, ha trovato già avviato, purtroppo da febbraio scorso è sospeso essendo terminato lo scorrimento della graduatoria dei beneficiari. Il risultato è che in questi mesi si è precluso ai cittadini, in difficoltà socio-economiche, l’accesso al sussidio pur essendo previste, nell’esercizio finanziario, le somme necessarie per l’organizzazione.
Solo In questi giorni si sta provvedendo a stilare un nuovo elenco, informando la cittadinanza attraverso l’avviso pubblico murale. Un altro manifesto, già affisso, riguarda l’erogazione, una tantum, di voucher alimentari a sostegno dei cittadini più svantaggiati e che rientra nella programmazione del Piano di Zona (scheda di programmazione n.5 del 3^ Piano di Zona 2014-2017). Infatti il servizio sarà attivato con risorse pari a £ 9.146,43 trasferite dall’Ambito Territoriale di Gagliano e con una compartecipazione, stabilita dalla maggioranza di Governo, di £ 1.000,00.
L’unico merito, quindi, di questa Amministrazione è quello di proseguire un percorso già avviato, con successo, negli anni precedenti.
di Alessandro Distante
Dibattito in Piazza Pisanelli sulla 275. Interessante la formula e l’idea, con proiezione di tavole illustrative, filmati ed interventi. Degno di menzione l’intervento di Vito Lisi: si può condividere o non condividere, ma si deve riconoscere la sincera e pulita passione che sorregge le sue idee.
E’ mancato tuttavia un confronto vero, perché alla voce degli Organizzatori e di quella di alcuni Consiglieri di opposizione, non si è aggiunta quella di altri Amministratori locali.
In particolare si è notata l’assenza dei Consiglieri di maggioranza (con la sola eccezione del Presidente del Consiglio comunale) e soprattutto del Sindaco e della Giunta.
E tuttavia non può essere taciuta la circostanza che gli stessi Capigruppo, anche della maggioranza, avevano positivamente risposto all’invito di questo Giornale di inviare un loro contributo scritto sulla questione 275 (pubblicati sul numero scorso).
Probabilmente avrà pesato una certa diffidenza per un confronto in Piazza organizzato dalle Associazioni ambientaliste.
Mi ha poi sorpreso il metodo suggerito da alcuni rappresentanti dell’opposizione consiliare che hanno chiesto di sospendere ogni decisione per meglio valutare, senza fretta e senza assilli, quello che accadrà dopo la realizzazione del primo tratto, quello cioè fino alle porte di Tricase. Eppure la questione non è certo esplosa all’improvviso, sicchè una proposta di merito poteva pure essere espressa: se far proseguire la strada fino a Leuca e, in caso positivo, se passare attraverso la Cosimina oppure su un nuovo tracciato ad Ovest.
Devo ammettere che l’attesa, il rinvio della decisione e il “preferibilmente non esprimersi”, in attesa magari di una soluzione dall’alto, può anche essere la migliore strategia per raggiungere l’obiettivo, non tanto nascosto, di fermarsi al primo lotto.
Una strategia che ricorda la tanto deprecata Prima Repubblica e quei politici che, secondo una superficiale lettura, preferivano rinviare ogni decisione che potesse incidere sul consenso; ma chi sostiene questo dimentica che tra quei politici vi era un certo Sergio Mattarella che, con le scelte coraggiose di questi giorni e prendendo coraggiose decisioni, ha salvato la nascente Terza Repubblica e soprattutto le Istituzioni.
Forse i fatti locali e nazionali porteranno, per il futuro, alcuni rappresentanti locali di forze che sono oggi al Governo della Repubblica a rifuggire da giudizi trancianti nei confronti di Padri costituenti, di “notabili” di un tempo e di quei nostalgici da salotto che attenderebbero dall’alto la soluzione dei problemi del territorio (ma quando mai?).
Probabilmente sulla sospensione di ogni decisione e sulla richiesta di maggiore tempo concorderà, nei fatti, anche chi governa la Città, perché il tempo, in una logica di pacificazione cittadina, è la migliore medicina.
Mi chiedo però: è questa la strada per un confronto vero? E’ questa la strada per una democrazia veramente partecipata? E’ questa la strada che vogliamo?
Ultima chiamata per il Giudice di Pace di Tricase.
L’ufficio del Giudice di Pace di Tricase è nuovamente a rischio chiusura :il possibile epilogo è dietro l’angolo e potrebbe avverarsi nei prossimi giorni.
Esattamente fra dieci giorni il Cancelliere del Giudice di Pace di Tricase, dipendente del Comune di Tiggiano, inoltrerà domanda di pensione e l’Ufficio rischierà seriamente di chiudere.
Il Gruppo Consiliare Misto da tempo attenzionato il Sindaco di Tricase sull’imminente pericolo di perdere un servizio strategico che, oltre a costituire il simbolo della cosiddetta “giustizia di prossimità”, crea innegabilmente un indotto non trascurabile per le attività commerciali del territorio.
Inoltre,continuano Dell’Abate e Zocco del Gruppo Misto,
“non abbiamo avuto ascolto, né visto azioni concrete su richiesta della classe forense locale, a cui va riconosciuto il merito di un incessante dinamismo, si è tenuto il 26 maggio scorso a Palazzo Gallone un incontro con le Amministrazioni Comunali interessate. Sembrava che si fosse trovata la quadra, ma poi tutto è saltato.
Difatti la proposta del Sindaco di Tiggiano, ing. Ippazio Antonio Morciano, di trattenere in servizio l’attuale Cancelliere con il conferimento della posizione di responsabilità, e quindi di un emolumento più allettante, è naufragata in quanto il dipendente comunale appartiene alla categoria C e non D e quindi gli sono precluse quelle funzioni apicali. Tale infelice epilogo non deve però farci demordere, una soluzione va trovata ed in fretta.
Nel Settore Servizi Sociali di Tricase sono presenti 4 unità D, fin troppe per la tipologia delle mansioni demandate come abbiamo più volte sostenuto, una delle quali proveniente di recente per mobilità dal Tribunale di Lecce. Perché non attingere da lì l’unità occorrente e chiedere all’attuale Cancelliere la collaborazione per una sua formazione?
Con la riforma del Giudice di Pace, la cui entrata in vigore è prevista salvo slittamenti per il 2021, le competenze aumenteranno di dismisura tanto da far assumere all’Ufficio Giudiziario, per funzioni e valore, la fisionomia di una sezione periferica di Tribunale, a cui magari accorpare il mandamento dell’ex Giudice di Pace di Alessano.
Una grande chance per il Capo di Leuca per la quale vale la pena di lottare uniti senza se e senza ma”.
Chiudono i due del Gruppo Consiliare Misto
di Pino Greco
Prima di tutto: il bimbo è fuori pericolo e sta bene.
Ma andiamo con ordine: è domenica 27 maggio 2018; ore 19,55 circa.
Siamo nella centralissima piazza Cappuccini di Tricase.
Un bimbo di 7 anni mentre gioca a calcio con altri suoi piccoli amici è travolto
involontariamente da un altro bambino che pare stesse impennando con la propria bici.
Il piccolo che gioca a calcio viene colpito in testa dalla ruota della bici
(questo il racconto di alcuni testimoni).
In un primo momento si teme il peggio; il piccolo colpito, infatti perde i sensi, restando a terra immobile.
Tra le sensazioni di paura e terrore della famiglia e il panico generale dei presenti, sul posto l’immediato intervento del 118 che trasporta il piccolo in ospedale in “codice rosso”.
Forse è il momento di riflettere: Se fosse andata peggio...?
Di questa brutta vicenda siamo tutti responsabili, perché più volte ci sono stati interventi da parte di tutta la comunità: l’intervento pubblico di don Donato:
”più volte ho chiamato sindaco e forze dell’ordine, senza mai essere ascoltato”;
l’ordinanza del Sindaco (forse manca un cartello pubblico che indichi in Piazza il contenuto dell’ordinanza), ordinanza che comunque non viene rispettata ed eseguita, ma, soprattutto,
c’è stato un bimbo di 7 anni trasportato in ospedale in codice rosso…
Finiamola con interrogativi e dubbi, facciamo tutti di più…
o siamo in attesa del dramma ?